Java Prambanan
Java Prambanan
Java Prambanan Ramayana
Java Prambanan Ramayana
Java Borobudur
Java Borobudur
Java Bromo
Java Bromo
Bali BanjarAirPanas
Bali DanauBratan
Bali DanauBratan
Bali Fiore
Bali Barong
Bali Besakih
Bali Besakih
Bali Tirtagangga ricefields
Bali Tirtagangga watergarde
Bali PandangBai boats
Bali PandangBai chidren
Bali KertaGosa
Bali TanahLot
Bali Jimbaran OdalanTempio
Bali Jimbaran OdalanTempio
Bali Jimbaran OdalanTempio
Bali UluWatu
Bali UluWatu
Sulawesi Tangkoko
Sulawesi Tangkoko Tarsius
Sulawesi Tangkoko cena
Sulawesi TombeWaruga
Sulawesi Siladen
Silande MarthaHomestay
Sulawesi Siladen corallo
Sulawesi Siladen corallo
Sulawesi Siladen sunse
Sulawesi Siladen sunset
Singapore RafflesPlace

Vulcani fumanti, risaie in terrazza, profumo d’incenso e frangipani, musica lancinante del gamelan, sapore di spezie, sorrisi di bambini, tramonti infuocati, albe spettacolari…
Oltre 600 foto, quasi 3 ore di film eppure mi sembra che non siano bastate a catturare tutti i particolari e tutte le emozioni provate in questo viaggio!
Abbiamo trascorso quasi un mese in Indonesia, tra le isole di Java, Bali e Sulawesi, organizzando autonomamente il viaggio. Certo, per conoscere a fondo il più vasto arcipelago del mondo ci vorrebbe probabilmente un anno, tuttavia il tempo a nostra disposizione ci ha permesso di assaporare ampiamente l’atmosfera e conoscere una parte della cultura incredibile di questo paese fantastico.

29 LUGLIO 2004 – IL VIAGGIO
Sveglia ore 4, la prima sveglia all’alba di una discreta serie…
Alle 5 siamo sotto casa ad aspettare il taxi per Linate… Chi siamo: io Karin, Paolo, mio marito, Enrico e Giorgia, i nostri amici con i quali siamo stati in Baviera l’inverno scorso. Certo che l’Indonesia non è la Baviera, li ho avvisati… Visto che ero io “l’organizzatrice ufficiale” del viaggio, ho raccolto e fatto leggere loro tutto il materiale possibile: racconti, consigli, avvertenze del Ministero degli Esteri, ma queste ultime non li hanno scoraggiati, quindi siamo in pista, con i nostri zainoni e zainetti! Mentre aspettiamo questo taxi che non arriva, trovo il modo di farmi pungere da una zanzara milanese… sulla palpebra! Mi viene già l’ansia all’idea di assomigliare a Elephant Man nel momento del check-in e di non farmi riconoscere dall’impiegata che esaminerà il mio passaporto… Per fortuna nel tragitto fino a Linate tutto si risolve…
Imbarchiamo gli zaini solo fino ad Amsterdam perché su questa tratta voliamo con l’Alitalia; dobbiamo poi recuperarli in Olanda e fare di nuovo il check-in con la Garuda fino a Yogyakarta.
Vi do un’idea del percorso per niente stancante che stiamo per affrontare: Milano-Amsterdam, Amsterdam-Singapore, Singapore-Jakarta, Jakarta-Yogyakarta… Non oso neanche contare le ore di volo senza parlare di quelle di attesa!… Ma è tutto quello che abbiamo trovato, prenotando comunque 4 mesi in anticipo! Il volo ci costa 1.200 Euro. Per fortuna la vita sul posto si rivelerà molto economica…
Yogyakarta si trova al centro di JAVA, l’isola principale e più popolata dell’Indonesia, di religione musulmana.
Tanto per dare un contesto al viaggio, fino a due giorni fa l’Indonesia faceva parte della Top 5 dei paesi dove NON andare, secondo il sito “Viaggiare sicuri”! Bene, incoraggiante! Tuttavia la nostra voglia di viaggiare è più grande e speriamo che non ci capiti nulla di spiacevole.
Inoltre, a parte il rischio attentato, l’Indonesia fa anche parte della cosiddetta “Cintura di Fuoco”, e ciò significa alto rischio sismico e/o di eruzione dei suoi innumerevoli vulcani! Infatti, meno di due mesi fa è esploso il Bromo, uno dei più famosi vulcani indonesiani, provocando la morte di due turisti. Ecco, questa è la terza cosa che noi dovremmo fare nel nostro viaggio: scalare il Bromo… Vabbè, mi dico, vedremo quando saremo lì… Giorgia non è per niente rassicurata! Per confortarla analizzo le statistiche e vedo che non dovrebbe più eruttare per i prossimi 4 anni…
Ma per ora siamo sull’aereo, un 747-400 della Garuda Indonesia, direzione Singapore, dove ci sarà uno scalo tecnico. Siamo già partiti con un’ora di ritardo e ci aspettano 12 ore di volo fino alla Città del Leone. La Garuda non è la migliore compagnia con la quale abbia viaggiato ma era la più economica e poi mi piaceva l’idea di volare con la compagnia di bandiera, per entrare un po’ nell’atmosfera. Il “Be sampi base manis” servito per pranzo era molto buono…

30 LUGLIO – L’ARRIVO IN INDONESIA E IL PRIMO IMPATTO CON YOGYAKARTA (JAVA)
A Singapore, durante lo scalo, non mi accorgo nemmeno che abbiamo la possibilità di scendere dall’aereo e andar in aeroporto, intanto riempiamo i moduli per l’immigrazione. Dopo un’ora e venti di volo, siamo a Jakarta. Scendendo dall’aereo, una vampata di caldo ci investe insieme a quell’odore caratteristico di umido che ho sempre trovato in Sud-Est asiatico. Stranamente quell’odore, seppur un po’ sgradevole, mi riempie di gioia: sono in Asia! Sono in Indonesia!! Finalmente!
Sbrighiamo le formalità per l’immigrazione e paghiamo il Visto di 25$ valido per 30 giorni. Attenzione, molto importante: se avete intenzione di fermarvi oltre 30 giorni in Indonesia, dovete richiedere il Visto all’ambasciata indonesiana in Italia prima di partire. Non fate come quella coppia italiana che era in coda prima di noi e che è rimasta a bocca aperta scoprendo che non poteva restare più di un mese con il Visto rilasciato in loco! L’unica cosa che poteva fare a quel punto era un andata/ritorno in un paese limitrofe allo scadere dei 30 giorni per poi rientrare in Indonesia… Assurdo!
Raggiungiamo di corsa il check-in della Garuda dopo aver recuperato i bagagli (tutti per fortuna!) per l’ultima destinazione: Yogyakarta (si pronuncia Giogiakarta, ma viene affettuosamente chiamata Yogya/”Giogia” dai suoi abitanti). Dobbiamo passare una lunga serie di controlli ma alla fine ce la facciamo a prendere l’aereo malgrado la coincidenza breve. All’uscita dal piccolo aeroporto ci dirigiamo verso i taxi e la ressa che mi aspettavo verso di noi non avviene… Strano… Anzi, nessuno ci considera! Mi decido a chiedere ad uno degli autisti se ci può portare in città e lui mi replica che dobbiamo prima fare i ticket all’ufficio in aeroporto! Infatti qui funziona così: bisogna comunicare la propria destinazione all’impiegato, pagare la tariffa e si riceve in cambio una specie di voucher da presentare all’autista. Tuttavia è la prima e l’ultima volta che vedremo questo sistema durante il nostro viaggio; probabilmente funziona così negli aeroporti.
La tratta che ci porta al nostro hotel, l’Istana Batik (170.000 Rp a notte con la colazione – 10.000 Rp = 1 Euro circa) è già un concentrato di vita giavanese: è un macello, tutti suonano e si superano senza regole, c’è gente ovunque, motorini, becak (i risciò)… insomma, una grande confusione! Il nostro alberghetto, prenotato via email dall’Italia, è molto carino da fuori e si trova vicino alla stazione dei treni e a due passi da Malioboro Road, il viale principale di Yogya. Le stanze sono meno belle di quanto ci aspettavamo soprattutto rispetto alle foto pubblicate su internet, ma sembrano pulite. Ci cambiamo subito e ci facciamo un bel bagno riparatore nella piccola piscina, molto apprezzabile dopo 28 ore di viaggio!
Sono circa le 17 e non abbiamo intenzione di andar a dormire così ci cambiamo di nuovo ed usciamo a fare un giro in Malioboro Rd, dove si trova un mercato lungo quasi un chilometro sotto i portici. La merce esposta non è un granché (t-shirt, camicie, scarpe, poco artigianato) soprattutto quando si sono già visti altri mercatini asiatici ma vale la pena per osservare il traffico allucinante del viale ed essere al centro dell’attenzione, in quanto per ora di turisti ci siamo solo noi e tutti gli occhi sono puntati addosso a noi! Alcune ragazze ci toccano anche i capelli (sarà perché siamo bionde?)!
Qui la notte cala in fretta e alle 19 andiamo a cercare un posto dove mangiare la nostra prima cena indonesiana. La Lonely Indonesia ci consiglia il Bladok (dove tra l’altro avevo provato a prenotare delle stanze via email invano in quanto non accettano le prenotazioni. Infatti è sempre pieno di “backpackers” ed è difficile trovare una stanza! Ho fatto un giro e sembra molto pulito e carino, c’è anche una piscinetta, insomma un buon indirizzo economico). Purtroppo sembra che il menù sia perlopiù occidentale ma consultiamo la pagina del cibo locale: per me sarà mee goreng (fried noodles) e pancake alla banana con cioccolato. Non male per un inizio! Chiacchiero poi un po’ con il tipo della reception che mi propone diversi pacchetti per il Bromo, il famoso vulcano di cui parlavo all’inizio. Decideremo domani, l’escursione la vogliamo fare fra due giorni, c’è ancora tempo. Torniamo in albergo e crolliamo nei nostri letti…

31 LUGLIO – YOGYAKARTA E IL PRAMBANAN
Mi sveglio alle 7, dopo ben 9 ore di sonno. Mi sento in formissima! Dopo la colazione andiamo a prendere un po’ di soldi, Enrico e Giorgia cambiano i Traveller Cheques, noi preleviamo ad un Bancomat perché non abbiamo fatto in tempo ad acquistare Traveller prima di partire… (col senno di poi direi che questa soluzione si è rivelata molto pratica, abbiamo trovato distributori quasi ovunque, l’unico limite è che si può prelevare soltanto l’equivalente di 100 Euro e che c’è una piccola commissione, ma esiste anche per i TC…). Andiamo anche all’ufficio della Garuda per riconfermare i voli del ritorno e acquistare dei biglietti per il Sulawesi. Costano 1.557.000 Rp a testa, ossia la metà rispetto al prezzo indicatomi in Italia. Valeva la pena aspettare e prenderli qui! Nell’agenzia siamo gli unici turisti, è piena di Indonesiani; approfitto della lunga attesa per imparare alcuni numeri in Bahasa indonesiano. In agenzia bisogna prendere un bigliettino e aspettare il proprio turno e siccome la ragazza chiama i numeri nella sua lingua, è meglio imparare il nostro per non saltare il turno! Archiviate tutte le formalità possiamo dedicarci all’esplorazione di Yogya.
Dopo aver lasciato nella cassetta di sicurezza dell’albergo i nostri soldi e documenti, ci rechiamo al Kraton (palazzo del Sultano) in becak. Tratto con i vecchietti che ci vogliono portare e arriviamo alla cifra di 6.000 Rp a persona. Ovviamente i becak sono studiati per la corpulenza degli Asiatici e noi in due siamo un po’ scomodi ma è divertente. Ogni tanto mi viene un terribile senso di colpa quando sento dietro di me l’omino pedalare come un pazzo per spingerci! Arrivati a destinazione, lui non vuole essere pagato subito e dice che ci aspetta fuori dal Kraton così possiamo tornare indietro con lui ma siccome non abbiamo idea dell’ora alla quale usciremo preferiamo dargli i soldi e sentirci più liberi. Alla fine non siamo più tornati da questa parte ma sono sicura che lui ci abbia aspettato a lungo.
La visita del Kraton non è un granché ma è la principale attrattiva della città. Subito dopo andiamo a visitare il Taman Sari con un tizio che ci fa da guida (qui le guide si trovano senza difficoltà ed è inutile andar a prenotare in qualche agenzia dei tour della città). Lì ci sono le piscine dove le donne si facevano il bagno mentre il Sultano sceglieva dall’alto quelle che gli piacevano. La guida ci racconta, divertito, che il Sultano poteva anche sceglierne diverse nella stessa giornata! La nostra chiacchierata con la nostra guida si rivela molto interessante, lui ci chiede come noi Europei percepiamo gli Indonesiani dopo gli attentati a Bali e Jakarta, ripete diverse volte che lui “non vuole essere un buon Musulmano”, nel senso che non è integralista e con le sue parole si sente che si vuole distaccare da tutti gli avvenimenti che abbiano coinvolto musulmani nel mondo. E’ molto preoccupato dalla nostra opinione.
Finiamo irrimediabilmente in un negozio di batik dopo che il nostro amico ci ha spiegato che soltanto 45 artisti su 500 sono stati selezionati dal Sultano per vivere nel quartiere del Kraton; questa scelta gli dà diritto ad avere anche una carta d’identità. Ovviamente non usciamo dal negozio con le mani vuote. Vuoi mettere, acquistare uno stupendo batik dipinto da uno dei pittori prescelti dal Sultano?! Dalle rovine intorno al Taman Sari, all’alba o al tramonto, si gode di un buon punto di osservazione per il vulcano Gunung Merapi, attivo e pericoloso…
Alle 15 siamo pronti per andar al Prambanan, tempio induista a 17 km da Yogya. Abbiamo concordato il trasporto con il nostro albergo e un autista ci viene a prendere con un minibus. In Indonesia, non si fa mai fatica a trovare qualche mezzo di trasporto, c’è sempre qualcuno pronto a portarti dove vuoi, ad un prezzo da negoziare sempre.
E così, per 160.000 Rp in 4 e dopo un’oretta di tragitto arriviamo al sito del Prambanan, che in realtà non è così distaccato dalla città come mi sarei aspettata. Il biglietto per i turisti costa 10 $, per i locali costa 7.000 Rp ma è giusto che sia così, abbiamo tenori di vita molto diversi. Per ulteriori 40.000 Rp in 4 affittiamo i servizi di un giovane ragazzo che ci farà da guida (diciamo che ha insistito moltissimo per che lo scegliessimo!). Lui è esaltatissimo, e a nostra grande sorpresa parla l’italiano – è autodidatta – ma usa un linguaggio un po’ cervellotico, si capisce che lo fa per impressionarci! Ci racconta tutto sull’induismo e ci descrive ogni bassorilievo dei templi, tant’è che dopo un po’ non ci capisco più niente e mi dedico all’osservazione del tramonto… che dura pochi secondi in realtà. Tutto il sito acquista una luce particolare a quest’ora e i turisti cominciano ad andare via. Una famiglia di Indonesiani ci chiede di fare una foto insieme a loro! Avevo letto sulla Lonely Indonesia che per loro è molto bello poter toccare o avvicinare uno straniero dalla pelle bianca e noi ci prestiamo volentieri a questo ribaltamento dei ruoli! Dopo la visita, chiacchieriamo un po’ con la nostra guida e parliamo della vita in Occidente, lui è molto impressionato dai costi delle cose da noi, per lui sono senza senso! Quando ci tocca convertire in Rupie il prezzo di una casa a Milano sta per svenire!… Alle 18’30 ci rechiamo al ristorante all’aria aperta con vista sul Prambanan che fa parte del pacchetto che abbiamo acquistato presso il nostro albergo. Per 45.000 Rp mangiamo in abbondanza al buffet su dei tavolini in mezzo ad un prato con una vista molto affascinante sui templi illuminati. Ve lo consiglio. Alle 19’30 entriamo nell’anfiteatro con il nostro biglietto “Vip” (150.000 Rp) per vedere lo spettacolo del Ramayana Ballet. Il posto Vip ci dà diritto ad una poltrona semi imbottita con vista privilegiata sul palco e un sacchettino contenente una Coca Cola rigorosamente calda, un piccolo ventaglio e uno snack indonesiano. Carino vero?!… Lo spettacolo dura 2 ore, passati i primi 30 minuti di beata ammirazione dei costumi e degli attori, vorresti picchiare i suonatori di gamelan e la cantante!… Vabbè dai, sto esagerando! Con il foglio che illustra la storia del Ramayana è tutto più divertente, sappiamo in anticipo cosa succederà, ci divertiamo anche con la presenza al nostro fianco di una coppia di Romane che ci fa scoppiare dalle risate con un paio di frasi ormai mitiche tra di noi, che però chi non ha assistito al Ramayana non può capire… (“a do’ sta la scimmia?!” “eh non so, gli è morto l’uccello!”). Oltrepassiamo…
Dopo lo spettacolo torniamo al parcheggio dove il nostro autista avrebbe dovuto aspettarci. Individuiamo il minibus però a bordo, di lui non c’è traccia, anzi c’è una ragazza indonesiana, quindi non deve essere quello il nostro minibus… Dopo aver fatto il giro tre volte del parcheggio ci viene però il dubbio che sia proprio quello il nostro mezzo e torniamo lì vicino quando accorre dietro di noi l’autista sorridendo a 50 denti!… Ah ecco! Mentre noi ci stavamo godendo lo spettacolo lui aveva trovato un modo per passare il tempo con la sua fidanzata! Senza spiegazioni, avvia il motore e ci riporta in albergo. Le strade di Yogya sono strapiene di gente e ci sono anche alcuni concerti per strada! Anche se la voglia di buttarci in mezzo è grande non possiamo fermarci, domani dobbiamo svegliarci alle 4!

