di Flora D.

Fin da bambina il desiderio di viaggiare e conoscere luoghi mai visti ha sempre avuto un’importanza rilevante e quasi per gioco avevo creato una sorta di scaletta dei “sogni nel cassetto”.
Oggi che sono abbastanza grande mi rendo conto che il destino mi sta aiutando a spuntare quella lunga lista proprio nello stesso ordine di un tempo.
Così dopo aver apprezzato un angolo dei Caraibi, quest’anno la mia meta non poteva che essere la Grecia, la terra del mito, dei e poeti, culla di una tra le più antiche civiltà europee. Ma quale di tutte le sue isole? Grazie ad alcuni amici, io ed il mio ragazzo abbiamo optato per Mykonos, la perla fashion delle isole Cicladi.
Mykonos è un modello in miniatura di tutte le isole greche: terreno aspro che spunta dal mare, casette bianche in contrasto con le cupole blu delle chiese bizantine, il sole mediterraneo che riscalda le spiagge dorate e gli uliveti.
Si distingue dalle altre isole per la mondanità e la trasgressività del suo turismo. Sotto questo suo essere “alla moda” però si nasconde un luogo affascinante, dove l’eccentricità si mescola piacevolmente alla tradizione cicladica della città e della sua gente, che nonostante il grande afflusso turistico non ha ancora perso la propria identità.

Come arrivare

Per arrivare su questa splendida isola ci sono varie possibilità:
– Voli charter: da fine maggio a metà settembre. Naturalmente se si vuole soggiornare in alta stagione conviene prenotare con un certo anticipo, altrimenti i costi salgono vertiginosamente.
– Voli di linea con le due compagnie aeree greche Olympic Airways e Aegean Airlines che prevedono lo scalo ad Atene.
L’aeroporto di Mykonos dista 3 km dal centro città e non è servito dagli autobus. E’ consigliabile quindi organizzare i trasferimenti per/dall’aeroporto direttamente con la struttura presso cui alloggerete. Solitamente questo servizio è compreso nel costo della sistemazione. Qualora non lo fosse, ci si può affidare ad un taxi.
– Traghetto: corse giornaliere dal Pireo della durata di 6 ore.
– Nave veloce: corse giornaliere dal Pireo della durata di 3 ore.

Come spostarsi

Il mezzo di trasporto più utilizzato sull’isola è sicuramente lo scooter, in quanto parcheggiare in città potrebbe diventare una vera e propria impresa, soprattutto in agosto. Visto lo stato non troppo affidabile delle strade, abbiamo deciso di girare l’isola con gli autobus, che sono molto efficienti e puntuali. In città ci sono due autostazioni: l’autostazione nord (250 m a sud del molo dei traghetti) prevede partenze per Ornos, Agios Stefanos, Tourlos, Ano Mera, Elia, Kalo Livadi e Kalafatis, mentre dall’autostazione sud (a sud della città in Plateia Remezzo) partono autobus per Agios Ioannis, Ornos, Platys Gialos, Paraga e Paradise Beach.
E’ inoltre possibile noleggiare un auto per l’esplorazione dell’isola: noi ci siamo affidati ad un’agenzia vicino casa (Apollon Rent a Car & Motorbike). In città troverete due stazioni di servizio per far rifornimento di benzina, una sulla strada che porta a Platys Gialos ed un’altra verso Ano Mera.
Per raggiungere le spiagge più a sud dell’isola (Super Paradise, Agrari ed Elia) ci sono anche i caicchi (da giugno a settembre), che salpano ogni ora da Platys Gialos.
Infine è possibile spostarsi con i taxi, il cui numero però è limitato rispetto alla richiesta dei turisti.

