Grande quasi dieci volte l’Italia, lunga ben 3.500 km e larga fino ad un massimo di 1.400, l’Argentina si presenta ovunque come un paese di vasti orizzonti e di ampi respiri (non a caso ottava al mondo per estensione) e anche la nazione naturalisticamente più ricca e più varia dell’America meridionale.

Spazia infatti dalle montagne dei mille colori e dal cielo cobalto nel nord-ovest andino, dominato dalla possente mole dell’Aconcagua, massima vetta americana, alle imponenti cascate dell’Iguazu nel mare verde della vegetazione tropicale, dalle immense pianure dove pascolano milioni di bovini sorvegliati da taciturni gauchos a cavallo, i moderni cow-boys del sud, alla regione alpina dei grandi laghi, ai ghiacciai perenni della Patagonia, schiacciati tra le Ande e l’Atlantico, dominati dalle cime aguzze del Fitz Roy e del Cerro Torre, sogno proibito di ogni scalatore, ai giganti marini della penisola Valdès, fino alle foreste incendiate di rosso dalla luce metallica della fine del mondo nella Terra del Fuoco, estremo baluardo meridionale del continente e delle terre emerse, dove si incontrano le acque di due oceani, Atlantico e Pacifico.

In un simile contesto geografico di rilevanti proporzioni, anche il clima varia considerevolmente: dal tropicale al nord al temperato al centro, fino al subantartico al sud, ovviamente anche in funzione dell’altitudine.

Dalla scenografica Penisola Valdés, dove l’Argentina si restringe sensibilmente in larghezza, inizia la spettacolare, romantica e mitica Patagonia (oltre un quarto del territorio argentino e grande tre volte l’Italia, ma con una delle più basse densità al mondo), terra ancora oggi di avventura e dal sapore pionieristico, quella esaltata nei racconti di Chatwin, dove le manifestazioni della natura assumono aspetti e dimensioni entusiasmanti, e dove il numero degli animali – sia selvatici che allevati – supera di gran lunga quello degli uomini.

La penisola Valdés, una steppa desertica battuta da venti gelidi unita alla terra ferma da una sottile striscia di terra e con al centro una grande salina, costituisce una delle più importanti riserve faunistiche del paese, dove si possono osservare nel loro ambiente naturale balene australi, elefanti e leoni marini, pinguini e foche, ma anche otarie e delfini, uccelli marini come gabbiani, cormorani, fenicotteri, otarde e cigni dal collo nero.

Le balene australi, lunghe 17 m e del peso di 50 t, giungono in primavera per accoppiarsi e partorire nelle acque basse; i piccoli, si fa per dire perché alla nascita misurano 6 m e pesano 2 t, restano assieme alla madre per un anno. Comunicano tra loro in acqua con suoni a bassa frequenza e in superficie con colpi della coda. Si avvistano facilmente da Puerto Piramides, anche con escursioni in barca, mentre giocano vicino alla riva tuffandosi e riemergendo dall’acqua con enormi spruzzi; ci sono anche diverse orche a caccia di otarie disattente e di giovani elefanti marini: nuotano fin sotto riva, pronte a balzare sulla preda con salti improvvisi.

A Punta Tombo vive una colonia permanente di 5 milioni di pinguini patagonici, gli uccelli in smoking, dove si riproducono dopo sei mesi di vita marina. Bello da osservare il corteggiamento tra maschi e femmine, quando uniscono i becchi e danzano. Sono rigidamente monogami, fanno il nido, covano e allevano i piccoli assieme, tornando ogni anno sempre allo stesso nido.

Punta Norte ospita invece la maggior colonia di elefanti marini, così chiamati per la protuberanza nasale del maschio, una specie di proboscide che viene ostentata nei periodi degli amori; ogni maschio, del peso di 450 kg, possiede un harem fino a 40 femmine, che difende ferocemente dalle intrusioni di altri maschi nonostante a terra si muova con notevole difficoltà.

La penisola venne colonizzata a partire dal 1865 da immigrati protestanti del Galles; oggi una sola fattoria conta più di 60 mila pecore.

Altra grande e imprescindibile attrattiva della Patagonia è costituita dal Parco nazionale de Los Glaciares, patrimonio Unesco dell’Umanità, un insieme di 13 diversi ghiacciai che scendono dalla cordigliera andina con un fronte di 350 km su due enormi laghi sottostanti, con un contorno di boschi subantartici e steppe con fauna peculiare (puma, guanachi, cervi, volpi, lepri patagoniche, condor e aquile).

Il ghiacciaio Upsala, lungo 50 km e con un fronte di 10, è il maggiore, ma il più famoso e spettacolare risulta il Perito Moreno, uno dei quattro ghiacciai al mondo a non essere in ritiro ma in espansione (1 metro all’anno): dal suo fronte di 5 km si staccano in continuazione enormi blocchi che cadono e navigano come iceberg nel sottostante lago Argentino, con enorme frastuono e uno spettacolo di notevole suggestione. Il tutto sotto lo sguardo vigile dei due giganti andini patagonici, il Fitz Roy (3.440 m) e il Cerro Torre (3.128 m).

La Terra del Fuoco infine, così chiamata da Magellano per i fuochi degli indigeni che vedeva perennemente accesi, costituisce l’estremo lembo meridionale del continente americano, un insieme di isole e isolette, canali, lagune a fiordi a sud dello stretto di Magellano formatosi soltanto diecimila anni fa, dopo l’ultima glaciazione, perché prima era attaccata alla terraferma.
Il clima subartico consente la vita ad una ricca vegetazione, come si può osservare nell’omonimo parco nazionale, l’area protetta più meridionale in assoluto; le coste ospitano consistenti colonie di foche, leoni marini e enormi granchi, al largo grossi cetacei.
Il piccolo capoluogo Ushuaia rappresenta la città più meridionale del mondo.