La Vernaccia di Serrapetrona è un vino spumante rosso prodotto in quantità limitate e in una ristretta area delle Marche che ha il suo centro nel comune di Serrapetrona, che dà il nome al vino, e comprende i comuni limitrofi di Belforte del Chienti e di San Severino Marche, nell’entroterra maceratese.
Si ottiene dalle uve del vitigno autoctono Vernaccia nera, o Vernaccia di Serrapetrona, uva rossa a piccoli chicchi, per almeno l’85%, possono concorrere alla produzione di detto vino uve provenienti da vitigni a bacca rossa raccomandati o autorizzati per la provincia di Macerata, ovvero Sangiovese, Montepulciano e Ciliegiolo, da soli o congiuntamente, in misura non superiore al 15% del totale.
L’origine del nome del paese, che dà battesimo anche al vino, probabilmente deriva da Petronius, un nobile romano che si trasferì in esilio dove ora sorge il borgo, o più semplicemente potrebbe derivare dalla conformazione geologica della zona dove infatti i terreni sono riccamente pietrosi. Si sa che ai tempi dei Romani, in questa zona la viticoltura era piuttosto progredita e si producevano vini intensamente colorati. Si racconta poi che nel Medioevo un soldato mercenario coniò un detto sulla fortuna di questi luoghi, legato alla propria ammirazione per i vini che vi si producevano, che è rimasto ancora oggi nel dialetto locale. Citazioni poetiche sulla Vernaccia si ritrovano poi nella Divina Commedia dove, nel XXIV canto del Purgatorio, a proposito di anguille marinate, Dante fa riferimento a un vino rosso, probabilmente la Vernaccia di Serrapetrona. È supponibile che la produzione di questo vino risalga ad antica data e che forse era tra i più accreditati prodotti del territorio, sebbene non vi siano documenti chiari e inequivocabili a tal proposito. Negli statuti comunali del XV secolo, infatti, è riportato il divieto di gettare le fecce per le vie del castello, ma del vitigno Vernaccia non c’è alcun cenno. La produzione molto limitata fece addirittura credere che il vitigno fosse estinto, anche se il Bollettino Ampelografico del Ministero dell’Agricoltura del 1876 dichiarava che la Vernaccia era la prima tra le uve colorate che fornisse eccellenti vini da pasto.
Ottiene il riconoscimento D.O.C. nel 1971 e nel 2003 la D.O.C.G. Nonostante questo la produzione rimane limitata (la superficie vitata a Vernaccia nera è oggi pari a 45 ettari soltanto).
La vendemmia avviene in leggero ritardo rispetto alle altre uve (fine ottobre – inizio novembre). Poco più della metà del raccolto viene vinificato normalmente, mentre la restante parte subisce appassimento naturale in appositi locali. Il mosto che si ottiene dalle uve così appassite, viene poi unito a quello ottenuto dalle uve fresche o fermentato prima di essere assemblato, e consente di alzare la gradazione alcolica del vino finito e di dare stabilità allo stesso. La spumantizzazione avviene mediante fermentazione naturale e può essere condotta con il metodo classico o con lo Charmant. Le versioni ammesse sono due: secco e dolce.
All’inizio del secolo si beveva la Vernaccia durante le ricorrenze agresti accompagnata da polenta di mais e mosto cotto. Oggi il tipo dolce si può gustare con i dessert in genere e in particolare con pasticceria secca, biscotti, pandolci rustici, torte di frutta, pasticceria con creme delicate, crostate mentre il tipo secco si accompagna a formaggi piccanti e semiduri o grassi e stagionati, a bolliti salsati con mostarda di frutta, carni brasate e in salmì, crespelle, calcioni di ricotta oppure si degusta da solo come vino da meditazione.
Ha colore che va dal granato al rubino intenso con sfumature purpuree, spuma rossa evanescente e perlage sottile persistente. All’olfatto ha odore tipicamente aromatico e vinoso, ricorda frutta rossa matura, confettura, spezie, fiori appassiti; al gusto è amabile o secco (a seconda della tipologia), sapido e caldo con tannini vellutati e detergenti e corpo morbido, offre fragranza e armonia e retrogusto piacevolmente amarognolo. Si serve in coppe abbastanza ampie ma non dispersive, alla temperatura di 12-14°C per il tipo dolce e di 15-16°C per il tipo secco. Va bevuto giovane per apprezzarne al meglio la ricca e fresca fragranza.