Dove alloggiare

Facendo una breve ricerca su Google troverete numerosi siti web riguardanti Mykonos con vantaggiose offerte. Ho trovato molto efficienti i siti di Mykonos Accommodation Center e www.mykonos-greece.biz, attraverso il quale sono entrata in contatto e-mail con Irina, una ragazza greca molto gentile e simpatica. Oltre alle sistemazioni pubblicizzate sul suo sito che si trovano a Platys Gialos, Irina affitta anche degli studio molto comodi e carini nel centro città (Aghios Efthymios) ad un prezzo davvero conveniente. La loro posizione è strategica, in quanto si trovano a pochi passi dai famosi mulini a vento, dal centro città e dall’autostazione sud degli autobus.
Nel caso decidiate di visitare l’isola in giugno, inizio luglio e settembre vi consiglio di prenotare solo il volo o traghetto. Al porto e all’uscita dell’aeroporto ci saranno decine di persone che cercheranno di affittarvi i loro studio e magari riuscirete anche a spuntare dei prezzi migliori. Inoltre, sia al porto che all’aeroporto, troverete degli uffici che possono aiutarvi a trovare alloggio al momento: Hoteliers Association of Mykonos, Association of Rooms, Studios & Apartments. I meno fortunati potranno rivolgersi al Mykonos Accomodation Center (Enoplon Dinameon 10) nel centro cittadino o al Windmills Travel (Fabrica Square) nei pressi dell’autostazione sud.

Itinerario

1° giorno – 29 giugno 2005

Il nostro viaggio inizia il 29 giugno 2005 con un volo della Livingston in partenza da Malpensa prenotato con il CTS nel mese di aprile, sfruttando le prime offerte on-line.
Arriviamo a Mykonos a metà pomeriggio e ad aspettarci, oltre ad Irina, c’è il meltemi, pronto a “schiaffeggiarci” il viso ed a ricordarci che siamo atterrati sul suolo greco.
Essendo ormai le 16, decidiamo di dedicarci alla visita della città e lasciare i nostri costumi ancora in valigia. Così cominciamo a camminare tra le strette viuzze del centro, fatte di ciottoli dipinti di vernice bianca. Sembra quasi impossibile orientarsi tra queste casette dalle mura bianche e dai balconi blu e ci capiterà più volte di passare in uno stesso punto senza accorgercene. Comunque, grazie alla cartina della città fornita dalla nostra fidata Lonely Planet (Isole della Grecia), riusciamo a capire che sono tre le vie principali: Matogianni, Enoplon Dinameon e Mitropoleos, disposte a ferro di cavallo dietro il lungomare.
Questo labirinto ci prende sempre di più e cercando di scoprire l’isola al buio girovaghiamo senza meta. In men che non si dica veniamo inghiottiti dalla miriade di negozietti, gallerie d’arte, boutique alla moda, gioiellerie e piccolissime chiesette bizantine custodite dai più anziani dell’isola.
In mezzo a tanto splendore scorgiamo da un vicolo l’Egeo con il suo colore blu intenso. Le onde si infrangono con violenza sui balconi colorati di alcune casette costruite proprio accanto al mare e, non volendo perdere questo spettacolo, ci avviciniamo accorgendoci di essere nel cuore della Hora, Little Venice. La Piccola Venezia greca è caratterizzata da numerosi bar, da dove è possibile assistere ad un tramonto da sogno. Il tutto diventa “terribilmente” romantico se riuscirete a sedervi ai tavolini illuminati a lume di candela.
Per il nostro tramonto abbiamo scelto il Galleraki Bar, dove abbiamo potuto gustare un ottimo mojito.
Proprio sullo sfondo di questo magnifico paesaggio notiamo la famosa collina dei mulini a vento, simbolo dell’isola. Così non riesco a resistere e corro verso queste antiche costruzioni per qualche foto ricordo e per vivere quell’isola che non c’è… ma una coppia di giapponesi con la loro fotocamera superaccessoriata mi fa tornare alla realtà.

