Tomba della famiglia Aleotti
Tomba della famiglia Montanari
Tomba della famiglia Berselli
Tomba della famiglia Pezzoli-Paglia

Quella passata, è stata una domenica un po’ diversa, il comune ha organizzato una visita guidata a quello che è il cimitero monumentale di Bologna che con l’occasione abbiamo scoperto essere molto bello e ricco di arte, oltre che attraverso i nomi celebri che qui giacciono (Giosuè Carducci, Guido Reni, Morandi, Bonvi), si ricostruisce la storia della città. Non immaginate di entrare in un posto triste come nei cimiteri moderni, qui si respira un‘aria di serenità melanconica e ogni cippo o lapide parla attraverso le sculture o i dipinti delle persone e della loro storia.

Nel 1801, quando venne istituito il cimitero comunale della Certosa, la città era ancora contenuta all’interno delle mura trecentesche, e l’antico monastero dei certosini sorgeva in un punto di sicurezza idrografica, protetto dalle piene del Reno, ma dal punto di vista militare era molto esposto in quanto era in corrispondenza di un vero e proprio valico di frontiera.
Durante gli scavi della Certosa nel1869, si trovarono tracce di epoca etrusca, più precisamente della strada che conduceva alla necropoli.
Il monastero sorgeva proprio sulla necropoli etrusca, e le tombe antiche erano sparse in un territorio molto vasto lungo l’antica via che da Felsina portava a guado del Reno.

Il primo nucleo monastico risale al 1367 e rispondeva alle regole severe ed austere dell’ordine monastico, chiesa ed edifici vicini disadorni, coperture sorrette da strutture in legno e 12 (come il numero degli apostoli) le celle. Le numerose donazioni dei benefattori portarono intorno al 1530 il monastero a raggiungere notevole splendore tanto che all’inizio del XVIII secolo era divenuto uno dei più insigni monasteri dell’Ordine cartesiano, attirava molti visitatori da tutta Europa per la santità e i capolavori della sua quadreria.

La chiesa della Certosa è detta di S. Girolamo e risale al 1330 circa, la sua particolarità sta nel fatto che vi si accede dal cortile entrando dal transetto e l’altare è posto in fondo alla navata. Voglio parlarvi solo di alcune tombe e mostrarvele per darvi un idea della bellezza silenziosa di questo posto.
Il cippo Aleotti è rappresentato da una delle più belle sculture, rappresenta un bambino ignudo a gambe incrociate, nella mano destra delle melagrane e il braccio sinistro è alzato come a proteggersi. Il questa sepoltura c’è proprio lo scultore Paolo Aleotti (1841-1881) che “qui riposa vegliato dal caro putto opera sua” come scritto nell’epigrafe. A giudicare dall’espressione contrariata, il putto sembra non vedere innanzi a se né speranza né fiducia, ma lo sguardo di delusione e rimprovero sono di chi essendosi fidato, si ritrova solo e abbandonato. (Foto 1)

La tomba Montanari scolpita da Diego Sarti rappresenta una dolente e pensierosa fanciulla appoggiata accanto ad un suntuoso mazzo di fiori. Le profonde pieghe delle vesti e l’atteggiamento morbido del corpo richiamano ai caratteri liberty dello scultore bolognese.( Foto 2)

Nella tomba Berselli dello scultore Veronesi (1859-1936), uno degli artisti che contribuì alla decorazione della scala della Montagnola e che conta all’interno della Certosa oltre 50 opere scultoree, è rappresentata la scena del compianto attraverso una figura in abito monacale con le mani giunta poggiate sul sarcofago,la cui espressione del volto rivela dolore e rassegnazione (Foto 3). Purtroppo di questa Certosa molti ladri di arte e antichità negli anni hanno fatto scempio di opere pregevolissime ed è per questo che da alcuni anni è in atto un progetto conservativo atto a valorizzare le opere contenute e alla protezione delle stesse.

Un esempio triste di questi furti è la Tomba Minghetti scolpita da Alessandro Massarenti (1846-19239. Angelo Minghetti era il fondatore della manifattura ceramica bolognese e i figli alla sua morte gli dedicarono una tomba in ceramica bicromia in bianco e cobalto, ove poggiante su basamento, all’interno di un edicola sovrastata da una lunetta vi è il busto del Minghetti attorniato da putti, l’insieme ricorda i tondi di Luca della Robbia. Purtroppo i putti sono stati rubati e solo dopo è stata posta dagli eredi una grata protettiva ad evitare che fossero compiuti altri furti.
Nel chiostro della Cappella ci sono inoltre molte tombe che sono costituite da archi decorati con affreschi prospettici opera di quadraturisti tra i quali Antonio Basoli, Giuseppe Fancelli e Pelagio Palagi.

La tomba dipinta esiste come esempio solo a Bologna ed è probabilmente dovuta alla tradizione del quadraturismo bolognese ma anche al fatto che aveva costi più contenuti di un apparato scultoreo. In questo tipo di tombe vi è una narrazione ricca della vita del defunto che avviene attraverso simboli ed emblemi che ricordano l’attività svolta dall’estinto e le caratteristiche del suo carattere come la lanterna simbolo dell’intelligenza, la civetta simbolo dalla sapienza.
Non voglio annoiarvi con una lezione di educazione artistica, ma non sottovalutate in una vostra visita alla bellissima città di Bologna una passeggiata in questa dimensione particolare.