veduta sul ghiacciaio (dal Colle di San Carlo)
valico del Gran San Bernardo
stambecchi e camosci nel Parco del Gran Paradiso
stambecchi e camosci nel Parco del Gran Paradiso
Gestion Adventure Sleddog
Morgex, i vigneti più alti d'Europa
Morgex, i vigneti più alti d'Europa
Morgex, i vigneti più alti d'Europa
strada romana a Donnas
valico del Piccolo San Bernardo
Le Marmitte dei Giganti
Club Aérostatique Mont Blanc

La Valle d’Aosta è una striscia di territorio racchiuso tra alte vette e valichi, come il Piccolo San Bernardo, il Gran San Bernardo e il tunnel del Monte Bianco. Stretta tra montagne e ghiacciai eterni, ampi pascoli, vigneti… d’altura e pinete, offre stupendi paesaggi dove la natura incontaminata non lascia spazio alle sorprese, come pranzare seduti su una panchina… circondati da branchi di stambecchi, osservare il volo dell’aquila, o fermarsi al margine della strada per lasciare attraversare dei “pedoni inconsueti”: caprioli, volpi e marmotte.

Dalle vette innevate del Parco del Gran Paradiso, alla Valle di Gressoney ai piedi del Monte Rosa, sino alla Valle del Cervino è un susseguirsi di spettacolari angoli di storia, cultura e folclore. Tutta la Valle offre spunti di vita medioevale con i sui castelli, l’insolito itinerario nella Valle di Sait Berthélemy dove si ci si potrà avvicinare all’Universo attraverso una visita all’Osservatorio Astronomico, oppure risalire la Valle del Cervino e fermarsi ad osservare un’incredibile spettacolo delle Marmitte dei Giganti, un orrido scavato dalle acque in una grotta naturale, dove il fiume scende impetuoso, tra cascate e vortici. Sospesi su una passerella sentirete il fragore della cascata sotto i vostri piedi e ad ogni angolo un nuovo scenario vi coinvolgerà emotivamente.

La Valle d’Aosta è sinonimo di Castelli stupendi… che sembrano usciti dalle fiabe, come quello insolito, di Fenis, in cui fu girato il film “I reali di Francia”, o quello di Saint Pierre che pare uscito dalle fiabe di Cenerentola e Biancaneve, e tanti altri tra cui quelli di Issogne, Sarre, Aynavilles, Chatillon, Verres e Castel Savoia di Gressoney che ricorda quelli francesi della Loira.
L’imponente mole della fortezza di Bard sbarra l’entrata della vallata, mentre l’antica strada romana di Donnas, i ruderi del Piccolo San Bernardo e della Aosta “romana”, ci ricordano le antiche legioni romane qui stabilite. Imponenti ponti leggendari, baite di pietra, case di legno e artigianato tipico, sono i resti di un passato di gente di montagna, rude, dedita alle fatiche e alle tribolazioni: qui tutto è ricco di storia, fascino… e mistero.

La Valle è anche luogo di sport estremo, dal Rafting Aventure di Villeneuve, al Hydrospeed di Quart, allo Snowboard di Breuil-Cervinia, al “Parco Avventure”. Camminerete su ponti tibetani, vi arrampicherete su pareti artificiali e tante altre emozioni alla… Tarzan, sino agli incredibili voli panoramici a bordo delle mongolfiere e i dirigibili del Club Aérostatique Mont Blanc, dall’aeroporto di Aosta volerete sulle cime più alte d’Europa: il Monte Bianco, il Cervino, il Monte Rosa e il Gran Paradiso.
Potrete fare temerarie escursioni con le “ciaspole” (racchette da neve), sci, parapendio, deltaplano, scalate, bungee, corse sulle slitte con il Gestion Adventure Sleddog, e tante altre “avventure” che non lasceranno spazio alla noia e segneranno indimenticabili ricordi di viaggio.

Ghiacciai, alte quote, terreni sassosi e inverni gelidi. Eppure qui, dove le vette toccano il cielo, ad oltre 1200 metri di altitudine la “viticoltura eroica” produce vini d’alta quota, come a Morgex, ai piedi del Monte Bianco, dove si trovano i vigneti più alti d’Europa o come sulle pareti scoscese dove si vendemmia con i carrelli elettrici che scorrono su apposite rotaie sospese nel vuoto! L’altitudine ha reso le coltivazioni immuni dall’attacco della filossera, preservando così quei vitigni secolari che diversamente avrebbero subito la stessa sorte di tante alte colture vitivinicole. L’enologia vanta vini eccezionali, come il Blanc de Morgex, Chambave, Donnas, Gamay, Muller-Thurgau, Arnad Montjovet, Enfer d’Arvier e il Nus.

