A volte ci capita di celebrare piccoli riti e tradizioni antichissimi, senza però sapere in realtà le origini, i motivi pratici legati a tali cerimonie e quale fosse la vera natura delle stesse presso i nostri antenati.

È sicuramente il caso del varo delle imbarcazioni. Come tutti sanno il varo è il battesimo delle navi appena costruite anche se la parola battesimo è un termine che richiama solo il senso cattolico di questa cerimonia in cui spesso le navi vengono anche benedette. Se vogliamo dare una definizione più tecnica possiamo dire che il varo è il momento in cui la nave è spinta o lasciata andare, dallo scalo di costruzione, in mare. Lo scafo viene varato con la poppa verso l’acqua e sulla prua è tradizione rompere, solitamente, una bottiglia di champagne.

Il rito in sé però, ha radici molto più antiche della cerimonia cattolica: in origine, infatti, si spruzzava del sangue sullo scafo.

Nell’Alta Bretagna la cerimonia che si pratica attualmente ricorda, più delle altre, la tradizione antica. Qui, dopo la benedizione, viene distribuito, a coloro che si trovano a bordo, del pane benedetto e vengono nominati un padrino e una madrina. Sul ponte si frantumano alcuni biscotti e il proprietario dell’imbarcazione spezza sulla prua una bottiglia di vino rosso dicendo: “Biscotto e bottiglia di vino, fate che la mia barca non manchi mai di pane”. A quel punto madrina e padrino raccolgono le briciole dei biscotti e leccano le gocce di vino. Il vino dunque richiama chiaramente con il suo colore, il sangue con cui un tempo si spruzzava l’imbarcazione.

Le bottiglie di champagne che si usano oggi o le bottiglie di whisky che vengono gettate a prua o a poppa secondo l’uso che ritroviamo in Scozia, costituiscono una ulteriore attenuazione dell’antica libazione sanguinosa del rito pagano.