Benedizione
Bali e i Beatles
Sari Pub
Cremazione
Batuan
Batuan
last jimbaran
red monkey
Kecak
Draghi

D’estate si sa, abbiamo bisogno di qualcosa che ci rinfreschi lo spirito e che cosa migliore se non un nuovo viaggio che per noi è entusiasmo e novità, cosi che la meta prescelta diventa Bali, insieme di un’esplosione esagerata di colori, di pacifiche sensazioni, di sorrisi sinceri e di tanta bellissima gente che ci ha sempre e solo meravigliato e alla quale abbiamo voluto subito davvero bene.

Partenza il 05.08.2004 da Milano Malpensa per Amsterdam, da qui si prosegue con Garuda Indonesia per l’isola di Java, scalo tecnico a Singapore e dopo il cambio a Jakarta si giunge finalmente a Dempasar nella paradisiaca isola di Bali, (totale ore effettive di volo 21 circa ). Siamo abbastanza stanchi, ci si mette pure il fuso orario a ns. sfavore + 6 e vedi un pò il mondo come è piccolo, “destino vuole”, mentre siamo in fila per il transfer, tra milioni di milioni di persone conosciamo una bella coppia di Biella la bionda Anna e il barbuto Daniele, che guarda caso, viaggiano anche loro con la stessa agenzia, guarda caso vanno in Indonesia a Bali, guarda caso soggiorneranno al Grand Bali Beach Hotel di Sanur, ok ci siamo ecco formato il Mitico Quartetto che per tutta la vacanza rimarrà affiatato e ne combinerà davvero delle Belle!!!!

Si dice che Bali è stata creata dagli dei e che sia stata fatta apposta con una natura e un’atmosfera sacrale degna di loro, per noi semplicemente è l’isola a forma di pesciolino che viaggia verso est, con grandi giardini naturali, con bellissimi templi hindù, che conserva le tradizioni e il culto per le divinità nonostante l’invasione barbarica dei turisti di ogni dove, è l’isola che ci ospiterà gentilmente per un periodo indimenticabile e che ci ha fatto nascere un nuovo amore dentro, quello per l’Oriente magnetico.

Ad attenderci all’aeroporto c’è il serioso Buana, un signore brizzolato di mezza età, parla molto bene l’italiano, si presenta subito dicendo che appartiene alla seconda casta e ci introduce immediatamente una lista interminabile di escursioni da fare, con prezzi altrettanti esorbitanti, da prendere al “volo” a detta sua. I miei occhi cercano altrove, sono più interessata a guardarmi intorno, nella calda afa c’è di tutto, turisti aussie appena arrivati con enormi tavole da surf sotto braccio, altri orientali con grandi cappelli di bambù intenti a partire, locali che camminano a piedi nudi e poi tantissimi pulmini colorati i famosi bemo che non vedo l’ora di testare…..

Il nostro hotel è storico perchè primo grande albergo dell’isola, dista neanche ½ h. di pulmino, noi dopo il check in entreremo nella mitica garden cottage n. 2310 una graziosa villettina a ridosso della spiaggia e immersa nella curatissima vegetazione del giardino orientale da favola. Abbiamo anche la living room comune, da condividere con gli “invisibili vicini di casa” sempre sentiti e mai visti, che ahimè non sono Anna e Dany …peccato. Il sonno si fa sentire eccome, ma abbiamo la procedura d’ingresso da sbrigare, le valigie da ritirare e ci dobbiamo sorbire pure il cocktail di benvenuto con Buana che ci sollecita le prenotazioni. Alchè sempre tra il rintronato andante ma con la ns. immancabile voglia di fare prenotiamo insieme ad Anna e Daniele la prima e ultima escursione/Buana alla “modica” cifra di 60$ – e qui precisiamo evidenziandola che questa è l’unica fregatura (nel prezzo) di tutta la vacanza!!

