Difficile ma affascinante al punto da restare tra i ricordi di viaggio migliori. Mi ero informata a dovere su come avrebbe dovuto essere il nostro comportamento e abbigliamento, specialmente il mio , ma vivere per tre settimane in un mondo così radicalmente diverso dal nostro è stata comunque un’esperienza a cui non ero sufficientemente preparata. Un assaggio l’ho avuto alla partenza a Francoforte, appena girato l’angolo e arrivati nella sala d’aspetto del volo Iran Air, ho visto tutte le donne , tutte iraniane immigrate in Germania, che dovevano imbarcarsi sul volo trasformare il loro aspetto, infilandosi sopra i vestiti “occidentali” il tipico vestito iraniano, l’hejab, lungo e largo e mettersi il velo in testa. E questo sarebbe stato anche il mio abbigliamento per tutto il tempo.

All’arrivo poi la sala d’attesa dell’aeroporto di Teheran era pieno di donne con il chador nero, che tenevano tra le braccia enormi mazzi di fiori. Tutte aspettavano logicamente i loro parenti, ma non toglievano gli occhi di dosso a noi, gli unici stranieri. Vi assicuro che è stato un impatto violento, mi sembrava irreale, un sogno, un incubo…

Passato l’impatto delle prime ore (forse giorni), abbiamo iniziato ad ambientarci , abbiamo iniziato a intenderci a gesti o con gli iraniani che per la maggior parte parlano pochissimo l’inglese, ci siamo abituati alla cucina ed io mi sono abituata a parlare poco (soprattutto con gli uomini) e a convivere con il mio momentaneo stato di donna islamica. Pensate che una volta un passante mi ha fermato per strada per consigliarmi di nascondere qualche ciuffo della frangetta che era incautamente uscito dal velo. E’ indispensabile cercare di abbandonare le proprie abitudini “occidentali” e dimostrarsi il più possibile rispettosi nei confronti di questo mondo, solo così si potrà ricevere in cambio il meglio dello spirito iraniano, e mediorientale in genere. Questo per noi non è stato il primo viaggio in Medio Oriente e la cosa che abbiamo sempre apprezzato più di ogni altra è stata la loro tipica accoglienza e gentilezza, unita ad una certa curiosità nei nostri confronti.

Una citazione a parte per l’aspetto gastronomico del viaggio : se amate la buona cucina preparatevi a soffrire… sto un po’ esagerando ma in effetti la cucina iraniana offre poco : abbiamo frequentato sia ristoranti rinomati che basse tavole economiche ma non ho notato molta differenza. Raramente siamo riusciti a mangiare qualcosa di diverso da spiedini di carne ( manzo o di montone ) e riso bollito a quintali. Il riso è molto buono per la verità , ma sinceramente dopo tre settimane non se ne poteva più. Il pane è squisito, croccante e sottile, quasi una sfoglia, cotto in modo particolare, attaccato alle pareti di forni speciali. Ottima anche la frutta e la frutta secca, soprattutto i pistacchi e i datteri. Praticamente impossibile sfuggire alla Zam-Zam, la coca cola locale, non male per la verità. E’ invece consigliabile sfuggire al gelato e al paludè , una specie di granita dal gusto indefinibile.

Il viaggio è iniziato da Teheran, città che non offre niente di speciale. Poi siamo andati in aereo a Shiraz. I voli aerei in Iran sono frequenti ed economici, basta prenotarli per tempo. Shiraz è il punto di partenza per le escursioni a Pasargade, Naqhsh e Rostam e Persepoli, il sito archeologico più importante dell’Iran. Era la residenza del re Dario il Grande ed è oggi un luogo veramente straordinario. La suggestione del posto , soprattutto se visitato al tramonto, è grande ed è data anche dalla quasi completa assenza di altri turisti . Il posto è invece frequentato da studenti e da scolaresche accompagnate dal maestro , riconoscibile dal turbante bianco.

Da Shiraz siamo andati a Kerman con un’auto privata. Anche la soluzione di viaggiare con auto private con autista non è male : noi abbiamo fatto in questo modo tratti anche molto lunghi , fino a 600 km! Era molto comodo , un po’ più costoso degli autobus, ma assolutamente accessibile… figuriamoci che la benzina in Iran costava nel’ 97 qualcosa come 70 lire ! e anche il costo dell’autista era molto basso.

Visita a Kerman, al bazar e alla bella sala da the sotterranea dove un signore gentile mi ha permesso di fumare il narghilé, cosa proibita alle donne iraniane. Poi ci siamo diretti a Bam, posta al centro di un’oasi di palme da datteri. La cittadella antica di Bam è incantevole, sembra un enorme castello di sabbia ed è divertente perdersi fra le sue stradine labirintiche.

Da Kerman ci siamo spostati a Yazd, in autobus. Yazd è la città sacra del culto di Zoroastro, caratteristica per le sue case di argilla. Da non mancare la visita alle inquietanti Torri del silenzio, poste su due colline alla periferia della città : in queste torri i parenti lasciavano i cadaveri dei defunti in balia degli avvoltoi, in una sorta di rito propiziatorio. Da Yazd abbiamo preso l’autobus per Isfahan, la capitale culturale dell’Iran. Isfahan è una bella città, famosa per la sua enorme piazza (ai tempi dello Scià vi si svolgevano addirittura partite di polo), i suoi giardini, le sue splendide moschee ricoperte di mosaici multicolori e i suoi ponti, animatissimi di sera. E’ una città vivace, piena di vita e possiede uno dei mercati più belli dell’Iran, molte le botteghe artigiane e i venditori di spezie. Se proprio non volete portarvi a casa un tappeto persiano, un acquisto da non perdere è uno scatolino di zafferano iraniano, pare sia il migliore. A Isfahan abbiamo visitato anche un cimitero di guerra, dedicato ai martiri della guerra contro l’Iraq: centinaia di tombe con ritratti enormi di ragazzi giovanissimi, veramente impressionante.

