Finalmente siamo a Miami Beach: il nostro piccolo albergo non può certo rivaleggiare con il Fontainebleau Hotel, ma siamo anche noi sulla Collins Avenue, a cinquanta metri da Ocean Drive, nel cuore di Miami Beach.
Ci fermiamo un paio di giorni, per vedere ed annusare le varie anime della città: lo “struscio” lungo Ocean Drive; i turisti e locali che sorseggiano un caffè in Calle Ocho, a Little Avana; gli edifici art decò in tinte pastello dell’Historic District; i tramonti mozzafiato che si possono ammirare da Key Biscayne; una cenetta a base di pesce in uno dei ristorantini che si affacciano sulla marina di Biscayne Bay.

Comunque, se è la stagione favorevole, non perdete per niente al mondo una cena al Joe’s Stone Crab Restaurant, a base di chele di granchi, la specialità della casa, fondata nel 1913 (227, Biscayne St.).

Un’altra vista che vi raccomandiamo è quella all’Everglades National Park, evitando possibilmente l’umida calura dei mesi estivi (con contorno di feroci nugoli di zanzare…). Il parco è uno dei più grandi degli States e costituisce la più vasta area subtropicale degli USA continentali. Vi si possono incontrare falchi pescatori, aironi bianchi, aquile reali, lamantini e naturalmente alligatori in gran quantità, che spesso riposano all’ombra dei cespugli… Tipiche della zona sono le airboats, imbarcazioni piatte con grandi eliche che, grazie al minimo pescaggio, possono correre sulle paludi anche in pochi centimetri d’acqua. Per maggiori informazioni contattate il sito: www.evergladesonline.com.

Dopo la visita del parco, l’indomani di buon mattino partiamo per Key West: percorriamo in auto circa 200 km lungo la Overseas Highway (US Hwy 1) scavalcando ponti e isolotti. A circa 50 km da Key West ci fermiamo al Bahia Honda State Park che ospita la spiaggia più famosa delle Keys ed attrezzati sentieri naturalistici. Il panorama è realmente da cartolina: sabbia bianca, palme e mare di un colore tra il blu cobalto ed il verde smeraldo. Arriviamo infine a Key West, il punto più meridionale degli Stati Uniti, che dista solo 90 miglia da Cuba. Ci adeguiamo subito alla pigra atmosfera ed ai ritmi pacati dell’isola che riconosce il suo cuore pulsante in Mallory square, da dove si godono spettacolari tramonti.

No, non siamo andati a visitare la casa di Hemingway, anche se la presenza dello scrittore ha molto influenzato la cultura ed il folklore di Key West (abbiamo contato una mezza dozzina di Hemingway cafè…).

Rientrati sulla terraferma, imbocchiamo la Tampa-Miami trail (Hwy 41) in direzione ovest. Ci fermiamo incuriositi ad osservare il Coral castle, una stravagante costruzione un po’ kitsch, opera – sembra – di un fidanzato abbandonato (e forse un po’ suonato…). Riprendiamo la strada ed oltrepassata Naples, con le sue belle ville con vista sul golfo del Messico, giungiamo a Fort Myers, luogo di residenza dell’inventore Edison e di Henry Ford. Con la sopraelevata si raggiungono le isole di Sanibel e Captiva, famose per le spiagge ricche di conchiglie. Risaliamo verso nord fermandoci ancora a Sarasota. La cittadina presenta una calda atmosfera mediterranea, con i ristorantini all’aperto, di fronte a isole ed isolotti.

Il giorno successivo è dedicato alla visita di Walt Disney World. Seguendo il consiglio di amici, scendiamo al Crowne Plaza, sulla International Drive: prezzo abbordabile (doppia 130 dollari) e vicino alle attrazioni. Naturalmente non possiamo fermarci una settimana e così operiamo una scelta: decidiamo di visitare Epcot che offre viaggi attraverso la storia della tecnologia con il suo Future World ed il World Showcase, dove vengono riprodotte caratteristiche attrazioni di alcuni Paesi del mondo.

Riprendiamo il nostro viaggio verso est riuscendo sull’oceano Atlantico all’altezza di Cape Canaveral. Non nutriamo particolare interesse a visitare il Centro Spaziale e così risaliamo la costa, oltre Daytona Beach sino a Saint Augustine, la più antica città di origine europea, fondata dagli spagnoli nel 1565. Le antiche stradine, i monumenti, le viuzze, il tutto vecchio di quattro secoli, conservano una piacevole atmosfera d’altri tempi. Visitiamo una ricostruzione della colonia spagnola del 1740 nella quale si muovono artigiani e contadini in costumi dell’epoca.

