Nel tratto costiero del levante ligure noto con il nome di Cinqueterre, si incontra un paesaggio unico, caratterizzato dai terrazzamenti in cui da secoli con sacrificio viene coltivata la vite. Il territorio, che comprende i cinque antichi borghi di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare, è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, e inoltre costituisce Parco Nazionale e Area Marina Protetta. Qui il sole e il mare giocano un ruolo favorevole sulla viticoltura ligure che è caratterizzata da una produzione vitivinicola limitata. Fiore all’occhiello della D.O.C. “Cinqueterre” è lo Sciacchetrà, vino bianco passito prodotto nei comuni di Monterosso, Riomaggiore, Vernazza e in alcuni altri comuni della provincia di La Spezia. La sua produzione prevede il parziale appassimento dell’uva dopo la raccolta su graticci ubicati in luoghi idonei, ventilati e al riparo dall’azione diretta del sole, in modo da ottenere un’ottima concentrazione zuccherina senza compromettere l’equilibrio complessivo del vino. La vinificazione viene condotta in bianco e non può avvenire prima del 1° novembre dell’anno della raccolta. È previsto poi un invecchiamento minimo di 12 mesi durante i quali il vino è sottoposto a travasi in piccole botti. Può poi invecchiare anche 3-4 anni.

Lo Sciacchetrà viene prodotto con uve provenienti per la maggioranza da vitigno Bosco (cultivar a bacca bianca tipico della Liguria che ossida facilmente) per una percentuale che va dal 40 al 100% insieme a uve Albarola e/o Vermentino in percentuale massima del 40% ed eventualmente con un 20% di uve provenienti da vitigni a bacca bianca raccomandati e/o autorizzati per la provincia di La Spezia.

Il grado alcolico minimo deve raggiungere i 17% vol. e si possono ottenere delle varianti derivate da particolari pratiche enologiche in particolare Cinqueterre Sciacchetrà liquoroso e Cinqueterre Sciacchetrà dolce.

Il vino a denominazione di origine Cinqueterre Sciacchetrà può anche essere designato con una delle seguenti sottozone: “Costa de Sera“, “Costa da Posa“, “Costa de Campu” quando ottenuto da uve prodotte nei vigneti situati nelle rispettive zone delimitate.

Lo Sciacchetrà è un vino amabile, tranquillo con particolare equilibrio di note dolci e salate. Dal colore giallo oro con riflessi ambrati di bella vivacità e limpidezza, è un vino raro e da meditazione. Il profumo è ampio e persistente con sentori di albicocca e miele d’acacia e sfumature di frutta secca, il sapore è dolce, deciso, mitigato da lieve ed equilibrata sapidità, di buona struttura e corpo con un piacevole retrogusto mandorlato.

Si serve a una temperatura di 14°C e si abbina se giovane con formaggi piccanti, gorgonzola o dolci di buona consistenza come il tradizionale latte fritto oppure pasticceria secca, biscotti, gelati; dopo un adeguato affinamento diventa vino da meditazione.

Non va confuso con un altro Sciacchetrà prodotto in Liguria ovvero l’Ormeasco Sciacchetrà, vino rosato ottenuto da uve Dolcetto. Sull’origine etimologica del nome Sciacchetrà varie sono le ipotesi. Si pensa che derivi dal dialetto ligure ed indichi lo schiacciare l’uva (sciac) e il togliere le vinacce durante la fermentazione (tra) ma potrebbe anche essere, con tutta probabilità, l’antica versione dialettale della parola “Cinqueterre”. Altri invece sostengono l’origine onomatopeica del termine che si rifà al suono provocato dal tappo che salta dalla bottiglia.

Sull’origine del vino invece c’è un leggenda che racconta dell’odio inguaribile che un tempo divideva gli abitanti delle Cinqueterre e di come si giunse alla pace. I capi dei paesi rivali un giorno si rivolsero a un saggio eremita per chiedere consiglio sulla guerra, ormai considerata come l’unico rimedio possibile per sanare le discordie interne e ottenere un unico vincitore che avrebbe unificato il territorio. Il saggio prima di pronunciarsi in merito, chiese ad ognuno dei rappresentanti dei cinque borghi, di portargli qualche grappolo d’uva prodotto nelle vigne del rispettivo territorio. Dopo qualche tempo il saggio convocò i cinque signori e offrì loro una coppa di vino ambrato che fu molto apprezzato e lodato. Fu allora che il saggio eremita confidò loro che quel vino era stato ottenuto dalla mescolanza dei mosti ottenuti dai grappoli da loro forniti. Fu così che i borghi si unirono e nacquero i vini delle Cinqueterre e tutti gli abitanti del territorio godettero di prosperità e pace.

Leggenda a parte, si sa dalla storia che già in epoca romana dal porto di Vulnetia (l’attuale Vernazza) partivano navi cariche di vino che un tempo veniva anche chiamato Vernaccia di Corniglia o semplicemente Vernaccia. Citato da diversi autori, che fecero a gara per esaltarne le qualità, quali Boccaccio, Petrarca, Sacchetti, Carducci, D’Annunzio, Pascoli, era definito “delizia bacchica” anche da principi, duchi e prelati del Cinquecento sulle cui tavole era spesso presente ed era inoltre consigliato dai medici del tempo, quali Andrea Bacci, a tutti, vecchi e giovani, sani o malati che fossero.