1 AGOSTO – SPETTACOLARE ALBA AL BOROBUDUR
Svegliarsi alle 4 non è mai una bella esperienza ma stranamente in viaggio mi pesa molto meno. Il nostro autista però non è in viaggio e non si è svegliato! Per fortuna dopo un paio di telefonate fatte da un impiegato del nostro albergo, ci viene a prendere un vecchio signore che immaginiamo sia il padre. La nostra destinazione è Borobudur, il più grande tempio buddista del mondo. Fuori è ancora buio ma c’è già un gran movimento per le strade. Durante tutto il tragitto, che dura quasi un’ora, vediamo gente che corre, che cammina, chissà dove vanno tutti, alcuni piedi nudi? Dopo qualche chilometro incontriamo un enorme mercato ai bordi della strada, forse la loro destinazione? Ma sono appena le 5 del mattino! Capisco che qui la vita inizia molto presto, al contrario di quello che avviene alle nostre latitudini.
Arriviamo davanti al cancello dell’area del tempio prima delle 6 ma non ci aprono prima di quell’ora. Sono un po’ delusa perché ormai è giorno e non capisco perché tutti dicano di venir a vedere l’alba al Borobudur se poi quando aprono il cancello il sole è già sorto da tempo… boh… Vedremo un po’ quando saremo su. Attenzione, ci sono due ingressi, uno per i locali, che costa 9.000 Rp, e uno per i turisti ai quali si chiedono 10 $, come al Prambanan. Noi ingenuamente avevamo creduto che il Borobudur fosse molto più economico del Prambanan perché non avevamo visto l’altro ingresso! Appena varcata la soglia della biglietteria acceleriamo il passo e camminiamo fino al tempio che sembra un’enorme torta nuziale a più piani fatta di pietra lavica.
La salita non è semplicissima, ci sono gradini piuttosto alti e in più li sto facendo di corsa perché ho appena capito che cosa è “l’alba al Borobudur”… Infatti, salendo le scale mi sono accorta che il sole era sorto sì, ma era nascosto dietro il vulcano Merapi e che stava per uscire di nuovo da dietro l’imponente montagna! Il cielo si sta già tingendo di un arancione bellissimo. Quando arrivo in cima al tempio ecco che inizia lo spettacolo! Sono senza fiato per la salita ma anche senza parole davanti a questa visione quasi mistica! Il sole sta uscendo rapidamente da dietro il vulcano e tutte le stupe che ornano gli ultimi piani del Borobudur, di cui alcune semi distrutte che rivelano alcune statue di Buddha, creano dei controluce incredibili staccandosi contro il cielo infuocato. Quando la luce del sole diventa un po’ più “normale” mi guardo intorno. Tutto bagna nella pace e nella serenità. Il tempio è immerso nella vegetazione e ci sono montagne e risaie tutto intorno, avvolte in una leggera foschia, è davvero affascinante. Per fortuna ci sono pochi turisti pertanto non c’è chiasso e ci possiamo godere la magia di questo posto in tutta tranquillità, passeggiando sui vari livelli del tempio. Anche qui, come al Prambanan, ci sono centinaia di bassorilievi scolpiti nella pietra, tutti raccontano una storia, sfortunatamente non abbiamo preso la guida e non possiamo capirli, ma osservarli è molto interessante e le storie ce le raccontiamo noi in base alla nostra immaginazione. So solo che questo tempio è stato costruito nel 800 e fino a 30 anni fa era totalmente ricoperto di cenere!
Quando andiamo via sono le 7.15 circa, mi sembra che sia passato già un sacco di tempo visto che siamo in piedi da oltre 3 ore! Mentre scendiamo le scale per tornare indietro, stanno arrivando varie comitive di turisti e scolaresche indonesiani, un uomo chiede di farsi una foto con me e ce la scatta sua moglie!
Ed ecco che ci vengono incontro dei ragazzini con delle statuette da venderci. Ed apriamo il Capitolo Acquisti! Se non volete comprare una statuetta o qualsiasi altra cosa che vi si viene proposta, dovete subito dire di no e tirar dritto, altrimenti appena mostrate il minimo interesse verso un oggetto, siete rovinati, ovviamente detto ironicamente. Io non mi sono mai sentita veramente infastidita (tranne in un paio di casi a Bali), questi incontri con i venditori sono di solito piuttosto simpatici e se si affrontano con lo spirito giusto si possono anche fare grandi affari! Ovviamente il mio sguardo si posa su una piccola statuetta di pietra lavica, che rappresenta una stupa del Borobudur. La vedo già nel mio salotto… La voglio! Dico di no, per la forma, all’inizio, ma poi cedo… ed inizia la contrattazione. Il ragazzo continua a ripetermi “morning price, morning price”… meno male che mi ero studiata la Lonely qualche giorno prima. Se siete il primo cliente della giornata, il venditore vi farà un buon prezzo, il famoso “morning price”, perché gli porterà fortuna per tutta la giornata ed io devo proprio essere il primo cliente, visto che siamo i primi turisti arrivati! Dopo qualche centinaia di metri a negoziare e diversi “ohhh noo!… bankrout!” da parte sua, ci accordiamo per 30.000 Rp. Appena ho finito di pagare mi chiede subito se ne voglio comprare un’altra! E no eh!… Ovviamente pochi metri più avanti altri venditori mi propongono la stessa identica statuetta a… 10.000 Rp! Non ho parole. Salgono quasi con noi nel minibus e finché non partiamo le loro braccia cariche di statuette sono tese attraverso i finestrini e abbattono i prezzi in modo vergognoso!… anche se gli dici che ne hai appena comprato una ti dicono con la più grande naturalezza: “Comprane un’altra!”…
Dopo andiamo a visitare altri due tempietti vicini (Pura Mendut e Pura Pawon totalmente privi di turisti) e acquistiamo due bellissime maschere di legno in un piccolo negozio per 150.000 Rp.
Decidiamo poi di fare gli “sboroni” e di regalarci una colazione da sogno. Un ragazzo (Alex, Guida Per Caso per l’Indonesia sul sito Turisti per Caso) mi aveva consigliato di andar a fare colazione in un albergo “supermegafigo” (sue parole!) con vista sul Borobudur, dimenticandosi però di darmi il nome. Consultiamo la Lonely Indonesia, uno sembra corrispondere alla descrizione, ci facciamo portare dal nostro autista. Dopo un paio di chilometri, percorsi su una stradina sterrata, arriviamo in cima ad una collina e ci troviamo davanti alla reception dell’albergo “supermegafigo”. A questo punto non possiamo più tornare indietro anche se immaginiamo che questa colazione ci costerà un quarto del nostro budget settimanale e l’autista ci molla lì, dicendo che va a parcheggiare più avanti per aspettarci. Ci diamo appuntamento un’ora dopo. Un uomo giovane e bellissimo, vestito con un abito tradizionale, ci viene incontro e con una voce soave ci chiede di seguirlo dopo che gli ho detto che vorremmo fare colazione. Noi siamo vestiti da trekking, non esattamente il tipo di abbigliamento che uno potrebbe aspettarsi in un albergo del genere, ma sembra che non gliene importi assolutamente nulla. L’albergo è molto particolare, le parti comuni sono situate in una struttura che sembra un enorme tempio, metà all’aperto, c’è tanto marmo ovunque, fiori stupendi, una vista strepitosa sulla foresta e in lontananza sul Borobudur! Ci sediamo, non c’è nessuno in giro e tanta pace, sembra un’oasi, riposiamo le nostre gambine ammirando il panorama attraverso il colonnato del ristorante. Inutile dire che la colazione è da sogno. Dopo aver pagato (hum hum, 667.600 Rp in 4, praticamente il prezzo di 4 notti nel nostro albergo di Yogya!), il bellissimo ragazzo di prima ci chiede se vogliamo visitare una delle Suite… Perché no?
Raccogliamo i nostri zainetti e lo seguiamo tra i corridoi all’aperto creati dalle pareti delle varie casette che sono le camere. E’ veramente particolare, le camere sono disposte ad arco sul fianco di una collina, e se avete 1.000 $ a disposizione a notte (con piscina privata), è un posto favoloso! Dimenticavo, l’albergo si chiama Amanjiwo.
Torniamo alla realtà però e raggiungiamo il nostro autista per tornare a Yogya, gli diamo poi una mancia perché siamo tornati più tardi del previsto in città. Dopo un bagno in piscina, Paolo ed io usciamo a reperire informazioni per il tour fino al Bromo. In stazione, non capiamo nulla di quello che c’è scritto sui tabelloni e concludiamo che il treno forse non è una buona idea. Mentre stiamo riflettendo sulle varie opzioni, ci avvicina un tizio chiedendoci (come se ce l’avesse letto nel pensiero): “You want to Apri il menu…omo?” Eh eh, come avrà fatto a indovinare?… Beh, facile, penso che il 70% dei turisti di Yogya procedi il viaggio con un’escursione al Bromo… Tra l’altro in Indonesia è veramente facile spostarsi da un punto all’altro, c’è sempre qualcuno che ti propone: “Hey Mister! Transport?”… Basta poi contrattare il prezzo ed è fatta. Il package che ci propone il tizio, che lavora per un’agenzia di viaggi, comprende, per 250.000 Rp a persona, il trasporto fino al Bromo in un minibus con aria condizionata, una notte in un albergo vicino al vulcano e il trasporto fino a Bali (Lovina o Denpasar). Ovviamente contratto un paio di modifiche al package e così concordiamo che ci faremo lasciare a Pemuteran, sulla costa nord di Bali (un’ora prima di Lovina), in cambio dormiremo in un albergo più carino (il Lava View Hotel che mi era stato consigliato da diversi viaggiatori). Ovviamente non andrà tutto come avevamo previsto… ma non lo sappiamo ancora e quando viene a trovarci in albergo la sera stessa gli diamo i nostri soldi sperando di veder arrivare il minibus la mattina dopo… In albergo sento che si sono un po’ offesi perché non abbiamo preso il package da loro, ma gli spiego che io volevo dormire in un albergo che loro non proponevano… Vabbè, lasciamo stare, sono offesi, e ai sorrisi è subentrato un discreto muso. Mi dispiace un sacco…
Per festeggiare la nostra escursione andiamo da Superman, lo specialista dei pancakes alla banana, fortemente consigliato dalla Lonely. Il cameriere ci fa le solite domande di routine indonesiane: “Da dove vieni? Dove vai? Da quanto tempo sei a Yogya?” ecc, ecc…
Parentesi: in Malioboro Rd il giorno precedente avevamo provato a fare i furbi dopo l’ennesimo “interrogatorio” (di solito alla risposta “Italiani” inizia l’elenco di tutti i giocatori da loro conosciuti ossia “Bagghio”, Maradona, ecc… oppure alla risposta: “Sono arrivato ieri” ti viene proposto un elenco allucinante di possibili escursioni da fare l’indomani) e ci eravamo dichiarati spagnoli, ma a nostro grande stupore il tizio ci aveva risposto in perfetto spagnolo! Dopo, con altri avevamo provato con altre nazionalità ma non ci credevano…
Comunque tornando al cameriere del Superman, arriviamo alla domanda fatidica: “Volete andare al Bromo?” e noi gli comunichiamo che abbiamo già organizzato l’escursione con un tizio, lui ci chiede quanto ci è costato e ci demoralizza quando ci annuncia con condiscendenza che è troppo e che per la stessa cosa lui ci avrebbe chiesto solo 200.000 Rp!… Ok, forse siamo stati fregati… Va bene, non importa…
Usciamo a fare un giro per le vie di Yogya, torniamo all’irrinunciabile mercato dove Enrico si compra una camicia molto “locale” per 3 euro ed assorbiamo un po’ di inquinamento atmosferico in mezzo al casino di Malioboro Rd. C’è un’infinità di motorini parcheggiati dai due lati del viale, becak anch’essi parcheggiati un po’ ovunque, dove gli autisti si fanno più o meno tutti un pisolino e poi macchine, motorini che circolano sul viale, insomma, a parte i becak che consumano solo “energia umana”, è una vera tragedia per i polmoni! Comincio a risentire gli effetti del fuso e della stanchezza. Sono le 18 e siamo in piedi dalle 3’30!
Dopo un’oretta di sonno in albergo, mi sveglio totalmente rimbambita tant’è che mi sembra che sia mattina e sto per andare a farmi la doccia, quando realizzo che sono solo le 19! Riesco ad infilarmi qualcosa e usciamo a cena, questa sera proviamo l’FM Café in Sosrowayan: mangio ayam goreng (pollo fritto) un po’ asciutto, con riso e come dolce un pancake con una banana intera e salsa al cioccolato! E come bonus abbiamo un bel topo gigante che ci passa tra le gambe tra le urla di tutti quelli che l’hanno visto precipitarsi in cucina!

2 AGOSTO – IL VIAGGIO DELLA SPERANZA VERSO IL BROMO
Siamo pronti alle 9 ma del minibus nessuna traccia. Cerco di non farmi venire in mente strane idee (ci ha fregato i soldi e non verrà più, dobbiamo cercare un altro mezzo per andare al Bromo, ecc…) ma alle 9’15 arriva il minibus! Yeah! Che donna di poca fede! Carichiamo gli zaini dietro e ci sediamo. L’aria condizionata ovviamente non funziona e probabilmente non ha mai funzionato e ci prepariamo ad affrontare le prossime 10 ore con i finestrini abbassati. In un altro albergo carichiamo una coppia di ragazzi, italiani, di Torino: Elena e Maurizio, dopo 10 minuti di convenevoli scopriamo che lei era una compagna di scuola della testimone di nozze di mio marito!!! Increddibbile! Quanto a Mauri, ha un amico in comune con Enrico!
E così chiacchieriamo animatamente per le prime 4 ore circa. Dopo un po’ cominciamo a capire dove ci troviamo: in un minibus troppo piccolo per noi 6 + i bagagli, senza aria condizionata, ma questo non sarebbe un problema se l’aria che arrivasse dai finestrini non fosse super-inquinata! Scopriamo di avere le unghie delle mani nere, la pelle unta e le narici piene di monossido di carbonio! Fuori c’è un traffico spaventoso! Non l’avrei mai detto ma la strada che separa Yogya dal Bromo è peggio della A4 in orario di punta! Peccato che ci siano solo due corsie per i due sensi di marcia e che i sorpassi vengano effettuati nelle peggiori condizioni di sicurezza, più volte sentiamo dei camion sfiorarci mentre vediamo la morte in faccia quando stiamo superando una colonna di macchine, nascosti dietro ad un pullman e che ci accorgiamo all’ultimo minuto quando questo rientra che sta arrivando un enorme camion di fronte avendo pochissimo spazio per rientrare anche noi!… Beh vi lascio immaginare gli urli di spavento! E l’autista che ride!… Noi gli ripetiamo “Hai Hati!” (attenzione!) e lui ride!… Vabbè, se lui è tranquillo, tranquillizziamoci anche noi!
Alle 13’30 pausa pranzo in un “autogrill indonesiano” dove per poche rupie mangiamo pollo al curry con verdure e riso. Quando siamo pronti per ripartire, vediamo il nostro autista trafficare sulla ruota e più precisamente sui freni! Dopo mezz’ora è ancora lì con le mani piene di grasso a cercare di riparare non sappiamo che cosa. Il sole è cocente, è impensabile mettersi a prendere un po’ di sole e quindi ce ne stiamo buoni buoni ad osservare il nostro omino che ce la fa a sistemare tutto. Speriamo! Non siamo neanche a metà strada. Ripartiamo. La situazione non migliora, c’è molto traffico e non attraversiamo mai zone disabitate, è quello che mi colpisce di più, ci sono case e gente sui bordi della strada per tutto il tragitto!… Io che pensavo di vedere paesaggi verdi e immacolati mi sono sbagliata di grosso! Quando comincia a farsi buio però scorgiamo un enorme montagna davanti a noi, la cui cima è avvolta nelle nuvole, ecco il vulcano mi dico! Dalle foto che ho visto su internet mi sembra il Semeru, il più grande dei vulcani del parco naturale del Bromo. Finalmente siamo arrivati, pensiamo! Non ce la facciamo più, siamo distrutti dalla stanchezza e dallo smog ingerito! Siamo nerissimi! Non ho mai avuto le unghie in quello stato, abbiamo perso alcuni anni di vita probabilmente! Il nostro autista sta ingerendo caffè da una bottiglietta di plastica e sembra reggere bene, sono quasi 10 ore che sta guidando! Ci preoccupiamo un po’ e gli chiediamo se si sente bene, lui ci risponde di sì con un grande sorriso e un altro sorso di caffè!… Sfortunatamente dopo un po’ capiamo che ci stiamo allontanando dalla sagoma del vulcano e stiamo andando in una direzione completamente diversa! Non capiamo… Eppure doveva essere lui, non ci sono altri vulcani grossi così nella regione! Chiediamo quanto manca, lui risponde 2 ore! Cosa??? 2 ore??!… Siamo davvero scoraggiati!…
In ogni caso l’autista è stato preciso, dopo 2 ore siamo a Probolinggo, ma non è finita! Dobbiamo scendere, scaricare i bagagli e cambiare minibus, dopo aver fatto un briefing nel mini ufficio del turismo del Bromo, dove compriamo i voucher per l’affitto di una jeep il giorno dopo. Non so se sia obbligatorio acquistarli lì ma in quel momento abbiamo poca voglia di fare storie. L’impiegato ci spiega che ci sono due soluzioni: camminare fino al Bromo dall’albergo e aspettare l’alba sull’orlo del cratere, oppure andare con una jeep fino al Mount Penanjakan (2706 m) dove si ha la vista migliore sull’enorme caldera del Tengger per aspettare l’alba e poi tornare indietro al Bromo per scalarlo, infine tornare in albergo per la colazione. Ovviamente scegliamo la seconda opzione! E dopo una piccola contrattazione, paghiamo 70.000 Rp a testa per la jeep. Col sennò di poi per me questa è la soluzione migliore per chi vuole godersi al massimo questo spettacolo della natura. Più tardi in albergo sentiremo una coppia che voleva fare tutto il percorso a piedi. E’ da pazzi!… Per arrivare in tempo e vedere l’alba dal Mount Penanjakan, bisognerebbe partire all’una di notte forse!… Alcuni Indonesiani glielo sconsigliano (forse anche per conflitto di interessi in quanto affittano le jeep!) e alla fine la coraggiosa coppia decide di affittare anche lei una jeep! Quando li vedremo su l’indomani, si dimostreranno molto soddisfatti della loro scelta!
Comunque acquistati i voucher il ragazzetto dell’ufficio turistico ci spiega che ora dobbiamo cambiare minibus e che ci vorrà ancora un’ora fino a destinazione! Siamo esausti! Sono le 20 circa e siamo in macchina dalle 9’30! Credo che sia il tragitto più allucinante che abbia mai fatto in vita mia! Ci vogliono i nervi saldi e una forte motivazione per resistere! Dopo aver salutato il nostro amico autista saliamo nel secondo minibus che è più piccolo del precedente! Siamo letteralmente schiacciati, io e Giorgia in mezzo agli zainoni, ma ci facciamo delle belle risate, più che altro isteriche credo!… Quando arriva la tragedia!… Vedo un piccolo oggetto non identificato muoversi sopra le nostre teste a grande velocità sul soffitto del minibus, quando capisco che si tratta di un mega SCARAFAGGIO mi metto a urlare come una pazza! Giorgia idem! Quella bestiaccia si muove avanti e indietro sul soffitto e si dirige ora verso il fondo del minibus dove sono schiacciati Paolo, Mauri e Elena che si agitano a loro volta senza urlare però (vabbè, l’effetto sorpresa l’abbiamo avuto noi!). Paolo addirittura cerca di catturarlo con un fazzoletto, invano! A questo punto gridiamo all’autista di fermarsi immediatamente! Quello non fa una piega. Enrico, che occupa il sedile del passeggero, si gira e gli spieghiamo la situazione d’emergenza! Ogni movimento dell’insetto provoca in noi femminucce delle urla isteriche! Enrico spiega all’autista cosa sta succedendo e quello si degna finalmente di fermarsi, probabilmente più perché è stufo delle nostre urla! Nel frattempo lo scarafaggio viaggiatore si è imboscato dietro i sedili posteriori e non si hanno più notizie di lui. L’autista apre la porta dietro e cerca (o fa finta di cercare) l’insetto, invano, e così, tranquillamente ci dice che se ne è andato! Noi ovviamente non gli crediamo e finiamo il viaggio con il terrore che questo ricomparvi!
Ma non è finita… Arrivati a Ngadisari, “scarichiamo” Elena e Mauri che alloggiano alla Yoshi’s Guesthouse. Stiamo per salutarci quando l’autista ci informa che al Lava View Hotel non c’è più posto perché un gruppo di turisti ha prenotato prima di noi, e che dobbiamo dormire qui anche noi! Sono un po’ arrabbiata perché avevo contrattato col tipo di Yogya il cambio di albergo. Comunque ci propone di sistemarci in due “bungalow deluxe”. In realtà quello che ci fa vedere è un bungalow su due piani con un bagno piccolo senza acqua calda dove dovremmo stare tutti e 4! Non so se sia la stanchezza o altro, ma mi arrabbio e gli dico che non ho intenzione di dormire nei letti singoli da bambini e farmi la doccia con l’acqua fredda (qui c’è un freddo pazzesco!!) perché loro non mi hanno prenotato una stanza. Lui all’inizio non sa che fare, mi chiede di telefonare al Lava View per farmi dire che davvero non c’è posto e in effetti è così. Io ribadisco che in questo bungalow in 4 non ci possiamo stare e così, dopo un po’ torna con due chiavi e ci fa vedere due cottage davvero molto graziosi con bagno e acqua calda. Li prendiamo subito! Conclusione: bisogna sempre insistere perché alla fine ti danno quello che vuoi. E poi questo non era un mio capriccio non potevamo dormire in quel bungalow in 4, non dopo quel viaggio infernale! Molliamo la roba nella stanza e andiamo subito a cena, è tardissimo, Elena e Mauri che hanno visto che stavamo anche noi in questo albergo non ce la fanno però a raggiungerci al ristorante, probabilmente esausti.
Sembra di essere in una baita di montagna e in effetti il clima è quello, mangiamo piatti a base di patate e formaggio, ma siamo in Indonesia o in Austria?!… Il nostro autista si aggrega al nostro tavolo per fumare e chiacchierare e così fanno altri due suoi amici. Trascorriamo così la cena scherzando con i nostri nuovi amici indonesiani! Prima di crollare a letto riusciamo a farci una bella doccia calda, probabilmente una delle più belle docce della mia vita! Inutile dire di che colore è l’acqua!…

