…ma dopo qualche titubanza iniziale da parte del gruppo, per via dei problemi scaturiti dalla guerra in Afghanistan, ed una volta avuta la conferma ai nostri dubbi da parte della sede diplomatica algerina, si decide di partire alla volta della ospitale e bellissima Tunisia.

Questo paese del Nord Africa e’ diventato, ormai da anni, un’ambita meta per i viaggiatori sahariani, sia per la bellezza dei paesaggi che per la loro varietà. La Tunisia soddisfa il viaggiatore alle prime armi e anche il più “navigato” sahariano, proprio per la variegatissima morfologia del suo terreno. Questo nostro viaggio ha anche un’importante aspetto umanitario dato che nasce in collaborazione con l’Associazione umanitaria Bambini nel deserto, e siamo da loro incaricati a portare indumenti alle popolazioni e famiglie isolate nel profondo sud della Tunisia, forniti dalle stessa organizzazione.

Dopo una rapida traversata, arriviamo al porto di Tunisi in mattinata e sbrigate le formalità di frontiera, tutto il gruppo punta il muso dei loro 4×4 verso il piccolo villaggio di LE KEF, distante 150 km dalla capitale. Qui inizia la lunga pista che ci porterà nel sud del paese, seguendo il tracciato che normalmente viene usato ogni anno dal Rally di Tunisia. Ci accoglie subito uno scenario montagnoso, fra valli e canyons, e la pista presenta non poche difficoltà tecniche, date le copiose piogge degli ultimi mesi. Per ben tre volte, infatti, dobbiamo bloccare l’avanzata per ricostruire interi tratti di pista o riempire enormi voragini scavate dall’acqua piovana, ma con l’impegno di tutti i componenti del gruppo queste piccole difficoltà vengono superate allegramente e con molto entusiasmo. Il primo campo per la sera si appronta proprio in prossimità della prima voragine incontrata… e la ricostruzione viene rimandata alla mattina seguente. Si scende verso sud stando sempre parallelamente al confine algerino, a non piu’ di 4-5 km di distanza, attraversando splendidi oued, letti di fiume in secca, che ci impegnano nella guida dei 4×4, per via del sabbiosissimo terreno che li caratterizzano.

Questi oued sono molto utili per passare da una catena montagnosa ad un’altra, evitando passi in quota. Si attraversa per una vecchia stazione ferroviaria, ormai abbandonata, posta in cima ad una collina della parte ovest della Tunisia, trattandosi, molto probabilmente del punto di partenza di una vecchia linea mineraria, data la ricchezza del terreno circostante. Ci sono anche i resti del piccolo villaggio di minatori sorto a ridosso della stazione… tutt’intorno aleggia un’aria spettrale ! Qui veniamo in contatto con le prime 3 famiglie nomadi che durante le loro soste in questa zona, usano i ruderi di queste vecchie abitazioni. Ci confidano che vengono in contatto con la “civiltà” di un minuscolo villaggio, distante da li più di 100 km, una volta l’anno per fare rifornimento di farina e datteri. Per questo motivo rimangono letteralmente sorpresi e contentissimi della nostra donazione di indumenti per i loro figli, vestiti solamente di stracci e vecchi pantaloni. Ci ringraziano donandoci del pane, cotto sotto la brace, e dei datteri, tra l’altro molto buoni. La nostra marcia prosegue seguendo un lungo oued, incastonato in un canyon che presenta due inquietanti entrate in altrettante miniere ormai abbandonate. E’ spettacolare vedere il gioco di colore creato dai diversi strati del terreno affioranti sul dorso di queste colline. Poco dopo si attraversa un antico villaggio sperduto fra le montagne della zona e completamente fuori dalle normali rotte turistiche, risalente all’impero dell’antica Roma, dove si possono notare ancora tutti i perimetri delle case, templi e dove, con un po’ di fortuna, si possono trovare degli importanti reperti archeologici.