07.08.2004 Partenza ore 8.30 destinazione Mas (villaggio delle sculture di legno) con visita alla tipica fabbrica di quadri, interessanti ma con prezzi turisticamente inaccessibili (300/400 $ pensano che siamo polli …ma dai!!), Bedulu con ingresso alla Tipica Casa Balinese abitata solo da una nonnina che prepara offerte di riso; e poi tappa a Bangli (il paese più alto di Bali) con visita al Villaggio Balinese immerso sulle colline e templio di Kehen con enorme scalinata per raggiungere un grande tamburo avvolto nei rami degli alberi.
Si prosegue per il templio madre di Besakih, e qui tutto il nostro vigore finalmente si risveglia. Iniziamo ad assaporare con il cuore e sorridere con la mente, vediamo i primi originali mercatini di frutta con tante bellissime ragazze ornate di poco, avvolte nei sarong, decorate con fiori alle orecchie e ghirlande; intente a ricamare cestini con monete incensi e frutta. Al nostro arrivo siamo letteralmente assaliti da piccole bambine che ci porgono fiori in dono, sono solo piccoli fiori di campo ma immediatamente Buana ci ordina di buttarli a terra, a me pare cosa poco carina, lui insiste e inizio a sentirmi vincolata a fare qualcosa che proprio non mi va…. odio le costrizioni!

Entriamo insomma nel complesso composto da tre templi, dedicati ognuno alle tre divinità hinduiste Ganesh god of new life (in bianco) Shiva god of dead (in nero) e Visnù dio delle offerte (in giallo) e tutti intorno altri 18 piccoli templi minori, si ode il dolce suono del gamelan e da lontano si intravede la sagoma del vulcano sacro Gunung Agung (ci accompagnerà come sfondo per tutto il viaggio)

Purtroppo ai turisti è vietato l’ingresso alle Porte Alte, l’accesso è consentito solo agli induisti, anche se 3 settimane fa circa Patrizio Roversi è riuscito addirittura a ricevere la benedizione dal bramino vestito di bianco.

Inizia qui e per la prima volta, la forte sensazione di innamoramento per quest’isola, profumata, pulita, sacra e mistica al tempo stesso.
Ma non c’è tempo, il solerte Buana ci riporta alla realtà ricordando che dobbiamo ancora pranzare, e quindi via per il ristorantino turistico il Puri Boga a Karangasem (tel. 285.584), dove consumiamo il primo pasto indonesiamo, assaggiamo gli spiedini di pollo e maiale, il mitico nasi goreng piccante, antipasti di soia, il tutto annaffiati dalla Bintang birra nazionale e intorno un panorama mozzafiato di verdissime risaie a terrazza.
Il dopo pranzo lo trascorriamo a Goa Lawah Il Templio Dei Pipistrelli, o meglio una grotta invasa da tantissimi pipistrelli neri ed un solo bianco albino…. introvabile, un fetore incredibile; poi di seguito a Kusanda villaggio della lavorazione del sale e Candidasa puntatina al mare, dove in onore del ns. testimone di nozze Dario fotografiamo il “Ari” Resort Inna (che sta per Indonesia).
La giornata si conclude a Klunglung capitale del distretto dove visitiamo il palazzo del Re ora sede del sindaco, con i soffitti del padiglione galleggiante strapieni di dipinti e batik che narrano le gesta del popolo, qui io e Daniele ci improvvisiamo suonatori di gamelan, per nulla semplice da intonare.

Al ritorno il Mitticco Quartetto decide di cenare al ristorante dell’hotel, siamo sulla spiaggia, le camere sono vicine, ma a ridosso delle ns. villette, “destino vuole” ci imbattiamo in un gruppetto di giovanotti che ci sollecitano con 300 rupie dinner a base di aragoste e pesce a Jimbaran Bay…. abbiamo capito bene repeat please dinner …300 o meglio 300.000 rupie per una cena a base di aragoste e no… dobbiamo andare con loro, per forza, quindi cambio programma. Inizia qui e per la prima volta, la forte sensazione di innamoramento per la gente di quest’isola, piccola di statura, magra, pelle scura, occhi grandi, denti belli, adorabile, eternamente sorridente forse anzi sicuramente perchè la loro religione va di pari passo con la loro filosofia di vita, sono hindù, animisti, rispettosi, teneri adoratori di divinità piazzate in ogni dove, all’ingresso delle case, sulle auto, in mezzo alle frasche di un albero, insomma praticamente perfetti.

