E’ stato aperto al pubblico nel mese di giugno 2000 il Museo laboratorio di Mezzana Mortigliengo che, raccogliendo gli oggetti di cultura materiale del paese e delle zone limitrofe, documenta la fase di transizione dall’economia rurale a quella industriale: le tradizionali lavorazioni delle noci, delle castagne, delle mele, del latte e quelle della filatura e tessitura della canapa. Il Museo (che si trova in frazione Mino) rappresenta la prima tappa dell’itinerario che conduce alla “Fabbrica della ruota”, ripercorrendo lo sviluppo e l’evoluzione dell’industria biellese. La visita al Museo Laboratorio inizia dal piano terreno, dove viene presentata la prima attivita’ riproposta: L’olio di noci La produzione di olio di noci è stata una delle poche attività a consentire una qualche forma di commercio nel Mortigliengo. Dalla relazione dell’Intendente Blanciotti del 1756 si rileva che la produzione di olio di noci ammontava a 80 rubbi (unita’ di misura pari a poco piu’ di 9 kg) a Mezzana, 20 rubbi a Crosa e 100 rubbi a Casapinta, mentre l’olio necessario alle comunita’ era di 50 rubbi a Mezzana, 60 rubbi a Strona, 16 rubbi a Crosa, 36 rubbi a Casapinta e 30 rubbi a Soprana. L’olio di noci rappresentava un prodotto importante per la gente del Mortigliengo. Nato per essere utilizzato per l’illuminazione, è stato poi utilizzato come medicinale e come condimento. Le notizie che si hanno di questo impianto vengono da testimonianze verbali e da un documento che riferisce della vendita del “torchio da olio con relativo frantoio o pista detenuto in frazione Cereie” da Ernesto Ravetto ad Agostino Minero Re il 17 settembre 1917. L’attività del torchio continuò fino a dopo la fine della seconda guerra mondiale, negli anni 1947-1948. L’impianto per la produzione dell’olio di noci è formato dalla macina, dalla “cassarola” (pentola in ghisa) e dal torchio. Per produrre l’olio bisogna prima di tutto ripulire i “nuset” (noci) dal guscio: restano “guret” (gherigli) che devono essere passati nella macina. Quindi così sminuzzati devono essere posti nella “cassarola”, la pentola in ghisa dove i gherigli vengono riscaldati il più possibile, senza pero’ esagerare per evitare di alterare la qualità del prodotto. Una volta scaldati, i gherigli vengono posti nel torchio, dove vengono pigiati. Il procedimento viene ripetuto almeno due volte: dalla pigiatura di 6 kg di noci all’origine, si ricava un chilogrammo di olio. Per la lavorazione venivano utilizzati alcuni attrezzi, quali la pista e il “martel ‘d busc” (martello di legno) per rompere il “nusuc”, che si ottiene dopo la prima spremitura delle noci. Al piano terreno, oltre all’impianto per la produzione dell’olio di noci, troviamo due ambienti: la cantina e la stalla. Al primo piano incontriamo due locali diversi tra loro ma molto importanti: la falegnameria e la cucina. Al secondo piano incontriamo la seconda produzione documentata: la lavorazione della canapa. La visita comincia dalla camera da letto, a cui seguono le stanze per la filatura e la tessitura della canapa.