Un nuovo viaggio. Questa volta fra la gente di Sicilia, nei mercati ittici, un’aula di didattica “a cielo aperto”, dove è più facile comprendere quella “sicilianità” che rimane estremamente difficile da interpretare per chi arriva “da fuori”.
I mercati rionali, quelli unici e mai uguali, dove esistono atmosfere magiche e irripetibili che affascinano il curioso, il passionale, l’istintivo che ricerca nelle sfumature, nelle cromìe dei colori e nel vocìo della gente, l’anima di un luogo.
Mercato che Andrea Zanfi, curatore dell’opera, definisce “la sua scuola ideale”, dove imparare a conoscere e a capire chi vi orbita intorno, dove si insegna quella quotidianità del cibo che affonda le sue origini nella tradizione popolare.
Mercato come punto di riferimento, dove darsi appuntamento, dove incontrarsi e rincontrarsi ancora, rammentando le vicissitudini della vita o le cause che ci hanno tenuto lontano da un luogo così familiare.
Un luogo dove all’inizio tutto appare confuso, un girovagare senza senso di mille e più persone che si aggirano curiose, distratte, parlando e accavallando parole ad altre parole, ognuna delle quali contribuisce ad innalzare il tono di quel vociare che, infine, diventa frastuono e stordisce.
Gesti e rituali di una biblica Babele, che danno l’input ad un susseguirsi di immagini sempre diverse e sempre più somiglianti ai fotogrammi di un film felliniano che sa raccontare, come nessun’altra cosa, quegli spaccati di vita unici che sono lì, pronti solo per essere interpretati.

Ed ecco che attraverso le splendide immagini di Giò Martorana, colui “che ha occhi per vedere” viene preso per mano e condotto alla scoperta dei “riattieri” che aprono i loro banchi e “apparecchiano le strade di quella loro piccola città nella città, come se di lì a poco si svolgesse una festa, la loro festa, quella rituale e quotidiana del mercato”.
Immagini che fermano momenti di vita di “attori e comparse che compongono quel cast cinematografico che si muove lentamente, andando a prendere posizione secondo una scenografia consolidata e sperimentata. Ognuno sa benissimo quale è il suo ruolo e quale sarà la parte che, di lì a poco, dovrà interpretare, ripetendola coscienziosamente, in silenzio, fra sé e sé”.
Zanfi assicura che è così a Ballarò, alla Vucciria, al Capo, al Borgo Vecchio di Palermo, all’A’piscaria di Catania, alla Loggia di Trapani, a Porta Garibaldi a Marsala, così come negli altri piccoli e grandi mercati o nei borghi di tutta la Sicilia, ognuno dei quali è una riproduzione perfetta dell’anima dell’isola. Ecco che fra pesci, carni e verdure compaiono frittole, cazzilli, pani ca’meusa, stigghiole, sfinciuni e panelle, leccornie che sono solo alcuni dei cibi di strada che contraddistinguono gli angoli di questi mercati.

Sfogliando il volume sembra quasi di assistere ad un ciak cinematografico con le pagine che si movimentano come in una saga alla quale tutti vogliono partecipare e così, quasi d’improvviso, il mercato si anima.
Zanfi racconta in modo passionale che tutta la Sicilia, al mattino, sembra darsi appuntamento al mercato; quella variegata folla è rappresentata in modo unico dalle fotografie di Martorana che focalizzano ora lo zoom sui volti dei commercianti, delle donne e degli uomini, ora sugli sguardi degli anziani “che più di tutti sanno scegliere il meglio con l’attenzione di chi, pur dovendo far di conto, non si accontenta della mediocrità…”.

Un libro originale e unico che fino ad oggi non esisteva e che con intelligenza si arricchisce dei testi di esperti come il professor Franco Andaloro, che narra la storia della pesca e fa rivivere al lettore i momenti epici di quest’arte che dall’antico Egitto, passando attraverso i greci e poi i romani, è riuscita a rimanere immutata fino a pochi decenni fa, fino a quando è intervenuto un disarticolato sfruttamento delle risorse ittiche del Mediterraneo. Mare di cui si è occupato il professor Gaetano Basile, raccontandolo attraverso leggende e frammenti di una mitologia che, prendendo spunto dai poemi ellenici, si riconduce alla memoria orale del popolo siciliano. Vi sono poi altri testi che arricchiscono la pubblicazione e intervallano le oltre 150 fotografie (a pagina singola e a pagina doppia) presenti nel volume: quello di Cinzia Taibbi, tratto da un’intervista al professor Raimondo Sarà su “tonni e tonnare” e quelli di Eliodoro Catalano che racconta di una Sicilia appartenuta al passato prossimo dei pescatori di alghe, della “Genìa dei Mariano”, o a quella del primo mercato ittico, del “Truccatore” o dello sgusciatore di gamberi.
Un libro unico nel suo genere che ancora una volta esalta la creatività di chi sa andare oltre le apparenze.

 Titolo Vivo è. I mercati del pesce in Sicilia. Ediz. italiana e inglese
Curatore Zanfi A.
Anno 2006, 368 p., ill., rilegato
Editore Cambi