Boston - The common park
NYC view from the Empire Stat

Premessa

L’idea del viaggio in New England e’ venuta a poco a poco. Intanto c’erano due biglietti omaggio transcontinentali dell’ Alitalia da utilizzare prima che scadessero. Poi la necessità di programmare un viaggetto sfizioso, ma che non richiedesse più di un paio di settimane, per impegni di lavoro: insomma, la traversata dell’Amazonia, o la scoperta dell’Australia, dovranno essere rimandati ad un’altra volta. E poi la voglia di USA che si rifa’ prepotentemente viva.

Ora, da un’attenta analisi della carta geografica degli States, è emerso chiaramente che un’area finora un po’ trascurata nei nostri precedenti viaggi in America era proprio quella nel Nord Est, o più precisamente del New England.

Una volta presa la decisione di riparare a questa mancanza, siamo passati velocemente alla definizione dei dettagli del viaggio: inizieremo da Boston, città ricca di spunti interessanti (la saga dei Padri Pellegrini, i primi insediamenti nel nuovo mondo, la rivoluzione e la dichiarazione di indipendenza….), poi punteremo a Nord, verso il Maine, fino al Parco Nazionale di Acadia. Quindi di nuovo a Sud, per qualche giorno di meritato relax sulle spiagge di Cape Cod, a rimpinzarci di aragoste e crostacei. Ed infine, dopo una veloce tappa nel Connecticut, gran finale nell’apoteosi di New York.

Non ci resta che passare senz’altro alla descrizione delle nostre avventure.

8 Agosto, sabato

Il viaggio di andata e’ senza storia: preparati i (leggeri) bagagli, voliamo a Roma dove ci imbarchiamo sul Boeing 767 che – dopo 8 ore di viaggio – ci scodella nel caldo pomeriggio di Boston. Facciamo un po’ di confusione con il bus che dovrebbe portarci al metro’, e invece… ci riporta, dopo un giretto dell’aeroporto, esattamente al punto di partenza.

Rinunciamo a capirci qualcosa e prendiamo senz’altro un taxi, ed in una decina di minuti siamo al nostro hotel, lo Sheraton Boston. Un breve riposino, e siamo già in pista per trovare un posticino dove cenare. L’hotel fa parte di un grosso centro commerciale, con negozi e ristoranti in quantità. Prenotiamo un tavolo in un posto rinomato per il pesce: il nome del locale è “Pesce Legale”, sottintendendo che il pesce o è freschissimo, o è illegale servirlo!

Purtroppo, ci vorrà più di un’ora prima che il nostro tavolo si liberi. Così, dopo un giretto nei dintorni, adocchiamo la solita ‘Food Court‘, le comode bancarelle con cibo di tutti i generi, e decidiamo di rimandare a domani il pesce legale, e di concederci un più veloce spuntino a base di cucina ‘cajun‘ (il cibo piccante e saporito del sud degli USA). Completiamo la cena con un succo di frutta gustoso e vitaminico. Una vaga sensazione di stanchezza comincia a farsi sentire, così nel giro di pochi minuti siamo già ben addormentati nella nostra spaziosa e fresca camera.

9 agosto – domenica

C’è un bellissimo sole e il cielo è blu, la giornata ideale per partire alla scoperta di Boston! Per darci la giusta carica per iniziare la giornata torniamo al centro commerciale vicino al nostro albergo e facciamo colazione con yogurt, dolcetti buonissimi e cappuccino.

Per oggi abbiamo in programma di percorrere il “freedom trail”, il sentiero della libertà; è un percorso di circa quattro chilometri che consente di vedere gli edifici storici più famosi della città, e di familiarizzarsi con la saga dei primi colonizzatori, e della rivoluzione degli Stati Uniti dal giogo inglese.

Per raggiungere il punto di partenza del nostro giro prendiamo il metrò, un buffissimo tram sotterraneo che in pochi minuti ci porta al parco centrale di Boston (detto anche ‘common’, un largo spiazzo alberato dove si svolgeva la vita sociale ai tempi dei pionieri); qui inizia il percorso che e’ chiaramente segnalato da una riga rossa, tracciata sul marciapiede. Girovaghiamo per il ‘common’, poi visitiamo un’antica chiesa protestante, che fu testimone delle ardite gesta dei pionieri e della rivoluzione contro gli inglesi. All’ingresso in chiesa, veniamo cordialmente salutati dal prevosto e dalla pia moglie.

Poi visitiamo l’antico cimitero annesso alla chiesa. Qui è sepolto P. Revere, l’eroe dell’epoca dei pionieri. Indugiamo a leggere le lapidi dei defunti. Moltissimi morivano molto giovani, prima dei 30 anni. Solo poche lapidi si riferiscono a persone morte in vecchiaia. Dovevano essere tempi duri…

Proseguiamo il nostro giro. Ci fermiamo a riposare per una mezz’oretta in una libreria. Le librerie, qui in USA, sono un rifugio sicuro: fresche, grandissime, con un bar interno per una bibita o un caffè, poltrone e sedie dovunque, sulle quali ci si siede per leggere i libri e le riviste esposte, e decidere con calma se procedere o meno all’acquisto. Poi riprendiamo la via. In pochi minuti raggiungiamo il Faneuille Market Place, un bel quartiere che riprende l’atmosfera di un vecchio mercato del secolo scorso: negozi, giardini, artisti di strada, ristoranti di tutti i tipi. Girovaghiamo per i negozi, e procediamo anche a qualche acquisto.