Il più intraprendente è ovviamente Gede detto Madi, l’orientale dai capelli lunghi, (tel. 081.7344788 [email protected] è ns. raccomandato) che ci fa sentire subito a nostro agio, gli altri ridacchiano tra di loro, cantano fumano e ci propongono il viaggio (gratis) sulla loro jeep una Taruna blu 4×4 ok, is better that nothing….
Cena a base di aragosta davvero, sulla spiaggia, a due passi dal mare siamo al Pudak cafè tel. 0361/553800 con le torce accese , con la sabbia nei piedi e la musica nelle orecchie, gentilmente proposta dai ragazzi locali che per qualche soldino allietano le nostre e loro serate a ritmo di chitarre e tamburi, da sogno… siamo davvero in vacanza o forse semplicemente stiamo assaporando un nuovo mondo fatto solo di semplicità e di magia. Insomma una serata da favola, perfetta anche dove non lo era, ma ciò l’ha resa ancora più bella, il motivo leggendo a posteriori tra le righe è che tutto è stato spontaneo amichevole e scherzoso da subito, ho avuto la visione in pochi attimi di come questi ragazzi sarebbero diventati amici veri di una vacanza.
Per l’indomani evitiamo Buana (telefonata di mezzanotte per tirargli il pacco) con lui ci sentiamo troppo lontani sia a pelle che mentalmente e lo tradiamo ovviamente con Madi, che diventa la ns. guida Balinese ufficiale.

08/08/2004 9.00 a.m. after breakfast siamo d’accordo con Madi e WaIan che per la modica cifra di 30$ a coppia (senza mai contrattare) ci porteranno per l’intera giornata a visitare le bellezze del luogo. La prima tappa è al Barong & Kris dance al centro culturale di Dempasar (0361.224596), che narra con spettacolo musicale dell’infinita lotta tra il bene e il male con barong appunto strana creatura metà cane e metà leone. L’esibizione vera è una lunga cerimonia officiata da un sacerdote che prega per scacciare dalla vita di tutti i giorni gli spiriti maligni, qs. invece alla quale partecipiamo è propiziatoria per i turisti ma molto originale e carina, va in crescendo migliorando e sul finale incontriamo (come in tutti i ns. viaggi) un ns. compaesano Dario e morosa con i quali facciamo immancabile foto ricordo, con barong scimmie maschere e coreane.
Di seguito visita alla fabbrica del batik, dove ci viene minuziosamente spiegato come si prepara il disegno elaborato su cera visibile su entrambi i lati, e poi ancora giretti frenetici nel susseguirsi di negozietti d’artigianato locale e di pseudo antiquariato tra Celuk, Mas Batubalan e Bedulu, che spasso compere a non finire e divertimento a go go.

Il primo templio della giornata invece è quello di Batuan, Madi in inglese ci spiega che dovremmo indossare il sarong lungo (anche Ivo in pantaloni lo deve mettere ma rimane comunque bellissimo) e legarlo con un nastro giallo, in segno di rispetto per la religione che non è la nostra.
Devotamente Madi ci spiega inoltre che dovremo dare un’offerta all’uscita, ma volentieri… cosi che prima fotografiamo, curiosiamo e chiacchieriamo con i local guides che gentilmente ci spiegano le fasi storiche di questo bel complesso, poi firmiamo l’enorme guest book e i guardiani sorridendo ci dicono che siamo i primi europei della mattinata.
All’uscita Madi e Waian se la ridono di gusto nel vederci “svestiti” dei nostri sarong, e ci consigliano di comprarne uno tutto nostro, di modo che quando qualcuno ce ne propone noi potremo semplicemente rispondere “NO THANKS!”
Proseguiamo attraverso paesaggi di risaie a terrazza villaggi tradizionali, templi e templietti (ogni villaggio ne ha almeno 3/4) e raggiungiamo il villaggio montano di Penelokan a Kintamani sulle pendici del lago Batur, dal quale si gode una bellissima veduta panoramica del cratere e del lago appunto.

Rientrando ci fermiamo al bel giardino delle spezie dove assaggiamo gratis L’inna Viagra, un infuso di ginseng sandalo e cacao molto dolce, Waian fa il bis, dice che non si sa mai… potrebbe sempre servire… Ci fermiamo anche alle risaie di Tegalalang per le spettacolari foto di rito e qui veniamo Letteralmente Assaliti dalla popolazione locale, ci offrono di tutto dai sarong agli aquiloni ai ventagli alle statuette intagliate nell’osso di vacca, poi ancora gli album di foglie di riso, no non ci posso credere, io abituata in ogni dove al mondo a chiacchierare con i locali, a contrattare per un acquisto vengo Letteralmente Trascinata per un braccio da Ian che mi prende e mi porta in auto… it’s very dangerous for you, say NO THANKS ha proprio ragione.
Ivo e Madi sono fuori dall’auto ancora, e da lontano ci ritroviamo a ridere con Dario e la sua morosa, sfinita anche lei per la calca che le sta intorno, quasi quasi vorrebbe salire sulla nostra Taruna ma no….deve cercare il suo uomo circondato anch’egli dalla gente locale che vende anzi stravende di tutto ad 1$ perche qui di turisti se ne vedono davvero pochi.