La nostra visita continua con la chiesa più famosa dell’isola: Panaria Paraportiani. Si tratta della fusione di cinque chiesette in stile classico bizantino in un unico edificio. Da qui ci incamminiamo verso il lungomare che ci accoglie con uno scenario da cartolina. Il porto è tanto bello da fotografare quanto da vivere, animatissimo di locali, botteghe e battelli che partono in continuazione per tutte le isole del Mediterraneo. Proprio accanto al mercato del pesce incontriamo la mascotte di Mykonos: Pedro, il pellicano più fotografato dell’isola.
La voglia di gustare la nostra prima cena greca ci fa optare per la taverna Antonini’s, ristorante dalla cucina tradizionale che si trova all’estremità di Taxi Square. Dalla sua terrazza all’aperto si può ammirare il via vai del lungomare. Optiamo quindi per qualcosa di classico: souvlaki, gemistes domates (pomodori ripieni), horiatiki salata (insalata greca) con la feta, formaggio nazionale della Grecia, e la moussaka (sformato greco di melanzane e carne).
La cucina greca si basa su alimenti freschi e genuini ed ancora adesso riusciamo a ricordare i sapori di alcune pietanze.

2° giorno – 30 giugno 2005

Il giorno dopo io e GF buttiamo giù una sorta di programma per tutta la settimana che prevede la scoperta vera e propria dell’isola. Le spiagge di Mykonos sono molte e a volte è difficile rimanere isolati. Siano selvagge come Panormos o attrezzatissime come Ornos, deserte come Agrari o chiassose come Paradise meritano tutte almeno uno sguardo per la bellezza del paesaggio composto di sabbia finissima e mare incredibilmente limpido.
Decidiamo quindi che la nostra prima spiaggia dovrà essere Paradise, simpaticamente definita the place to be sull’isola. Così di buon ora raggiungiamo in autobus questa lunga e splendida baia, attrezzatissima anche per chi ama fare sport acquatici. Fino alle 16 riusciamo a gustarci la tranquillità di un mare dall’acqua cristallina, che ci permette di fare conoscenza con qualche piccolo pesciolino. Dalle 17 però la movida ha inizio al Tropicana Beach e la gente comincia a ballare sui tavoli, mentre un dj ed un gruppo di cubisti/e animano il pomeriggio fino al tramonto.
Per quanto il clima festaiolo sia trascinante, vogliamo distaccarci dal caos e cominciamo l’arrampicata sopra Paradise. Tranne il tragitto che porta al Cavo Paradiso, la discoteca più rinomata dell’isola, il resto del percorso è un continuo saliscendi di muretti in pietra da oltrepassare. La nostra fatica però viene ricompensata da una splendida terrazza panoramica sull’Egeo, dal quale riusciamo ad ammirare una profonda gola tra le rocce che ci toglie letteralmente il fiato.

Sulla strada del ritorno è bello scoprire dal nostro autobus il paesaggio dell’entroterra e una volta arrivati in città vogliamo provare la spiaggetta dietro casa, così ci dirigiamo verso Megali Ammos. Questa spiaggia non viene nominata da nessuna guida e una volta arrivati capiamo il perché. Pur essendo vicino alla Hora e pur conservando un aspetto molto selvaggio ed un mare altrettanto limpido, Megali Ammos è molto sporca e mal curata. Non capiamo il perché, ma evidentemente gli abitanti dell’isola non amano attrezzare e soprattutto mantenere pulite le spiagge cittadine.
Il meltemi intanto continua a soffiare sull’isola e senza accorgercene torniamo a casa tutti “bruciacchiati”.

Decidendo di adattarci ai ritmi greci scendiamo in strada verso le 22 e scopriamo un posticino che difficilmente dimenticheremo: Takis (Agion Saranta), un minuscolo fast-food, in cui si possono gustare i migliori gyros-pita di tutta Mykonos. Ancora oggi ho la nostalgia di questa prelibatezza ed il ricordo dei proprietari che, tra un cliente e l’altro, si gustano il loro “beverone” di caffè greco.

La serata la concludiamo in giro per negozi in cerca di chissà quale souvenir e camminando per le vie della città non riusciamo a capire il perché di così tante gioiellerie: tentazione per americani e giapponesi?! Sono gli unici che abbiamo visto all’interno.

