Foto di gruppo
Sri Lanka
Un Batik

Sono passati già un po’ di anni da quel viaggio ma il ricordo piacevole della sua gente non è svanito.

Ho ancora negli occhi le splendide zone archeologiche di Anuradapura e Polonnaruwa con le loro fantastiche pietre di luna poste sulle soglie dei templi, e le bellissime montagne di Nuwara Eliya con le sconfinate piantagioni di the…il più famoso del mondo.

Dopo aver girato l’isola in lungo e largo osservando Buddha e templi a lui dedicati a profusione, viene voglia di fermarsi a fare un po’ di relax e non volendo buttarci nella paradisiaca bolgia turistica che sono le Maldive, decidiamo di passare qualche giorno in una delle spiagge della vecchia Cylon.

Bentota Beach certo è lei pure una spiaggia turistica ma in ottobre i pochi turisti che amano viaggiare in bassa stagione la rendono piacevolmente poco affollata. Abbiamo scelto di trattarci da signori e ci sistemiamo in un bell’albergo di quelli che di solito in viaggio non uso mai: bella piscina con incastonate rocce naturali, parco pieno di palme posto proprio sull’oceano Indiano…insomma un bel posto. Fin da subito mi colpisce il fatto che la bellissima spiaggia lunga chilometri costellata di palme da cocco altissime è deserta a qualsiasi ora del giorno, i turisti infatti preferiscono a questa meraviglia naturale le piscine degli hotel.

Noi no ed è così che si apre per noi un paese particolare dove scopriamo che i singalesi che sono molto gentili con un atteggiamento di timida riverenza nei confronti degli stranieri ma sono persone molto ospitali e cordiali e se gli si dà l’opportunità di parlare sono anche curiosissimi.

Ogni pomeriggio partivamo a piedi lungo la spiaggia, che battezzammo Long Beach per via del fatto che si allungava a perdita d’occhio, percorrendo circa 5 km tra andata e ritorno. Si giungeva in un punto dove un torrente d’acqua dolce si buttava nel mare tra rocce rosate e da lì tutte le sere ci godevamo lo spettacolo del tramonto rosso e rosa tra nubi che creavano disegni strani e tingevano tutta l’aria di giallo.

Questo posto lo chiamammo lo “scoglio del tramonto” e superandolo di un po’ si arrivava all’isola della sete” così detta in quanto saremmo morti di sete se i ragazzini che giocavano in spiaggia non si fossero arrampicati sulle palme a raccogliere i cocchi col loro dissetante latte.

In una di queste nostre mitiche passeggiate , eravamo accompagnati talvolta da un ragazzo singalese che ci seguiva cantando con noi le canzoni in italiano e raccontandoci i suoi desideri per il futuro e una sera incontrammo una signora con un viso molto dolce e un piccolo bambino di pochi mesi. Impossibile non rimanere ipnotizzati dal piccolo visino sorridente che si lasciava coccolare da tutti noi.

Quella sera fummo invitate a colazione per il mattino successivo a casa di questa signora che ci raccontò di avere altre due figlie di 10- 11 anni e che avrebbe mandato il marito a prenderci sul ponte vicino all’hotel. Puntuali il mattino successivo ci trovammo e potammo con noi alcuni oggetti, biro magliette e due zainetti come omaggio alla loro gentilezza per questo invito.

Una mattina bellissima a parlare del nostro paese e loro della loro vita mangiando una colazione buonissima a base di frutta freschissima e the, giocando con i bambini indossando i sari che la signora ci sistemò addosso…e la sorpresa che le due bambine avevano ricamato per noi due piccole federine di cotone bianco.

La promessa che gli avremmo spedito le foto fatte insieme…e il ricordo bellissimo che avrebbe lasciato quel giorno, conclusero quella giornata.

Camminavamo su “Long Beach” in direzione “scoglio del tramonto” lasciandoci alle spalle l’isola della sete”…e un viaggio indimenticabile come possono esserlo tutti i viaggi quando si impara a conoscere un paese non solo per i suoi monumenti ma attraverso la sua gente.