Sulla strada del ritorno passiamo ma senza fermarci per i bellissimi paesaggi Sebatu Sidan e Gianyar, villaggetti alle porte di Ubud, che preferiamo visitare con calma più in la, adesso ci aspetta la doccia calda ristoratrice. Al rientro l’entusiasmo è alle stelle, andiamo a cena al ns. ristorante preferito il Bonsai restaurant vicinissimo al Grand Bali Beach, (tel. 0062.361.288511 www.Grand-balibeach.com) rinomato per i piatti di pesce ma ancor di più per l’enorme giardino tropicale con più di 300 graziosi bonsai, e contrattiamo per domani l’escursione al nord, sempre con Ian e Madi.

Per il 10.08.04 siamo soli con Wayan e con lui facciamo il tour B che sta per Beautiful, andremo al templio madre di Mengli, poi al templio sul lago di Ulun Danu e infine alla Monkey forest, proseguiamo per Singaraia e Lovina beach famosa per i delfini e la sabbia nera, le Hot Spring terme naturali dove ci divertiamo insieme ai bimbi locali facendo tuffi e bagni infiniti e per ultimo splendido trekking per raggiungere sulla strada del ritorno le Git Git waterfall le cascate più alte e fredde di Bali.

L’indomani e per ben due giorni dovremo fare senza i nostri amici, Ian e Madi infatti sono originari di Nusa Penida la bellissima isoletta a est di Bali, rinomata per il sub e per la Mushroom Bay, tornano a casa. Ci spiegano che per la cerimonia sacra del 11.08 dovranno rientrare dalle loro famiglie per le preghiere, ci invitano pure a casa loro, noi stupidamente rifiutiamo, cosi il 10.08 è giorno di totale autonomia e d’accordo con Anna e Dany decidiamo di bighellonare per Kuta, località turistica per eccellenza, strapiena di australiani, fin troppo sviluppata per certi versi sporca ma è molto stimolante assaggiarla. Dopo la confusione e la pazzia di compere sulla via principale (Jalan Legian) strapiena di negozi e taroccamenti, andiamo a visitare in Poppy Lane II quello che rimane (cioè niente se non il riconfinamento) del Sari Pub, il locale fatto esplodere vergognosamente con due bombe e più di 300 morti il 12.10.2002.
La data è a noi particolarmente cara e viva nella memoria, era il nostro 1* anniversario di matrimonio e anche quell’anno avevamo ventilato una possibile vacanza in Indonesia poi non realizzata.
Incontriamo moltissime persone coinvolte a filmare e fotografare quello che resta, un grande vuoto, famiglie australiane che ogni anno vengono a commemorare i propri ragazzi morti nel tragico evento, e un cartello su tutti regna incontrastato, sventolando verso l’alto: Bali has a soul, Australia has an heart, stay Together against terrorism… i musulmani fanatici, anche qui hanno portato l’essenza dell’odio inutile e della distruzione totale.
Per non dimenticare, è giusto che a Poppy Lane II rimangano appese queste foto, le lettere d’amore, i cartelloni ed è ancor più giusto che tutto l’affetto di amici sconosciuti come noi possa arrivare anche solo per una visita alla memoria delle giovani vittime innocenti, perchè Bali e la sua gente non provi più dolore, un grave attacco come queste due bombe proprio non se lo meritavano!!
Mi metto a parlare con un ragazzo di Melbourne che mi fa emozionare, lui dal 2002 torna sempre a Kuta, ha perso due amici, mi parla di loro e alla fine se ne va ricordandoli con la tavola da surf sottobraccio. Lo rincontriamo più tardi verso la spiaggia, gli australiani sono troppo forti, veri e ruvidi al tempo stesso, con tanta voglia di vita addosso e capaci di trasmetterla.