3° giorno – 1 luglio 2005

Il terzo giorno lo dedichiamo interamente a Platys Gialos, che dista 4 km dalla città sulla costa sud-occidentale. Questa spiaggia deliziosa, con annesso piccolo molo da cui partono i caicchi per le spiagge più a sud dell’isola, è attrezzata molto bene e, pur essendo piccola, è sempre affollata, soprattutto da famiglie e bambini. Addentrandoci nella spiaggia, cerchiamo invano il responsabile degli ombrelloni e ben presto ci accorgiamo che in Grecia chi prima arriva meglio alloggia. I posti sono a scelta libera e comodamente sdraiati basterà attendere l’arrivo “dell’esattore del noleggio”. Per tutta la settimana non abbiamo avuto nessuna difficoltà ad avere un posto in prima fila sull’Egeo. Il tempo scorre in fretta e non ci accorgiamo che l’ultimo caicco è già partito, così siamo costretti a rimandare la nostra visita a Super Paradise.

La serata la passiamo in giro per locali e tra tutti quelli presenti in città non si possono assolutamente perdere l’allegro Verandah Cafè ed i comodi cuscini del La Scarpa, a due passi dal mare (Little Venice). Per passare un’oretta in modo meno caotico, il Bolero (Malamatenias) offre musica jazz, funk e latino-americana. Il must dell’isola però è lo Scandinavian Bar (Ioanni Voinovich), dallo stile semplice ed i superbi cocktails. Per chi vuole una vera e propria discoteca, lo Space (Laka) è il posto giusto, mentre il Remezzo (Polikandrioti) propone musica piano-bar più soft. Fuori città, invece, trecento metri sopra la spiaggia di Paradise c’è la megadiscoteca Cavo Paradiso, che apre dopo le 2 del mattino.

Mykonos è ormai da molti anni considerata la meta abituale del turismo gay, quindi i bar gay in città sono molto numerosi. I più famosi sono Kastro nella Piccola Venezia e il Pierro’s (Agia Kyriaki), all’ inizio di via Matoyianni, che propone esibizioni di drag queen.

4° giorno – 2 luglio 2005

Il mattino successivo, decido di svegliare GF con una dolce sorpresa: a pochi passi da casa c’è la panetteria Vamvakouris dall’ambiente in stile medievale, che offre il tipico pane casereccio cosparso di semi di sesamo (psomi horiatiko), deliziose ciambelle ricoperte di sesamo (kuluri) e brioches calde al cioccolato. Il proprietario, dai lunghi baffi neri, occhi vispi e con indosso la tipica coppola greca, si è dimostrato molto comprensivo, visto che di prima mattina, volendo sperimentare le poche parole greche che avevo imparato, l’ho salutato con “Kalispera“!!

Così dopo un’eccellente colazione ci dirigiamo verso l’estremità occidentale dell’isola: Agios Ioannis (4 km dalla Hora). Famosa perché vi è stato girato il film Shirley Valentine, questa spiaggia è molto tranquilla, ma non per questo meno affascinante. Da quest’incantevole baia si ha la vista migliore di Dilos.
Proprio in questa zona si può notare l’incremento della costruzione di case e hotel che, tentando di soddisfare il turismo in continuo aumento, stanno deturpando mano a mano il paesaggio, nonostante si cerchi di mantenere intatto lo stile cicladico.

Prendendo al volo il nostro solito autobus ci dirigiamo verso Ornos (3,5 km dalla città), una delle baie più suggestive e rinomate dell’isola. Ornos Bay è una spiaggia di sabbia fine, con numerose taverne, bar alla moda con divani e letti a baldacchino sulla spiaggia e addirittura un piccolo centro commerciale. Anche da qui salpano i caicchi che portano alle spiagge a sud-est di Mykonos. Le partenze però sono meno frequenti rispetto a Platys Gialos.
Essendo molto attrezzata e frequentata per lo più da famiglie è molto affollata e rumorosa. Infatti è proprio qui che ci accorgiamo che questa è la spiaggia preferita dalla gente del posto. Notiamo però che i greci di questa splendida isola non danno il giusto valore al loro patrimonio naturale: nonostante cerchino di fornire ai turisti servizi di livello sempre più elevato, non badano alla cura ed alla pulizia delle loro spiagge. E Ornos non è l’unica al centro del nostro mirino!