Da lì siamo andati a Kermarshah a vedere i bassorilievi di Bisotun e Tagh è Bostan, e poi in aereo a Mashad, il luogo di culto più importante. Qui tutta la città vive attorno al mausoleo dell’Imam Reza, attorniato da altri luoghi sacri e sovrastato da una enorme cupola d’oro. Mashad è meta frequentatissima di pellegrinaggi da tutto l’Iran e anche da altri paesi islamici. Si riesce ad entrare nel “sacro recinto” solo se accompagnati da qualche personaggio del luogo ben introdotto, altrimenti è assolutamente vietato ai non-musulmani. Qui ci siamo resi conto più che altrove di quanto la religione sia veramente importante per i musulmani più integralisti. Non è comunque possibile mai dimenticarsi che questa è una repubblica islamica, tutto qui ruota attorno alla religione.

La chiusura verso il resto del mondo è pressochè totale, la televisione non è molto diffusa e comunque si vedono solo programmi iraniani, non ci sono giornali o libri stranieri, non c’è l’ombra di qualcosa che possa aprire un varco in questo loro mondo a parte.

Questo è quanto ho visto nel ’97, ma dubito che le cose possano essere cambiate nel frattempo. L’isolamento è voluto dalla classe dirigente e pare accettato dalla maggior parte della gente.

Tornati a Teheran, abbiamo visitato Qom, altro importante luogo di culto, qui l’ayatollah Khomeini, il capo della rivoluzione islamica, ha compiuto i suoi primi studi coranici. La figura di Khomeini è ancora oggi viva e venerata, ovunque sono appese le sue foto, negozi, luoghi pubblici, moschee.

A questo proposito ci è capitata una disavventura: a Mashad abbiamo avuto la…brillante idea di fotografare il muro di un palazzo dove c’era la sua immagine dipinta, senza accorgerci che proprio sotto c’erano dei militari. Siamo stati presi e portati al locale posto di polizia, dove ci hanno tenuti per qualche ora su una panchetta di legno, davanti a militari che continuavano a farci domande in arabo.

In seguito siamo riusciti a spiegarci con l’unico militare che parlava inglese e a rassicurarlo sulle nostre buone intenzioni. E’ finito tutto bene ma vi assicuro che a un certo punto ho sudato freddo. Non finirò mai di raccomandare prudenza, specialmente a chi come noi viaggia da solo, senza organizzazioni alle spalle.

Da Teheran, ci siamo spostati sul mar Caspio per un paio di giorni, avevamo letto di questi luoghi di villeggiatura prediletti dallo scià, in realtà è stata un’esperienza deludente, soprattutto dopo tutto ciò che invece avevamo ancora negli occhi e che avevamo vissuto nei giorni precedenti.

Questo a grandi linee è stato il nostro giro, abbiamo dovuto fare delle scelte per ragioni di tempo e tralasciare con rammarico molti altri posti, senza dubbio meritevoli.

Non nego che potersi togliere l’hejab e il chador al rientro in Europa è stato un sollievo, girare con i capelli al vento mi sembrava una vera conquista e sinceramente in quel momento ho considerato una gran fortuna quella di essere nata in Italia. In conclusione è stato però un gran viaggio, i ricordi sono tanti: il sorriso di una studentessa che voleva a tutti costi conoscermi e parlarmi, il pomeriggio passato a casa di un insegnante che conosciuto qualche minuto prima ci ha praticamente costretto ad andare a casa sua a prendere il tè e a presentarci la sua famiglia, il taxista nostalgico dei tempi dello scià (spero per lui che non l’abbiano scoperto), lo sguardo stupito di una donna che aveva visto la mia foto senza velo sul passaporto, un pranzo di nozze in un ristorante, a base di pollo, riso e Zam Zam…

Dal punto di vista pratico è andato tutto bene, le strutture turistiche non sono molto sviluppate, vista l’affluenza scarsa, ma non ci sono stati problemi, a parte quello della lingua. Abbiamo sempre trovato buoni mezzi di trasporto e buoni alberghi, niente a che vedere con i comfort dei nostri hotel, ma sempre puliti e dignitosi. In ogni camera si trova il Corano, il tappetino per la preghiera e una freccia che indica la direzione della Mecca, tanto per non dimenticare che Allah è sempre presente. C’erano anche (pochi) hotel di lusso che noi però abbiamo evitato, per ragioni di budget.

Non so se oggi sia più o meno facile affrontare un viaggio del genere. Chi non volesse andare come noi allo sbaraglio, si può affidare ai Tour operator che hanno a catalogo viaggi organizzati in Medio Oriente, anche se secondo me la fatica di organizzarsi i viaggi da se è sempre ampiamente ripagata dalla soddisfazione di averlo fatto. Sarò comunque felice di poter dare qualche consiglio o qualche informazione più dettagliata.