Con un’altra tappa lasciamo la Florida ed entriamo in Georgia per fermarci a Savannah. La città sorge sull’omonimo fiume, caratterizzata da antiche case coloniali, da possenti querce americane ricoperte da ragnatele di spanish moss e dalle banchine dove veniva caricato il cotone.
Gli antichi magazzini lungo il Savannah river dove veniva conservato il cotone sono stati restaurati e trasformati in bar, negozi e ristoranti. Sostiamo in uno di questi per una pausa rifocillante mentre ammiriamo, ormeggiate alla banchina, le antiche imbarcazioni a ruota che ci riportano indietro di anni…
Dopo mangiato ci rilassiamo con una piacevole passeggiata scendendo lungo Bull street, la strada che partendo dal municipio taglia in due la città e collega tra loro molte delle belle ed originali piazze di Savannah. In una di queste ci sediamo su di una panchina ed all’ombra di querce secolari ci divertiamo ad osservare il viavai di una eterogenea umanità.

Lasciamo la città e la Georgia ed entriamo in South Carolina per arrivare a Charleston, anch’essa antica ed affascinante dove, tra l’altro, vennero sparati i primi colpi della Guerra Civile americana. L’attrazione della città è costituita dalle molte case storiche (alcune aperte alla visita), bellissime quelle in E. Battery ed E. Bay street, e dai bei giardini fioriti di gelsomini, magnolie e gardenie.

A questo punto il nostro viaggio lascia definitivamente la costa per piegare verso l’interno arrivando con la intestate 26 sino alla gradevole cittadina di Asheville e da qui al Great Smoky Mountains National Park, posto al confine tra North Carolina e Tennessee. Dal villaggio di Cherokee entriamo dall’ingresso sud del parco, visitato da più di dieci milioni di persone ogni anno e dichiarato patrimonio dell’umanità per la sua biodiversità.
Traversiamo il parco lungo la Hwy 441 lasciandola di tanto in tanto per imboccare le diramazioni (alcune chiuse in inverno) che conducono ai vari anelli turistici ed ai 2024 metri del Clingmans Dome. Per la notte ci fermiamo sul versante ovest del parco, a Gatlimburg, in Tennessee.

Il giorno successivo lasciamo le Smoky Mountains per affrontare il lungo tragitto della Blue Ridge Parkway, una delle strade più famose d’America. Lo scenografico percorso corre infatti sulla cresta del versante meridionale dei monti Appalachi e si mantiene sempre in quota, tra i 1000 e 1300 metri. Con le sue 469 miglia collega il Great Smoky Mountains Nat. Park con lo Shenandoah Nat. Park. In primavera vi sbocciano una moltitudine di fiori selvatici mente l’autunno regala colori spettacolari.
Lungo la Blue Ridge, uno dei posti più romantici ( e più fotografati) è il vecchio mulino di Mabry Mill.
Proseguendo verso nord, la strada termina a Rockfish Gap, esattamente là dove ha inizio lo Skyline Drive dello Shenandoah Nat. Park. Si tratta di altre 105 miglia che – correndo sempre in quota – contano 75 piazzole panoramiche e si aprono su innumerevoli sentieri, sui quali con un po’ di fortuna ci si può imbattere in un orso bruno o un falco pellegrino.
Il percorso si sovrappone in parte al mitico Appalachian Trail, che corre per migliaia di miglia, dalla Georgia al Maine.

Lungo il percorso consigliamo due deviazioni: la prima per raggiungere nei pressi della cittadina di Charlottesville la splendida residenza di Thomas Jefferson, Monticello, riprodotta sulla moneta da 5 centesimi.
La seconda nei pressi di Lexington per vedere in Natural Bridge, un arco naturale di roccia alto 65 metri, visitato da Gorge Washington, all’epoca sedicenne. Si possono leggere le sue iniziali incise nella roccia sul lato sinistro, all’atezza di circa 7 metri.

Terminiamo infine la nostra lunga cavalcata a Front Royal, a poche decine di chilometri dalla capitale Washington DC. Da qui un volo dell’Air France ci riporterà (purtroppo) a Roma, via Parigi.

Carlo Struglia