L’usanza dei focarelli della Venuta è una delle più antiche tradizioni delle Marche, ancora presente soprattutto nelle campagne.  Lunedì 9 dicembre i parrocchiani di Moie si sono ritrovati dopo la Santa Messa delle ore 18:30 nel terreno limitrofo all’Abbazia di Santa Maria per continuare questa antica tradizione.

A Moie i fuochi della Venuta che brillavano, purtroppo per lo più nel passato per indicare il cammino degli angeli prendevano il nome solitamente di focarelli. La gente di Moie si preparava alla festa della venuta un mese prima  si iniziava  a raccogliere la legna necessaria. Inoltre ogni famiglia del circondario portava un “fagottino” di legna legate con il vimini. Negli anni 50’-60’ del 900 vi era una sorta di gara tra le varie zone cittadine per fare il focarello più grande e che potesse durare di più. Registravano un diverso afflusso di persone a seconda dei luoghi dove venivano accesi. A Moie era molto partecipato quello di piazza del Mercato, era di grosse dimensioni  e si era soliti raccogliere le legna molto prima.

Anche nel rione Pontacci si accendeva un focarello all’inizio di via fornace; poi un altro dietro l’Abbazia di santa Maria, in quest’ultimo erano i giovani delle Casette passavano di famiglia in famiglia a chiedere le legna. Nelle campagne invece l’impegno veniva preso in particolare da famiglie singole o riunite in gruppi che li accendevano nell’aia o in altri spazi adeguati. L’orario dell’accensione era all’incirca alle 18:30; di solito verso la fine del focarello alcuni signori più anziani iniziavano a sparare dei mortaretti come segno dell’esultanza popolare. Il cuore dei focarelli era costituito dal momento di preghiera. Si intonava le preghiere mariane: il rosario e le litanie. La signora Gentili ci ricorda come la nonna tra una preghiera ed un’altra davanti al focarello intonava questo verso popolare: “Madonna Lauretana, soccorri a chi ve chiama; Maria, ve chiamo io, soccorri il bisogno mio”.

La tradizione indica come data del sacello nazaretano nel territorio di Recanati, la notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294. Questa data fu fissata per iscritto la prima volta da Girolamo Angelita nel 1531 circa, il quale si basò probabilmente su una precisa tradizione orale del luogo. La storia narra di due cappuccini: Fra Tommaso da Ancona e di Padre Bonifazio d’Ascoli che resero solenne la ricorrenza della venuta agli inizi del 1600.

A cura di Daniele Guerro