Cos’è Gibiliterra?
Se vi recate in Andalusia, non mancate di visitare questa meta davvero alternativa… i ricordi di scuola legano Gibilterra alle “Colonne d’Ercole“: gli antichi greci avevano chiamato così i due promontori che delimitano lo stretto di Gibilterra.

La leggenda narra come Ercole, in greco Eracle, aveva ricevuto in compito di recuperare le mandrie di Gerione, che il pastore Eurizione custodiva nell’isola Eurizia, situata ai confini dell’Occidente. Durante il viaggio di andata aveva liberato la Libia da una moltitudine di mostri e, in ricordo di tali imprese, aveva eretto due colonne, d’ambo le parti dello Stretto: a Ceuta e sulla costa opposta nei pressi di Gibilterra. Quando passò dall’Africa alla Spagna e raggiunse l’isola di Cadice, vi costruì un’alta torre sulla quale innalzò una statua rivolta a Est, con una chiave nella mano destra, come per aprire una porta; sulla sinistra incise invece l’iscrizione “Ecco i confini di Ercole“, ad indicare il limite invalicabile delle terre note.

La leggenda si è potratta fino oltre il Cinquecento: nelle mappe cartografiche si osservano le colonne d’Ercole, limite del mondo conosciuto. Di tutto questo oggi è rimasto ben poco… il visitatore che si reca un giorno a Gibilterra troverà ben altro ad accoglierlo!
Il nome Gibilterra deriva dall’Arabo Jabal al Tariq, che significa “Monte di Tariq“. Precedentemente si chiamava Calpe, una delle Colonne d’Ercole.

Una prima importante informazione, è che l’ingresso a Gibilterra non costa nulla, dunque se qualcuno tenta di vendervi biglietti di ingresso, non li acquistate! E’ una raccomandazione che comunque non ci è servita. Gibilterra è conosciuta colloquialmente come ‘Gib’ o ‘la Rocca’ ed è proprio il grande masso roccioso che vi accoglierà prima ancora di varcare i confini spagnoli. Per entrate è necessario un documento di identità e nel caso di auto o moto, i documenti del mezzo, che comunque non vengono richiesti a tutti. E’ necessaria inoltre molta pazienza… le code per entrare, anche a piedi, possono essere lunghe nei periodi di alta stagione.

Sbrigate le veloci pratiche burocratiche, si entra a Gibilterra… che è colonia inglese ancora ad oggi contesa da Spagna e Regno Unito… un referendum nel 1967 ha confermato la volontà degli abitanti di appartenere al governo inglese; ma chi si aspetta di trovare una City si sbaglia di grosso. Qui parlano per la maggior parte spagnolo, anche se l’inglese viene insegnato a scuola e per tutti è una seconda lingua, nonchè di fatto quella ufficiale.

La popolazione racchiusa in questo fazzoletto di terra di 6 mq in tutto, proviene da tutte le parti del mondo, è colorata, rumorosa, caotica, atmosfera che contagia ben presto i turisti coinvolti in questa sorta di ombelico del mondo. Fa parte dell’Unione Europea, anche se è fuori dall’unione doganale.

Il territorio è così piccolo, una striscia di 5 km per 1km, che per entrare bisogna attraversare, sia a piedi che in auto, la pista dall’aeroporto, che nel caso di decolli o atterraggi, viene interrotta temporaneamente! Nel 2003 sono stati censiti 28.600 abitanti, concentrati in 4767 per Kmq!

Ma cosa fare a Gibilterra?
Qualche foto alla ricerca di immagini londinesi… dalle classiche cabine rosse del telefono (ce ne sono 3 in tutto, gli altri telefoni pubblici sono normali!), ai box per le cartoline o forse i tipici cappellini delle forze di polizia!

Per il resto è una sorta di grande duty-free: la main street è una via alberata piena di negozi e negozietti di souvenir, ma soprattutto di sigarette e tabacchi, alcol di ogni specie e decine di gioiellerie, cui si aggiungono immancabili profumi e qua e là anche porcellane e cristalli inglesi. Si dice che ci siano più società registrate che abitanti… l’impressione conferma quanto sostenuto dal governo spagnolo, ovvero che banche e società siano usate per l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro, oltre ad essere di aiuto al contrabbando di tabacco. Le acque di Gibilterra sono anche usate dalle navi per trasferire il petrolio sulle petroliere.

Non mancano banche, grandi magazzini, boutiques di grandi firme, a partire dal celebre Marks & Spencer, che ha i reparti sia non alimentari con abiti alla moda sia generi alimentari tra cui consigliamo il tè, le marmellate di arancia al whisky scozzese, i biscottini al burro, le salse… un nostalgico e goloso souvenir davvero british!

I negozi chiudono alle 19,30 e restano chiusi domenica e festivi. Un paradiso dello shopping insomma, ma non crediate che sia economico! A parte il discorso tabacchi, il resto ha prezzi medio-alti. Prezzi inglesi insomma.

Per pagare usate le carte di credito, eviterete sovrattasse e commissioni: la moneta ufficiale è infatti la sterlina di Gibilterra, del medesimo valore della sterlina inglese. Non conviene cambiare contanti, piuttosto prelevate con bancomat internazionale. Se comunque vorrete cambiare denaro in loco, prestate attenzione: non esiste un cambio unico in tutta Gibilterra; i diversi cambi offerti spesso sono molto sbilanciati, verificate diverse possibilità prima del cambio!

Nei negozi di souvenir vedrete centinaia di scimmiette peluches, disegnate su bandiere e cartoline: Gibilterra è infatti la casa dell’unica scimmia semi-selvaggia d’Europa.

Ma non fermatevi qui. Riprendete il vostro mezzo o l’apposito autobus che porta all’Europa Point. In realtà il luogo è del tutto abbandonato: un vecchio ristorante dismesso e diroccato, un unico negozio decadente chiuso da chissà quanto, che reca la scritta “Ultimo negozio in Europa” in quanto oltre questo punto, inizia il mare. Ma ne val la pena, sarete infatti nel punto più a sud del continente europeo, il panorama sullo stretto è davvero bello. Un faro, automatizzato dal 1994, getta la sua luce fino a 27 km intorno. L’unica presenza nella punta di Gibilterra è una moschea, quotidianamente operativa con le preghiere islamiche diffuse dagli altoparlanti.

Un’ultima informazione: se vi recate in hotel da queste parti, portate con voi un adattatore per le prese elettriche, è ncessaria la presa a tre spine piatte, come quella inglese.