3 AGOSTO – INDIMENTICABILE SPETTACOLO DELLA NATURA AL BROMO
Sveglia alle 3’30, ormai siamo abituati e come dei robot ci infiliamo pantaloni da trekking, maglietta, felpa, giaccone (affittato la sera prima al ristorante per 10.000 Rp a testa) ed usciamo nella notte fredda. Siamo fortunati, il cielo è limpidissimo e stellato e c’è la luna piena così possiamo scorgere le montagne che ci circondano. Siamo tutti e sei puntuali e saliamo sulla jeep che ci porta fin dentro l’enorme cratere che contiene i vulcani Bromo e Batok. Attraversiamo il Mare di Sabbia e le sagome dei vulcani si profilano al nostro fianco, facendoci sentire minuscoli. E’ un paesaggio lunare, quasi irreale… Arriviamo in cima al view point 2 del Mount Penanjakan alle 4’45; una striscia rossa si staglia sull’orizzonte ad est…
Nel giro di un quarto d’ora il cielo si tinge dei colori più straordinari: arancione, giallo oro, rosa, è assolutamente incredibile! Non riesco a distogliere lo sguardo da questo “dipinto”! Mi dirigo però verso il lato sud della piccola piattaforma, dove stanno tutti i turisti in attesa, per osservare il cratere dall’alto. I vulcani si stanno lentamente colorando con la luce dell’alba, è spettacolare! In lontananza, il Monte Semeru erutta fumo denso ogni 15 minuti, come se fosse regolato da un orologio! Le macchine fotografiche e le videocamere sono in piena azione, per fortuna non c’è molta gente e riusciamo a vedere tutte le evoluzioni del sorgere del sole con i vari giochi di luce sul paesaggio circostante. Riesco ad imboscarmi in un minuscolo sentiero sotto la piattaforma e da questo punto di osservazione, senza nessun “ostacolo umano” e alcuni rami che fanno da cornice, mi dedico al servizio fotografico! In questo momento, non rimpiango di aver fatto 12 ore di minibus per arrivare qui, lo spettacolo le vale tutte!
Ma è giunto il momento di ritornare alla jeep e di scendere di nuovo nel Mare di Sabbia per raggiungere il Bromo. Passiamo vicino al monte Batok, vulcano spento la cui forma particolare ricorda la montagna di “Incontri ravvicinati”. La jeep ci lascia ai piedi di un sentiero che sale sui pendii del vulcano e proseguiamo a piedi, si solleva molta polvere e cenere, ci stanno inseguendo dei ragazzi con dei piccoli cavalli, con i quali c’è la possibilità di affrontare la salita in modo più confortevole. Uno di loro sta camminando vicino a me da un po’ e continua a ripetermi “20.000 Rp”, alla fine cedo e dopo aver contrattato il prezzo per 10.000 Rp (beh, ero già a metà salita!) salgo sul cavallino e supero i miei compagni di viaggio che non si erano accorti di nulla. Ve lo consiglio, è molto carino farsi dondolare lentamente mentre si ha la possibilità di osservare il paesaggio circostante senza affaticarsi e respirando molto meno cenere, e poi questi ragazzi ne saranno felicissimi!
Ma non è finita, al termine del sentiero, c’è una scalinata di 250 gradini da percorrere per arrivare fino all’orlo del cratere! Mentre saliamo si sente un forte odore di zolfo che ci prende la gola e i polmoni, alla cima l’odore è quasi insopportabile! Tutti tossiscono! Dal fondo del cratere esce un fumo bianco e denso ogni tre minuti circa e con esso l’odore dello zolfo raddoppia. Non ci sono protezioni sull’orlo del cratere, soltanto una sommaria barriera di legno di un paio di metri con la scritta Hotel Bromo. Abbastanza divertente! Bisogna star attenti a non camminare troppo sul bordo altrimenti si rischia di cadere! Per fortuna non ci sono troppi turisti e ci stiamo tutti, ma non ho intenzione di trascorrere qui tanto tempo!… Scattiamo alcune foto ricordo e torniamo giù. Ricordo che due mesi fa un’eruzione improvvisa ha causato la morte di due turisti che stavano sostando su queste stesse scale, mi fa un po’ impressione… La discesa verso la jeep è ancora più difficoltosa perché i cavalli sollevano un sacco di cenere e sabbia e all’arrivo siamo marroni!
Salutiamo questo posto e ritorniamo alla Yoshi’s Guesthouse per farci un’altra meritata doccia e la colazione. Di giorno questo posto è veramente carino, lo sto rivalutando molto, diciamo che ieri sera ero troppo stanca e arrabbiata per la fregatura del cambiamento di albergo per accorgermene. I cottage di legno, molto graziosi (vi consiglio i Cottage Deluxe nr 1 o 2, dotati di acqua calda, perché qui di notte la temperatura scende moltissimo), sono inseriti in una ricca vegetazione e siamo circondati da verdi montagne. Si sta benissimo, c’è un’aria purissima, e ci rigeneriamo dopo il viaggio del giorno precedente! Facciamo colazione sui tavoli fuori nel prato ed è difficile staccarsi quando dobbiamo ripartire alle 9.30 per Probolinggo con il minibus.
Questa volta nessun “ospite” indesiderato, all’ufficio turistico scendiamo, raccogliamo i bagagli e aspettiamo il pullman di linea per BALI. Purtroppo è quasi pieno e i sedili sono ravvicinatissimi! Sembra che siano stati progettati per dei bambini! Dobbiamo farci 6 ore così! Promette bene! Dopo circa due ore ci fermiamo per pranzare e mangio un Nasi Kare Ayam (pollo al curry con riso) buonissimo per poche rupie.
Fortunatamente dopo un po’ il paesaggio cambia e siamo circondati dal verde, foreste di palme, vulcani, risaie, eccola l’Asia che mi piace! Ero rimasta un po’ delusa dalla prima parte del tragitto da Yogya al Bromo (circa 300 km), che non mi aspettavo così trafficata e abitata. Al contrario, la punta est di Java è molto più vergine dal punto di vista naturalistico e molto meno popolata, infatti è occupata da un parco nazionale. Quando arriviamo al porto ci fermiamo una decina di minuti, il tempo di far salire dei venditori ambulanti con ogni sorta di generi alimentari da venderci! Sembra di essere al cinema, questi ragazzi salgono uno dopo l’altro in fila indiana nel pullman e ci espongono la loro merce: frutta, biscotti, noodles istantanee!… Il bello è che fanno il giro ben due volte!
Sul traghetto per Bali, per la prima volta non ci sentiamo molto sicuri e soprattutto ci sentiamo molto osservati, ma non come finora, amichevolmente, così ci viene una specie di paranoia e ci immaginiamo un sacco di scenari: mentre siamo qui sul ponte ci stanno rubando gli zaini giù nel pullman, oppure ci assaliranno tre quattro tizi per rubarci i soldi!… Di turisti ci siamo solo noi più altri 10 forse, tutto il resto dei passeggeri è costituito da tizi loschi che ci guardano con insistenza. Stiamo rimpiangendo di andar a Bali. E se fosse pericoloso? A Java ci eravamo trovati benissimo, forse a Bali sono troppo abituati ai turisti e ci vedono come dei “soldi che camminano”??… A completare lo scenario, una musica da discoteca indonesiana a tutto volume e una puzza indescrivibile che proviene dai bagni (vediamo alcuni turisti entrarci ed uscire immediatamente! Soltanto una ci resta, si vede che non ce la faceva più!). Sfortunatamente, invece dei 30 minuti previsti ci stiamo mettendo un sacco perché non c’è posto al molo di Gilimanuk e il sole sta già tramontando. Ovviamente non abbiamo prenotato nulla per la prima notte a Bali e non abbiamo nessuna idea di dove dormiremo. Così approfitto dell’attesa e consulto la Lonely Indonesia: individuiamo un gruppo di bungalow che potrebbe fare al caso nostro a Pemuteran, la nostra destinazione prescelta. Vado nella cabina telefonica del traghetto per contattare l’albergo ma la sfiga vuole che l’unico numero errato della Lonely sia proprio quello dei Pondok Sari Beach Cottages! E così, visto che gli altri indirizzi segnalati sono tutti nella fascia di prezzo alto, decidiamo che valuteremo la situazione una volta arrivati.
Alla frontiera gli Indonesiani vengono fatti scendere dal pullman e controllati dalla polizia. Notiamo che uno di loro si nasconde sotto i sedili per evitare il controllo! Chissà cos’ha combinato?! A Gilimanuk scendiamo anche noi dal pullman e saliamo in un minibus per proseguire il viaggio verso Pemuteran. In realtà siamo gli unici a fermarci prima, tutti gli altri vanno fino a Lovina, mentre il resto dei passeggeri del pullman (turisti più tutti i ragazzi indonesiani che probabilmente sono venditori) prosegue sul pullman per Denpasar. La situazione è molto critica: il numero di turisti che deve stare nel minibus è decisamente superiore al numero di passeggeri che ci starebbero comodamente e così siamo tutti stretti come sardine e gli zaini sono stati tutti caricati sul tetto! Speriamo che non caschino per strada! Mi viene subito una crisi d’ansia perché sono schiacciata nell’ultima fila del mezzo! Fa un caldo pazzesco, ma forse è l’agitazione e la sensazione di claustrofobia! Abbiamo avvisato l’autista che ci fermiamo a Pemuteran al Pondok Sari.
Dopo un’ora arriviamo, ormai è notte e non abbiamo capito nulla di quello che c’era intorno a noi durante il viaggio. Al Pondok, scendiamo solo io e Enrico pregando l’autista di aspettarci un attimo, e facciamo bene perché non c’è più posto! Accidenti dove dormiremo?? L’autista ci dice che lui conosce un altro albergo più avanti e che ci ferma lì. Ok… Quando arriviamo mi viene un colpo! Siamo davanti all’ingresso di un mega hotel! Solo il nome mi fa già intuire il prezzo: Bagus Resort & Spa. Enrico e Paolo vanno in ricognizione mentre facciamo quattro chiacchiere con gli altri turisti, tutti stranieri. Dopo 5 minuti arriva Paolo che ci dice che possiamo scaricare gli zaini dal tetto del minibus, provo a chiedergli quanto costa e mi risponde: “Vai a dar una mano a Enrico, quando l’ho lasciato, aveva già abbassato il prezzo da 60 a 40 dollari!” Io mi precipito, figurati se mi perdo una trattativa così! Quando arrivo, stanno ancora discutendo il prezzo in modo molto pacato e cordiale, sono arrivati a 35 dollari, l’impiegato mi invita a sedermi e dopo altri 5 minuti riusciamo ad ottenere le camere per 30 dollari l’una compresa la colazione! Allora il ragazzo si alza e ci stringe la mano sorridendo e facendoci le congratulazioni!!! A noi!!!… Torno correndo al minibus e comunico la notizia a Paolo e Giorgia che hanno finito di scaricare gli zaini. Comunico il prezzo ottenuto anche agli altri turisti, uno si congratula con noi, ma ho l’impressione che gli altri stiano su budget molto più ristretti e mi guardano come se fossi pazza! Diciamo che per la prima notte, non avevamo tante altre scelte in questa zona (meno turistica rispetto ad altre di Bali) e poi dopo il viaggio del giorno dopo fino al Bromo ci meritiamo un posto da favola no?!… Le stanze sono molto belle, immerse in un giardino tropicale favoloso, pieno di frangipani, mi sembra di sognare! Cena a base di riso e gamberoni alla griglia (siamo gli unici ospiti, o è troppo tardi?) e poi a nanna! Domani finalmente si può dormire! Niente sveglia all’alba!

4 AGOSTO – PRIMO CONTATTO CON BALI – LA COSTA NORD
Oggi sarà dedicato al relax e così dopo colazione ed una veloce esplorazione del resort (sembra che di turisti ci siamo solo noi!) andiamo a rilassarci nella piccola piscina situata quasi sulla spiaggia, qui la sabbia è nera, vulcanica, caratteristica delle spiagge del nord di Bali. Chi cerca la tipica spiaggia bianca con le palme non deve venire a Bali, almeno non su questa costa, ma a noi piace molto, è particolare. Il paesaggio soprattutto è fantastico: siamo tra le montagne di un verde intenso e il mare! Il giardino del resort è veramente grazioso, per la prima volta dall’inizio del viaggio, possiamo rilassarci e contemplare la Natura respirando il profumo intenso dei frangipani, che ho eletto mio fiore preferito da quando siamo stati alle Seychelles due anni fa. L’acqua della doccia della piscina scende da una statua di Ganesh, questo è un paradiso!
Sfortunatamente dobbiamo già abbandonare questo luogo, perché abbiamo questa notte già prenotata in un altro posto (quando avevo stilato l’itinerario dall’Italia pensavo di arrivare a Bali in questa giornata, non un giorno prima, e così avevo prenotato in un resort molto carino in previsione del “dopo Bromo”). Alle 13 siamo sulla strada ad aspettare un bemo o qualche minibus che ci porti fino al Taman Sari Beach Cottages, a un paio di chilometri da qui. Qui è facile spostarsi, basta mettersi sul bordo giusto della strada e aspettare che passi qualche mezzo di trasporto pubblico. A Bali circolano molti bemo, mezzi economici che usa la popolazione locale, ci sono anche navette turistiche un po’ più costose ma più veloci. La nostra attesa dura poco ed arriva subito un minibus di colore bordò (abbiamo notato che su questa costa i minibus sono tutti di questo colore), il prezzo è di 10.000 Rp in 4, questa volta non contrattiamo perché è irrisorio (1 Euro in 4). Percorriamo gli ultimi 300 metri che ci separano dal resort a piedi, zaini in spalla, fa molto caldo, lungo la stradina sterrata, ci sono casette abitate da Balinesi e alcuni grossi maiali neri che riposano all’ombra, legati ad un palo con una catena.
Il Taman Sari è bellissimo, ancora più del Bagus, i bungalow sono immersi in un giardino tropicale molto esteso, con vista spettacolare sulle montagne da una parte e il mare azzurro (qui la sabbia è più chiara) dall’altra. Posando gli zaini nel cottage notiamo che il bagno è una stanzetta all’aperto (il famoso bagno balinese) i cui muri, alti oltre due metri, sono formati da ciottoli scuri e piatti impilati con precisione. Non vedo l’ora di farmi una doccia! Ma è ora di andar ad esplorare questo tratto di costa, non siamo mica venuti qui per star in un cottage! Stesso sentiero di prima, stesso caldo e stessi maiali sempre addormentati!
Questa volta arriva un mezzo di trasporto che noi definiremo bemo in quanto strapieno di locali. Paghiamo 10.000 Rp per andar fino al Puri Pulaki, un tempietto. Appena scendiamo dal bemo siamo circondati da donne che ci vogliono vendere uva da dare alle scimmie che popolano il tempio. Ci dicono che queste scimmie sono brave e che non aggrediscono. Non so se crederci o meno dopo tutto quello che ho letto sulle scimmie balinesi! Intanto indossiamo tutti un pareo o sarong, aiutati dalle donne che ce lo legano in modo particolare intorno alla vita. Alla fine compriamo l’uva. All’ingresso del tempio lasciamo un’offerta e indossiamo la fascia di tessuto colorata obbligatoria per penetrare nei templi. Ci accompagna un ragazzo giovane che ci fa da guida e ci aiuta a prendere confidenza con le scimmie alle quali distribuiamo i nostri chicchi molto cautamente. Siamo letteralmente circondati dai piccoli macachi che litigano per aggiudicarsi un chicco! I più piccoli sono tenerissimi e si aggrappano delicatamente con le loro “manine” alle nostre dita! Capiamo subito che esiste una gerarchia ben definita nel branco e le scimmie più grosse hanno la precedenza! Ci divertiamo un mondo, inoltre siamo anche qui da soli, non ci sono turisti quindi il tempio è tutto nostro! La visita del tempio, arroccato sul fianco di una collina, è molto interessante e dall’alto si ha una vista stupenda.
Dall’altra parte della strada, a picco sul mare, visitiamo un altro tempio pieno di statue di pietra lavica molto affascinanti ed assistiamo ad una scena molto comune a Bali: una famiglia viene a deporre delle offerte per gli Dei e pregare…Più tardi quando ripassiamo davanti al primo tempio un furgone si ferma sul bordo della destra e due uomini scendono per pregare davanti al piccolo altare, dopo essersi purificati bagnandosi il capo con dei rami immersi nell’acqua santa. Queste scene di vita quotidiana legata alla religione induista sono molto comuni a Bali e per noi occidentali sono ipnotizzanti.
Per rientrare al resort, prendiamo di nuovo un bemo ma questa volta provo a contrattare il prezzo per divertimento: propongo 7.000 Rupie contro le 10.000 richieste e accettano! Consiglio di imparare i numeri in bahasa per poter contrattare i prezzi, sarà molto apprezzato e avrete più chance di ottenere il prezzo che volete!
Arrivati al Taman Sari ci rilassiamo un po’ tra la spiaggia di sabbia nera e la piscina, contemplando lo scenario meraviglioso delle montagne dietro di noi.
Un cocktail sorseggiato al baretto all’aperto e una cena strepitosa completano questa prima giornata a Bali, favolosa e ricca di emozioni.