Un carnevale di sapori…

Il Carnevale è sinonimo di goderecce tavolate e quindi al turista goloso non resta che l’imbarazzo della scelta gastronomica: ma la Valle d’Aosta è… gastronomia… tutto l’anno.

Da non perdere è l’assaggio della famosa “seupa valpelenentse” a base di fette di pane nero abbrustolito, cavolo verza, lardo, sugo d’arrosto, prosciutto crudo, cotica, fontina, burro e brodo: … roba da duemila calorie e 4 taglie in più, ma vale la pena!

Simbolo della valle è la Fontina, il tipico formaggio prodotto esclusivamente in questa regione. L’aroma e il sapore derivano dall’erba e dai fiori di montagna che sono l’alimento delle mucche. Il foraggio degli alpeggi, lontani da fonti inquinanti, gli conferisce quei sapori che sono poi trasferiti nel latte e quindi nei formaggi. Le prime notizie risalgono al 1267, quando si cita la Fontina in documenti degli archivi feudali. La stagionatura è fatta nelle apposite grotte in cui viene mantenuta una temperatura costante e un alto tasso di umidità. Le forme, poste su speciali scaffali di pino, vengono quotidianamente rivoltate. Spazzolatura e salatura si alternano per tre mesi, sino alla maturazione necessaria.

Altro tipico formaggio è il Salignon. Piccante, tipico della Valle di Gressoney. Composto di ricotta, sale e peperoncino in polvere, viene appeso nelle cappe dei camini ad asciugare e affumicare. Può essere anche in versione fresca, non affumicata.
Il Seras è già citato nel 1267 come prodotto destinato alle famiglie nobili. E’ un tipico prodotto da consumarsi con la polenta.
Toma di Gressoney. Viene prodotta direttamente negli alpeggi della Valle del Lys. A renderla unica è… l’acaro del cacio! La crosta si ricopre della “polvere” prodotta da questo parassita e determina il sapore unico e il pregio di questo insolito formaggio…

Non meno noti sono i salumi, come il lardo di Arnad che viene prodotto esclusivamente nel territorio di Arnad. Si ottiene utilizzando la spalla e il dorso di maiali provenienti da allevamenti nelle regioni del nord dell’Italia (Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia). Antichi documenti storici che accennano a questo prodotto risalgono al 1570 e citano la distribuzione di lardo alla popolazione povera, da parte dei monaci del monastero di Sant’Orso.

Lo Jambon de Bosse è il tipico prosciutto crudo valdostano, speziato con erbe di montagna. Si produce solo nel comune di Saint-Rhémy-en-Bosses, a 1600 metri d’altitudine. I primi documenti che ne testimoniano la produzione risalgono al 1397. La particolare bontà dello jambon è dovuta all’abilità dei “maturatori” che si tramandano le tecniche della lavorazione di padre in figlio, e alle caratteristiche ambientali che consentono a questo prodotto di acquisire aromi particolari.
Pare un nome di dolce e invece i Boudin (budini), o sanguinacci sono degli insaccati confezionati con sangue di maiale o barbabietole rosse, patate lesse, lardo, e aromi. Si gustano con le patate rosse di montagna, bollite.
La Motsetta è la carne di muscolo di vacca, pecora, o capra, insaccata. Ne esistono delle varietà più rare, di camoscio e di stambecco. Questo tipo di lavorazione un tempo era dovuto all’esigenza di conservare a lungo la carne per il fabbisogno delle famiglie durante il periodo invernale. In tempi in cui non esistevano i frigoriferi e le ghiacciaie, la carne doveva essere essiccata o conservata con altri espedienti. Ricoperta di spezie viene lasciata stagionare a lungo, sino a divenire molto dura. Si serve affettata sottilissima, con pane nero, o di segale.
Il Teteun è un’altro dei tipici prodotti locali, ottenuto dalla mammella delle vacche. La mammella viene messa in salamoia, pressata e bollita. Si serve condito con una speciale salsa di prezzemolo, aglio e olio. E’ un prodotto tipico del comune di Gignod.

