Nell’anno dei mondiali di calcio, parlare di un gemellaggio Italia-francia appare alquanto fuori luogo. Tra cugini al di qua e al di là delle Alpi storicamente non scorre buon sangue, men che meno in ambito sportivo, dove rivalità e sfottò sono all’ordine del giorno. Eppure c’è un gioco, o meglio un zogo, che riesce nel miracolo di unire italiani e francesi. Un sodalizio sotto l’inconfondibile insegna dell’oca. Zogo, oca… anche i più distratti avranno certamente capito che stiamo parlando del Zogo de l’oca de Miran, che tanto per restare in tema calcistico, quest’anno fa tredici. Tredici come le edizioni di questa originalissima manifestazione, che dal 1998, ogni secondo fine settimana di novembre (quest’anno il 13-14) si rinnova a Mirano, ridente cittadina della pianura veneta nel cuore del triangolo formato da Venezia, Padova e Treviso.

Un evento sempre più ricco, grazie alla passione e alla fantasia degli organizzatori della Pro Loco, guidati dal presidente Roberto Gallorini, che di anno in anno portano avanti la sfida di trovare un qualcosa di nuovo che incuriosisca e sorprenda i visitatori. Questa continua ricerca lo scorso anno ha trovato un approdo naturale proprio nel sud ovest della Francia, e per la precisione a Sarlat, capoluogo del Perigord Noir. Un paese con meno di diecimila abitanti, ma con la più alta concentrazione di edifici classificati come storici di tutta Europa. Un gioiello perfettamente conservato, con testimonianze architettoniche dal medioevo al rinascimento. E, soprattutto, una delle capitali francesi dell’oca, con tanto di monumento dedicato al simpatico pennuto che fa bella mostra di sé nella piazza principale. Nei dintorni di Sarlat vengono infatti allevate oltre centomila oche e la lavorazione delle carni di questo animale, a partire dal celeberrimo fois gras, è una tradizione che si tramanda di generazione in generazione.

Con queste premesse, un gemellaggio con Mirano era inevitabile. Così nel 2009 una piccola delegazione di Sarlat era presente alla Fiera dell’Oca, il variopinto mercato di inizio ‘900 ricostruito nei minimi particolari che fa da cornice al Zogo vero e proprio. E la terza domenica di febbraio una rappresentanza della Pro Loco miranese ha ricambiato la visita Oltralpe in occasione della seconda Festa dell’Oca di Sarlat, un paradiso per i buongustai in cui la gastronomia si fa cultura, con tanto di pantagruelico pranzo durante il quale gli ospiti italiani sono stati insigniti dell’onoreficienza di “Chevaliers de la Truffe et du Foie Gras du Perigord”. Un’amicizia nel nome della buona cucina che sarà confermata anche in occasione della Fiera e del Zogo 2010, con un gruppo di allevatori e produttori francesi che presenteranno a Mirano le loro delizie. Ma cosa si troveranno di fronte gli amici francesi che scenderanno in Italia? Se tutto partì tredici anni fa dal Zogo in Piazza, col passare del tempo la sfida tra le squadre del capoluogo e delle frazioni è divenuta solo una parte di una vera e propria scena teatrale, che gli organizzatori della Pro Loco hanno arricchito negli anni di mille particolari e sfumature.

E così, nella due giorni dell’Oca, il centro storico di Mirano diviene teatro di una vera e propria Fiera Dell’oca, una fiera del primo ‘900 che dal pomeriggio del sabato alla sera della domenica anima la centrale Piazza Martiri e le vie adiacenti, giù giù fino al bacino sul fiume Muson dove in passato attraccavano barconi carichi di ogni ben di dio provenienti dalle vicine Venezia e Padova. Un caleidoscopio di colori, suoni, sapori, profumi, una festa per i cinque sensi che travolgerà locali e “foresti”. Oltrepassando il portale di via XX Settembre, il visitatore si ritroverà catapultato indietro di cent’anni: dalle bancarelle di legno con i grandi teli bianchi, all’osteria, ai numerosi figuranti in vestito d’epoca che si aggireranno con noncuranza per le strade e sotto i portici, tutto sarà fatto per riportare il visitatore alle atmosfere delle fiere paesane dell’inizio del secolo scorso. Ci saranno i carabinieri che controllano l´ordine; lo strillone che vende giornali; le maestrine che accompagnano le scolaresche tra i baracconi; le servette che sbirciano i tessuti e i cappellini in vendita, gli amici che si ritrovano all´osteria per un bicchiere e una cantata con la fisarmonica. Da non perdere la mostra di oche: meravigliosi esemplari di tutte le razze, tra cui anche quest’anno, come ormai da tradizione, il sabato pomeriggio verrà scelta la nuova Miss Oca.