5 AGOSTO – ESCURSIONE ALL’ISOLA MENJANGAN E ARRIVO A LOVINA
Oggi Paolo ed io faremo snorkeling mentre Enrico e Giorgia proveranno la loro prima immersione in questa vacanza. Abbiamo prenotato l’escursione ieri pomeriggio con un dive center situato sulla strada principale. Dopo 30 minuti di minibus e 30 minuti di barca, sbarchiamo sull’isoletta, stranamente molto arida. Il mare è di un colore turchese stupendo perché qui la sabbia è molto bianca, a differenza della costa. Il paesaggio intorno è molto suggestivo, possiamo scorgere alcuni vulcani di Java. Facciamo un’oretta di snorkeling con un accompagnatore. Sotto, una profusione di colori e forme, coralli, pesci, in un’acqua caldissima! Nuotiamo lungo il reef, vicino al “muro”, è bellissimo ma ci sono correnti molto forti. Dopo una pausa pranzo sulla spiaggia (con nasi goreng da asporto!) torniamo subito in acqua ma questa volta per meno tempo perché il mare è mosso e non è facile nuotare per via della corrente. Prima di tornare indietro osserviamo un cerbiatto che abita qui sull’isola, infatti Menjangan significa cervo!
Al Taman Sari molto gentilmente ci danno la possibilità di usare un bungalow anche se abbiamo già fatto il check-out, per farci una doccia e cambiarci. E’ ora di lasciare quest’oasi di pace e andare verso Lovina, sulla costa nord. Un ragazzo della reception carica i nostri zaini su una carretta che traina col suo motorino mentre noi lo seguiamo a piedi per raggiungere la strada principale. Fermiamo un minibus, contrattiamo il prezzo, ci mettiamo d’accordo per 60.000 Rp per tutti e 4.
Il tragitto è molto bello e pittoresco, siamo gli unici turisti sul minibus e salgono Balinesi in continuazione, carichi di ogni genere di cose: cibo, sacchi di riso, gabbie con uccelli, ecc… Tutti ci sorridono e ci guardano con una notevole curiosità! Tre bambine che tornano dalla scuola sono letteralmente in ammirazione davanti a Giorgia e me! Sarà per i capelli chiari pensiamo. Qui le mamme mettono dei cappellini di lana ai loro bimbi, non ci spieghiamo perché, fa un caldo pazzesco! Il paesaggio che osserviamo dai finestrini del minibus è incantevole: risaie, palme, casette lungo la strada, spiagge deserte, ci fa piacere costatare che siamo gli unici turisti (visibili) in giro. Incrociamo anche una piccola processione di uomini e donne verso un tempio; sono le donne, vestite con sarong e camicette di pizzo colorato, a portare le offerte sul capo mentre gli uomini indossano sarong e camicie bianche con il tipico copricapo indonesiano.
Il tragitto dura circa un’ora, così capiamo anche come funziona il bemo: mentre salgono sul minibus i locali indicano all’autista o al tipo che fa salire la gente dove devono andare, poi quando devono scendere gridano all’autista che sono arrivati e prima di scendere pagano la cifra statuita.
Noi scendiamo a Kalibukbuk, uno dei primi villaggi di Lovina. Mentre ci aiutano a recuperare i nostri zaini dal tetto del minibus, siamo già circondati da alcuni tizi che ci propongono alloggi. Noi avevamo già consultato la Lonely e vogliamo prima vedere se c’è posto al Nirwana Seaside Cottages. Siamo fortunati ci sono delle stanze libere. Lovina è probabilmente il posto più turistico della costa nord ma sembra comunque che quest’anno non ci sia una grande affluenza. Ci fanno prima vedere le stanze, com’è di uso a Bali, sono molto carine e confortevoli, con aria condizionata, c’è anche una piscina e un bel giardino curato. Di ritorno alla reception contrattiamo un po’ il prezzo che abbassiamo dalle 210.000 Rp richieste a 180.000. Dopo un bagno rinfrescante nella piccola piscina usciamo per cena al Barakuda. Chiacchieriamo un po’ con il cameriere, molto gentile e mangiamo tonno alla griglia con alcune salse tipiche.
Andiamo a letto presto stasera, domani dobbiamo svegliarci alle 7 perché abbiamo appuntamento con un autista, cugino di un impiegato dell’albergo, per proseguire verso Uud. Qui, lo costateremo anche in seguito, sono tutti fratelli e cugini!… oppure hanno sempre un amico che ti può portare dove vuoi se loro non possono farlo!

6 AGOSTO – DA LOVINA A UBUD
Dopo colazione, siamo pronti alle 8 ed aspettiamo il nostro autista, che è puntualissimo. Prima del suo arrivo faccio un salto fino alla spiaggia per vedere il panorama. Anche qui la sabbia è nera e la spiaggia deserta, a quest’ora ci sono solo i pescatori che stanno rientrando e alcuni uomini che stanno chiacchierando. Il nostro autista, Ketut (a Bali esistono solo 4 nomi, per maschi o femmine) ha 33 anni e ha tre figli. Il nostro percorso prevede una sosta alle sorgenti di acqua calda (air panas) di Banjar, i laghi Buyan, Tamblingan e Bratan, fino ad arrivare a Ubud, la capitale artistica, nel centro dell’isola.
Dopo mezz’ora arriviamo a Banjar, dove c’è un mercato molto animato che attraversiamo. L’autista ci lascia poi vicino alle sorgenti. Si paga 4.000 Rp a testa, sono delle terme pubbliche, immerse in un paesaggio paradisiaco! Ci sono due piscine di acqua solfora e ci si deve mettere sotto la bocca di statue di pietra che gettano acqua caldissima procurando un piacevole massaggio. Non ci sono altri turisti, dopo un po’ arrivano alcuni Indonesiani, notiamo che si frizionano il corpo con una piccola pietra, per farsi un peeling. In un’altra vasca, vuota, l’acqua cade da 3 metri di altezza fornendo un energico massaggio! Dopo un’oretta usciamo, è difficile lasciare questo posto meraviglioso ma dobbiamo proseguire il nostro viaggio…
Torniamo alla jeep, Ketut è lì che ci aspetta. All’inizio avevamo un po’ di timore a lasciare gli zaini nella macchina, e se poi ce li rubasse oppure si allontanasse e qualcun altro ce li rubasse?… Ma ci rendiamo conto che questa diffidenza era totalmente infondata e nessuno ha mai provato a rubarci qualcosa durante il viaggio.
Per strada, verso il centro dell’isola, costeggiamo delle bellissime risaie di un verde intenso, quasi fosforescente! Sembrano irreali! Ketut si ferma ogni volta che vogliamo scattare delle foto, tanto la stradina è completamente vuota. Dopo un po’ si ferma di fronte ad un baretto lungo la strada perché è di un suo amico ed ha una bella vista, dice: il Bali Panorama. In effetti la vista dal terrazzino è strepitosa, proprio sulle risaie verdissime e su un villaggio in basso nella vallata. Non ci sono altri clienti, è molto rilassante, soprattutto dopo i nostri bagni alle sorgenti. Ma chi vediamo dietro il bancone?? Il cameriere del Barakuda di Lovina! Il locale è suo. Che coincidenza! Beviamo un Lime Juice fatto sul momento, nel frattempo la sorella del ragazzo ci porta dei dolcetti tipici. I primi, che si chiamano Dodol, sembrano lunghe caramelle molli, avvolte in una foglia secca di mais, ci spiega che ci vogliono 4 ore di preparazione, sono fatti con sticky rice, riso nero, zucchero di canna e arachidi. Assaggiamo, sono molto buoni! Bisogna togliere la foglia sbucciandola come se fosse una piccola banana. Ne compriamo una dozzina, ci dicono che si possono conservare e il nostro intento è di portarli in Italia (leggere più avanti cosa succede in Sulawesi…). La seconda specialità è un sacchettino di plastica che contiene del cocco grattugiato, sale, zucchero, arachidi, farina di riso. Si consuma ingoiando tutto il contenuto del sacchetto, è molto buono anche questo!
Dopo un’oretta di puro relax e i saluti, ripartiamo per fermarci dopo un po’ ad ammirare una cascata. Per raggiungerla ci vuole una camminata in discesa di mezz’ora nella foresta. Quando stiamo per arrivare c’è un gabbiotto dove dobbiamo pagare 4.000 Rp! Eh eh, furbo! Il getto è potentissimo e ci sono per fortuna pochissimi turisti e nessun venditore (come ci aveva detto Ketut) così ci godiamo lo spettacolo in pace. La risalita è meno divertente!
Riprendiamo il nostro viaggio verso l’interno di Bali, il paesaggio si fa più montuoso, il cielo si sta annuvolando e fa molto fresco, ci vuole la felpa per uscire. Ci fermiamo ad ammirare i laghi Buyan e Tambligan da una piattaforma sopraelevata sul bordo della strada. Nessun rumore, nessun turista, solo pick-up colmissimi di scolaresche che ci salutano allegramente quando ci passano vicino!
All’ora di pranzo ci fermiamo vicino al lago Bratan, sulla sponda del quale sorge uno dei templi più famosi di Bali, il Puri Danau Bratan. Come avevo già notato su numerose cartoline e fotografie, qui c’è sempre una nebbiolina e nuvole nere basse che conferiscono al luogo un’aura di mistero e misticismo. Ci sdraiamo cinque minuti in un bel prato verde di fronte al tempio, ma scappiamo in fretta quando si avvicina a noi un ragazzo con un pitone intorno al collo! Scopriamo che a pochi metri da qui c’è un piccolo “stand” con animali esotici dove la gente si può far fotografare, non fa per noi grazie!
Ripartiamo e questa volta non ci fermiamo più fino a Ubud, Ketut fa delle stradine alternative che ci permettono di passare in mezzo a villaggi molto carini e risaie verdissime.
Andiamo direttamente alla Honeymoon Guesthouse che avevo prenotato via email qualche mese fa, su consiglio di una ragazza italiana. Non sono delusa, il posto è incantevole, l’albergo è situato su Jalan Bisma, una stradina perpendicolare alla via principale di Ubud, Jalan Raya. La stradina non è asfaltata e ai suoi lati partono piccolissimi vicoli che finiscono nelle risaie. Salutiamo Ketut e ci mettiamo d’accordo con lui per fare un giro il giorno dopo. Dopo le formalità e il cocktail di benvenuto, andiamo nelle nostre stanze, situate in piccoli bungalow doppi nel giardino. Sono molto diverse tra di loro, una ha il bagno balinese, all’esterno e dei mobili molto più carini, così visto che stiamo qui quattro notti decidiamo di scambiarci le stanze dopo due notti, per approfittare tutti e quattro del comfort della stanza più bella. Ci concediamo un po’ di relax in piscina dove siamo da soli ed usciamo per andar a cena. Non siamo ancora arrivati sulla strada principale che veniamo abbordati da due ragazzi che ci propongono dei biglietti per lo spettacolo di Kecak che sta per iniziare. Titubanti all’inizio perché avevamo un po’ di fame, decidiamo di andarci perché lo spettacolo c’è solo stasera e avevo letto che il Kecak è uno dei balli più coinvolgenti di Bali. Lo spettacolo (50.000 Rp a testa) si svolge nella cornice meravigliosa del Puri Dalem, un tempietto in mezzo alla vegetazione, la scenografia è molto curata e decine di lucine illuminano il tempio e gli alberi. La visione è magica! Lo spettacolo è molto difficile da spiegare, è da vedere! E’ molto coinvolgente e sono come ipnotizzata davanti al coro di uomini seduti in cerchio, con un sarong a quadri bianchi e neri stretto in vita e un fiore di ibisco nei capelli, che canta senza sosta per un’ora versi che assomigliano a “ciak ciak ciak. In mezzo un grande candelabro illumina la scena e dei ballerini si esibiscono nella rappresentazione del Ramayana (quello che abbiamo visto a Java). Alla fine un uomo in trance cammina su delle brace! E’ una danza da non perdere se andate a Bali!
Usciamo dal tempio ancora storditi ed andiamo a cena al Café Lotus, sulla Jalan Raya, locale perfetto per concludere questa serata. Il ristorante è situato nel recinto di un grande tempio circondato da un laghetto pieno di ninfee e fiori di loto. Mangiamo seduti per terra sotto una lunga tettoia sopraelevata con vista sul laghetto. Cibo e ambiente squisiti!

7 AGOSTO – IL VULCANO BATUR E I MONUMENTI DEL GUNUNG KAWI
Consumiamo un’abbondante colazione a base di succo di frutta, tè, croissant fresco, frutta fresca e yogurt, servita da gentili impiegate sul nostro terrazzino (la sera prima avevamo compilato un modulo per ordinare la colazione!). Questo è un “plus” molto apprezzato di questo albergo che ha un rapporto qualità/prezzo eccellente! Infatti paghiamo solo 180.000 Rp in due.
Ketut arriva con un altro Ketut che ci presenta come suo fratello! Ti pareva! Sarà lui ad accompagnarci nelle nostre gite se lo vorremo. Ok… Stamattina andiamo a sud di Ubud in un villaggio a vedere la rappresentazione di un’altra danza popolare: il Barong. Noto che ci sono pochissimi turisti occidentali, sono quasi tutti indonesiani che ridono a squarciagola alle battute degli attori. Il Barong è una danza a tratti molto comica, se si capisce l’indonesiano, ma anche osservando le gesta e le mimiche dei ballerini. Qui è il gamelan a far da sottofondo musicale.
Visto che siamo nella zona dei villaggi di artigianato visitiamo due cooperative di pittori, trovo un dipinto che mi piace molto ma il prezzo è troppo alto e il venditore non vuole scendere quindi rinuncio. Enrico e Giorgia invece acquistano due dipinti.
Verso mezzogiorno ci dirigiamo a nord e ci fermiamo a visitare Goa Gajah un tempio con una grotta induista in mezzo alla vegetazione. L’ingresso della grotta è la bocca di un mostro di pietra! Arriviamo infine a Kintamani, il paese che domina il lago Batur e il vulcano omonimo. Qui l’aria è molto fresca ed appena scendiamo dall’auto per ammirare il panorama, veniamo assaliti da decine di venditori! Ci stanno dietro tutto il tempo e sono molto insistenti! Per la prima volta siamo infastiditi e non sappiamo come fare per liberarci di loro! La vista comunque è molto bella, la colata lavica sul fianco del vulcano è molto visibile, è il risultato di varie eruzioni che negli anni hanno distrutto villaggi e tempio, che è stato poi ricostruito da un’altra parte, in alto. Ketut ci dice che l’anno scorso una coppia di Francesi è morta scalando il vulcano, tuttora attivo, molto pericoloso ed imprevedibile.
Dopo pranzo, andiamo al tempio Batur, il secondo più importante dopo Besakih e anche qui veniamo circondati da decine di donne urlanti che ci vogliono affittare sarong (che però noi abbiamo già) e sash, la fascia colorata da legare in vita per entrare nel tempio. Riusciamo ad uscirne fuori dandogli 10.000 Rp per 4 fasce!
All’interno per fortuna regna la pace e siamo gli unici turisti. Una donna viene a deporre delle offerte su diversi altari, Ketut ci spiega che lei sta probabilmente facendo costruire una casa e che deve dare delle offerte ai dei della casa perché il suo progetto vada a buon fine.
Nel viaggio di ritorno verso Ubud, ci fermiamo in una piantagione di spezie, caffè, tè, cacao e frutta. Assaggiamo un caffè mescolato con del cacao e acqua, molto buono! Dopo, mi diverto a tostare chicchi di caffè vicino ad un impiegato che fa questo tutto il giorno. Lui, apparentemente molto contento di starmi vicino, mi mette un braccio sulla spalla! Dopo aver acquistato curry e tè allo zenzero ripartiamo per Tampaksiring dove visitiamo i Monumenti del Gunung Kawi, templi di pietra incastonati nella collina, in fondo ad una gola con stupende risaie in terrazza. Questo posto è fantastico e molto rilassante, siamo da soli con Ketut, il sole è appena tramontato così non fa più tanto caldo.
Quando torniamo poi sulla stradina del paese notiamo due uomini che stanno allenando due galli da combattimento!
Di ritorno in albergo ci mettiamo d’accordo con Ketut per le 20’30 per farci portare al Café Wayan sulla Monkey Forest Rd dove ceniamo. Il locale è molto carino ma stiamo al coperto perché pioviggina questa sera. Torniamo in albergo a piedi. “Hey mister! Transport?” ci chiedono alcuni tizi seduti sul bordo della strada. Ma abbiamo voglia di camminare…

8 AGOSTO – MERCATO DI UBUD E MASSAGGIO BALINESE
Ci svegliamo alle 8, oggi il tempo è brutto. Ci scambiamo le stanze con Enrico e Giorgia e ci dividiamo fino a questa sera. Prima di uscire prenotiamo il pulmino per questa sera per andar a cena all’Indus, il ristorante dei proprietari della guesthouse, conosciuta anche come Casa Luna. Prenotiamo anche un massaggio per le 16’30.
Il mercato di Ubud è molto carino e mi viene voglia di comprare di tutto! Tutto è molto economico anche se bisogna contrattare molto. Compro due sarong, delle ciabattine infradito di pelle, dei piatti e sottobicchieri fatti con la cannella, alcuni dipinti e un borsone per trasportare tutto in aereo!
Pranziamo al ristorante Casa Luna sulla strada principale dove ci incontriamo con Enrico e Giò. Paolo torna in albergo, è stanco e stufo di fare acquisti, io proseguo fino alle 16.
Alle 16’30 ci attende il nostro massaggio balinese, che si svolge in una piccola capanna nel giardino dell’albergo. Abbiamo ognuna una massaggiatrice che ci copre il corpo con un sarong e lo scopre man mano ci applica una preparazione a base di spezie profumatissima e dalla consistenza granulosa. Fanno il massaggio attraverso il telo e non toccano mai la pelle direttamente. E’ molto rilassante ed è difficile non addormentarsi. Sulla faccia e le tempie ci applicano invece un olio asciutto che profuma di cocco, è veramente piacevole. Il massaggio dura un’oretta in tutto, ma non è finito. La parte migliore arriva con il bagno di spezie che facciamo nel bagno all’aperto della nostra stanza. Nella vasca le ragazze versano una preparazione arancione a base di bacche rosse, spezie e rametti dove dobbiamo star a mollo per venti minuti dopo aver fatto una doccia per togliere via la preparazione che abbiamo sul corpo e che sembra curry! Dopo tutte queste cure la nostra pelle è liscissima e siamo pronti per andar a cena!
L’Indus è un bellissimo ristorante e dal terrazzo c’è una vista panoramica sulle Gole dell’Ayung. Purtroppo è già abbastanza buio e possiamo solo indovinare la bellezza del paesaggio. Mangiamo molto bene, seduti per terra su dei cuscini intorno ad un bel tavolino basso.

