L’antica farmacia di Roccavaldina è nota in tutto il mondo per il suo ricco e straordinario corredo di vasi farmaceutici. Si tratta di una collezione comprendente ben 238 pezzi di varia forma e dimensione disposti su caratteristiche scansie di legno, nell’insieme di grande effetto scenico. L’istituzione della farmacia risale al 1628, anno in cui il sacerdote roccese don Gregorio Bottaro donò il prezioso corredo di vasi alla confraternita del Santissimo Sacramento il cui simbolo, un quadro con ostensorio, è ancora oggi visibile all’interno della farmacia. Il Bottaro aveva acquistato la collezione dal mercante Francesco Benenato che, a sua volta, l’aveva ereditata dai discendenti di Cesare Candia, un aromataio messine se per il quale originariamente l’intero corredo era stato prodotto. La realizzazione dei vasi, secondo quanto si legge ancora su alcuni di essi, è da attribuire ad Antonio Patanazzi, insigne maestro ceramista che operò nella bottega di famiglia, una delle più importanti di Urbino, intorno al 1580. Nel XVI secolo, le farmacie si avvalevano largamente della ceramica per forgiare speciali vasi destinati a contenere sciroppi, unguenti, oli, grassi e acque medicamentose. Molti di questi corredi però, nel tempo, sono andati distrutti, smembrati o dispersi e quindi, non più riuniti, hanno perso una delle loro caratteristiche tipiche rappresentata dall’effetto d’insieme. Il corredo di Roccavaldina invece conserva intatta questa peculiarità tanto da farne ormai un esempio forse unico nel suo genere. Da qui, il grande interesse rivestito dalla farmacia per lo studio e la comprensione della storia della ceramica. In Italia, certamente è l’unico corredo di vasi farmaceutici che possa essere accostato alla più nota farmacia della Santa Casa di Loreto realizzata per il palazzo Ducale di Urbino dove è tuttora custodita. I due corredi si integrano perfettamente poiché usciti ambedue da officine urbinate: il primo da quella dei Fontana, il secondo dal laboratorio dei Patanazzi.