Qualche ricetta…

Se amate la buona tavola potete gustare ottimi piatti regionale. E poiché a Carnevale… ogni fritto vale ecco alcune ricette… fritte. Ogni regione ha i suoi piatti “delle feste”, come le tipiche bugie carnevalesche che in tutta Italia caratterizzano questo periodo godereccio, anche se con nomi, forme e ingredienti diversi.
In Valle d’Aosta sono le bugie, o chiechené.

Ingredienti:
1 chilogrammo di farina bianca
10 uova intere
1 etto e mezzo di burro
1 bicchiere di vino bianco secco
2 bicchieri di grappa
sale q.b.

Preparazione: In un grosso contenitore, o sulla spianatoia mettete la farina bianca e unite tutti gli ingredienti amalgamandoli e lavorandoli molto. Aggiungete dell’acqua per impastare e il burro fuso. Lasciate riposare l’impasto per alcune ore, quindi spianatelo rendendolo sottile quanto basta. Con un coltello, o l’apposita rotellina tagliate dei quadrati e dei rettangoli, non troppo piccoli. In una padella scaldate bene l’olio, quindi friggete le frittelle dorandole secondo i vostri gusti. Sgocciolatele bene e depositatele in un contenitore cospargendole di zucchero.

Per rimanere in tema di fritto ecco un’altra ricetta regionale:
Polenta alla valdostana e polenta fritta

Ingredienti per 4 persone.
500 grammi di farina per polenta
1 litro di acqua
sale q.b.
200 grammi di burro
300 grammi di Fontina valdostana

Preparazione. Cuocete la polenta senza lasciarla indurire troppo. Ungete una pirofila con del burro e mettervi uno strato di polenta su cui poserete la fontina affettata. Ricoprire con un altro strato di polenta e versateci sopra del burro fuso e altre fette di fontina, quindi infornare e lasciare il tutto sino a quando il formaggio non si è sciolto. Servitela molto calda.

La polenta fritta: è uno dei cosiddetti piatti poveri, quelli che si facevano con gli avanzi …se avete avanzato della polenta, mettetela in una teglia, o altro contenitore rettangolare, per alcune ore, perchè s’indurisca bene. In una padella fate soffriggere abbondante olio di oliva e burro. Quindi tagliate la polenta a fettine sottilissime e adagiatele nell’olio e burro fuso. Lasciatela arrostire bene, finché diventa croccante e servitela ricoperta dal rimanente olio e dal burro.

Uno dei piatti più noti è la Fonduta alla valdostana, ottima sulla polenta fritta o abbrustolita.

Ingredienti per 4 persone:
400 grammi di Fontina valdostana
200 grammi di burro
4 tuorli d’uovo
1 bicchiere di latte
1 cucchiaio di farina bianca
Non salare. La Fontina è già salata.

Preparazione: In una pentola mettete la fontina tagliata a pezzetti, la farina bianca, un pò di latte. Mescolate il tutto e fatelo sciogliere a bagnomaria. Amalgamate bene i tuorli d’uovo con il rimanente latte e il burro. Rimestate continuamente, a fuoco basso per evitare che il contenuto bolla. Servirla calda, su polenta, verdure o crostini di pane abbrustolito.

In questa Valle tutto è tradizione, anche servire il caffé segue un antico rituale. Il “Caffé alla Valdostana” si beve nella Coppa dell’Amicizia, il tipico oggetto artigianale valdostano in legno lavorato a più beccucci e con un coperchio. E’ il simbolo dell’amicizia, della famiglia e del calore con cui i valdostani accolgono nelle loro case gli amici e gli ospiti, per questo viene usata durante le bevute conviviali e secondo un rito che risale a tempi remoti. La sua forma è tonda, bassa, larga. E’ munita di vari beccucci da cui si beve tutti passandosela l’uno all’altro più volte.