In serata, dopo aver fatto capolino dal nostro amato Takis, ci dedichiamo ad un giretto serale per la Hora in una parte a noi ancora sconosciuta: la zona del Belvedere. I vialetti che portano sulla collina sono molto romantici e sembrano riportarci indietro col tempo. Questa è lo zona più esclusiva della città. Ci fermiamo ad osservare la città dall’alto e da un piccolo teatro cittadino all’aperto, vicino al quale dei ragazzi si divertono tra loro giocando a calcio. Anche solo vivere questo piccolo scorcio di vita quotidiana locale dà alla vacanza un sapore del tutto particolare.

5° giorno – 3 luglio 2005

Dall’inizio del nostro soggiorno avevamo già programmato di passare questa giornata sull’isola di Dilos (l’Antica Delo), ma il temporale notturno ed il tempo abbastanza incerto ci fa tentennare. Una volta arrivati in porto però vediamo che i traghetti partono normalmente e così ci affrettiamo a prendere i biglietti per il primo traghetto in partenza. Inizia così la nostra piccola avventura su questa imbarcazione ribattezzata “bagnarola”, guidata da un marinaio apparentemente burbero con lunghi baffoni e cappello tipico greco.
La traversata è abbastanza movimentata e più di una volta butto l’occhio verso il salvagente più vicino. Ad ogni onda e rispettiva oscillazione della bagnarola corrispondeva una doccia completa di noi poveri passeggeri. Le risate di GF provocate dal mio avvinghiarmi al sedile poi rendevano il tutto più “elettrizzante”.
Nonostante tutto, è stato bello osservare tra un’onda e l’altra la natura e le colonie di gabbiani sugli isolotti disabitati.

Dopo mezzora di navigazione, eccola… in tutto il suo splendore: Dilos! Questa minuscola isola è uno dei più importanti siti archeologici greci, dichiarato nel 1990 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Arrivare qui da Mykonos, isola della mondanità e trasgressione, è come un salto all’indietro di oltre cinquemila anni. Ai tempi d’oro era un ricco centro portuale e mercantile tra i più importanti del Mediterraneo. La leggenda racconta che quando Leto partorì Apollo, Zeus, che era il padre del piccolo, rese invisibile l’isola per proteggerla dai propositi di vendetta della moglie Era, la quale non riusciva proprio a digerire l’offesa. Nell’antichità, flussi di pellegrini venivano a Dilos da ogni parte del mondo per pregare nel grande tempio dedicato al dio e questo fece la fortuna della piccola isola.

Il porto è un piccolo approdo a sud del Porto Sacro, riparato su tre lati da venti e mareggiate dalla vicina e disabitata Renia e da due isolotti che ne proteggono l’ingresso. La nostra visita inizia dall’area alle spalle del porto, l’Agorà dei Competaliasti, luogo di scambi commerciali sul quale si affacciano i resti delle Stoà, imponenti colonnati che ne delimitavano i confini fino all’accesso alla via sacra. Qui l’imponente statua di Apollo accoglieva i pellegrini che approdavano da tutta la Grecia in occasione delle feste delie tenute in onore del dio del sole. Questa statua ci introduce alla zona dei templi consacrati al dio ed alla zona del Lago Sacro (prosciugato dopo una epidemia malarica nel 1926) dove, secondo la leggenda, Leto diede alla luce Apollo e Artemide. La zona del Santuario di Apollo ospita l’ampia piazza dell’Agorà degli Italiani e la celebre Terrazza dei Leoni, una delle attrazioni più fotografate del sito.
I cinque leoni superstiti degli antichi nove, scolpiti tra il VII e il VI secolo a.C nella vicina Naxos con marmo locale, sono in realtà copie, i cui originali vengono custoditi nel museo archeologico dell’isola. Ancora oggi però non si sa quanti erano i leoni nell’isola sacra. Fonti antiche parlano di 16 leoni ed altre ancora di 19. Tuttavia gli scavi eseguiti all’inizio di questo secolo hanno riportato alla luce solo i pezzi relativi ad altre quattro statue. Frammenti del decimo leone invece sono stati ritrovati vicino ad un muro, mentre l’undicesima statua portata via da Dilos nel 1716 dal veneziano Pisani, oggi si erge anche se con una testa canina davanti all’arsenale di Venezia accanto al leone del Pireo.