9 AGOSTO – DUE SU QUATTRO SONO K.O.
Paolo ha avuto la febbre alta tutta la notte e sono abbastanza preoccupata. Non sta per niente bene. Anche Giorgia ha un po’ di febbre. Decidiamo di annullare l’escursione a Besakih che avevamo concordato con Ketut due giorni fa. Alle 8 vado fuori per avvisarlo che dobbiamo rimandare la gita, è molto dispiaciuto per loro. Ci diamo comunque appuntamento due ore dopo, caso mai andremo in giro nelle vicinanze. Alle 10 Paolo non sta meglio pertanto rimane in albergo, vorrei chiamare il medico ma lui dice di aspettare. Giò non sta troppo male e così viene con noi nelle Gole dell’Ayung. Scendiamo tanti gradini fino ad arrivare al fiume, qui è il punto in cui arrivano quelli che fanno rafting ci spiega Ketut. La salita è molto faticosa, fa molto caldo e non mi sono portata acqua. Faccio un po’ di riprese con la videocamera per farle vedere a Paolo.
Prossima tappa: la Monkey Forest, nel cuore di Ubud. Qui conviene non portarsi cibo perché le scimmie sono piuttosto aggressive e ladre, dicono. Io nascondo la macchina fotografica nello zainetto e entriamo nella foresta, spaventati da eventuali attacchi da parte dei macachi! Dopo cinque minuti però ci accorgiamo che non succede nulla e le scimmie non ci sembrano così cattive così ci rilassiamo un po’ e tiro fuori macchina foto e videocamera. Notiamo comunque che alcuni turisti vengono letteralmente scalati dalle scimmiette che cercano di procurarsi cibo! La foresta è molto bella, ci sono tre templi al suo interno, molto suggestivi. Giorgia inizia a sentirsi di nuovo male e vuole tornare in albergo.
Quando arriviamo scopro che Paolo ha sempre la febbre! A questo punto decidiamo di chiamare l’Assistenza medica di Europ Assistance, lascio il mio numero, come vuole la procedura ma non mi richiamano! Sono piuttosto incavolata! Bel servizio!
Verso le 15 Enrico ed io siamo rimasti gli unici a reggerci in piedi e lasciamo i nostri due moribondi in albergo per andar in giro con Ketut a cercare un albergo per le prossime tre notti, vorremmo restare ancora a Ubud, anche perché ci restano tante cose da vedere e con due membri del gruppo k.o. non sappiamo cosa riusciremo a vedere. Impieghiamo tutto il pomeriggio nella ricerca di un albergo, ne vediamo almeno 15, possiamo visitare le stanze e a volte contrattiamo il prezzo, ma c’è sempre un problemino: o non hanno posto per tre notti, o ci danno due stanze completamente diverse, o costa troppo, insomma alla fine troviamo il posto che fa per noi, è un po’ isolato rispetto al centro di Ubud ma è veramente carino e costa solo 25 $ a notte. Le stanze sono pulitissime, inserite in un bel giardino, c’è anche una piscina. Torniamo in albergo abbastanza distrutti da questo giro che ci potrebbe servire per scrivere una guida sugli alberghi di Ubud!
Paolo e Giorgia si sentono un pochino meglio… Paolo ha iniziato a prendere gli antibiotici che ci eravamo portati dall’Italia, per fortuna, perché ovviamente il suo non è solo un problema di febbre! Chissà che cosa l’ha reso malato? Cominciamo a pensare ai posti dove abbiamo mangiato e ci viene in mente che qualche giorno fa al lago Bratan eravamo stati in un ristorante turistico con un enorme buffet e forse Paolo aveva esagerato con le “schifezze” (varie cremine colorate e altri cibi non identificati…)
Questa sera pioviggina, ceniamo al Café des Artistes, locale gestito da un Belga, qualche metro più avanti nella nostra via. Mangiamo davvero bene spendendo 100.000 Rp a testa.

10 AGOSTO – RISAIE IN TERRAZZA E SU TELA…

10 AGOSTO – RISAIE IN TERRAZZA E SU TELA…
Oggi Paolo e Giorgia stanno molto meglio, prima di trasferirci nell’altro albergo vado a fare ancora un giretto al mercato di Ubud, da sola. Qui non ci sono assolutamente pericoli per chi gira da solo…
Alle 12 Ketut ci viene a prendere e deve fare due giri per portarci tutti e 4 con gli zaini. Paghiamo il conto alla Honeymoon Guesthouse con dispiacere, era proprio un bel posto e lo consiglieremo a tutti. Allo Sri Ratih Cottages sembra di essere gli unici clienti e sono tutti gentilissimi con noi. Non è ora di riposare però e ripartiamo subito con Ketut che ci porta a Sayan per osservare un magnifico panorama delle Gole dell’Ayung. Qui si affacciano i report più lussuosi di Ubud, con piscine incredibili.
Attraversiamo in seguito alcuni villaggi immersi nella campagna. Tutti gli abitanti sono indaffarati nella preparazione del Galungan, festa induista che si svolgerà domani e durerà per i prossimi 11 giorni fino al Kuningan. Durante il Galungan gli hindù commemorano la vittoria della virtù, Dharma, sul male, Adharma, e ringraziano il dio per la creazione della Terra. Fuori dalle abitazioni viene eretto un “penjor“, una canna di bambù altissima e curvata alla sua estremità, addobbata con foglie di granturco, fiori, cocco e un pezzo di indumento bianco o giallo; il penjor rappresenta il Vulcano Agung ed è anche il simbolo della prosperità.
Siamo molto fortunati ad essere capitati a Bali proprio in questi giorni, tutte le città e villaggi sono addobbati a festa e i penjor che costeggiano le stradine sono bellissimi.
Proseguiamo il nostro viaggio fino a Tegallalang dove sono presenti le risaie in terrazza più famose di Bali. Purtroppo il sole è scomparso e i colori non sono brillanti come avrei sperato.
Ci dirigiamo quindi alle fonti sacri di Tirta Empul dove, a differenza delle sorgenti di Banjar, qui non si fa il bagno, almeno non è consentito ai turisti. In questo momento possiamo osservare la gente pregare e raccogliersi davanti alle sorgenti, è molto emozionante.
Sulla collina che domina il tempio e le sorgenti si trova la villa di Suharto, l’ex Presidente indonesiano. Con Ketut proviamo a chiedere alle guardie se si può entrare per visitare, anche solo il giardino, ma ci viene negato il permesso.
Torniamo quindi verso Ubud dove Enrico e Giorgia si fermano in albergo mentre Paolo ed io proseguiamo con Ketut verso Mas, un villaggio con gallerie d’arte. Voglio assolutamente acquistare un dipinto. La prima volta che abbiamo girato le gallerie ci ero rimasta troppo male per non aver trovato nulla così ci riproviamo oggi, con calma e senza lo stress di dover fare in fretta… Ci fermiamo in una galleria conosciuta da Ketut dove ci assicura che la qualità è ottima. Se vi capita di entrare in una galleria fatevi spiegare i diversi tipi di pittura balinese è molto interessante. Il mio gusto mi indirizza verso i dipinti con colori nei toni del verde che ritraggono scene della vita quotidiana, nelle risaie o nei templi. Uno in particolare cattura la mia attenzione, è assolutamente stupendo e molto diverso rispetto agli altri, rappresenta la danza del Barong in un tempio in mezzo alle risaie, è ricchissimo di particolari e ha dei colori molto curati, si capisce subito che è di un livello superiore. Il commesso mi dice che costa 1.900 $ e che è stato esposto in una mostra a New York! Davanti al mio stupore scende subito a 1.000 $, ma è ancora troppo per il nostro budget. Dice che è stato dipinto da un maestro che ora è in pensione perché non ci vede più per poter dipingere, questo è stato realizzato nel 1999, in effetti in un angolo c’è la firma con la data e la scritta Ubud, Bali. Contrattiamo alcuni minuti, scherzando un po’ ed arriviamo a 600, poi 300. Il mio ultimo prezzo è 180 $ ma non accetta. Allora distolgo l’attenzione da questo quadro, con dispiacere e ne individuo un altro. La contrattazione è molto più semplice: da 250 $ a 70 $. Davanti alla velocità di accettazione mi dico che avrei potuto chiedere ancora uno sconto ma va bene così! Mentre me lo imballano fuori dalla galleria, chiacchiero con un altro commesso, che ci aveva accolto all’inizio, mentre sopra le nostre teste svolazzano dei bellissimi aquiloni facendo un rumore particolare nell’aria… Faccio vedere al ragazzo il quadro appena comprato e gli dico che in realtà ne avrei voluto prendere un altro ma che il suo collega non ha voluto accettare il mio prezzo. Mi chiede allora qual’era il quadro e il mio prezzo. Quando vede il quadro dice subito che è il più bello del negozio! Io gli dico che gli offro 180 $, ci pensa su, guarda dietro il prezzo iniziale scritto a matita e mi chiede ancora un piccolo sforzo, annuncio 185 $, alla fine mi chiede di aspettare un attimo perché deve andar a chiamare il pittore per chiedergli se è d’accordo! Dopo poco torna sorridente e mi dice che va bene!… Io che non ci credevo più rimango un attimo spiazzata: fuori hanno finito di imballare l’altro quadro che ho già pagato. Va bene, prenderò tutti e due e questo sarà il regalo di compleanno per mio marito! E così smontano la cornice, arrotolano la tela e imballano anche questo quadro! A questo punto me li devo portare in giro per altre due settimane! Speriamo in bene! Torniamo in albergo, soddisfatissimi, è proprio un bel dipinto!
Ceniamo al Gajah Biru, ristorante con cucina Thai e indiana, molto buona in un quadro affascinante. Siamo praticamente da soli!

11 AGOSTO – GALUNGAN DAY
Paolo non sta benissimo ma partiamo lo stesso per una nostra lunga escursione con Ketut che toccherà il tempio madre di Besakih, Tirtagangga, Pandang Bai, Goa Lawah e Klungkung.
E’ una giornata stupenda e si respira un’aria di festa in giro. Lungo le strade decine di donne con bellissimi vestiti colorati camminano con un vassoio sulla testa pieno di frutta disposta in modo piramidale molto grazioso. Anche gli uomini oggi indossano i loro abiti da festa, per lo più bianchi con il tipico copricapo indonesiano. E’ una profusione di colori e di allegria!
A Besakih non c’è quasi nessuno sul parcheggio, siamo gli unici turisti a quest’ora del mattino. Come da copione ci costringono a prendere una guida dopo aver cercato di farci pagare ben 10 euro a testa! Visto che ci eravamo informati prima sapevamo di questo tentativo nei confronti dei turisti sprovveduti e così contrattiamo che prendiamo una guida, sì, ma per 6 euro in quattro! Accettano subito comunque! Quindi state attenti se vi viene richiesta una somma eccessiva, facendovi vedere sul registro che i turisti che vi hanno preceduto hanno donato somme ancora superiori! E’ tutto finto, oppure quei turisti prima di voi sono stati un po’ ingenui…
Il tempio è situato ai piedi del vulcano Agung che sfortunatamente è avvolto nelle nuvole.
Purtroppo Paolo inizia a star male e si siede su dei gradini mentre noi vistiamo i vari templi. Sono piuttosto preoccupata anch’io e non mi godo la visita. Ha comunque dei momenti in cui sta meglio pertanto proseguiamo la gita per Tirtagganga, famosa per le sue bellissime risaie molto estese e i Royal Watergardens. E’ un luogo molto piacevole e oggi è pieno di Balinesi che fanno il pic-nic sui prati e bambini che fanno il bagno nelle piscine. A pranzo mangiamo i un ristorantino dov’è meglio non guardare le condizioni della cucina. Oggi Coca Cola per tutti, per uccidere i batteri!… Vicino al nostro tavolo notiamo due donne straniere, evidentemente madre e figlia, accompagnate con due Balinesi. La madre si intrattiene in modo particolare con uno dei due e capiamo subito la situazione… eh sì, non ci sono solo uomini che ricercano la compagnia di giovane asiatiche, succede anche il contrario. La situazione ci sembra ancora più morbosa in quanto tutto avviene sotto gli occhi della figlia, che invece sembra non stare con l’altro ragazzo… che squallore…
Il viaggio prosegue verso la costa, superiamo Candidasa, brutta, per fermarci un momento a Pandang Bai, una spiaggia sulla costa est, da dove partono i traghetti per Nusa Penida e Lombok. Non vorrei spaventare chi deve prendere uno di questi traghetti ma sono in condizioni allucinanti! Pezzi di ferro arrugginito che galleggiano… Della spiaggia mi aspettavo meglio da quello che avevo letto, è carina ma valgono il colpo d’occhio soprattutto le barche colorate dei pescatori posate sulla sabbia e i bambini che giocano a pallone gridando felici. Faccio due chiacchiere con loro e gli scatto alcune foto, come tutti i bambini indonesiani, sono felicissimi di farsi ritrarre e fanno un sacco di scene davanti all’obiettivo! Senza chiedere una sola rupia.
Goa Lawah è invece il nome di una grotta sacra, piena di pipistrelli! Ketut ci spiega che 8 mesi fa il serpente sacro che abitava la grotta è morto e che pochi giorni dopo c’è stato un terremoto a Bali. Così hanno dovuto cremarlo, come se fosse un uomo, per placare la collera degli Dei visto che erano convinti che il sisma fosse avvenuto per colpa della morte del serpente. Ascoltiamo attenti le parole di Ketut con una punta di scetticismo per queste credenze. Ci dice che un uomo è rimasto in meditazione nella grotta per due giorni interi. Visto il numero di pipistrelli non so in che stato ne possa essere uscito!
Proseguiamo il nostro viaggio verso l’ultima tappa: Klungkung, per visitare Kertha Gosa, un padiglione circondato dall’acqua. A quest’ora del giorno, con la luce del tramonto è davvero molto suggestivo. Ketut si confida con noi e ci parla del Karma, della reincarnazione, della cremazione. Ci racconta che per un induista è molto importante cremare i propri cari per accompagnarli nell’aldilà e assicurarsi un buon karma. Ci dice che alcuni fa è dovuto sposarsi subito dopo la morte di sua madre perché in casa mancava una donna e solo le donne possono donare le offerte agli dei!
Stasera abbiamo alcune difficoltà a trovare un ristorante aperto per via del Galungan, alla fine mangiamo al Dirty Duck in Monkey Forest Rd. Hanno finito quasi tutto e mangiamo quello che è rimasto in pratica.

12 AGOSTO – OGGETTI DELLA CURIOSITA’ A MENGWI E TRAMONTO AL TANAH LOT
Oggi Ketut arriva un po’ in ritardo perché ha avuto una riunione nel suo villaggio che è durata più a lungo del previsto, si confonde in scuse. Sbrighiamo alcune cose nell’internet café di Jalan Bisma: un paio di telefonate all’albergo di Jimbaran e al resort nella Tangkoko Reserve in Sulawesi, scarico poi la mail dei miei genitori che mi chiedono qual è il nostro programma in Sulawesi per potersi incontrare e leggo la mail di Freddy, il mio contatto per il cottage a Siladen…
Finito tutto ci rechiamo a Mengwi, ad ovest di Ubud, dove si trova un bellissimo tempio situato in mezzo ad uno stagno pieno di ninfee. Il posto è molto bello ma essendo ancora giorno di festa siamo circondati da migliaia di indonesiani! Il primo impatto, fuori dal cancello del tempio, è impressionante! Una marea umana che si sposta a piedi, in macchina, in moto, in scooter, vicino a noi passa uno scooter con ben 5 membri di una famiglia!!! Siamo gli unici turisti e diventiamo noi l’attrazione del giorno per decine di indonesiani! Tutti ci salutano, ci guardano, ridono, ci parlano, noi ovviamente non capiamo nulla e cerchiamo di farci tradurre da Ketut, che molto diplomaticamente non ci rivela le frasi esatte secondo noi! Abbiamo il sospetto che alcuni ci prendano un po’ in giro, ma non con cattiveria così ridiamo anche noi!
Ci è venuta fame e così andiamo a cercare un posto per mangiare. Siccome Paolo è stato male, Ketut si preoccupa di trovare un ristorante turistico e alla fine facciamo una bella deviazione tornando sulla strada che va verso nord, in direzione del lago Bratan, senza che ce ne accorgiamo però! Il pranzo a buffet (per turisti appunto) non ci soddisfa molto solo che non lo facciamo notare a Ketut che pensava di farci un favore.
A questo punto andiamo direttamente al tempio di Tanah Lot sulla costa occidentale, per ammirare il famoso tramonto. Poco prima di arrivare ci fermiamo all’hotel Le Méridien dove ci lasciano entrare e girare a nostro piacimento. Dal Green del golf godiamo di una bellissima vista sul tempio, certo che si sono scelti proprio il posto migliore per costruire l’albergo!… dopo aver dato un’occhiata alla piscina con finta spiaggia di sabbia (!), raggiungiamo Ketut che ci aspettava fuori in macchina e ci rechiamo al tempio. Qui, per la prima volta da quando siamo a Bali, si nota la presenza massiccia dei turisti, il vialetto che conduce al tempio è un percorso obbligato tra bancarelle di souvenir e t-shirt, che ci sembra un po’ squallido dopo aver conosciuto il mercato di Ubud.
Il tempio, il più famoso di Bali, è un tempio marino ed è arroccato su un grosso scoglio, scoperto a bassa marea, come in questo momento. Solo gli induisti possono accedervi e ai turisti è concesso solo ammirarlo dal basso. Questi sono i giorni del Galungan e possiamo assistere a numerose processioni di Balinesi in abiti da cerimonia portare offerte in cima al tempio. È molto suggestivo…
Aspettando il tramonto scherziamo con Ketut e facciamo alcune riprese con la videocamera mentre lui ci fa il suo “show” dicendo “matre mia!” come Giorgia e Enrico glielo hanno insegnato!!! Lui ci tiene a farsi una foto con noi e chiede ad un tizio con una Polaroid di immortalare così la nostra amicizia. Subito dopo, ci fa scrivere i nostri nomi al retro della foto, per non dimenticare. Siamo molto toccati da questo gesto di affetto.
Il sole sta per tramontare ed è ora di mettersi in posizione per scattare le migliori foto. Mi sposto pertanto verso est da dove ho una visuale perfetta sul tempio, con il sole dietro. Ci sono già diverse decine di turisti appostati su scogli con videocamere, fotocamere digitali, reflex, ecc…
Il tramonto è molto bello anche se non spettacolare come avrei sperato. I turisti, pian piano se ne vanno, mentre arrivano i locali… Mentre andiamo via, il cielo si tinge di arancione, poi di rosso, per finire sul rosa. Questo sì, è spettacolare, ma ormai siamo in macchina, sulla strada per Ubud. Ci mettiamo un po’ più di un’ora per arrivare. Ci cambiamo velocemente e andiamo subito a cena, al Gaya, un bellissimo ristorante in mezzo alle risaie, un po’ fuori da Ubud, con annessa una galleria di dipinti e ceramica. Scopriamo che il proprietario è italiano e ci facciamo tentare dalla pasta, che è ottima! La facciamo anche assaggiare a Ketut, che questa sera è rimasto con noi a cena, anche se non mangia. Fa una faccia un po’ strana quando Giorgia gli porge la forchetta con gnocchi al gorgonzola!!! Non riusciamo a capire se gli piace o meno; lui, molto diplomaticamente, non fa commenti…

