Un viaggio tra le forme e i colori della Belle Époque.
In Porta Venezia anche l’architettura parla di libertà: il Liberty, la novità che, all’inizio del Novecento, si è insinuata tra i seriosi palazzi aristocratici dell’800 con le sue forme sinuose e le decorazioni stravaganti.
Qui si cammina con gli occhi all’insù alla ricerca del particolare sorprendente, di forme naturali che si fanno design urbano.
1. Palazzo Castiglioni
Siamo a metà di Corso di Porta Venezia, vicino ai Giardini Indro Montanelli. Palazzo Castiglioni apre il nostro itinerario e spalanca le porte all’Art Nouveau a Milano, grazie a un giovane imprenditore dalle idee innovative e a un archistar come Giuseppe Sommaruga. Dal loro viaggio in Europa importano la moda del momento, quel movimento modernista che in Italia prende il nome di Liberty.
Rivoluzionario, così diverso dai palazzi nobiliari del corso, con le sue asimmetrie e le decorazioni esuberanti, come le due scandalose donne, nude di spalle, che all’epoca ornavano il portone. Simboleggiavano la Pace e l’Industria ma, essendo nude e di spalle, per tutti il luogo divenne la Ca’ di Ciapp (Casa delle Chiappe), anche se le statue furono presto spostate altrove (Villa Romeo Faccanoni, oggi clinica privata).
Si può toccare la pietra grezza del basamento, ammirare il ferro che si attorciglia in rami e si allunga alle foglie e ai fiori delle finestre decorate. E se si guardano i cornicioni, si vedranno delle api, il simbolo dei laboriosi imprenditori dell’epoca che avevano abbracciato la novità nello stile.
2. Il Colore: Casa Galimberti
Percorrendo Corso Venezia e superando piazza Oberdan, ci si imbatte nel più sorprendente tra i palazzi in stile Liberty. Basta alzare gli occhi: donne gigantesche in vesti brillanti si muovono disinvolte, sbirciano nelle finestre, si mostrano nella loro sensualità, muse ispiratrici per gli artisti della Belle Époque. Più in alto, lussureggianti disegni floreali danzano con i flessuosi balconi in ferro battuto.
In questa meraviglia, i fratelli Galimberti, che avevano costruito le più belle case Liberty della zona, hanno superato se stessi per ricchezza di forme e materiali.
3. Le Forme: Casa Guazzoni
Proseguendo in Via Malpighi e fermandosi prima dell’incrocio con Via Melzo, troviamo un altro grande esempio, meno conosciuto, di Liberty. L’architetto – Giovanni Battista Bossi – è lo stesso di Casa Galimberti, ma qui il colore lascia lo spazio alla scultura.
La facciata è da ammirare: putti si intrecciano a ghirlande, capelli femminili diventano rami frondosi, fiorellini spuntano dalle grondaie. Qui anche il cemento e il ferro sembrano leggeri e si abbracciano tra loro in balconi e finestre.
E sbirciando all’interno, è possibile cogliere questo effetto anche nel cancello del mastro ferraio Mazzucotelli e nelle scale, tra le più belle di Milano.
4. Il Cinema: Biblioteca Porta Venezia – Ex Cinema Dumont
La prossima tappa è vicinissima, alla fine di Via Malpighi. Questo luogo nascosto ci riporta alle origini del cinema, quando Milano era tra le prime città in Italia a produrre film e mostrarli al suo pubblico. Quella che ora è una piccola ed elegante biblioteca, è stato uno dei primi edifici costruiti per ospitare un cinema e ha preso un nome francese per richiamare il Paese in cui è nata la settima arte.
Ora la scritta “cinematografo” è scomparsa dalla facciata, ma rimane la decorazione del giorno dell’inaugurazione nel 1910: grazie a un uso prodigioso del cemento, un tripudio di nastri e fiori incornicia il portone e un viso di donna ci osserva dall’alto.
5. La Belle Époque: ex Bagno di Diana
Tornando in Piazza Oberdan e subito all’incrocio con Viale Piave non si può non notare l’imponente palazzo dall’angolo curvo con il tetto in stile parigino, che ricorda le atmosfere spensierate della Belle Époque quando, al “Bagno di Diana”, le risate dei bagnanti della prima piscina pubblica della città risuonavano nell’elegante giardino di salici piangenti e ippocastani e la musica si diffondeva dal salone delle feste.
Oggi è un hotel di lusso, luogo ideale anche per un aperitivo di classe in uno splendido giardino con una pittoresca fontana.
6. L’eleganza: Casa Tensi
In tutto il quartiere si possono incontrare molte suggestioni Liberty.
Percorrendo Viale Majno, svoltate in via Maggiolini dove, all’incrocio con via Vivaio, si incontra Casa Tensi. E’ un palazzo meno appariscente di quelli già visti, ma le linee e le decorazioni richiamano il Liberty del resto d’Europa. E’ bello immaginare, in un momento di relax, di affacciarsi dall’affascinante angolo del bow window che addolcisce le linee di tutto l’edificio.
7. La leggerezza: Casa Campanini
Anche lungo Via Donizetti l’itinerario si arricchisce di nuove visioni Liberty. All’incrocio con via Bellini, l’architetto Alfredo Campanini, affascinato dallo stile moderno, nel 1905 fa della sua abitazione un’opera d’arte totale e progetta tutto personalmente, dall’architettura alle sculture del portone, dalle vetrate ai motivi vegetali dei ferri battuti.
Guarda come, con gesti delicati e soffusi, due donne si fondono con il portone: rappresentano la Pittura e la Scultura e sembrano donare grazia e leggerezza anche a una materia pesante come il cemento.