Oltre ad essere uno dei centri religiosi più importanti della Grecia, Dilos era il crocevia di fiorenti scambi commerciali tra l’Europa, l’Asia e l’Egitto. Pertanto i nuovi residenti costruirono templi in onore delle varie divinità venerate nelle loro patrie ed è per questo che oggi troviamo testimonianze di una società multi-etnica e multi-religiosa.
Risalendo le pendici del monte Kythnos passiamo per la Casa di Dionisio, che prende il nome dal suo mosaico raffigurante il dio del vino che cavalca una pantera. Ci si inoltra poi nel Quartiere del Teatro dove gli abitanti più facoltosi costruirono le loro dimore caratterizzate da peristili e magnifici mosaici ancora oggi visibili. Tra le dimore più lussuose, oltre alla Casa di Dionisio, vi erano la Casa di Cleopatra e la Casa del Tridente, mentre la Casa delle Maschere era probabilmente una locanda per attori.

Il vicino teatro, risalente al 300 a.C., conteneva all’incirca cinquemila posti ed era dotato di enormi cisterne che rifornivano d’acqua gran parte della città. Verso la fine del 400 a.C. gli Ateniesi vollero rafforzare il loro controllo sull’isola e sancirono un provvedimento che man mano portò Dilos al declino: nessuno poteva più nascere e morire sull’isola. E forse è proprio questo che rende quest’isola un posto unico ancora oggi.

Il tempo scorre veloce e prima di ripartire non ci vogliamo perdere la splendida veduta che offre la cima del monte Kythnos. La risalita è molto tortuosa e passo dopo passo devo fare i conti con le mie piccole vertigini, ma non posso non salire su questo monte sacro.
Una volta arrivati il silenzio assoluto è rotto solo dal soffiare del vento e, nonostante il cielo non sia limpidissimo, godiamo di una vista mozzafiato di un vastissimo tratto di mare e molte di quelle isole che, disposte a cerchio intorno a Dilos, danno il nome all’arcipelago delle Cicladi (cerchio, in greco kyklos).
Questo paesaggio ci ipnotizza e non ci rendiamo conto che manca poco alla partenza del nostro traghetto. Così una volta scesi a valle cominciamo ad aumentare il passo e non sapendo bene come raggiungere il porto andiamo ad occhio. E’ stato bellissimo girare a zonzo alla ricerca di un sentiero tra i cespugli, le sterpaglie, le vecchie dimore, i mosaici, le colonne e le statue a mezzo busto.
Il traghetto parte ed il nostro sguardo va ancora una volta all’isola sacra: chissà se ti rivedremo….
Prima di rientrare nel porto di Mykonos c’è ad accoglierci una splendida veduta dal mare della Hora baciata dal sole.

Finalmente scesi dalla bagnarola, facciamo un po’ di conoscenza con Pedro, il pellicano simbolo di Mykonos, che si rivela essere molto vanitoso e non esita a farsi accarezzare e fotografare dai turisti. Ci incamminiamo velocemente verso l’autostazione sud e prendiamo al volo il primo autobus per Platys Gialos: la nostra è un po’ una corsa contro il tempo, in quanto i caicchi non aspettano!! Oggi l’occasione di vivere la movida della spiaggia più famosa dell’isola non vogliamo proprio perderla.
Il tragitto in caicco si rivela molto divertente grazie al nostro capitano che non fa altro che sbraitare da solo contro chissà chi?!
E’ bellissimo navigare lungo la costa ed ammirare il paesaggio brullo con le sue coste frastagliate e le sue calette nascoste, luogo ideale per coloro che praticano il naturismo.