13 AGOSTO – ULU WATU E ODALAN AL TEMPIO DI JIMBARAN
Oggi partiamo per il sud di Bali, direzione Jimbaran. Ci accompagna un amico di Ketut che non ha potuto portarci perché oggi alle 11 deve suonare il Gamelan nel suo villaggio (lui è il capo dei suonatori di Gamelan). A Ubud ci fermiamo un attimo in una farmacia nell’intento di acquistare dei fermenti lattici, che ovviamente non hanno. Scopriamo però che in un frigo ci sono delle bottigliette di Yacult, l’LC1 locale, ne prendiamo subito una bottiglietta a testa! Stasera inizieremo la profilassi col Malarone, dobbiamo rifoderarci un po’ lo stomaco!
Partiamo quindi per Jimbaran, passando da Denpasar, la capitale, dove non ci fermiamo. Percepiamo già un caos maggiore rispetto alle zone centrali di Bali, simile a quanto visto a Java. Quando arriviamo a destinazione andiamo subito a chiedere due stanze al Puri Bamboo, l’albergo che avevamo scelto sulla guida. Purtroppo hanno solo più una stanza standard, l’altra è Deluxe. Le vediamo tutte e due, sono molto belle e lussuose rispetto a quanto abbiamo avuto sinora. Anche il prezzo è lussuoso! 40 e 50 $ per camera! Riusciamo ad ottenere solo uno sconticino di 5 $ sulla camera più costosa; certo che è diverso rispetto al trattamento ricevuto a Pemuteran!
Ci cambiamo velocemente e ripartiamo subito con l’autista alla scoperta della penisola all’estremo sud di Bali. Visitiamo Ulu Watu, tempio marino a picco su una scogliera che uno non si aspetterebbe di trovare a Bali! Questo luogo è molto frequentato da piccoli macachi dispettosi e ladri, secondo la LP, quindi nascondiamo orologi, orecchini, macchine foto, video camera e proseguiamo lungo il sentiero che costeggia la scogliera. Non si può entrare nel tempio se non si è Hindù ma la passeggiata vale il colpo d’occhio. Il paesaggio è stupendo, dall’alto osserviamo le onde che si infrangono regolarmente sugli scogli creando un gran fracasso. Questa costa è famosa tra i surfisti ma per ora non se ne vedono, forse sono su un altro tratto non visibile da qui.
Passano alcuni minuti e ci rendiamo conto che le scimmie non sono così pericolose né ladre e tiriamo fuori di nuovo il nostro arsenale fotografico.
Appena rilassati, assistiamo ad una scena degna di Paperissima: una bambina giapponese si fa sottrarre la sua bottiglietta d’acqua da un piccolo macaco che scappa velocissimo e se la scola tutta! Scoppiamo a ridere mentre la bambina piange, non sappiamo se per lo spavento o per il furto dell’acqua! Un’altra scimmia ha rubato un cappello. Una coppia di Indonesiani, che ha capito il business che poteva ricavare da questi furti, lancia delle noccioline ai macachi che miracolosamente mollano la presa e così possono recuperare gli oggetti rubati, in cambio di una gentile mancia immagino!
Dopo il giro intorno al tempio, andiamo a pranzo al Top Rock Café che vista strepitosa sulla scogliera e la spiaggetta di sabbia dove alcuni turisti si fanno arrostire. I surfisti sono tutti lì, al largo, dove le onde si infrangono contro la barriera corallina. A giudicare da quello che vediamo, non sono molto bravi.. Un tizio, che incrociamo nel bar, ha la schiena completamente squarciata, non è un bello spettacolo!
Offriamo il pranzo al nostro autista e ci godiamo un po’ di relax su questo terrazzo panoramico. Il Café offre anche delle stanze, in piccoli bungalow, a prezzi non proprio bassissimi ma la location è molto bella.
Decidiamo di andar a fare un giro nel “ghetto dorato” ossia Nusa Dua, dove c’è una grande concentrazione di alberghi di lusso. C’è un ingresso custodito per accedere all’intera area e secondo il nostro punto di vista, questo posto è agghiacciante! Avremmo voluto vedere gli alberghi da più vicino, per curiosità, ma sono tutti imboscati e dalla strada non si vede nulla. Decisi a non perdere tempo per vedere questa specie di Disney Land alberghiera, torniamo a Jimbaran. Concordiamo tutti sul fatto che chi dorme qui non potrà mai avere la stessa percezione di chi come noi ha alloggiato diversi giorni a Ubud o nel nord, potendo entrare in contatto con la vita balinese “reale”.
Per strada ci imbattiamo in una processione di Balinesi verso il tempio di Jimbaran, l’autista ci spiega che oggi è l’Odalan del tempio, ossia il suo anniversario e quindi c’è una grande festa. La stanchezza mi passa subito e decido di vedere questa cerimonia. Siccome sono l’unica interessata ad andarci, lasciamo Paolo, Enrico e Giorgia in albergo e proseguo con l’autista. Prima di partire mi consiglia di indossare degli abiti più lunghi che coprano anche le braccia, mi eseguo in due minuti e torno in macchina, armata di macchina foto e videocamera. L’autista non riesce a lasciarmi proprio davanti al tempio perché la strada è chiusa al traffico, così proseguo a piedi, sono già estasiata: decine e decine di uomini, donne e bambini, si stanno recando al tempio in abiti da festa, le donne portano sulla testa dei vassoi d’argento con delle composizioni piramidali spettacolari di frutta e fiori. Entro nel tempio, dopo aver chiesto il permesso ad un Balinese per strada e rimango a bocca aperta. Davanti a me si presenta un vero quadro, coloratissimo: tutti gli uomini sono vestiti di bianco, le donne di rosa scuro, sono tutti seduti per terra rivolti verso l’altare e il “meru” del tempio. Sullo sfondo un bellissimo tramonto che tinge il cielo di rosa e fa risaltare i numerosi “penjor” allestiti all’occasione del Galungan. Davanti alle prime file, c’è il Barong, la creatura buona. Sul lato sinistro i suonatori di Gamelan si eseguono in una musica inebriante, vicino ad un altare dove vengono deposti tutti i vassoi di offerte.
Un uomo parla al microfono e recita una preghiera, mentre un altro cosparge la folla di acqua santa. Tutti si abbassano o alzano le mani unite sopra il capo all’unisono. E’ veramente emozionante.
Sembra che la mia presenza non disturbi affatto i locali che mi guardano sorridendo e salutando. I bambini si divertono un mondo quando si accorgono che si possono vedere nel piccolo schermo della mia videocamera! Chiedo il permesso alle donne di fotografarle nei loro bellissimi abiti colorati e loro accettano volentieri, mettendosi pure in posa. Di turisti siamo pochissimi, forse 5 o 6, tutti con gli occhi sgranati davanti a questa cerimonia molto suggestiva.
Il tempo passa in fretta e dopo un’ora, decido di avviarmi verso l’albergo, è diventato buio e stasera andiamo a mangiare il pesce alla griglia sulla spiaggia di Jimbaran. Prima di cercare un mezzo di trasporto, compro alcune banane al mercatino allestito fuori dal tempio, contrattando in bahasa indonesiano, il che mi vale numerosi complimenti e apprezzamenti da parte della commessa! Purtroppo per me non ci sono taxi perché la via è chiusa al traffico e credo che il nostro albergo sia abbastanza lontano… Comincio a preoccuparmi un po’ ma presto trovo una soluzione: chiedo ad uno dei vigili addetti allo sbarramento della strada come posso fare per tornare in albergo e così uno di loro di offre di accompagnarmi, in motorino! E’ piuttosto divertente, non sono mai salita in motorino con uno sconosciuto ma qualcosa mi dice che mi posso fidare e mi godo l’aria tiepida della sera mentre sfrecciamo lungo la via principale di Jimbaran! Arrivati a destinazione gli lascio una mancia di 10.000 Rp. Avrei lasciato qualcosa in meno (il percorso era stato veramente veloce alla fine) ma lui non ha il resto…
Dopo una rapida doccia e un piccolo racconto di quello che ho visto a Paolo, usciamo a cena. Jimbaran è famosa per il fatto che si può mangiare il pesce alla griglia direttamente sulla spiaggia. Scegliamo uno dei ristorantini che ci ispira di più, scegliamo il nostro pesce, contrattiamo un po’ (1 kg di tonno = 3 Euro!) e ci sediamo piedi nella sabbia intorno ad un tavolo di plastica illuminato con delle candele. Molto romantico! Mi guardo intorno: ci sono tavolini, candele e turisti a perdita di vista! Ma l’impressione non è brutta, anzi, è molto particolare, le luci sembrano quelle di migliaia di lucciole. Aggiungiamo a questo quadro il rumore delle grosse onde che si infrangono sulla sabbia ed è perfetto! Mangiamo molto bene, il pesce è fresco e viene accompagnato da verdure, salsine e l’immancabile riso bianco. Per contribuire ulteriormente all’atmosfera un gruppo di musicisti si piazza davanti al nostro tavolo e si esegue in due canzoni mitiche di Eric Clapton (Leila) e Santana (Black Magic Woman). Devo dire che questa cenetta è la perfetta conclusione di questo soggiorno balinese e siamo un po’ melanconici all’idea di dover lasciare quest’isola meravigliosa l’indomani…
Per fortuna il viaggio non è finito! Torniamo a dormire in albergo, domani si prende l’aereo per il Sulawesi!

14 AGOSTO – ARRIVO IN SULAWESI ED INCONTRO DEL TERZO TIPO NELLA GIUNGLA…
Sveglia alle 6’45. Dopo la colazione partiamo per l’aeroporto che per fortuna dista solo 15 minuti di pulmino, è anche per questo che avevamo scelto di passare l’ultima notte a Jimbaran.
Il nostro volo parte alle 9’15. Dopo aver sorvolato il Gunung Agung, che da terra avevamo visto solo avvolto nelle nuvole, facciamo uno scalo a Unjung Pandang in Central Sulawesi (il nuovo nome di Makassar) dopo un’ora. L’atterraggio è di quelli da brividi: l’aereo effettua una curva pazzesca vicino alle montagne prima di tornare dritto per affrontare la pista. Devo dire che l’atterraggio però è perfetto, altro che quello avuto ad Amsterdam con l’Alitalia!
Il piccolo aeroporto non offre molto ai turisti e capiamo subito che abbiamo lasciato Bali. Qui ci sono numerosi Musulmani e la maggior parte delle donne indossa il tchador colorato in testa. Ripartiamo per Manado, nel Nord Sulawesi alle 14’15. Dall’alto abbiamo già potuto osservare una rigogliosa vegetazione ed alcuni vulcani. Il paesaggio mi ricorda quasi la Malaysia con tutte queste palme da cocco.
In aeroporto non troverete i trolley, non esistono, infatti ci sono numerosi portatori che offrono i loro servizi contro alcune Rupie. Siccome abbiamo bisogno di un taxi per recarci al Tangkoko National Park, la nostra prima meta, aspettiamo a muoverci e vado in ricognizione! Mi viene subito incontro un ragazzo giovane e carino dalla pelle molto scura chiedendomi se voglio andar a Bunaken, meta dell’80% dei turisti arrivati a Manado immagino. Gli rispondo che voglio andare al Tangkoko, al Benteng Resort (che avevamo individuato via internet a Bali). Ovviamente dice subito Ok ed andiamo a cercare gli altri compagni di viaggio dopo aver prelevato dei soldi con il bancomat al distributore dell’aeroporto.
Ci vogliono due ore per raggiungere il Tangkoko, mi sembra poco visto quello che avevo letto sulla LP, ma lui mi assicura che hanno rifatto la strada e che quindi ci vuole di meno. Gli chiedo se conosce un certo Freddy (un ragazzo Indonesiano che vive a Bunaken e che avevo contattato via email dall’Italia per trovarmi un alloggio a Siladen. Mi era stato indicato da una viaggiatrice svedese conosciuta sul forum del Lonely Planet). Fersi -questo è il nome del ragazzo che ci ha prelevati in aeroporto- scoppia a ridere e dice che lo conosce benissimo! Ti pareva! Lavorano insieme al bar del Living Colours a Bunaken.
La strada in effetti è piuttosto bella ma il nostro autista è un tipo spericolato e mi sembra di essere tornata a Java! Il paesaggio è completamente diverso rispetto a Bali, ci sono migliaia di palme da cocco, piccoli villaggi e tantissime chiese. La regione del Nord Sulawesi in effetti è a dominanza Cristiana (il 75%) contro un 20% di Musulmani e solo il 5% di Induisti, concentrati a Manado. Nel Central Sulawesi i Musulmani sono più numerosi e sono stati attori di diversi scontri sanguinosi contro i Cristiani (nel 2002 è stato ucciso un turista nella regione di Poso). Mi rassicurano dicendomi che nel Nord tutto è tranquillo.
La nostra seconda ora di viaggio è molto bella, passiamo in mezzo ad una fitta vegetazione e scorgiamo alcuni vulcani, la strada è sempre più stretta e ci sono numerose buche. Ad un certo punto, scorgiamo davanti a noi, ad alcune centinai di metri, due Bemo stracolmi di locali, sono in realtà due pick-up e la gente sta seduta su degli assi di legno nel retro scoperto. In mezzo alle facce scure, notiamo due turisti occidentali, neanche giovanissimi da quello che si riesce a capire e ammiriamo il loro coraggio nell’affrontare questo viaggio in simili condizioni! Quando uno dei bemo si ferma, stiamo per superarlo quando mi accorgo che i due turisti che stanno scendendo davanti al Mama’s Roos (uno dei 3 homestay spartani del Tangkoko) sono… i miei genitori!!! Mi viene un colpo! Beh, a dire la verità, sapevo che anche loro erano in viaggio in Sulawesi e li avevo avvisati via email che saremmo arrivati al Tangkoko più o meno in questa giornata, ma non pensavo di beccarli così, in mezzo alla giungla! Inutile dire che faccia fanno i locali e i nostri due autisti quando gli dico che sono i miei! Dopo i saluti, ci diamo appuntamento per dopo, per andar a fare l’escursione di sera nel Parco, per avvistare i Tarsius Spectrum.
Noi proseguiamo per il Benteng Resort, che si trova un paio di km più avanti, dopo il villaggio di Batupukih. La strada sale su una collina ed è sempre più bruttina, non asfaltata. Alla fine arriviamo davanti al “Resort”: oddio è un insieme di capanne spartane in mezzo al nulla!… C’è una spiaggetta di sabbia nera e tutt’intorno la foresta! Scarichiamo i bagagli e (sfortunatamente per noi) lasciamo andare i nostri autisti dandoci appuntamento per il giorno successivo, per andare nei Minahasa Highlands. Chiediamo alla padrona di farci vedere i cottage. Sono piuttosto spartani, senza luce né acqua calda e costano uno sproposito! Quando penso al sito web mi vengono i nervi! 28 Euro a notte senza i pasti, nemmeno la colazione, praticamente un furto in Indonesia! Non hanno nemmeno una macchina per portarci a fare delle escursioni e l’ingresso del parco (di fronte a dove abbiamo lasciato i miei) è troppo lontano per andarci a piedi, soprattutto al buio. Siamo molto perplessi e ci sentiamo in trappola. Sul sito era scritto che potevano organizzarci le escursioni, ecc… Ma non è vero. Lo facciamo presente alla padrona che tra l’altro non parla neanche bene inglese!… Mentre stiamo pensando a cosa fare, la luce comincia a diminuire e per andar a fare il trekking nella giungla per vedere i Tarsier bisogna partire alle 16, ormai mi sa che è troppo tardi! Per fortuna arriva una jeep con una turista indonesiana e il suo autista. Le chiedo se possiamo approfittare del suo autista e dell’auto per tornare indietro all’ingresso del parco. Lei è vaga, non dice né sì né no e se ne va in un edificio in muratura, che immagino sia il posto dove lei dormirà. Non ho parole! Siamo disperati! L’autista non parla inglese e dobbiamo trattare tramite la padrona del resort che non fa nessuno sforzo per fare da interprete, ovviamente lei non ha interesse a perdere 4 clienti! Capiamo che spostarci da qui ormai sarà molto problematico ma sono testarda e decido di tornare al villaggio, anche a piedi se ci vuole! Vado verso i bagagli e inizio a caricarmi lo zaino in spalla, senza rendermi conto che quello che sto per fare è da pazzi! Camminare a quest’ora per 2 km, forse 3, con i bagagli non è da persone sane, ma sono troppo incazzata per questa fregatura! L’autista però si “sveglia” e fa segno di collaborare. Gli faccio vedere una banconota di ben 50.000 Rp (una follia!) e riesco a spiegargli che vogliamo tornare all’ingresso del parco dove ci sono gli altri homestay. Per fortuna capisce e carichiamo gli zaini nella sua jeep! Mi sembra la fine di un incubo! Non so se sono riuscita a rendere l’idea ma la situazione era veramente al limite dell’inverosimile: un posto semi abbandonato, nessuno tranne noi, capanne spartanissime, niente cibo, niente auto, noi bloccati lì senza poterci muovere!… La tipa del resort ovviamente non è molto contenta, ma peggio per lei, aveva solo da non fare un sito web ingannevole!
Mentre stiamo viaggiando, incrociamo i miei, che stavano venendo verso il resort per incontrarci! Gli spieghiamo cos’è successo e riusciamo a caricarli sui bordi della jeep per tornare indietro da dove arrivavano! Che ridere! I miei appesi alla macchina mentre viaggiamo! Sfortunatamente l’autista dice che ci sono dei controlli e non possono restare così li dobbiamo lasciare lì e proseguire, dopo avergli promesso che l’autista tornerà a riprenderli. Vediamo i tre homestay: Mama Roos, Ranger Homestay e Tarsier Homestay.
Ci fermiamo nel secondo dove stanno anche i miei. Le stanze sono molto spartane: un letto con la zanzariera, un bagnetto con water e mandi. Però dopo le vicissitudine di prima, ci sembra un sogno. Costa 13 euro al giorno con i tre pasti inclusi!
Visto che ormai è tardi per addentrarsi nella foresta e vedere i Tarsier, rimandiamo il trekking alla mattina successiva per le 4!
Ceniamo con i miei: tonno alla griglia, riso, verdure, frutta. Andiamo a letto prestissimo ma non dormo per niente quasi! La paura di trovare scarafaggi o ragni sopra la mia testa è più forte, inoltre fuori c’è un vento pazzesco e tutto ciò è molto inquietante! Tant’è che quando suona la sveglia alle 3’30 sono contenta!

