L’Ecomuseo dell’Alabastro nasce da un progetto di museo diffuso nel territorio della Provincia di Pisa che coinvolge le principali realtà locali legate alla tradizione artigianale ed artistica dell’alabastro: Volterra, Castellina Marittima e Santa Luce. L’Ecomuseo si articola in due distinti itinerari territoriali che trovano riferimento in altrettanti musei tematici: l’itinerario dell’escavazione, documentato nel punto museale di Castellina Marittima, e l’itinerario della lavorazione e della commercializzazione, legato alla sede museale di Volterra. Ad arricchire gli itinerari contribuiscono anche l’Archivio d’Area di Santa Luce per l’itinerario dell’escavazione, il percorso all’interno di una galleria della cava del Massetto nella Valle del Marmolaio, l’Archivio d’Area presso l’Istituto Statale d’Arte di Volterra per l’itinerario della lavorazione e della commercializzazione dell’alabastro. Il museo dell’Alabastro di Volterra si snoda in un suggestivo allestimento all’interno della medievale Torre Minucci, adiacente alla Pinacoteca Comunale. Il percorso descrive, attraverso un’accurata selezione di testimonianze, la storia della lavorazione dell’alabastro dagli etruschi ai nostri giorni attraverso un originale viaggio tra gli aspetti tecnici e materiali (il reperimento della pietra e le tecniche di lavorazione), i caratteri stilistici (le forme decorative e i modelli di riferimento), i risvolti economici e sociali (il mercato dell’alabastro e la sua diffusione, la vita dell’alabastraio e l’attività di bottega). Gli oggetti più significativi sono due cinerari in alabastro di epoca etrusca, due capitelli che rappresentano gli unici esempi di lavorazione di alabastro nel medioevo, una raccolta di pregevoli sculture del Settecento e Ottocento, una selezione di medaglioni in alabastro opera di Albino Funaioli e alcune opere dell’artista volterrano Raffaello Consortini. L’Ecomuseo di Volterra è un interessante punto di partenza per un itinerario urbano alla ricerca di testimonianze passate e presenti di questa ancora attuale tradizione, come i reperti etruschi conservati nel Museo Guarnacci e le numerose botteghe artigianali attive in città.