Poi decidiamo di mangiare qualcosa, e ci accomodiamo al bancone di un ristorantino specializzato in aragoste. Il cuoco pesca con una retina tre paffute aragoste da una vasca, nella quale gli animali sgambettano allegri, ed inconsapevoli del loro infausto destino. Tosto i crostacei vengono immersi in un pentolone di acqua bollente, nel quale rimangono a cuocere per qualche minuto. Intanto l’addetto ha preparato tre vaschette in plastica, con una scodellina di burro fuso, una lunga forchettina, ed una salvietta pulisci dita. Finalmente le tre aragoste vengono pescate dalla pentolona: con abili gesta ed aiutandosi con un coltellaccio, l’esperto aragostiere taglia la testa all’animale, ne divide in due il corpo mettendo così a nudo la morbida, dolce polpa, e spezza le grosse chele, anch’esse piene di carne bianco-rosata. Eccoci alle prese con il piatto prelibato: aiutandoci con la forchetta, si acchiappa un pezzo di polpa, lo si tuffa nel burro fuso, e lo si mangia, tra mugolii da ghiottoni. Una prelibatezza !! Completiamo il pranzo con un frullato di frutta tropicale, che gustiamo mentre assistiamo al simpatico spettacolino di un ‘artista da strada’ sulla piazzetta.

Gambe in spalla, riprendiamo il nostro giro. Sempre seguendo la traccia rossa sul marciapiede, arriviamo al quartiere di ‘North End’, popolato da italiani. Decine e decine di ristoranti, negozi di gastronomia, nomi italiani dappertutto. Il quartiere e’ piacevole, belle case inizio secolo in mattoni, ed una simpatica atmosfera.

Giunti in prossimità di una chiesa, ci capita di assistere ad un tipico matrimonio italo-americano: quattro ‘limousines’ bianche, lunghe una ventina di metri, sono parcheggiate fuori dalla chiesa ed attendono gli sposi e le damigelle. Queste ultime sono dieci ragazzotte bene in carne, voluttuosamente fasciate in abiti di raso verde che mettono doverosamente in risalto copiosi e sobbalzanti rotoli di ciccia. La sposa – in abito bianco con strascico chilometrico, ricco di pizzi – si trastulla con una coppa di spumante caldo, che i gallonati autisti delle limousines hanno stappato dopo che era stato lasciato a riposare per un’oretta, in bella mostra sul cofano bollente delle macchinone. Lo sposo è un tipo grande e grosso, espressione da serial killer (si mormora che sia reduce da lustri di soggiorno forzato nelle patrie galere), con baffoni e barba incolta, vagamente a disagio nello smoking evidentemente preso a noleggio; l’uomo osserva quanto accade attorno a lui senza tradire particolari emozioni. Finalmente le corpute damigelle riescono, non si sa come, a stiparsi tutte assieme nella macchinona di testa, ed il corteo può partire, tra le lacrime di commozione di grasse mamme e vecchie zie.

Proseguiamo la nostra passeggiata. Visitiamo la vecchia casa dove visse l’eroe Paul Revere, poi attraversiamo una ombrosa piazzetta con una statua equestre dell’eroe, e ci godiamo una fresca limonata preparata al momento presso un baracchino. Poi, gambe in spalla, ci cammelliamo un altro paio di miglia, attraversando un ponte di ferro sulla baia, fino al molo dove e’ ormeggiata la USS Constitution, la prima nave da guerra degli Stati Uniti (costruita alla fine del ‘700), tuttora in servizio. Visitiamo il ponte maestro, ammiriamo i possenti cannoni, ascoltiamo le spiegazioni dei marinai. Poi visitiamo l’annesso museo. Dopo un’oretta, ci rendiamo conto che siamo in giro da oltre 10 ore, e una vaga sensazione di stanchezza comincia a farsi sentire. Così riattraversiamo il ponte, acchiappiamo il tram-metro e rientriamo in albergo.

Mentre Luc si dedica a pacate riflessioni ed a tranquille letture, Marco e MG si concedono un tuffo in piscina e – già che ci sono … – un po’ di esercizio fisico sulla cyclette. Poi, affamati, puntiamo decisi verso il ristorante di pesce “Legal sea food” (pesce legale). Una breve attesa, e siamo finalmente ammessi al tempio del pesce fresco di Boston. Dopo sommessi conciliaboli, optiamo per 2 calde e ricche “clam chowders” (zuppe di pesce alla maniera locale) per proseguire con “blue fish” alla mostarda e “haddock” fritto. Per Marco, il piatto del giovane nostromo (fritto misto). Durante la cena, abbiamo il privilegio di assistere al pasto di una coppia di locali. Lui e’ certamente un agente delle assicurazioni dal mediocre passato e dall’incerto avvenire: piccolo, con occhiali e baffetti. Lei è una specie di Moby Dick, sui duecento chili, con la ciccia che traborda da tutte le parti. Ebbene, la coppietta si è fatta fuori quattro portate di pesce, accompagnate da abbondanti libagioni di birrone gelate, ed ha completato il pasto con due enormi coppe di gelato dai colori inquietanti, annegato nella panna. Raramente ci e’ capitato di vedere una grassona mangiare tanto!!! E` stata una lunga giornata ed i nostri eroi si sono meritati una bella dormita.

10 agosto – lunedì
La giornata oggi…
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