15 AGOSTO – L’INCONTRO CON I TARSIER E I MACACHI NERI
Alle 4 siamo tutti pronti fuori dalle nostre stanze, con pantaloni da trekking, calze spesse, camicie a maniche lunghe, mio padre con la lampada frontale!… Il cielo è stupendo, ci sono milioni di stelle e la via lattea è chiarissima. Iniziamo la camminata che ci porta nel cuore della foresta. Siamo uno dietro l’altro con delle torce per illuminarci, ci accompagnano tre rangers. Dopo circa un’ora di camminata, sentiamo rumori sospetti tra gli alberi. Arriviamo vicino ad un enorme fico e i rangers ci dicono di sederci in silenzio ed attendere… Dobbiamo aspettare il rientro dei Tarsiers dalla caccia notturna nel loro rifugio per il giorno, ossia questi “figtrees”. Stiamo in silenzio a scrutare l’oscurità, orecchie tese per cercare di captare ogni minimo rumore, è un momento bellissimo… Ad un certo punto, a rompere la magia di questi istanti, uno dei rangers mi chiede se ho dei fazzoletti di carta… perché ha mal di pancia e mi fa capire che deve andare a “liberarsi” dietro qualche albero!… Non vi dico le risate con Enrico e Giorgia!!…
Quando torna, evidentemente molto più rilassato, inizia ad imitare il grido dei tarsiers, per chiamarli. E funziona! Dopo poco sentiamo i rami muoversi e quel gridolino stranissimo! Di colpo il ranger ci fa segno di avvicinarci all’albero. C’è un piccolo tarsier appeso ad un tronco. Che emozione! E’ bellissimo! Piccolissimo! Con degli occhi enormi! Gira la testa a 360 gradi, è impressionante! In un attimo salta e si rifugia nell’albero, che ha il tronco vuoto. Per fortuna ce ne sono altri in giro e possiamo osservarne due in un alberello. Siamo agitatissimi di poter assistere ad un simile spettacolo!… Sembrano dei piccoli Gremlins, ma quelli gentili!
Dopo un po’, quando tutti gli animaletti sono rientrati nell’albero, proseguiamo la nostra camminata sperando di avvistare i macachi neri, che abitano la foresta. Purtroppo non abbiamo questa fortuna, in compenso vediamo dei bellissimi tucani coloratissimi.
Dopo circa 4 ore di camminata, torniamo al Ranger Homestay, dove ci aspetta la prima colazione. Sono le 9 e abbiamo già fatto un sacco di cose! Decidiamo di andar a rilassarci un po’ sulla lunga spiaggia nera e deserta che costeggia la foresta. Paolo, un po’ stanco perché non ha dormito per niente, rimane in camera. Con i miei, Giorgia, Enrico e un ragazzino che ci fa da guida, andiamo alla spiaggia. E’ veramente bella e particolarissima con questa sabbia nerissima! Abbiamo fatto bene a portarci la maschera perché anche i fondali sono molto belli, c’è la barriera corallina vicinissima al bordo.
Quando finalmente ci sdraiamo per riposare un po’, la guida mi viene vicino e mi dice: “macacca, macacca!”. In un attimo realizzo e mi alzo di scatto raccogliendo come posso la mia roba. Siamo in costume da bagno, ci infiliamo velocemente pantaloncini e infradito, mettiamo via le maschere negli zainetti, l’asciugamano, la macchina foto e la videocamera intorno al collo (e già… visto che Paolo non c’è, mi ero portato dietro tutte e due!) e ci precipitiamo dietro il ragazzino che si è già addentrato nella foresta. Quello che facciamo in seguito dimostra la nostra eccitazione e incoscienza: corriamo come dei pazzi in mezzo alla giungla, con i soli infradito e le cosce scoperte, ci graffiamo ovunque, non ci fanno più paura i rami taglienti o gli insetti! Alla faccia dei pantaloni e scarpe da trekking indossate al mattino!!!…. L’adrenalina è alta! Finalmente li avvistiamo!! C’è un branco di macachi neri proprio vicino a noi! Nel frattempo, oltre al ragazzino, erano arrivati altri due ragazzi che molto gentilmente si propongono di scaricarci dei nostri zaini e degli asciugamani per permetterci di scattare fotografie senza essere ingombrati. Uno addirittura era andato in spiaggia a recuperare tutta la roba che avevamo lasciato, nella fretta!… Questi macachi sono proprio belli: hanno il muso lungo e dei pelli dritti sulla testa che li fanno sembrare punk! Li inseguiamo per un po’ ma per noi diventa sempre più difficile avanzare nella giungla, mi accorgo di avere le gambe tutte graffiate! Per di più mi accorgo di essere morsa da un ragnetto o formica rossa sul piede! Fa un po’ male! Alla fine decidiamo di tornare indietro alla spiaggia. Questa corsa improvvisata dietro i macachi è stata bellissima e siamo ancora tutti agitati. Mi spiace che Paolo non abbia potuto vederli! Per fortuna con la videocamera ho fatto delle belle riprese che gli faccio vedere subito al nostro rientro per farlo morire d’invidia!
Il tempo di farci una doccia veloce con il mandi siamo di nuovo pronti per una nuova avventura: siamo stati tutti invitati ad una festa nel villaggio organizzata da una famiglia benestante per il 15 agosto (il nord Nord Sulawesi è cattolico). Ci dicono che ci sarà il buffet e che pranzeremo lì anziché al Ranger Homestay. L’esperienza ci attrae e accettiamo subito! Effettuiamo il tragitto caricati sul pick-up del proprietario dell’homestay, seduti su delle panche di legno che balzano ad ogni buca! È piuttosto movimentato ma divertente! La festa è stata allestita davanti ad una casa, ci sono delle panche sulla stradina, un enorme tendone azzurro copre il terrazzo della casa dove sotto sono state sistemate delle sedie a platea. Diverse persone prendono la parola con un microfono e recitano quello che mi sembrano preghiere o sermoni. Nel frattempo alcune donne stanno allestendo un buffet su un tavolo vicino a noi e possiamo osservare bene tutte le pietanze che ci verranno offerte. Oltre alla Coca Cola allungata con l’acqua (del rubinetto ahimé), scopriamo delle cose non proprio piacevoli: chiediamo chiarimenti ad una donna inglese che vive qui e ci dice che ci sono piatti di cane e di pipistrello, considerati prelibatezze in Sulawesi! Oddio!!!…. e io che morivo di fame! Per fortuna portano anche del riso, della frutta, della zuppa e delle torte. Ci viene dato un piatto con un cucchiaio e quando finiscono i discorsi, siamo tutti invitati a mangiare, la gente si butta letteralmente sui vassoi! Ci saranno almeno 50 persone! Anche sotto il tendone c’è un grande tavolo con gli stessi piatti di quelli che erano vicino a noi sulla stradina. C’è musica pop indonesiana a tutto volume e sotto il tendone non ci si sente talmente le casse sono enormi!!… Mio padre, molto coraggiosamente, assaggia sia cane che pipistrello, per rispetto delle tradizioni e soprattutto per curiosità! Ma non rimane molto colpito dal sapore della carne… Dopo un po’, scappiamo, ho la testa che mi scoppia per la musica altissima e l’emozione di aver visto questi vassoi di cane con quelli ancora vivi che gironzolavano sotto i tavoli, in attesa di essere sacrificati anche loro (?!)… Il bello è che hanno tanti cani, come animali da compagnia. Ho chiesto a uno se mangiavano anche i loro cani e mi ha risposto di no, che li vanno a comprare al mercato…
Alle tre del pomeriggio, salutiamo i miei, che si fermano ancora un giorno e partiamo con l’autista del giorno prima (che ci era venuto a prendere) per Tomohon, la capitale della regione dei Minahasa Highlands dove ci fermeremo tre notti.
Dopo due ore e mezzo di viaggio (durante le quali crolliamo tutti e 4 letteralmente addormentati!) arriviamo all’Highland Resort che avevo prenotato via email dall’Italia. Qui siamo un po’ in altitudine e fa molto fresco per non dire freddo la sera! Il Resort è molto grazioso, composto di bungalow di legno curati. Ceniamo e andiamo subito a letto.

16 AGOSTO – I MINAHASA HIGHLANDS, UNA MEZZA DELUSIONE…
Alle 10’30 partiamo per visitare un po’ la regione, promossa molto bene dall’ufficio del Turismo del Nord Sulawesi. Ci muoviamo autonomamente con i piccoli “Mikrolet” blu (furgoncini taxi) che passano in continuazione lungo le strade ma partono dalla stazione di Tomohon solo quando stracarichi di passeggeri!
Una volta ricordo che eravamo in 16 e se vedete la taglia di questi mikrolet capirete subito in che condizioni abbiamo viaggiato! Per non parlare della musica da discoteca sparata altissima nelle casse!!!
I mikrolet hanno la destinazione indicata sul tetto quindi è facile individuare quello giusto. Quando troviamo delle difficoltà i locali ci aiutano volentieri ad individuare il nostro mezzo di trasporto, siamo anche gli unici turisti in giro! Si paga a seconda della destinazione, di solito sulle 2.000 rupie a testa.
Prima tappa della giornata: Danau (lago) Linow, un lago di origine vulcanica che ha la caratteristica di cambiare colore con la luce del sole, dal turchese allo smeraldo. E’ molto bello. Ci sono anche delle buche nel terreno intorno al lago da dove esce zolfo puzzolente…
Quando torniamo al terminal dei mikrolet a Tomohon, prima di prenderne un altro, decidiamo di acquistare acqua e biscotti in un negozietto, che si trova proprio vicino al mercato. Visto che ci siamo decidiamo di farci un giro, il mercato di Tomohon è molto famoso… A fianco della bancarella delle banane, un’allegra signora ci fa vedere un cestino pieno di … topi arrostiti!!! Allunghiamo lo sguardo ed ecco il bancone dei pipistrelli, tutti allineati con cura con le ali distese, per attrarre le signore cha fanno la spesa. Più avanti vedo una cosa che non avrei voluto vedere: il bancone dei cani arrostiti! C’è ne uno intero completamente abbrustolito! Fa un’impressione!!! Scatto una foto, per documentare, e il ragazzo che se ne è accorto, prende il cane in mano per farmelo vedere meglio: è rigidissimo!… Aiutooo! Scappiamo da questo mercato degli orrori e ci perdiamo i serpenti e le tarantole, ma anche la parte più “normale” con la frutta, la verdure e le spezie…
Prendiamo un mikrolet per Tondano, dove si trova il lago più grande della regione, luogo di villeggiatura dei locali, promosso anche dalla Lonely Indonesia. Purtroppo, dopo due ore di strada stipati nel mikrolet rimaniamo molto delusi dal lago, dal colore marrone e per niente suggestivo!… Quanto alla specie di club di vacanze che si trova sulla sua sponda, è di un desolato pazzesco! C’è solo una famiglia di russi che si sta facendo il bagno nella piscina a metà riempita. Decidiamo di scrivere alla LP al nostro rientro per chiedergli cos’hanno trovato di bello in quel posto! Mangiamo i nostri biscotti e le nostre banane su una panca di legno e torniamo indietro con un altro mikrolet. Questa volta siamo fortunati, c’è poca gente e possiamo respirare.
Andiamo alle Hot Springs di Rantepaso che la LP dice essere inserite in mezzo alle risaie. Ma all’arrivo, altra delusione: le hot springs non hanno nulla a che vedere con quello che ci immaginavamo. E’ solo un pozzo d’acqua fumante abbandonato in un prato dietro un baretto, dove ci beviamo un tè aspettando il mikrolet che avevamo prenotato per una mezz’ora dopo!
A questo punto, un po’ delusi dalla giornata e dalle aspettative, torniamo direttamente all’Highland Resort e prendiamo la decisione di non fermarci un’altra giornata. Tanto non abbiamo intenzione di scalare nessuno dei due vulcani che stanno vicino e vogliamo arrivare un giorno prima sulle isole del Parco di Bunaken.
Così la sera chiamo l’MC Homestay a Bunaken dove avevamo prenotato tre notti via email per sapere se hanno già due bungalow liberi per la sera dopo; a risposta positiva, avvisiamo l’Highland Resort che partiamo la mattina dopo.

17 AGOSTO – L’ARRIVO A BUNAKEN
Oggi è il giorno dell’Anniversario dell’Indipendenza Nazionale. Prima di arrivare a Manado, per prendere la barca, ci fermiamo ancora un paio di volte per strada. La prima sosta, alle grotte giapponesi, è di nuovo un’altra delusione, non c’è nulla da vedere. La seconda sosta è per fortuna molto più interessante: si tratta di un cimitero con le Tombe Waruga dei Minahasa. Una vecchia signora ci fa da guida tra i sarcofaghi di pietra dove gli antenati di questo popolo venivano sepolti in posizione fetale e sui quali venivano incisi diversi simboli per rappresentare il mestiere del defunto. Le tombe sono molto particolari e belle, tutte diverse tra di loro, almeno questa volta non abbiamo fatto il viaggio per nulla.
Sulla strada per Manado ci fermiamo 10 minuti a Airmadidi per osservare una festa organizzata per il giorno dell’Indipendenza. Militari, scolaresche, tutti sfilano in un’atmosfera di grande allegria.
Arriviamo infine a Manado, città bruttissima dove non vi consiglio di fermarvi! Fa pure un caldo terrificante e non vediamo l’ora di arrivare sull’isola. Angelina, la ragazza indonesiana che gestisce l’MC Homestay, ci aspetta al porto, che è ancora più allucinante della città! Dopo 40 minuti di barca arriviamo a Bunaken.
Con la bassa marea purtroppo la prima impressione non è delle migliori, sembra una spiaggia bretone! La sabbia non è bianca ma il mare è pulito e limpido e dalla barca possiamo vedere i fondali e i coralli.
Andiamo al MC Homestay che si trova sulla spiaggia del villaggio di Bunaken, vicino ad una strana Chiesa bianca. E’ pronto il nostro pranzetto: tonno alla griglia, riso, cetrioli e banane. Penso che in questi giorni dimagriremo!… Qui c’è la “pensione completa” e non si può scegliere quello che si vuole mangiare, tranne la sera in cui c’è un piccolo buffet. Ma non siamo venuti qui per mangiare, giusto?!
Prendiamo possesso dei nostri bungalow piuttosto spartani. E’ il bagno soprattutto ad attirare la mia attenzione: un wc alla turca e due bacinelle piene d’acqua con due mestoli di plastica: una è per pulire il wc e l’altra per farsi la doccia. E’ molto, molto spartano! D’altronde paghiamo soltanto 8 euro a testa con i tre pasti inclusi, non possiamo chiedere di più. La spiaggia non è stupenda ma la cosa bellissima a Bunaken è la barriera corallina!… purtroppo oggi non mi posso tuffare perché non ho affittato le pinne, ci andrò domani. Enrico e Giorgia vanno a fare un po’ di snorkeling e tornano incantati! Hanno anche visto un serpente marino, avevo letto che ce n’erano tanti qui!
Nel pomeriggio mentre siamo al sole vediamo sbucare i miei! Sono qui da due giorni e dormono al Lorenzo 2, un altro gruppo di bungalow lungo Pantai Palisang. Sono immersi tra la mangrovia e non c’è quasi spiaggia, in compenso i loro bungalow sono più confortevoli e hanno l’acqua corrente. Alle 18’30, dopo una doccia con il mandi e a lume di candele ceniamo: non c’è molta roba nemmeno stasera e alle 20 abbiamo finito. E’ notte fonda così andiamo a dormire presto, dopo aver organizzato una gita snorkeling per il giorno dopo con i ragazzi del MC Homestay. 250.000 Rp in 4 per tutto il giorno. In camera e in bagno ci fanno compagnia due enormi scarafaggi! Fantastico!…

18 AGOSTO – ALLA SCOPERTA DEL REEF DI BUNAKEN
Dopo un’abbondante colazione a base di bomboloni (!) e ananas affittiamo delle pinne e partiamo con le piccole barche a bilancieri tipiche dei pescatori. Navighiamo fino ad arrivare al largo di Pantai Liang, l’altra spiaggia di Bunaken dove si trova la maggior parte dei gruppi di bungalow. Ci tuffiamo… e siamo immersi in un mondo fantastico! Il reef si interrompe bruscamente per lasciare spazio al blù profondo e un “muro” di 90 m, famoso tra i divers di tutto il mondo ho saputo. Purtroppo, mi accorgo che il mio boccaglio imbarca acqua e non riesco a respirare! Tragedia! Disperata, cerco di capire il problema, invano, così chiedo al ragazzo della barca se può andar a prendermene uno al dive center del MC Homestay. Nel frattempo cerco di osservare i fondali in apnea, ma è molto scomodo. Dopo un po’ ricompare il ragazzo con la barca, ma purtroppo senza boccaglio! Mi propone così di andare a Pantai Liang. Lì sulla spiaggia trovo una signora che affitta materiale da snorkeling. Allelujah! Prendo sia maschera che boccaglio per 50.000 Rp al giorno.
Purtroppo ho perso un bel po’ di tempo con questa storia e quando torniamo è già ora di cambiare posto. Ho comunque avuto il tempo di osservare i meravigliosi coralli della barriera e centinaia di pesci multicolori… Al pomeriggio andiamo in un altro punto del reef, questa volta vediamo anche due tartarughe marine enormi, uno squalo e un pesce scorpione! Ci lasciamo trascinare dalla corrente è fortissima il che ci dà l’impressione di vedere scorrere un film davanti ai nostri occhi! E’ una sensazione stupenda! Per fortuna che i ragazzi ci stanno seguendo con le barche perché quando riemergiamo siamo molto lontani dal punto di partenza!
A fine giornata ci facciamo portare fino al Living Colours, un altro gruppo di bungalow dove lavora Freddy, il mio contatto per Siladen. Purtroppo non c’è, mi dicono che è andato a Manado così gli lascio un messaggio.
La sera a cena ci sono spaghetti con sugo di pomodoro, serviti in nostro onore! Incredibbbile! Mentre chiacchieriamo una coppia di Francesi grandi viaggiatori (riescono ad avere uno zaino di soli 6 kg! Ma come fanno???!) spunta Freddy! Finalmente dopo vari scambi via email ci conosciamo!
Ci mettiamo d’accordo sul nostro trasferimento a Siladen (l’isola si trova di fronte a Bunaken) per il 20 agosto. La sera abbiamo di nuovo la compagnia dei nostri due amici scarafaggi, comincio quasi a farci l’abitudine… più o meno…

19 AGOSTO – INCONTRO MAGICO CON UNA TARTARUGA MARINA
Altra giornata di snorkeling con i ragazzi e le barchette. Questa volta andiamo lungo il reef di Pantai Palisang. E’ bellissimo e ancora diverso dall’altro lato! Anche qui troviamo una corrente allucinante! Vedo un serpente marino (bianco con anelli neri, velenoso!) e inseguiamo una tartaruga marina per diverse decine di metri fino a quando risale in superficie per respirare e si tuffa di nuovo nelle profondità… I raggi del sole si riflettono sulla barriera corallina e rimandano i raggi intorno a noi creando un’atmosfera surreale…
Al pomeriggio facciamo un giretto nel villaggio di Bunaken, con casette ordinate e una maestosa chiesa bianca dall’architettura molto particolare! Tutti i bambini ci salutano e ridono sul nostro passaggio! Questa sera, chiacchierando di nuovo con i Francesi riusciamo a fare tardissimo ed andiamo a letto alle 22, un record!

20 AGOSTO – L’ARRIVO A SILADEN E LA RICERCA DI UN POSTO DOVE DORMIRE
Alle 9 la barca per Siladen ci viene a prendere. Enrico e Giorgia hanno deciso di rimanere ancora qui perché stanno facendo diving e a Siladen non siamo sicuri di trovare un altro dive center.
Passiamo a prendere i miei al Lorenzo 2 e partiamo. Il tragitto è breve, neanche un quarto d’ora, quando passiamo sopra il reef, l’acqua trasparentissima ci permette di osservare i fondali e anche i pesci! E’ stupendo! Quando arriviamo a Siladen notiamo subito la differenza di colori: la spiaggia è meravigliosa, con sabbia bianca e acqua turchese. Non vedo l’ora di tuffarmi! Peccato che i nostri bungalow, i Monica Cottages, prenotati per noi da Freddy, siano abbastanza brutti e senza bagno! Va bene la spartanità ma almeno un mandi in camera ce lo aspettavamo. Per 100.000 Rp a testa al giorno ci sembra troppo. Inoltre i tre bungalow sono l’uno sopra l’altro, uno addirittura sul retro senza vista, e il gruppo di bungalow si trova a ridosso degli Onong Cottages, posto più confortevole dove ci sono quasi solo Italiani. Sono piuttosto delusa. Vado a chiedere agli Onong se hanno dei bungalow liberi ma sono al completo. Alla fine Paolo e mio madre decidono di andar a fare un giro di ricognizione lungo la spiaggia. Dopo un po’ tornano: hanno trovato altri bungalow più avanti, da Martha’s Homestay. Sono spartani anch’essi ma almeno hanno il mandi attaccato al cottage, la spiaggia è più ampia e ogni bungalow ha un terrazzino. Con mia madre andiamo a vederli; in effetti i bungalow sono più distaccati gli uni dagli altri e la spiaggia è più ampia, senza nessun resort attaccato. La padrona, Martha, ce ne fa vedere alcuni dentro: più che bungalow sono capanne di legno, molto molto semplici, ma tutto sommato graziose. La porta non si chiude a chiave ma ci siamo portati dei lucchetti. Il bagno è una stanzetta mezzo all’aperto sul retro della capanna con un wc alla turca e due bacinelle con scodelle per farsi la doccia e pulire il wc. Però, a differenza del MC Homestay mi sembra meno squallido perché le pareti sono fatte di paglia e entra molta luce dall’esterno, e non sembra così male.
Ci sono degli Spagnoli e una Francese sulla spiaggia, gli chiediamo come si trovano: loro dicono benissimo, sono lì da tre settimane e non se ne vogliono più andare! A questo punto comunichiamo a Martha che prendiamo due cottage e che aspettiamo anche una coppia di amici che arriveranno domani. Siccome non hanno benzina nella barca, non ci possono accompagnare fino ai Monica Cottages per recuperare i bagagli e mio padre e Paolo, così torniamo a piedi ma vengono con noi due ragazzi per aiutarci. Monica, la padrona dei primi cottage, era già andata a Manado al mercato così non vede nemmeno che ce ne siamo andati, anche se le avevamo fatto parte della nostra delusione e aveva capito che forse ce ne saremmo andati.
A Siladen, ci sono quindi 4 possibilità per dormire: gli Onong Cottages, di gestione italo-indonesiana, con bungalows di legno dotati di bagni con acqua corrente e calda, per 45 Euro a testa al giorno con i tre pasti, i Monica Cottages di cui parlavo prima, per 100.000 Rp a testa al giorno con i tre pasti, il Martha’s Homestay, dove andremo noi, per 100.000 Rp a testa al giorno con i tre pasti (alla fine del soggiorno concorderemo 80.000 Rp), e infine il Siladen Resort & Spa, a gestione italiana, un resort piuttosto lussuoso con piscina, bungalows in muratura dotati di ogni comfort, per la modica cifra di 300 $ a camera al giorno con i pasti! Davvero un’esagerazione secondo noi.
Il primo giorno a Siladen scorre così, lentamente, tra bagni e lettura all’ombra dei grandi alberi sulla spiaggia. Quando il sole sta per tramontare vediamo arrivare una barchetta con una coppia di ragazzi europei con gli zaini. Sbarcano proprio davanti a Martha. Sono Italiani e abitano anche loro a Milano! Non hanno prenotato nulla e stanno cercando un posto dove stare per alcuni giorni. Gli facciamo parte della nostra esperienza del mattino e gli comunichiamo le varie possibilità. La ragazza va a vedere se c’è posto agli Onong, ma come al mattino, sono al completo fino a settembre addirittura. Così decidono di fermarsi anche loro da Martha e ci facciamo compagnia per cena. Qui si mangia tutti insieme su un grande tavolo di legno con delle panche per sederci, di fronte ai cottage. E’ molto conviviale. Solo gli Spagnoli e la Francese non condividono la cena con noi (e in seguito scopriamo tutti i pasti) preferendo consumarla sul loro terrazzino… D’altronde non capiamo bene questo trio (loro due molto giovani, lei di mezza età…).
Alle 22 si spengono le luci e diventa indispensabile essere muniti di torce se si vuole vedere qualcosa nel proprio cottage!

