Nel 1978 un gruppo di amici del lago di Como fondarono un’associazione: “La raccolta della Barca Lariana” con lo scopo di salvare le antiche e nobili tradizioni nautiche del loro lago. Il successo della ricerca si è rilevato superiore alle aspettative, soprattutto per il merito della partecipazione entusiastica della popolazione del lago che ha risposto a quest’iniziativa con ardore, donando con molta generosità barche ed oggetti attinenti, ma soprattutto tramandando notizie e tradizioni che raggruppate formano una delle più importanti pagine della cultura del lago di Como. La realizzazione di questo museo lariano ha visto una larghissima partecipazione di barcaioli e pescatori e fondamentale è risultato l’apporto dei diversi cantieri; anche se il loro mondo è tramontato, queste persone si sono così rese conto di aver fatto qualche cosa d’importante, meritorio della conservazione nel museo. Il museo, inaugurato nel 1982, è allestito nei locali di una vecchia filanda, stabile gia di per se stesso interessante perché rappresenta una tipica struttura di opificio dell’800. Il Museo consta di quattordici sale, nelle quali si possono ammirare oltre 160 barche che sono state costruite sul lago di Como o hanno avuto una particolare importanza per le vicende e le tradizioni nautiche lariane. Si spazia dalle barche da pesca a quelle da trasporto delle merci, dalla vela alla motonautica, dal canottaggio al diporto vero e proprio. Tra gli esempi più caratteristici vi è una gondola veneziana del secolo scorso costruita sul Lago di Como, una Cisco, tipica imbarcazione a vela inglese sempre dello stesso secolo e le barche dalla prua slanciata impiegate dai contrabbandieri. Non mancano inoltre gondole lariane, comballi, quatrass e Balilla (battello per la navigazione azionati ad elica). Non solo le imbarcazioni meritano di essere esposte: reti, vele, motori, accessori, attrezzi e riproduzioni di vecchie fotografie arricchiscono e completano la raccolta. Certamente un aspetto estremamente sorprendente è rappresentato dalla raccolta di gondole di tradizione veneziana esposte nella sala superiore; inoltre è molto interessante l’esposizione di alcune bandiere usate per segnalare la presenza dei proprietari nelle belle ville sul Lario, unitamente alle imbarcazioni in uso tra le famiglie benestanti, che le frequentavano: la lancia di Villa Carlotta, uno skiff del Tamigi a tre rematori, una barca da giardino e la barca che la tradizione vuole sia stata usata da Silvio Pellico durante il periodo trascorso sul lago di Como. Le gondole furono richieste a Venezia nell’Ottocento dai principali proprietari delle ville locali per andare a spasso sul lago, così da potersi distinguere tra la moltitudine di scafi presenti. Data la richiesta, un maestro d’ascia veneziano pensò bene di venirle a costruire sul posto e così Ferdinando Taroni nel 1790 aprì uno “squero” (cantiere, un termine veneziano) a Ponte, frazione di Carate, dando anche il via ad una campagna pubblicitaria con dei manifesti in cui si offriva la costruzione di barche per laghi, fiumi e laghetti nei giardini, garantendo la tecnica costruttiva maturata da anni di lavoro nell’Arsenale di Venezia sotto la direzione del celebre Angelo Albanese; di fatto divenne il cantiere più noto del Lario.