A oltre 3.700 metri di altitudine, una parte del freddo altopiano della Bolivia diventa il centro culturale della nazione per i 10 giorni precedenti il mercoledì delle ceneri.
Oruro, capoluogo dell’omonimo dipartimento, è una città di quasi 216.000 abitanti, per lo più indios che lavorano nelle miniere di argento, stagno, tungsteno. E’ qui che ha luogo il Carnevale più suggestivo forse a livello mondiale, patrimonio mondiale Unesco dal maggio 2001.
La preparazione del Carnevale ha inizio già dalla prima domenica dopo Ognissanti: i pasantes sono incaricati di organizzare i rispettivi gruppi di danzatori e di finanziare le spese necessarie.
Attraverso un rodeo, ovvero l’invio di regali agli amici in cambio di cooperazione, li sollecitano a preparare la coreografia della festa, con archi, carri ornati di oggetti preziosi ed altre cose. Ogni domenica seguente si tengono le prove, con balli per le strade della cittá, bande musicali e il mercato delle Alasitas con vendite di dolciumi e di alcoolici, scambi di beni in natura e culto all’Ekeko, dio dell’abbondanza. Quanto si raccoglie viene destinato alla spese del Carnevale.
Il Giovedí precedente il Carnevale, al tramonto, tutta la città si raggruppa nei luoghi popolari: il mercato, la Ranchería e le strade adiacenti. Per tutta la notte nel mercato centrale, in una linea di solidarietá con la ch’alla fatta nelle gallerie delle miniere, ci si diverte, si mangia, si ascolta musica. Il giorno successivo si ultimano i preparativi e gli artigiani di via La Paz – la strada vicina alla Ranchería – danno gli ultimi ritocchi alle maschere e rifiniscono i costumi delle danze. Nelle botteghe è possibile trovare sacro e profano, angeli e mascheri di diavoli.
Il Carnevale di Oruro mostra la sua vera natura con costumi ornamentali, musica senza interruzioni e bevande a non finire. Una mescolanza di credenze religiose ha ispirato balli di gruppi tipici boliviani, come il Morendaas, Tinus, Caporales e llameradas, con una vera e propria parata attraverso la città.
Nella entrada (il giorno di inizio) del Carnevale, che inizia alle 10 del mattino e termina a notte fonda, moltissimi gruppi folkloristici mostrano le loro spettacolari coreografie dedicate interamente alla Virgen del Socavón (ovvero la Vergine della miniera: la Virgen de la Candelaria apparsa nel 1789 nella galleria della più ricca miniera d’argento, numerose in quest’area). Si rivive la storia attraverso gruppi di memoria ancestrale: carri abbelliti di argenti come offerta, poi Lucifero, i Morenos, i Caporales, gli Inca, i Tunku, i Pujllay e i Tarabuco.
Due maschere raffiguranti un orso e un condor aprono la processione dei danzatori, condotti da due personaggi splendidamente vestiti e mascherati da Satana e da lucifero e da altri due che rappresentano a loro volta San Michele Arcangelo e China Supay, la moglie del Diavolo, la grande tentatrice, personificazione della carnalità e della lussuria.
Alla fine del percorso, tutti i partecipanti alla sfilata si recano presso la chiesa costruita sopra la galleria dell’apparizione, per pregare la Virgen situata al suo interno, accanto ad una divinità originaria protettrice dei minatori e a cui si fanno offerte.
La mattina della domenica di Carnevale, prima della Quaresima, nello stadio si svolge una ‘battaglia’ di danza che simboleggia lo scontro tra bene e male; la battaglia, svolgendosi secondo un rigido rituale, termina quando la Virgen del Socavon, protettrice dei minatori, interviene e atterra China Supay.
Il martedì grasso, ultimo giorno del Carnevale, ad Oruro èsi celebra la Cha’lla, festa familiare, in cui si fa omaggio alla Pachamama (la Madre Terra, identificata con la Vergine).
Il primo incontro di famiglia si realizza a colazione, a base di api (una bevanda a base di mais bianco e porpora) o di caffé, accompagnati con pane speciale e pasteles (sorta di panzerotti al formaggio). Ogni casa viene decorata con carta variopinta, con stelle filanti si addobbano automobili, vetrine e porte di casa. Poi si fuma e si offre birra ed alcool, versate agli angoli delle entrate dei negozi, ed ai passanti perché facciano un brindisi di augurio.
Si pranza quindi tutti insieme nel cortile di casa, generalmente mangiando carne di lama ben condita, e nel pomeriggio si bruciano le ossa avanzate su un altare/mensa riempito anche di dolci, e le ceneri sono poi sotterrate in un angolo del cortile. La festa continua bruciando incenso, spargendo alcool e cantando e danzando.
Ad Oruro si trovano il Museo Antropológico “Eduardo López Rivas”, creato nel 1959, che presenta cinque aree tematiche: Arqueología, antropología, etnología, etnomusicología e folklore, e dove si trovano molte maschere e interessanti strumenti musicali della cultura andina; il Museo Mineralógico, La Casa de la Cultura e la calle La Paz dove si trovano le botteghe dei migliori artigiani. Una curiosità: sul Faro de Conchupata è stata issata la prima bandiera nazionale, il 17 novembre 1851: dal mirador del faro si gode un panorama meraviglioso.
Maggiori informazioni: www.turismobolivia.bo; www.orurocarnaval.com