21 AGOSTO – VITA DA ROBINSON CRUSOE A SILADEN
Questa mattina possiamo goderci bene la vista dai bungalow al nostro risveglio. I colori del mare sono favolosi, con una gradazione di azzurri e turchesi che fanno venir voglia di tuffarsi subito!
Oggi verranno Enrico e Giorgia da Bunaken a fare snorkeling e per vedere dove siamo alloggiati. Per ora stanno ancora al MC Homestay e hanno deciso di venire qui il giorno dopo, dopo pranzo, visto che hanno previsto di fare ancora un’immersione mi sembra.
Vado a fare snorkeling, è bellissimo, ma senza pinne faccio una fatica tremenda perché c’è molta corrente. Domani noleggio le pinne! Andiamo fino agli Onong Cottages ma non hanno materiale da affittare, allora ne approfittiamo per berci una Coca fresca perché da Martha le bibite fresche sono disponibili solo la sera, su prenotazione pomeridiana! Il prezzo della Coca è altino, come immaginavo!
Trascorriamo infine un’altra serata con i miei e i due ragazzi milanesi, Angelica e Manfredi. E’ arrivata anche un’altra coppia nel pomeriggio: un signore italiano che vive a Singapore e la sua ragazza indonesiana di Jakarta. Così i cottage sono al completo per questa sera!… Chissà se domani se ne libera uno visto che arrivano Enrico e Giorgia! E’ una bella serata di chiacchiere e risate e scopriamo che il signore italiano ha vissuto per anni nel nostro condominio a Milano e conosce benissimo i miei vicini! Incredibile!!!
Comincio ad apprezzare molto questa vita da Robinson Crusoe, il tramonto con vista sull’isola vulcano di Manado Tua è spettacolare! Dopo cena ci sediamo sulla sabbia soffice per ammirare le stelle e la via lattea, chiarissima! Comincia anche a piacermi la mia capanna spartanissima, visto che la prima notte abbiamo dormito benissimo, senza insetti e senza rumore…

22 AGOSTO – SNORKELING FAVOLOSO A SILADEN
Dopo colazione vado ad affittare delle pinne al Siladen Resort e poi parto fare un po’ di snorkeling con mio padre. Qui è comodissimo perché la barriera corallina è vicina alla riva, bastano pochi metri e ci troviamo immersi in un vero giardino tropicale sommerso. Non c’è bisogno di andarci con una barca. Vediamo un Dugong, una specie di lamantino rarissimo, che nuota vicino a noi e si ciba delle alghe lungo il reef. E’ un incontro magico, inaspettato!!! Sarà lungo almeno due metri ed è bellissimo! Lo seguiamo per un po’ finché sparisce nel blù… Al rientro sulla spiaggia tutti sono molto invidiosi del nostro avvistamento e mio padre diventa così quello con cui tutti vogliono andare a fare snorkeling!!!
Oggi ci servono il pranzo alle 11’30! come ogni giorno mangiamo cose molto semplici e freschissime: pesce alla griglia, verdure cotte, riso, frutta.
Subito dopo pranzo parto per un altro giro di snorkeling con Angelica, è meraviglioso! Non avrei mai creduto di vedere colori simili su una barriera corallina! Sono già stata in diversi posti come le Maldive, le Seychelles, la Malaysia, la Tailandia ma questo li supera tutti in bellezza e diversità! Riusciamo ad avvicinare dei piccoli pesci pagliaccio (come Nemo!) e anche a toccarli! I “genitori” difendono molto bene i piccoli che si trovano ancora nelle anemone, venendoci incontro come per respingerci! Proprio come nel cartone animato!
Usciamo dall’acqua all’altezza degli Onong e proseguiamo a piedi andando verso destra, c’è una spiaggia lunghissima e completamente deserta, cosparsa di bellissime conchiglie bianche e rosa. Entriamo di nuovo in acqua, anche se la marea è bassissima e dobbiamo star attente a non graffiarci con i coralli, dando pochi colpi di pinne per andar avanti. Passo vicinissimo ad un polipo e mi fa un po’ impressione! Quando torniamo sulla spiaggia da Martha siamo esauste! Siamo rimaste in acqua per due ore almeno! Ma ne valse la pena! Sembra di tuffarsi in un acquario.
Nel frattempo Enrico e Giorgia sono arrivati. Siccome il cottage che occupava l’italiano con la ragazza indonesiana non è ancora libero (hanno trascorso solo una notte) torniamo di nuovo in acqua con loro per fargli vedere le meraviglie della barriera corallina. Dobbiamo entrare in acqua di fronte agli Onong perché c’è bassa marea e di fronte a Martha non è abbastanza profondo. Al rientro, scopriamo con gioia che Martha ci ha preparato una merenda con tè e torta! Che lusso! Il signore italiano se ne va e ci lascia il suo cellulare per contattarlo quando saremo a Singapore fra tre giorni, così magari ci vediamo.
Nel frattempo sono arrivati altri due ragazzi, olandesi, che Angelica e Manfredi avevano conosciuto a Bunaken. Siamo così veramente al completo da Martha, per la sua grande gioia! Con Paolo andiamo in un negozietto vicino a prenotare 8 birre fredde per la sera. Già, qui funziona così! Se vuoi una birra fredda devi comunicarlo in anticipo così riescono a portarle in qualche frigo fino all’ora di cena, visto che non c’è elettricità tutto il giorno!
La cena si svolge in una bellissima atmosfera cosmopolita: Italiani, Francesi, Olandesi… gli Spagnoli e la Francese sono sempre nel bungalow degli Spagnoli e non socializzano…
Dopo cena Paolo ed io vogliamo una botte di vita ed andiamo a berci una Caipiroska al Siladen Resort, costosissima!!! L’atmosfera inoltre è molto più formale e meno allegra che da noi! Non rimpiangiamo di aver scelto i cottage spartani di Martha! D’altronde di giorno, abbiamo notato che le coppie che passeggiano sulla spiaggia, provenienti dal Siladen Resort, ci osservano come bestie strane e ci sembra che compatiscano la nostra sorte in queste capanne di legno, la cosa ci fa molto ridere!!! Visto che noi ci troviamo benissimo e spendiamo solo 8 Euro al giorno contro i quasi 150 che sborsano loro!

23 AGOSTO – MA COME TORNEREMO A MANADO???
Stamattina usciamo tutti insieme per fare snorkeling ma la corrente è fortissima e anche con le pinne facciamo fatica ad andare avanti. Torniamo in spiaggia dopo poco, purtroppo.
Anche oggi Martha ci serve il pranzo alle 11’30. Fino a sera creperemo di fame!.. La giornata trascorre tra sole e bagni. Vedo un serpente velenoso a pochi centimetri dalla mia maschera vicino alla riva ed esco di corsa!!! Per fortuna viene portato via in fretta dalla corrente… Al pomeriggio il vento cessa e decidiamo di ritentare un’uscita per snorkeling. I colori sono sempre stupendi e ritroviamo i nostri “amici” pesci pagliaccio… Ce ne sono anche di diversi colori, non solo bianchi e rossi, sono veramente carinissimi.
Ci informiamo poi per il nostro trasferimento fino a Manado per il giorno dopo. La situazione non è così semplice. Martha non ha barche a disposizione. Chiediamo aiuto a Louis, un Australiano che vive qui nell’ultimo cottage, ma anche lui non sa come aiutarci. Agli Onong ci dicono che la loro barca è impegnata per le immersioni e non ci possono dare un passaggio. Alla fine chiediamo al Siladen Resort, ma ci chiede ben 75 $ per 6 persone. Per l’Indonesia è un prezzo altissimo! Ci propongono di chiedere anche ad un Francese che vive sull’isola, in un bungalow attaccato a quelli di Martha, ma questo torna soltanto domani mattina. Decidiamo di aspettare l’indomani e di decidere cosa fare.
La sera dopo cena andiamo tutti a bere un cocktail al Siladen Resort, costa sempre tantissimo e l’atmosfera è freddina come l’altra sera. Siamo tutti concordi sul fatto che da Martha si sta molto meglio, malgrado l’assenza di luce e acqua corrente. A letto alle 22’30 dopo esserci lavati i denti alla luce della nostra torcia!

24 AGOSTO – PARTENZA PER MANADO E NOTTE DA INCUBO
Ultimo giorno a Siladen, purtroppo. Comincio a capire gli Spagnoli e la Francese che stanno qui da tre settimane! Dopo colazione, andiamo subito a trovare il Francese per chiedergli un passaggio con la sua barca per il pomeriggio. Accetta!!! La barca parte tra le 15 e le 16 e ci chiede solo 150.000 Rp per tutti (saremo Enrico, Giorgia, i due Olandesi, Paolo ed io; i miei e Angelica e Manfredi si fermano ancora qualche giorno). Andiamo così a fare snorkeling, rilassati per il fatto di aver trovato un passaggio. Anche oggi la corrente è fortissima, le pinne sono davvero indispensabili se non si vuole finire al largo! Rientriamo sulla spiaggia esausti! Angelica e Manfredi arrivano dopo le 13, sono andati a fare un giro in barca per avvistare i delfini che popolano i dintorni di Siladen e sono stati fortunati: ne hanno visti decine e decine!!! Rimpiangiamo di non aver organizzato anche noi questa gita. Purtroppo Martha non ha barche a disposizione e loro si erano accordati con un tizio di Bunaken.
Dopo pranzo prepariamo i bagagli e vado con Paolo a fare l’ultimo tuffo per finire il mio rullino della macchina subacquea e per imprimere nella mia mente ancora una volta questi meravigliosi colori.
Alle 15 però, abbiamo la brutta sorpresa di vedere passare la barca del Francese in direzione del largo! Lo chiamiamo a squarciagola ma non ci sente, o fa finta di non sentirci! Siamo sbalorditi! Alla fine, a forza di urlare, il Francese si gira e dice: “I’m sorry”… Ci spiega che gli era sembrato che Martha non fosse d’accordo che ci portasse lui a Manado! Ma è impazzito! Se Martha non ha nemmeno una barca!!!… In effetti al mattino ci aveva fatto un discorsetto strano: ci aveva chiesto con insistenza di chiedere a Martha cosa dovevamo fare per il trasporto e che lei lo doveva autorizzare a portarci, perché qui eravamo in Indonesia e c’erano regole ben precise, lui voleva rimanere in Indonesia e non avere problemi, ecc, ecc… Ma Martha non aveva nessun problema al fatto che ci portasse lui a Manado! Ora però ci troviamo in difficoltà, la sera dobbiamo essere a Manado perché al mattino dopo abbiamo l’aereo per Singapore. Staremmo volentieri ancora a Siladen per carità, ma non possiamo.
Racconto lo spiacevole episodio a Louis, l’Australiano, e lui non sembra molto sorpreso, mi fa parte dei suoi sospetti sul Francese. Coglie l’occasione per raccontarmi un po’ di cose sul Siladen Resort. Mi spiega che è di proprietà del figlio dell’Ambasciatore Italiano in Indonesia e che quando hanno costruito il resort avevano promesso alla popolazione dell’isola che avrebbero anche loro beneficiato di elettricità 24 ore/24 e acqua corrente, nonché di un piccolo ospedale. Purtroppo non hanno mantenuto le promesse, anzi, hanno pure abbattuto tanti alberi… e la situazione della popolazione di Siladen è forse peggiorata.
Alla fine dobbiamo però rassegnarci a quest’ultima possibilità della barca del Resort, per 720.000 Rp in 6.
Parte alle 17. Di colpo, il Martha’s Homestay si svuota! Anche gli Spagnoli e la Francese sono partiti questa mattina con la barca pubblica per Manado. Dopo i saluti partiamo con mezz’ora di ritardo. C’è un bellissimo tramonto, con gradazioni di arancione e rosa, che ci distrae dal fatto che i nostri due accompagnatori sembrano avere qualche problema meccanico con un motore!!! Arriviamo così al porto di Manado a notte fonda! L’attracco al molo è un’altra avventura, la barca non ha luci, un tizio ci guida con una torcia dal molo! Per scendere dalla barca dobbiamo fare un salto di quasi 1 m per raggiungere il muretto del molo, con il terrore di cascare nelle acque buie e melmose del porto!
Per fortuna siamo tutti sani e salvi, bagagli compresi e ora aspettiamo che passi qualche taxi. Non serve aspettare molto, si fermano diversi mikrolet con luci stromboscopiche e musica a tutto volume. Concordiamo il prezzo per farci portare al Manado Plaza Hotel, la nostra scelta, suggerita dai miei. Da fuori è orribile ma la hall non è male, chiediamo a vedere le camere Deluxe, le più costose per la cifra di 150.000 Rp a camera, così pensiamo di avere almeno un minimo di comfort per l’ultima notte. Ce ne fanno vedere tre su tre piani diversi. Sono piuttosto semplici e molto poco “Deluxe” ma per una notte andrà bene! Hanno l’acqua calda e l’aria condizionata, indispensabile con l’umidità di Manado.
Appena entriamo nella nostra camera, vedo uno scarafaggio infilarsi dietro qualche mobile! Cominciamo bene! Decido di non farmi sconvolgere e una bella doccia riparatrice con acqua corrente ci fa un gran bene! Riorganizziamo gli zaini in vista del volo aereo e usciamo alle 20 con gli altri ragazzi per andar a cena.
Su suggerimento dei miei, andiamo al Green Garden, con un mikrolet. E’ molto semplice e pieno di acquari con pesci stranissimi che sembrano piuttosto rimbambiti! Il cibo è molto buono però. Prendo delle Mee Goreng (fried noodles) e pollo allo zenzero. Ci mettiamo d’accordo con la coppia di Olandesi per vederci a Singapore il giorno dopo. Loro hanno un volo diretto con la Singapore Airlines mentre noi faremo scalo a Jakarta con la Garuda.
Alle 23 siamo tutti a letto. Facciamo molta fatica a dormire però, tra il caldo e il casino che arriva da fuori, con musica sparata a tutto volume alle 2 del mattino! Ci rassegniamo ad accendere l’aria condizionata e va un po’ meglio. Alle 4 invece siamo svegliati dal muezzin della moschea affianco e alle 4’30 è la Reception che ci sveglia, in anticipo di mezz’ora! Insomma, un vero incubo!

25 AGOSTO – SOSTA A SINGAPORE
Alle 6 partiamo per l’aeroporto con un taxi. Cerco di acquistare le ultime cartoline in aeroporto ma sono orrende! Alle 8 il volo parte, arrivederci Sulawesi! Sorvoliamo Tomohon e il vulcano Lokon, che non avevamo scalato…
Dopo uno scalo a Jakarta ripartiamo per Singapore dove ci accoglie una vera tempesta tropicale! E’ molto nuvoloso e piove! Che sfiga! Soprattutto per Enrico e Giorgia che non l’hanno mai vista. Paolo ed io ci eravamo già stati all’occasione di un viaggio in Malaysia. E’ sempre un piacere però arrivare al Changi Airport, uno dei più lussuosi del pianeta credo! E’ bellissimo, con moquette, fontane e orchidee, pulito e molto funzionale. Visto che abbiamo 12 ore di scalo lasciamo il nostro bagaglio a mano al Left Baggage e prendiamo il metrò per il centro, fermata di City Hall. Qui si paga in base a quante fermate si fanno, ci sono macchinette automatiche, basta inserire la destinazione, e ci viene consegnata una tesserina magnetica da avvicinare ai lettori di badge di prossimità ai tornelli della metrò. Tecnologico! Quando si esce dalla metrò, si può riavere 1 dollaro di Singapore indietro restituendo la tessera, in modo da evitare che la gente le butti per terra!… Sono davvero avanti rispetto a noi! Visto che diluvia (ma cos’è? già il monsone??!) decidiamo di farci un giretto al centro commerciale del Raffles Shopping Center.
Per fortuna quando usciamo ha smesso di piovere, in compenso fa molto caldo e l’umidità è atroce! Facciamo un giro delle principali attrattive di Singapore: il mitico Raffles Hotel dove purtroppo non fanno entrare Enrico e Giorgia per via dei sandali da trekking!!, la Raffles Place, Boat Quay, Chinatown…
Invio un sms ad Andrea, l’Italiano conosciuto a Singapore ma non ricevo risposta. Andiamo così all’hotel dove stanno i due Olandesi, che sono molto contenti di vederci, ed usciamo a cena con loro in Little India. Ci portano una montagna di cibo e non ce la facciamo a mangiare tutto! Inoltre, Martin, il ragazzo, sta malissimo e passa metà serata in bagno poverino! Così alle 20’30 ci salutiamo, siamo stanchissimi e dobbiamo affrontare altre 12 ore di volo fino ad Amsterdam.
Al check-in ci danno dei posti in mezzo, terribile!… Per ingannare l’attesa prima del volo, che parte all’1’30 navighiamo in internet su delle postazioni messe a disposizione gratuitamente in aeroporto. Partiamo con un ritardo di mezz’ora e io sprofondo subito nel sonno e non faccio caso alla cena che ci portano, tanto, non ho fame, dopo il ristorante indiano! Mi sveglio completamente 6 ore dopo.
Arriviamo ad Amsterdam alle 8’40 e dopo una sosta in un café per mangiare alcune brioche olandesi ripartiamo per Milano alle 12’30.

Così finisce il nostro periplo, iniziato il giorno prima alle 4’30 a Manado! Siamo distrutti!!!… ma con la testa ancora piena dei fantastici paesaggi, colori e popolazioni incontrate in questo viaggio stupendo!…