Un malato speciale curato con un laser ad hoc. È l’Attis, statua bronzea di Donatello, l’ultimo capolavoro, dopo il David del Verrocchio, i Santi Quattro Coronati di Nanni Di Banco, tornato a risplendere a Firenze grazie all’utilizzo di strumenti laser messi a punto dall’Istituto di fisica applicata (Ifac), in grado di rimuovere le patine senza scalfire le finiture in ‘foglia d’oro’. E’ una delle tante tecnologie presentate oggi nel corso del Convegno: “Il Cnr e le strategie per la conservazione del Patrimonio Culturale” dedicato al centenario della nascita di Cesare Brandi, padre del moderno restauro al quale si deve un’importante svolta critica nell’approccio alle opere d’arte, svolta che è stata punto di partenza anche per il Cnr nel condurre ricerche innovative nel settore, con particolare attenzione ai materiali di cui sono composte le opere.

Così per pulire i bronzi rinascimentali, l’Ifac ha realizzato apparecchiature laser calibrate per diverse tipologie di intervento su superfici metalliche e lapidee. “La novità di queste macchine”, spiega Salvatore Siano, ricercatore dell’Ifac, “consiste nell’ottimizzazione della durata degli impulsi, nella versatilità, compattezza e portatilità. Questi sistemi utilizzano fibre ottiche per la propagazione del fascio laser a differenza di altri, basati su bracci articolari, più disagevoli ad adoperarsi e meno versatili”. La macchina utilizzata sull’Attis è pertanto sostanzialmente diversa da quella realizzata per la Porta del Paradiso del Battistero di Firenze, opera del Ghiberti, su cui è attualmente in corso una pulitura laser estesa a quaranta formelle del fregio.

Se il laser è adoperato con successo per ‘pulire’ i manufatti bronzei, all’elettrochimica è affidata la diagnosi del loro ‘stato di salute’. I monumenti ai Mille a Genova e a Bartolomeo Colleoni del Verrocchio a Venezia sono stati entrambi esaminati con una nuova metodologia elettrochimica. “L’uso di questa tecnica nel campo della conservazione dei metalli è sempre più frequente per valutare la corrodibilità, l’evoluzione dell’invecchiamento dei materiali e l’efficacia dei trattamenti di protezione”, spiega la ricercatrice Paola Letardi dell’Istituto di scienze marine (Ismar).

Se si passa sul versante ‘pittorico’, le innovazioni presentate nel corso del convegno si basano tutte sulla non invasività e portatilità, caratteristiche che consentono agli operatori di effettuare indagini sul posto senza prelevare campioni. Si va dalla risonanza magnetica alla tecnologia acustica, quest’ultima brevettata dall’Istituto sperimentale di acustica (Ia), che permette di localizzare negli affreschi quei distacchi non visibili a occhio nudo. Lo strumento, utilizzato per gli affreschi della Casa del Vasari a Firenze, è in grado di restituire mappe dei distacchi, ossia immagini acustiche, senza entrare in contatto con il manufatto. “Le zone del dipinto murale con una buona adesione degli strati di intonaco al supporto”, spiega Paola Calicchia, “riflettono quasi completamente l’onda acustica, mentre quelle che hanno dei distacchi assorbono energia dall’onda per poter vibrare a specifiche frequenze dipendenti dalle caratteristiche dell’area distaccata e dell’onda incidente”.

Altre apparecchiature svelano invece particolari nascosti in una tela. Come lo scanner per riflettografia infrarossa (IR) sviluppato dall’Istituto di ottica applicata (Inoa) che sarebbe molto apprezzato anche da Dan Brown per una delle sue indagini. Il sofisticato strumento ha infatti permesso di visualizzare nella Vergine delle Rocce di Leonardo (National Gallery, Londra) un disegno diverso dalla versione dipinta.

La scienza scongiura anche il rischio di imbattersi in falsi ‘d’autore’: lo spettrometro XRF dell’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) è uno strumento portatile che consente l’analisi di pigmenti, metalli, vetri, ossidiane, contribuendo ad identificare materiali non coevi al manufatto. “L’apparecchiatura”, spiega Marco Ferretti, “ha un campo d’impiego e una sensibilità migliori di quelli di gran parte degli spettrometri portatili attualmente sul mercato. I limiti di rilevabilità misurati vanno da 50 a 300 parti per milione in funzione dell’elemento analizzato, con tempi di misura di soli 2 minuti”.

L’inquinamento atmosferico, gli sbalzi e i cambiamenti climatici, dovuti al progresso civile, sono le nuove problematiche in cui si imbattono i conservatori.

A farne le spese sono, ad esempio, le preziose vetrate della Sainte Chapelle a Parigi e delle Cattedrali di S. Urbain a Troyes e a Colonia, messe ‘a rischio’ dalla condensa di acqua, responsabile di crepe e fessurazioni. Per ostacolare il fenomeno è stato utilizzato il sensore ‘Dew Point’, messo a punto nell’ambito di un progetto europeo coordinato dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac), capace di rilevare direttamente la formazione di condensa e di lanciare, in tempo reale, un segnale d’allarme registrato da un computer. “Non esiste uno strumento simile in commercio” spiega Adriana Bernardi. “Il rilevamento della condensa veniva fino ad ora fatto in maniera indiretta con dati suscettibili di imprecisioni”.

Campionatori invisibili e a risparmio energetico di tipo ‘Analyst’ dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) monitorano e catturano le sostanze inquinanti all’interno dei musei, mentre il Progetto Europeo ‘Arca di Noè’, coordinato dall’Isac cerca di interpretare le variazioni del clima per prevedere nel futuro l’effetto dei cambiamenti sul patrimonio artistico.

All’informatica è affidato il compito di elaborare e integrare dati relativi ai fattori ambientali, al degrado e alla storia conservativa del monumento come fanno Siinda e Arkis, sistemi applicati dal Cnr nella campagna di indagine sul Teatro romano di Aosta.

Opportuni software hanno invece consentito ai ricercatori dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) di realizzare particolari indagini diagnostiche sulla Cattedrale di Troia e sul Teatro Petruzzelli di Bari. Parimenti gli studiosi dell’Itabc hanno potuto evidenziare, grazie al supporto informatico, i risultati virtuali del restauro e della valorizzazione del Bedestan a Nicosia, prima di avviarne il recupero.

Il virtuale si fa largo anche nel Campo dei Miracoli, a Pisa, dove i ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie dell’informazione (Isti), sono impegnati con laser scanner sofisticati nella ricostruzione 3D delle architetture, per realizzare una banca dati interattiva che contenga informazioni di tipo storico- culturale , diagnostico e sullo stato di salute dei beni.

Fonte: CNR