Trento, Castello del Buonconsiglio. Dal 4 aprile al 2 novembre 2008

Il Castello del Buonconsiglio conserva un importante nucleo di incisioni all’acquaforte raccolte sotto il nome di Rembrandt, provenienti dalla collezione Lazzari Turco Menz, donata nel 1924 al Municipio di Trento. Composta complessivamente da circa un migliaio di fogli, prevalentemente inediti e di cui è in corso una completa schedatura scientifica, essa abbraccia un arco cronologico assai ampio, dalla fine del XV secolo alla metà del XIX, comprendendo opere di scuola italiana, francese, fiammingo-olandese, tedesca, spagnola e inglese. Nell’ottica di valorizzazione delle proprie collezioni, a conclusione del ciclo di manifestazioni organizzate dalle maggiori istituzioni museali nell’anniversario dei quattrocento anni della nascita di Rembrandt (1606-1669), il Castello del Buonconsiglio, nell’estate del 2008, intende presentare questa straordinaria raccolta. Partendo dalla presentazione di alcune significative opere di pittura, provenienti dai più prestigiosi musei europei, quali il Rijskmuseum di Amsterdam e la Galleria degli Uffizi di Firenze, la mostra proseguirà con le più note acqueforti del maestro realizzate su particolari carte e con tirature freschissime, e con alcuni disegni che illustrano il momento creativo nel quale vengono tracciate le prime riflessioni che precedono la nascita di un’opera d’arte.

In questa sezione, che abbraccia un ampio arco di tempo, dal 1628 al 1661, ossia dagli anni giovanili di Leida fino al periodo più tardo di Amsterdam, si potrà comprendere l’eclettismo del maestro e la sua versatilità: lo vediamo infatti contemporaneamente attento all’indagine psicologica di un collezionista amico e di uno sconosciuto orientale, come pure alla resa atmosferica di un paesaggio famigliare, attraverso un uso straordinario degli effetti chiaroscurali, in cui il gioco di luce e ombra esprime in sommo grado la profondità della visione. Come incisore l’artista si appropriò di quasi tutto il repertorio abitualmente trattato nell’arte olandese del Seicento da pittori specializzati. La sua opera comprende dunque storie, ritratti, scene di genere, paesaggi, nudi, fogli di schizzi e studi. Ancor più sorprendente è la vastità delle tecniche e dei mezzi espressivi grafici, che nessun altro artista ha eguagliato. Nella formazione del suo “corpus”, Rembrandt è stato paragonato ad uno scrittore che ha padronanza di generi diversi, realizzando indistintamente un romanzo, un poema epico, una commedia, una poesia.

La mostra di Trento si propone pertanto di analizzare questi particolari aspetti della sua complessa personalità, anche attraverso l’esposizione delle stampe degli artisti maggiormente apprezzati e collezionati dallo stesso Rembrandt, fra cui Stefano della Bella, Antonio Tempesta, Giovan Battista Castiglione detto il Grechetto, Jacob Jordaens, Jacques Callot, e Rubens, di cui sarà presentata una attenta selezione, con esemplari provenienti dalla collezione Lazzari Turco Menz. L’iniziativa è resa possibile grazie alla collaborazione instaurata con l’Istituto Universitario Olandese di Storia dell’Arte di Firenze che nel 2000, nell’ambito di un censimento delle acqueforti di Rembrandt presenti nelle collezioni pubbliche e private italiane, aveva avviato, con una particolare indagine radiografica, una analisi delle filigrane e delle carte, comprendendo anche i fogli di Trento. Grazie alla disponibilità e al sostegno offerto dal prof. Bert W. Meijer, direttore dell’ Istituto e curatore dell’iniziativa, insieme alla dott.ssa Paola Cassinelli (storica dell’arte) e alla dott.ssa Francesca de Gramatica (Castello del Buonconsiglio), sarà pertanto possibile rendere noti i risultati di questa importante ricerca. Della cinquantina di fogli presenti nella raccolta del Buonconsiglio, collegati al maestro olandese, sedici esemplari sono tirati dalle lastre originali di Rembrandt e con carte filigranate che ne confermano l’autenticità e la datazione, come La Morte della Vergine o L’Autoritratto del 1633, mentre i successivi ventinove fogli traducono, sia in forma anonima, come per esempio le notissime scene riprodotte in controparte di Abramo e Isacco e de Il Tributo, sia con la firma di maestri incisori noti nel Settecento e nell’Ottocento, Bernard Picard (1673-1734), Christian Gottfried Schulze (1749-1819), Pietro Longhi (1766-1831) o Johannes Pietre de Frey (1770-1834), le più fortunate o significative opere di Rembrandt.

L’esposizione intende pertanto approfondire la conoscenza, la fama, la diffusione ma anche la fortuna dell’illustre maestro olandese, la cui geniale forza espressiva ha lasciato tracce indelebili e profonde nell’ambito della storia artistica.

L’importanza della traduzione fedele di numerosissime sue opere, come pure la folta schiera di artisti, in genere sconosciuti, che lo hanno imitato cercando di fare proprio il suo gusto e il suo stile, sono un tangibile esempio della sua forza e dell’ascendente del “fenomeno Rembrandt”, di cui si colgono significativi riflessi anche nella letteratura e nella cinematografia nata intorno all’artista.
Ma anche l’uomo Rembrandt, con la sua complessa personalità colma di contraddizioni, offre numerosi punti di riflessione: profondamente legato al passato, ma pronto a mostrarsi secondo nuovi accorgimenti sia tecnici che stilistici, egli fu interessato a diffondere una scuola, ma sufficientemente autonomo per intraprendere, solitario, nuovi progetti.

Informazioni: www.buonconsiglio.it