Dopo circa venti minuti intravediamo la spiaggia in cima alla hit parade dei luoghi più cool di Mykonos: Super Paradise.
La sua fama non è dovuta al mare limpido, ma noi rimaniamo estasiati dalle sue acque cristalline. La parte sinistra della spiaggia è un ambiente molto animato, mentre la parte destra fornisce un ambiente calmo e disteso per la clientela chic. Attrezzata con ombrelloni e lettini, è frequentata da numerosi gay e da molti giovani che dalle 18 si ammassano attorno alla grande piscina davanti al bar dove si balla, si beve e si finisce in acqua fino al calar del sole.
Noi stessi ci siamo fatti prendere dalla movida: l’atmosfera è coinvolgente ed è facile ritrovarsi in riva al mare a ballare.
L’unico difetto, per chi vuole raggiungere questa spiaggia via terra, è la strada fatta di tornanti e di pendenze non indifferenti.

Verso le 17.30 prendiamo l’ultimo caicco e lasciamo Super Paradise, ma ancora elettrizzati dal clima festaiolo decidiamo di scendere a Paradise e concludere la nostra giornata con un superbo mojito al Tropicana Beach. Qui la festa è già iniziata da un pezzo e, mentre gustiamo il nostro cocktail, facciamo la conoscenza di Sasà, detto anche “Sindaco onorario di Mykonos”, la cui personalità eclettica è difficile da definire: animatore, vocalist, playboy nonché anima del Tropicana. Il suo stile non passa sicuramente inosservato!

La serata la dedichiamo finalmente allo shopping. La scelta tra i numerosi souvenirs è molto difficile, ma non possiamo tornare a casa senza una bottiglia di olio d’oliva greco (eleoladho), la retsina, un vino trattato con resina di pino ed il famoso ouzo, un ottimo distillato d’uva che può avere molti sapori (menta, finocchio, nocciola), il principale dei quali è l’anice.

6° giorno – 4 luglio 2005

Stamani ci svegliamo di buon ora e andiamo a recuperare la nostra Matiz: ci aspetta il tour dell’isola!
La prima tappa prevede la visita alle spiagge più vicine a Mykonos città: Tourlos e Agios Stefanos. La vicinanza della città le rende le spiagge meno affascinanti dell’isola, soprattutto perché penalizzate dalla presenza di traghetti molto grandi e navi da crociera nell’adiacente molo nuovo. C’è da dire però che sono diventate le mete preferite da quei turisti che preferiscono la tranquillità al caos cittadino. Nonostante la strada non molto agevole, proseguiamo verso nord fino ad arrivare ad Houlakia Bay, una delle spiagge più silenziose dell’isola, in cui mente e spirito riescono ad incontrarsi indisturbate. Poco più avanti, attraverso una strada sterrata, si arriva a Fanari dove si può contemplare lo splendido panorama dal faro battuto dai venti.

Ritorniamo indietro e ci dirigiamo verso le spiagge della costa settentrionale. Lungo la strada il panorama cambia radicalmente e ci ritroviamo in mezzo a pascoli, campi di grano e sullo sfondo il lago di Marathi. Pochi chilometri e davanti a noi si apre una baia racchiusa tra le colline di terra bruciata: Panormos. E’ uno dei luoghi più selvaggi dell’isola e mantiene intatto il suo fascino grazie al fatto che, a parte un ristorante e un campo da beach volley, non è attrezzata. Purtroppo il sole è nascosto dietro le nuvole ed è stato impossibile immortalare i contrasti dei colori della terra e del mare cristallino. Dirigendoci verso le spiagge del sud intravediamo la spiaggia di Ftelia e attraversiamo il paese di Ano Mera, villaggio situato nell’entroterra dell’isola, la cui chiesa Panaria Tourliani è uno dei più bei monasteri dell’area mediterranea. Noi però abbiamo troppa voglia di scoprire le spiagge a sud dell’isola e quindi non ci fermiamo.

