Quando con la testa di Paolina si giocava a pallone
A Possagno, i Canova esplosi dalla guerra.
La cronaca fotografica dello scempio. La Ebe dimezzata.
E la cronaca del conflitto nel diario di una bambina di allora.
A mancare è la più emblematica delle immagini possibili: quella di un nugolo di soldati francesi che giocano a calcio con un pallone unico al mondo: la testa di Paolina Bonaparte scolpita dal Canova.
Scena della singolare disputa: il giardino della Casa-Gipsoteca dello scultore, a Possagno, ai piedi del Grappa, teatro di quella che passerà alla storia come la Grande Guerra.
Stefano Serafin si limitò a osservare, con orrore, quell’affronto al “suo” grande Canova, senza avere il coraggio, e forse neanche il tempo, di consegnarne per sempre la memoria ad una delle sue lastre fotografiche.
Serafin di orrori ne aveva già fotografati diversi, ma anche di azioni di salvataggio. E da quelle lastre, conservate come cimeli di famiglia, aveva tratto positivi che ancora oggi, un secolo dopo, colpiscono per qualità e potenza.
Riuniti in un piccolo album con copertina ricamata dalle donne di casa, come era d’uso per le memorie di famiglia, quell’album è oggi patrimonio dell’istituzione canoviana mentre le lastre originali sono conservate al FAST Foto Archivio Storico Trevigiano, insieme ad altre immagini sul tema, non meno importanti, di mano di Siro Serafin.
Per la prima volta, quegli originali saranno esposti, tutti insieme, proprio nel luogo dove furono “scattati”, ovvero alla Gipsoteca Museo del Canova a Possagno, nell’ambito di “Antonio Canova. l’arte mutilata nella grande guerra”, progetto espositivo a cura di Alberto Prandi e Mario Guderzo.
A promuovere la mostra ed il progetto sono la Provincia di Treviso (cui appartiene il FAST), la Fondazione Canova, con il determinante contribuito dell’Assessorato alla Cultura della Regione del Veneto che ha scelto questo progetto tra quelli prioritari nel proprio programma di attività ed iniziative per i Cent’anni della Grande Guerra. Al progetto partecipano anche il Consorzio di Promozione Turistica Marca Treviso e la Fondazione Stepan Zavrel di Sarmede.
Tale è la forza rievocativa di quelle piccole istantanee che alcune di esse sono diventate icona dei danni che le guerre arrecano, in ogni tempo, al patrimonio artistico. Gli squarci sul busto di Napoleone o Paolina decapitata hanno la forza che, nelle guerre di oggi, posseggono le immagini dei saccheggi e delle distruzioni di Hatra o di Nimrud, in Irak, o dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan.
Molti dei Canova violati, meglio martirizzati, dal cannoneggiamento del 1917, “fermati” dalle immagini di Stefano e Siro Serafin, non sono mai più stati esposti. In questo secolo, diverse opere sono state restaurate, molte altre, le più dilaniate, sono rimaste protette nei depositi.
Da cui usciranno per la prima volta proprio in occasione di questa mostra, riunite in un’ampia sezione, come reliquie di una sfregiata bellezza.
Per una di queste opere violate, la magnifica effigie di Ebe coppiera degli dei, è prevista anche la restituzione.
A Possagno sono conservati sia il modello originale di Ebe, una delle opere più celebri e ammirate del Canova, sia quanto rimane della replica in gesso voluta dall’artista di quella che fu la prima versione della scultura. Le Ebe in marmo sono due una è a Berlino alla Nationalgalerie, l’altra a Forlì Nei Musei di San.
Sia il modello originale che il gesso sono stati pesantemente dilaniati dal bombardamento del ’17.
Per una di queste opere violate, la magnifica effige di Ebe, la coppiera degli dei, è prevista un’azione didattica che presenterà il gesso danneggiato accostato ad una ricostruzione realizzata con le nuove tecnologie e che permetterà di percepire come sia, oggi, possibile presentare alla Storia una ricostruzione.
Canova realizzò due sculture di Ebe, una è a Berlino, Nationalgalerie, l’altra è a Forlì, al Museo di San Domenico, Istituzione che ha autorizzato l’utilizzo dei dati matematici per la produzione in stampa a 3D delle parti mancanti al gesso di Possagno e di tutti i frammenti. (Tra l’altro va ricordato che nel tour della mostra sarà Forlì la sede finale). Il procedimento è già stato positivamente sperimentato per le integrazioni su Paolina Bonaparte, per la Danzatrice con i cembali, Il Principe Lubomirski e Le Grazie.
Antonio Canova. L’arte mutilata nella Grande Guerra offrirà quindi l’intero corpus di immagini di Stefano e Siro Serafin, a documentare lo scempio di cui sono tutt’ora testimonianza tragica le opere dilaniate del Canova, opere che escono per la prima vota dai depositi. Una di esse, la magnifica Ebe, ritroverà dopo un secolo la dignità perduta.
Inoltre, a cent’anni dal rilevamento fotografico realizzato dai Serafin lo sguardo di due fotografi ritorna oggi sulle opere ferite di Canova. Guido Guidi e Gian Luca Eulisse rileggono i gessi canoviani mutilati e frammentati dalle granate e ci propongono una serie di immagini che tornano a far parlare i corpi, che pur se corpi rappresentati, così offesi e menomati, ancora oggi non sanno tacere, testimoni senza tempo della più tragica e ingiustificabile delle esperienze umane, la guerra.
Nelle nuove immagini fotografiche sia che i gessi canoviani siano racchiusi nell’immobile universo miniaturizzato di Guido Guidi, sia che lievitino immateriali nelle impalpabili atmosfere luminose di Gian Luca Eulisse, rimangono icona insuperata della tragica violazione dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sull’arte.»
Ma il progetto, grazie alla collaborazione della Fondazione Stepan Zavrel, offrirà anche un ulteriore elemento di interesse: un originale “modulo didattico”.
Nascerà infatti un nuovo libro dedicato ad Antonio Canova, alle opere della Gipsoteca Canoviana di Possagno e dei Musei Civici di Bassano, illustrato da Gabriel Pacheco,il famoso illustratore messicano, distribuita nelle librerie a livello nazionale e presso strutture museali.
Il progetto guarda positivamente e attivamente al futuro rivolgendosi anche ai più piccoli per giocare con l’arte, per conoscerla, per amarla e dunque tutelarla, sempre”
A offrire un percorso – come sottolinea Monica Monachesi, direttore artistico della Fondazione Zavrel – senza carnefici da stigmatizzare, un percorso per riflettere, ricordare e soprattutto per amare e non distruggere mai più”
E’ stato inoltre ritrovato il diario di Elisa Fagnolo Zanardo, all’epoca quattordicenne, scritto durante il conflitto, nella sinistra Piave, là dove la guerra era più cruenta. La bambina consegnò al diario il dolore, la disperazione, il desiderio di riscatto. Le parole di Elisa hanno ispirato i 5 reading che Cinzia Zanardo, nipote di Elisa, proporrà in Gipsoteca nei mesi di apertura della mostra.
Info: www.museocanova.it tel. 0423 544323