L’invito è valido dal 22 al 27 ottobre. In cento enoteche, winebar, ristoranti sparsi in tutta Italia si rinnova la proposta di un vino autoctono, il Teroldego rotaliano D.O.C., detto il principe dei vini trentini.

Questo vino rosso secco è il prodotto simbolo di una zona di lunga tradizione vinicola, la Piana rotaliana – a nord di Trento – che combina in sé le condizioni di suolo e clima che permettono a questa varietà di esprimersi al meglio. Di colore rubino intenso, che diventa granato dopo l’invecchiamento, il vino ha un profumo fruttato, che ricorda il lampone e il mirtillo. Al gusto rivela la propria struttura sostenuta e una bella sapidità di fondo. Si tratta di un prodotto suggestivo, estremamente elegante e ricco di storia.

Era già conosciuto durante l’epoca del Concilio di Trento, quando “li vini teroldeghi” furono definiti dal Mariani (storiografo ufficiale) come “li vini muti che fan parlare”. Un po’ di tempo dopo, Cesare Battisti, descrive la Piana Rotaliana come «il più bel giardino vitato d’Europa» e annota con finezza . Anche l’etimologia ha il suo fascino: tra le varie proposte la più accredita fa risalire il nome all’unione dei due suffissi “Tiroler” e “Gold”, stando quindi a significare “l’oro del Tirolo”.

La giusta occasione per conoscerlo è degustarlo in uno dei cento locali coinvolti, rintracciabili in Internet all’indirizzo www.trentino.to/centoenoteche , portale ufficiale del Trentino turistico ed enogastronomico. Una volta scelto il locale preferito, basterà recarvisi durante la settimana che va dal 22 al 27 ottobre. Verranno proposte degustazioni individuali o collettive, semplici e guidate. E, cosa più importante, vi si troverà personale preparato – vero appassionato di vino – disponibile a rispondere ad ogni domanda inerente questo vino e del materiale informativo specifico.
I locali coinvolti saranno facilmente riconoscibili dall’esterno tramite locandine e manifesti che saranno là per segnalare al pubblico l’evento Cento Enoteche Teroldego rotaliano.

La leggenda della nascita del Teroldego rotaliano: il sangue di drago.

Secondo le saghe locali, Castel San Gottardo – il più singolare castello feudale di queste zone che si trova a Mezzacorona – era abitato da un drago che spaventava le popolazioni locali ed aveva però due punti deboli: era goloso di latte ed era molto vanitoso. Un bel giorno, un cavaliere astuto e coraggioso presentò al drago una scodella di latte e uno specchio. Questi naturalmente uscì dal suo rifugio per bere e specchiarsi. Ma proprio dietro lo specchio lo attendeva una sgradita sorpresa: il cavaliere, accortamente appostato, lo uccise con la sua spada. Figurarsi la gioia: il cavaliere fu portato in trionfo per la Piana rotaliana con la carcassa del drago… e dalle gocce di sangue perdute girovagando per i campi, si dice siano nate le prime piantine di Teroldego.