Uno spettacolo nello spettacolo è l’Ocaria, il mercato vero e proprio. Descriverlo è facile: provate a immaginare qualsiasi oggetto vi venga in mente, affiancatelo all’oca e… il “zogo” è fatto! Sui banchi di questo particolarissimo mercato, infatti, si può trovare veramente di tutto, come nella tradizione dei vecchi mercati paesani. E come nei vecchi mercati si passa di banco in banco, si tocca, si valuta, si compra, alla ricerca di cose semplici ma utili per la vita di tutti i giorni: dai canovacci ai grembiuli, dalle tovaglie ai piatti, dai bicchieri alle tazze, dalle magliette ai cappellini, dai manifesti alle cartoline. Tutto, naturalmente, marcato con l’effige del simpatico pennuto. Ovviamente, passeggiando di qua e di là è inevitabile prima o poi avvertire un certo languorino. D’altronde chi può resistere davanti alle leccornie offerte dai banchi gastronomici di patrie dell’oca come Mortara, Palmanova e, come si diceva poco fa, Sarlat? Dallo spek al prosciutto, dalle salsicce al foie gras, dal salame ai ciccioli al patè, lingua e palato si toglieranno le loro belle soddisfazioni. E se proprio non sapete resistere all’appetito, allora è davvero d’obbligo una tappa all’Osteria dell’Oca, luogo perfetto non solo per assaggiare qualche prelibatezza a base d’oca, ma anche incontrare vecchi e nuovi amici, scambiare due chiacchiere e brindare con un bicchiere di buon vino. In questo tourbillon non possiamo ovviamente dimenticarci del clou della due giorni, il Zogo della domenica pomeriggio.

Tutti in piazza puntuali alle 15, quando, dopo la sfilata dei figuranti, le sei squadre del capoluogo e delle frazioni (Ballò, Campocroce, Scaltenigo, Vetrego, Zianigo) si sfideranno sull’ovale di Piazza Martiri lungo i 130 metri del Zogo De L’oca In Piazza. Spiegare il Zogo, le sue origini e le sue regole sembra quasi inutile, vista la celebrità raggiunta in pochi anni dalla manifestazione, grazie ai numerosi passaggi televisivi e agli articoli comparsi sulla stampa nazionale e internazionale. Facciamo solo un breve ripasso per i più distratti. Il Zogo nasce da una vecchia tradizione miranese, che voleva che la chiusura dell’anno agrario, l’11 novembre, venisse festeggiata proprio mangiando l’oca. Alla fine degli anni ’70 la tradizione venne ripresa dal Comitato de l’Oca, che nell’occasione ideò con il disegnatore Carlo Preti il Zogo de l’Oca de Miran, un gioco dell’oca che nelle 63 caselle riportava luoghi, monumenti, ville, personaggi, aspetti e momenti della storia e della tradizione del paese. Nel 1998 si pensò di riportare le caselle su 63 grandi tavole da 2 metri per 2, rialzate da terra di 80 centimetri, e di disporle attorno all’ovale della piazza, così da formare una passerella colorata lunga appunto 130 metri. Si chiamarono a giocare sei squadre, in rappresentanza di Mirano e delle sue cinque frazioni, ognuna delle quali composta da un capitano (per il lancio dei dadi), da un alfiere (per spostare la pedina) e da otto giocatori, che intervengono per superare le prove (dal tiro alla fune al taglio del tronco) richieste dalle caselle in cui la pedina va a finire. Era nato il Zogo de l’Oca in Piazza.

Ogni anno lo spettacolo è unico, per via dei continui colpi di scena garantiti dalle particolari regole del Zogo, in un saliscendi di emozioni che coinvolge direttamente il pubblico, assiepato sulle tribune disposte a pochi metri dal campo di gara. Bastano pochi colpi di dadi particolarmente fortunati per ritrovarsi in testa. Ma basta un attimo di malasorte per finire nella casella della morte e ritrovarsi in un attimo alla casella numero uno. Chiedere per credere alla squadra di Zianigo, vincitrice dell’edizione 2009 dopo un gara tutta di retrovia e dopo aver visto una dopo l’altra le squadre che la precedevano cascare nei trabocchetti della sorte. Alla fine è stata comunque festa grande per tutti, anche perché Zianigo era rimasta l’unica squadra senza successi nella storia del Zogo. E ora che tutti possono vantare almeno una vittoria, la sfida si fa ancora più interessante. A proposito, gli amici di Sarlat potranno solo assistere e non partecipare alla gara. Passi il gemellaggio in nome dell’oca, ma se si parla di competizione non è davvero il caso di mettere Italia contro Francia

Info: www.giocodelloca.it