La prima sosta la facciamo a Kalafatis, che ci obbliga ad arrestare improvvisamente la nostra corsa: meravigliosa spiaggia di sabbia bianca, dove è anche situato un piccolo villaggio di pescatori, è considerata il paradiso del windsurf. Una lunga riga di alberi separa la spiaggia dalle file di costruzioni che si sono sviluppate lungo la strada.
Proseguendo verso sud arriviamo alla baia successiva, Lia, l’ultima e più lontana spiaggia dell’isola. Tra tutte le meraviglie di Mykonos posso senz’altro dire che Lia è quella che più mi ha colpito: con la sua fresca brezza e l’atmosfera così solitaria, l’ho ribattezzata “il mio piccolo angolo di paradiso”. Lontani dal caos e dalla movida siamo riusciti a trovare un piccolo angolo romantico nell’unica taverna della spiaggia, dove peraltro abbiamo finalmente gustato un ottimo espresso.

Dopo questa sosta ci dirigiamo verso Kalo Livadi, ma, saranno stati il tempo incerto o i villaggi costruiti a ridosso della spiaggia, non siamo soddisfatti dello scenario e decidiamo di rilassarci nella spiaggia affianco. Inserita in una baia stupenda, Elia è soprattutto quiete, specialmente se ci si spinge all’estremità est della spiaggia. In questo punto c’è un club-ristorante graziosissimo, dove è possibile bere cocktails da una terrazza che si affaccia direttamente sul mare. Qui passiamo l’intero pomeriggio e sulla strada del ritorno decidiamo di fare un’ultima sosta ad Agrari Beach. Questa spiaggia è poco frequentata dato che la strada per arrivarci è abbastanza tortuosa, con pendenze non indifferenti, ma il panorama che offre dalla collina è impagabile.

Il nostro tour termina dalla parte opposta dell’isola a Kanalia Bay, dove riusciamo a scorgere la Hora al tramonto battuta dal meltemi.
In serata torniamo nel nostro studio e dopo aver ripreso le forze decidiamo di farci coccolare da Niko’s Taverna, uno dei ristoranti più famosi e affollati dell’isola, che si trova un pò all’interno risalendo dal molo dei traghetti per Dilos. Niko’s offre degli ottimi piatti locali a prezzi medi ed è la “sede ufficiale” del pellicano Pedro ed i suoi compari.

Ultimo giorno – 6 luglio 2005

Il nostro volo parte alle 15.30. Torniamo sulla spiaggia dietro casa per un ultimo bagno e pranziamo con il nostro ultimo gyros. Oggi la giornata è splendida e partire mentre tutti gli altri continuano la loro vacanza ci rende abbastanza tristi, ma dobbiamo andare! E così, dopo aver salutato Irina che ci ha accompagnato all’aeroporto, inganniamo l’attesa con gli ultimi acquisti al duty free.
La Grecia ci è rimasta nel cuore ed in aereo pensiamo già alla nostra prossima isola. Grecia aspettaci…

Curiosità

Il Museo Marittimo dell’Egeo ospita ceramiche provenienti da Dilos ed alcuni gioielli dell’isola di Renia.
Il Museo del Folklore ospita una ricca collezione di oggetti ed arredi d’epoca in una casa del XVIII secolo appartenuto ad un capitano di marina.
La Casa di Lena è una tipica casa del ceto medio di Mykonos del XIX secolo.
Il Museo dell’Agricoltura si trova sulla strada per Ano Mera ed è all’interno di un mulino a vento ristrutturato.

Siti
Ente Turismo Ellenico: www.ente-turismoellenico.com
Grecia Turismo: www.greciaturismo.com/cicladi/mykonos.html
Il Portale di Mykonos: www.mykonos.com.gr
Informazioni sull’isola: www.mykonos-greece.biz
Trova una sistemazione: http://mykonos-accommodation.com