Salisburgo è fatta di rocce e di pietra, di austerità e barocco, di musica e di letteratura, di chiese e palazzi color pastello. Bella lo è in tutte le stagioni, ma mai come in autunno, quando la luce che arriva di sbieco mette in risalto la profondità delle stratificazioni, il verderame delle cupole, il grigio delle rocce. Luoghi privilegiati per ammirarla da tutte le angolazioni, sono i monti che la circondano e nel contempo ne fanno parte.

Festungsberg, il “monte fortezza”, domina la città con i suoi 542 metri di altitudine, 120 metri più del centro storico. In cima si erge la fortezza Hohensalzburg, la più estesa fortificazione dell’Europa centrale rimasta integra nei secoli, una possente mole che impone alla città il suo profilo. Da lì il panorama è magnifico sui tetti del centro storico, e sul Kapuzinerberg di fronte. Proseguendo sui sentieri, si arriva al Mönchsberg. Il cubo di cemento del Museum der Moderne, inconfondibile, fa tutt’uno con la parete rocciosa sottostante, e forma una curiosa coppia con l’adiacente torre ottocentesca, che ospita progetti di artisti in residence.

Ma torniamo con lo sguardo verso il Kapuzinerberg:  con la cima alta 640 metri circondata da folti boschi, sulla riva destra del fiume Salzach, è la meta prediletta dei Salisburghesi per praticare sport e per fare passeggiate. Durante la salita ci si imbatte in cappelle e ville. Non solo, anche nella storia della letteratura. È qui, nel palazzo chiamato “Paschinger Schlössl” che dal 1919 al 1934, abitò lo scrittore Stefan Zweig, all’apice della sua fama, acclamato autore di biografie e novelle. Anni dopo, costretto all’esilio per l’avvento del nazismo, descrive il suo luogo di residenza in “Il Mondo di ieri” come “collina boscosa, quasi come se fosse un’ultima onda alpina”, “dove per arrivare si percorre una salita antica fatta di più di cento scale”, con “un panorama incantevole sulla città con i suoi tetti e le sue torri”. E’ qui che ricevette fra i suoi ospiti, fra gli altri Thomas Mann, Arthur Schnitzler, Franz Werfel e James Joyce. La villa non è visitabile, ma il Centro Stefan Zweig in centro città si dedica a ricerche sull’autore.

Di Zweig si sa che amava scendere nel centro, soprattutto per frequentare i caffé. I caffé, come il Tomaselli, ci sono ancora, e non c’é passeggiata in città che non sia accompagnata da musica in un caleidoscopio di note che spazia dai suoni folcloristici del sabato mattina ai toni jazz dei festival autunnali di world music.

Il vantaggio di una piccola città è anche l’avere a portata di mano musei, gallerie, caffè e negozi. La loro densità a Salisburgo è impressionante. Ci si lascia guidare dall’istinto, a spasso tra i vicoli e i passaggi interni nelle corti delle case, dovrebbe concedersi il tempo di visitare qualcuna delle circa 50 gallerie d’arte o qualche bottega d’artigianato tradizionale.