La chirurgia preciana nasce nell’Abbazia di Sant’Eutizio di Preci, dove vigeva la regola benedettina che prevedeva che i monaci si prodigassero nella cura degli infermi (infirmiorum cura omnia adhibesta est). Per questo in tutti i monasteri esistevano, accanto alle biblioteche ricchissime di testi scientifici e trattati di medicina, particolari ripostigli dove venivano conservate piante medicinali. Nell’Abbazia di Sant’Eutizio questo aspetto venne curato in modo particolare, sorgendo Preci in una zona ricca di piante officinali e di sorgenti di acque curative di eccezionale efficacia. A testimonianza della pratica medica da parte dei monaci un documento del 1809 che attesta la morte di un monaco “medicus”. Dopo il Concilio Lateranense del 1215, che stabilì il divieto per i monaci di adoperarsi in pratiche chirurgiche, i religiosi di San’Eutizio proseguirono il loro impegno umanitario istruendo gli abitanti del luogo, che, già esperti nella mattanza dei suini, appresero l’arte chirurgica senza troppe difficoltà. Questi medici, definiti “empirici” non avendo frequentato l’Università, perfezionarono nel tempo le proprie tecniche operatorie e la loro fama, massima nel XVI secolo, varcò ben presto i confini della penisola. I chirurghi “preciani”, come erano detti, diedero origine a circa 30 vere e proprie dinastie di medici, tra le quali i Cattani, gli Scacchi, gli Amici, i Bacchettoni, i Carrocci e i Mensurati, la cui presenza era ambita dagli ospedali delle più importanti città italiane e richiestissima anche da diversi corti europee. Il Museo e Centro di Documentazione della Chirurgia Preciana (inaugurazione: ottobre 2008), presso l’ex Chiesa di S. Caterina, illustra documenti e strumenti relativi all’abile arte chirurgica preciana, che vantò una diffusione su scala europea con pazienti illustri come Luigi XI re di Francia, Elisabetta I Tudor, Eleonora II Gonzaga d’Asburgo e Amorat IV monarca di Costantinopoli.