Quasi due mesi di feste senza soluzione di continuità. Il lunghissimo Carnevale Ladino è di scena in Val di Fassa, dal 17 gennaio all’8 marzo, con epicentri in particolare ad Alba di Canazèi e Penia. Le sue radici affondano nell’antichità, e vanno ricondotte all’usanza dei popoli antichi di celebrare con feste e rituali la fine dell’inverno.

In questa zona del Trentino orientale il Carnevale ladino rappresenta l’evento più suggestivo e popolare della tradizione folcloristica e culturale di questa minoranza linguistica così caratteristica delle Dolomiti. Una tradizione che ogni anno vive e si rinnova attraverso le “mascherèdes”, che trovano la loro origine in rappresentazioni burlesche, canzonando personaggi appartenuti all’antica quotidianità ladina e attraverso le realizzazioni artistiche delle “maschere lignee” degli scultori locali. I protagonisti indossano infatti delle splendide maschere in legno (di solito in cirmolo) realizzate artigianalmente, che qui vengono chiamate “Facères”.

Le figure principali sono il Bufòn, caratterizzato da un grande naso e da un cappello a cono decorato con nastri, che mette in imbarazzo le ragazze e racconta storielle e scherzi in rima, il Laché, vestito di colori sgargianti, che apre il corteo, e i Marascòns, grandi maschere caratterizzate da cinture cariche di campanacci in bronzo che rappresentano il legame degli abitanti della Valle di Fassa con gli animali domestici. Varianti locali delle grandi maschere che si ritrovano anche nella tradizione italiana. Queste tre figure sono seguite da tutta una serie di altre Facères “da bèl” e “da burt”, che rappresentano gli aspetti positivi e negativi della vita. Le figure mascherate percorrono di corsa le vie del paese sagrando in un allegro e rumoroso corteo. Seguono le divertenti mascherèdes, piccoli pezzi teatrali di argomento burlesco, che di solito costituiscono un confronto con toni di parodia tra la gente della Val di Fassa e gli “stranieri”. Infine entrano in scena i suonatori e inizia il ballo che si protrarrà fino a tarda notte. Il Carnevale ladino si festeggia anche in altri centri della Val di Fassa, e ogni villaggio ha le sue peculiarità o figure caratteristiche. Ad esempio a Moena ritroviamo gli Arlèchins (di solito due), con un cappello a punta, campanacci, volto coperto da un velo bianco e pantaloni colorati, che rincorrono i bambini spaventandoli con un frustino, e i Lonc, altissime maschere che nascondono uomini coi trampoli coperti da un lenzuolo bianco e si fanno vedere all’imbrunire, spaventando la gente. Pozza, Vigo di Fassa e Soraga si distinguono invece per l’om dal bosch (l’uomo del bosco, figura spaventosa e selvaggia) e il coscrit te ceston, che rappresenta una donna che porta il figlio diciottenne alla visita di leva nella “gerla” perché questo ha paura.

Info: www.Fassa.com