Il pomeriggio lo trascorriamo in spiaggia, assistiamo all’evento del lancio dei paracadutisti, ci sono le televisioni locali e i giovani di Kuta sembrano impazzire per i 500 deltaplani che piovono dal cielo.
Sulla strada del ritorno, nell’affannosa ricerca di un bemo che ci riporti a Sanur conosciamo Antonio e Maddalena, ragazzi originari di Timor Est che ci indicano con estrema gentilezza la direzione e i tragitti dei mezzi locali.
Antonio è studente di lingue, sta preparando il Master per l’insegnamento dell’indonesiano e risiede da tre anni a Dempasar, conosce benissimo Bali Java Sumatra e Lombok e ci propone per l’indomani di affittare un pulmino tutti insieme, visto che anche sua sorella giovanissima e timidissima (quasi una putri Bali) è appena arrivata per 3 settimane di vacanze Balinesi.

Accettiamo di buon grado e cosi il 11.08.2004 con Anna Dany Antonio e Maddalena, ci ritroviamo al terminal Tegal di Dempasar e ci incamminiamo verso il templio di Putra Sutria stravolgente e addobbatissimo perchè oggi è giorno Sacro, c’è la festa nazionale hinduista di base animista, per cui tutta la popolazione non lavora ma prega.

Per i Balinesi gli spiriti degli dei sono ovunque anche se non li si vedono, la religione è una radice fondamentale, ed è sopratutto insegnamento ordine e stile di vita, per questo ogni mattina fanno offerte per rendere omaggio agli dei buoni ed allontanare gli spiriti cattivi che ignorano, cosi che appunto riescono ad scacciare dalla vita di tutti i giorni i difetti le cattiverie gli egoismi e le negatività, acclamando attraverso le offerte le musiche e le preghiere la bontà dei loro avi.
Antonio è cattolico ma anche se straniero come noi ci introduce al galateo dei templi, va a casa sua per prestarci i suoi sarong e la sciarpa da visita, entriamo nel vivo della celebrazione, ci fa stare sul retro del templio senza assolutamente farci avvicinare al tabernacolo dei bramini per le foto e non ci fa mai voltare con le spalle, perche spiega che è segno di grave mancanza di rispetto e maleducazione.
Di solito all’ingresso dei templi c’è un grande cartello dove si ricorda che le donne con ciclo mestruale non possono entrare nell’edificio, non portano in dono la vita per cui sono considerate impure, cosi come le donne incinte e quelle che hanno partorito da poco, (per me tutto questo è schoccante se non incomprensibile, ma il loro rituale lo prevede per cui ci si deve adeguare anche nel comportamento e nelle considerazioni).

Al termine della celebrazione, visitiamo il cimitero induista prossimo alla stazione, anche qui incensi preghiere e famiglie raccolte sulle piccole tombe che conservano solo le ceneri dei defunti, poi il mercatino e infine ci dirigiamo verso Ubud per la gara di cook fighters, combattimento (non) legale di galli indemoniati con relative scommesse clandestine, bestiale.
Ci ritroviamo senza saperlo nel cuore del turismo culturale Balinese, Ubud è davvero molto affascinante, alcuni dicono che la vera Bali sia qui, perchè vi è un concentrato in assoluto di artigianato, cultura, religione, scuole, misticismo, arte, danze, insomma tutto di tutto ad alto livello. E’ vero anche che Ubud ormai avendo inglobato i villaggi limitrofi bisogna visitarla con calma, per bene, assaporarla partendo magari come abbiamo fatto noi grazie ad Antonio, dal museo Puri Lukisan, poi girare per tutta la Monkey Forest Road, i negozietti e i tourist office, il market (chiuso) e la casa del pittore erotico Antonio Blanco.

A metà pomeriggio cominciamo ad avere un certo languorino per cui sosta obbligata in uno dei mille pub dove conosciamo Monique e Holivier, una coppia francese in giro per il mondo da 2 anni e 4 mesi, che invidia e che bello ascoltarli, ci raccontano del loro ultimo soggiorno al Kakadu N.P. in Aussie, a Lombok e alle Gili, nostre prossime tappe, noi ridendo gli raccontiamo della nostra Bali, di cosa visitare, di Ian e Madi, ed è subito feeling.
Questo è il nostro ultimo giorno tutti insieme, ed è giornata di relax, all’insegna del divertimento e mare. Partiamo per il templio marino del pura Tanah Lot, pesantemente pubblicizzato, forse il più conosciuto il più fotografato, bello ma non bellissimo. Si dice che ciascuno dei templi marini sia stato costruito in modo da essere visibile dal tempio marino successivo, formando cosi una catena virtuale da sud verso nord ovest di Bali. Sarà anche che essendo posizionati sulle scogliere i templi marini hanno un fascino particolare, il Tanah Lot è posto su una roccia a picco sul mare, in uno scenario da film, è sempre perennemente visitato dai locali ma è anche trappola ben organizzata per noi turisti (tutto è decisamente molto caro). Noi contrariamente alla massa, non lo visitiamo all’ora del tramonto (vogliamo vedere l’Uluwatu) bensì di mattina presto, ammirando l’effetto della bassa marea e gustando l’effetto “sgomitare fra la folla” per le decine di negozi di souvenirs.