Tamerza, piccola oasi di montagna, e primo punto “civile” dopo 3 giorni di pista, ci accoglie sotto il suo palmeto e con la sua fresca cascata, che nei periodi caldi offre una ghiotta occasione per una doccia “diversa” ! E’ dolce camminare all’interno del suo piccolo canyon e notare le forme particolarissime delle rocce erose dall’acqua nel corso dei millenni, tenendo sempre vigile l’occhio per individuare qualche bel pezzo di quarzo o fossile che abbondano nella zona. Si riparte il giorno dopo per affrontare le prime dune del Grand Erg Orientale, passando prima per un piccolo lago salato che ammalia con i suoi “effetti della fata Morgana”, ovvero il fenomeno dei miraggi, in questo punto molto accentuato e facilmente visibile. Di duna in duna si arriva, improvvisamente, in prossimità di uno strano villaggio formato da curiose case a cupola, piccole e con delle enormi antenne spaziali… passato un primo momento di smarrimento, veniamo per caso a conoscenza che siamo di fronte al set cinematografico dell’ultimo film di Guerre Stellari !! E’ stato molto singolare camminare all’interno di questo villaggio, fra case di un altro pianeta e decidiamo di fare la sosta pranzo proprio all’interno della casa piu’ grande, che sembrava essere un grande laboratorio!! Nel deserto si può incontrare di tutto!!

Ripartiamo alla volta di Nefta, oasi con il palmeto piu’ grande della Tunisia, ma la attraversiamo velocemente per riprendere la pista che ci condurrà nel grande lago salato Chott el Djerid. Qui la guida diventa impegnativa perché uno sbaglio di traiettoria può significare l’attraversamento di grosse zone di crosta salata ma molto fragile con conseguente impantanamento del mezzo, anche molto serio che può arrivare anche al suo abbandono… per questo motivo di incontrano, proprio in questa zona, i relitti di due 4×4 da gara che per osare un taglio al percorso, sono incappate in zone paludose senza via d’uscita. Con un fondo molto vario che spazia da enormi distese piatte a stretti e profondi binari su dune di sabbia, si arriva in un paio di giorni all’oasi di Douz, considerata da sempre “la porta del deserto”. Qui ci fermiamo presso il campeggio Desert Club, molto curato e grazioso, gestito da Lorenzo, un italiano ormai da molto tempo stanziatosi in Tunisia. Questo campeggio e’ un punto di ritrovo per i viaggiatori sahariani, dove si possono reperire importanti informazioni molto utili per proseguire verso il sud, per vagare nella zona desertica intorno, o anche per gustare qualche delizioso piatto…all’italiana !

Si riparte il girono dopo in direzione di El Farouar, minuscolo villaggio di agricoltori, da dove inizia il nostro grande salto verso l’ignoto !! Appena usciti da quest’oasi, infatti, puntiamo i nostri mezzi in direzione 180°, direttamente… nel nulla !! Si avanza faticosamente per via del notevole numero di dune, più o meno grandi, che non permettono una media superiore ai 5 km/h. Si toccano numerosi pozzi sempre fondamentali per individuare l’esatta direzione, molte volte confermata solamente dal riscontro diretto sulle mappe. Si arriva dopo due giorni a ridosso di una grande Erg di dune, troppo alte per essere scavalcate e dove dei locali avevano tirato su tre tendoni. Anche qui troviamo delle famiglie nomadi che di buon grado accettano i nostri indumenti, con molte feste ed inviti presso le loro tende. Trascorriamo le ultime ore del giorno in loro compagnia e ci congediamo giusto in tempo per montare il nostro campo ad una ventina di km da li, costeggiando l’enorme cordone di dune. Il giorno dopo vaghiamo per l’Erg alla ricerca di un passaggio alla portata dei nostri mezzi, ma per ben due volte ci infiliamo in corridoi di dune che alla fine erano sbarrati da muri di sabbia, praticamente insormontabili. Si decide allora di indietreggiare un poco verso la zona più dura cercando di aggirare l’Erg, manovra questa rilevatasi valida anche se molto più lunga.

Scalcando di duna in duna arriviamo alla vista della montagna di Timbain, dopo 3 giorni di viaggio e fieri delle difficoltà superate durante il percorso. Saliamo sulla sua sommità per constatare che si trova nel bel mezzo di un deserto sabbioso ! Sembra uno scherzo della natura… un montagna immersa in un mare dune ! Troviamo anche numerose rocce piatte che battute l’una con l’altra, producono un suono metallico, ricordandomi lo stesso fenomeno riscontrato su alcuni scogli della Francia, denominati “le pietre sonanti”. Molti anche i sassi che presentano inglobati conchiglie e coralli, segno di un passato molto piu’… umido nella zona !!!

