I reperti sono esposti nelle sale ricavate all’interno del Forno di San Ferdinando. L'”edifizio” industriale – il primo (1496) di quella che sarebbe diventata una “città fabbrica” – venne ricostruito nel primo semestre del 1818 dai manifattori della Regia mista del ferro con le pietre scalpellinate nel Pistoiese, con i mattoni cotti nella “fornace di Valli”. Attivato nella campagna 1818 – 1819, il Forno di San Ferdinando fuse la vena elbana sin verso la fine degli anni Ottanta del secolo scorso. Per quanto concerne le collezioni, parte dei calchi fu realizzata dagli intagliatori della Regia mista del ferro nel 1833 per la fusione dei vari elementi del Fontanile, che doveva abbellire una piazza del capoluogo provinciale (e che oggi si trova a Arcidosso), e nel 1836 – 1838 per produrre i vari “pezzi” del pronao della Chiesa di San Leopoldo, progettata dall’arch. Carlo Reishammer su incarico del Governo granducale. Altri si riferiscono invece al più tardo Portale artistico delle fonderie e ad alcuni edifici e balaustre dislocati in diverse località toscane (Porta San Marco a Livorno, la recinzione marittima dell’Ardenza, una villa di Poggio a Caiano, Santa Maria del Fiore a Firenze, ed altri). Molte delle fusioni ottenute dai modelli lignei, di battenti, roste e scansaruote si possono ancora ammirare nelle cittadine circostanti. A Suvereto, a San Vicenzo e a Massa Marittima si conservano alcune roste in ghisa di particolare pregio. La produzione di questi oggetti artistici continuò fino a una settantina di anni fa, come attestano il Catalogo del 1913 e le testimonianze orali raccolte fra il 1975 e il 1990. Oltre ai modelli in legno e alle fusioni, sono da segnalare infine, fra le acquisizioni recenti del Museo, alcune raccolte di arnesi di lavoro, donate dagli ex fonditori locali. Il Museo svolge un’attività didattica indirizzata alle scuole locali e del comprensorio, organizza mostre significative e propone laboratori sull’arte della fusione. Il Museo dispone di una Mediateca che si va ampliando e che rappresenta il nucleo iniziale – insieme a molte carte, a numerosi disegni e a un ricco corredo fotografico – di un Centro di documentazione, che sarà aperto a studiosi, ricercatori e studenti. Il Museo possiede inoltre un piccolo numero di testimonianze orali registrate, che si riferiscono allo stabilimento.