Proseguiamo per l’elegante Nusa Dua e Benoa, alla ricerca di un catamarano che ci porti a vedere le tartarughe di mare, ma a quanto pare siamo in leggero ritardo rispetto alla tabella di marcia perchè tutti i glass boat escono al largo prima delle 9.00 a.m.
No problem, we say NO THANKS, non fa nulla dai, alle Gili le vedremo gratis, e senza doverle per forza rincorrerle.
Sosta a Dreamland, nuova località turistica all’estremo sud nei pressi della spiaggia di Pecatu, dove assistiamo al montaggio degli spot della birra Carlsberg.

Concludiamo la giornata al suggestivo templio marino Pura Ulu Watu, il templio dell’amore, il posto in assoluto più raffinato e più romantico di tutta l’isola. Il templio più meridionale di Bali è appollaiato sulle scogliere che precipitano nell’azzurro dell’oceano, si entra da un ingresso fiancheggiato da statue di Ganesh e all’interno delle stanze enormi statue in corallo blu ricordano e fanno adorare gli altri dei induisti. Lunga la stradina che porta ai templietti minori, siamo circondati letteralmente dalle scimmiette che si divertono a tirare il sarong, a rubare occhiali cappelli e foulard, sono abbastanza innocue ma dispettose.

Giungiamo nel punto più suggestivo sulla sinistra, e qui la macchina fotografica cosi come la videocamera impazziscono, lo scenario è incredibile, la vista del tramonto accecante, tutto riflette di arancio rosa come se ci fosse quasi un’ aurea sacra tutto intorno.
Ma il bello deve ancora venire, l’inaspettato e coinvolgente spettacolo del Kecak, la Danza balinese per eccellenza, che narra la storia d’amore tra il principe Rama e Sita del regno di Ayodia, tratta dai libri sacri hindù. Il sottofondo musicale è solamente dato dal coro prettamente maschile che seduto intorno alle figure del racconto sta a dorso nudo, veste il tipico pareo tessuto a scacchi bianco e nero e canta appunto “che ciak che ciak che ciak “ perfettamente sincronizzato, alzando le mani al cielo e schioccando le dita per tenere il tempo. Il testo sacro viene in realtà utilizzato per aiutare le giovani donne ad andare in trance per poi riuscire a camminare sui carboni ardenti in segno di devozione .

Che dire, non ci sono parole , really!
Scopriamo che gran parte dei danzatori sono persone semplici dei villaggi vicini, non sono professionisti, ma gente che ama conservare le tradizioni, la danza e il canto nel tempo libero. Si esercitano alla fine della giornata al rientro dalle risaie, l’allenamento è di molte ore, perchè non è semplice riuscire a sincronizzarsi ed oscillare e danzare e ancora aleggiare in modo cosi armonioso all’unisono. E per caso incontriamo ancora Antonio e Maddalena con i loro amici olandesi, troppo piccolo il mondo no!?! Credo che il solo spettacolo del kecak all’Uluwatu valga tutta la vacanza intera a Bali. Anzi no, tutta Bali è straripante, una vacanza qui è investimento assicurato.

E’ impossibile fermare l’occhio un momento, si è completamente rapiti dai bellissimi balinesi, dai cortiletti, dalle offerte colorate, dai profumi d’incenso e di sandalo, e poi ancora templi, pagode cinesi, altarini domestici, l’inesauribile sacralità del posto emerge dalla natura esuberante… spettacolo!
La bellezza non richiede spiegazioni, su di essa non si può discutere” è cosi e basta, lo dice anche Oscar Wilde.

Quando arrivi in molti ti dicono SELAMAT DATANG, che vuol dire in bahasa: Benvenuto, e noi ora che torniamo in Italia rispondiamo : TERIMA KASIH BANYAK BALI, Grazie Di Cuore Bali per tutta la POESIA che ci hai fatto vivere.

Info veramente utili o solo per curiosare :
www.turismoindonesia.com
www.Baliguide.com
www.biwabali.com
www.pande-Bali.com
www.Bali-travelnews.com