Ripartiamo con difficoltà da Timbain, senza trovare un passaggio per la rotta che ci eravamo prefissati, e quindi siamo costretti a tornare sui nostri passi fino ad un punto utile per prendere la direzione per Ksar Ghilane, altra splendida oasi. La direzione viene decisa ogni dieci km, facendo il punto sulle carte topografiche della zona ed avendo un riscontro diretto sul GPS. Individuiamo e superiamo la duna di El Bibane, l’unico passaggio che permette di scavalcare un lungo cordone di sabbia, dopodiché si arriva ben presto a Ksar Ghilane. Qui ci aspetta una giornata di relax, immersi nel delizioso laghetto di acqua sulfurea a 32°, che da vita all’oasi, e sorseggiando dell’ottimo the alla menta. Il giorno si riparte sempre in direzione sud, affrontando un territorio molto brullo e lunare, attraverso colline ed immensi pianori sassosi. Anche qui troviamo relitti d’auto del famoso Rally di Tunisia, a testimonianza della durezza del percorso se affrontato a velocità elevate. Molti sono gli incontri con altre famiglie di pastori, che vivono in completa autonomia e sempre ospitalissimi. Con simpatia si trascorrono molte ore con loro, seduti intorno ad un fuoco e parlando una lingua che non esiste, ma intendendoci perfettamente anche con l’ausilio di gesti e suoni.

El Borma e’ una grande zona di pozzi petroliferi, immersa in un mare di dune ma letteralmente industriale. Si presenta davanti ai nostri occhi una vasta distesa sabbiosa piena di tubi di tutte le dimensioni, variopinti barili di petrolio e moltissimi mezzi abbandonati. E’ un contrasto stridente fra la maestosità del deserto e lo scempio ambientale operato dall’uomo per ricavare migliaia di barili di petrolio al giorno, non curandosi dell’inquinamento derivatone. Ci congediamo da questo scenario dantesco riprendendo la strada verso nord, dato che El Borma rappresenta, per noi, il giro di boa. Nella risalita ci aspettano tre giorni di tempesta di sabbia, presa nel pieno di un erg sabbioso. Mille sono le difficoltà da superare per cercare di stare lungo la rotta prestabilita, infatti la visibilità non e’ più di venti metri ed il vento soffia a circa 90km/h, sollevando una nube di sabbia e polvere che raggiungerà, dopo due giorni l’Italia.

Si passa per il pozzo di Bir Aouine, ormai inglobato all’interno di un avamposto militare, vecchio fortino della legione straniera in parte ristrutturato. Dobbiamo rimediare anche a delle rotture meccaniche di un mezzo ed a due portapacchi, sempre immersi nella furia del vento che non lascia spazio di manovra. Rimane difficile anche organizzarsi per fare la sosta pranzo, risolta, comunque, con la decisione di mangiare seduti all’interno del mezzo ed è solamente per pura fortuna, che la sera il vento ci permettedi montare le tende. Si guida di duna in duna, attraversando enormi pianori sabbiosi cercando di individuare i passaggi giusti per i fuoristrada. Si ritorna presso l’oasi di Ksar Ghilane, dove si montano le tende e dove non perdiamo l’appuntamento con il laghetto, ma giusto il tempo per riprendere fiato per poi ripartire alla volta di Chenini, vecchia oasi di montagna abbarbicata su un costone roccioso. La pista si presenta molto dura per i mezzi che accusano il colpo ed iniziano ad affiorare le prime rotture di ammortizzatori. Ma ormai la vacanza e’ giunta al termine. Nel risalire si visita anche l’oasi di Matmata, zona di curiose abitazione scavate in antichità sotto il livello del terreno sia per difendersi dagli invasori che per isolarsi dalle estreme temperature esterne. Ma ormai l’appuntamento con il traghetto di Tunisi e’ imminente.

Si arriva nella capitale il giorno prima, giusto in tempo per visitare la variopinta zona del mercato, sempre ricca di mercanzia di ogni genere e molto caratteristica. Si acquistano i regali di rito e si mangia in ristorantini tipici del souk. A tavola si parla delle avventure vissute appena pochi giorni prima, scambiandoci le sensazioni che ognuno di noi ha provato e promettendoci di iniziare un’altra avventura simile al più presto, con meta, questa volta, l’immenso deserto algerino.