Un tempo, gli utensili domestici erano intagliati nel legno e si faceva uso delle ciotole che con il tempo subirono delle modifiche sino ad assumere la tipica forma della Coppa e della Grolla. La lavorazione artigianale le rende uniche e le sculture che le abbelliscono sono frutto della fantasia degli intagliatori. La Grolla è invece un oggetto dalla forma più allungata e ha origini diverse. Secondo un’antica leggenda è identificata al mitico Santo Graal. In lingua “d’oil” (l’antica parlata), il termine “graal” significa “calice”. In passato la grolla era il simbolo della famiglia, ma anche della ricchezza. Più era elaborata e decorata e maggiori erano le ricchezze o le agiatezze del proprietario. Era considerata una vera reliquia da tramandare di padre in figlio.

Questi oggetti artigianali, in legno, appena scolpiti necessitano di un’attenta preparazione prima dell’uso. Per temperare il legno ed evitare che si crepino, quando verranno usati, occorre farli bollire nel burro fuso per un paio d’ore. Al momento di usarla bisogna sempre riscaldarla passandola nell’acqua bollente, quindi, levato il coperchio centrale si versano le tazze di caffé (tante quante sono le persone), si aggiungono la Grappa, il Génépy, la cannella, i chiodi di garofano, le bucce di limone o arancio (rimuovere sempre la parte bianca), e lo zucchero che si dovrà cospargere anche sui bordi esterni della coppa. Con un fiammifero si accendono i vapori degli alcoli che evaporano. Si lascia sviluppare la tipica fiamma azzurra per circa un minuto, fino a quando lo zucchero non comincia a formare caramello, e poi si beve bevendo dai becchi e passando la coppa, di mano in mano, attorno al tavolo, girando in senso orario.

Esistono varie versioni per la preparazione di questo caffé.
Eccone alcune.

Ingredienti:
4 tazze di caffé ben caldo
zucchero q.b.
1 bicchiere di Grappa
4 pezzetti di scorza d’arancia o di limone
(Potete sostituire il Génépy alla Grappa o usarli entrambi, nel caso la dose sarà di una tazzina di Grappa e una di Génépy).

Preparazione: Versate la grappa nella coppa bagnandone i bordi, aggiungete le scorze e lo zucchero lasciandone cadere anche sui bordi. Aggiungete il caffé bollente, fiammeggiate lo zucchero lungo il bordo. Chiudete il coperchio della grolla e servite.

Per gli indecisi nella scelta dell’alcool da unire ecco una ricetta… mista. Una “bomba”! Guai a soffiare poi nel palloncino rischierete di alzarvi in volo!

Ingredienti per 4 persone
6 tazze di caffé
2 tazze di Grappa
1 tazza di Cognac
1 tazza di Génépy
1 pezzetto di cannella
3 chiodi di garofano
scorza di limone o arancio
zucchero q.b.

Preparazione: Versate nella coppa dell’amicizia il caffé e tutti gli altri ingredienti. Con la grappa inumidite bene il bordo della coppa e cospargetelo di zucchero. Date fuoco al liquido e lasciate sviluppare la fiamma fino a quando lo zucchero sul bordo non sia ben caramellato. Mettete il coperchio alla coppa e passatela di mano in mano.

Il primo Gènépy prodotto in Valle è stato l’ OTTOZ. Quando fu preparato per la prima volta questo caffé le altre marche di Génépy non esistevano ancora. Se decidere di preparare da voi questo liquore, ecco la ricetta.

Ingredienti:
20 piantine di artemisia glacialis (fiore e gambo)
1 litro di alcool
1 litro di acqua bollita
400 grammi di zucchero

Fate macerare le piantine per quarantacinque giorni in un litro d’alcool. Fate bollire un litro d’acqua, unitela a quattro etti di zucchero e aggiungetela all’alcool. Lasciare depositare per una notte, poi filtrare. Occorre lasciar riposare il tutto per almeno un mese prima di consumarlo.

Il Carnevale della Coumba Freide

Nel corso dei secoli la Valle d’Aosta fu percorsa da eserciti, mercanti e pellegrini. Le culture venendo a confronto si amalgamarono tra di loro e spesso la Storia diede origine a rievocazioni folcloristiche, come quella del Carnevale che si celebra nei paesi della Comba Frèide della Valle del Gran San Bernardo, con la rievocazione del passaggio di Napoleone, nel 1800.

Alla testa del corteo la figura di Napoleone inaugura la sfilata dei “Colori“, lo seguono le “landzettes“, tipiche maschere che scherniscono i soldati napoleonici indossando le colorate uniformi francesi. Gli abiti di velluto sono ricchi di fronzoli: pizzi, merletti, frange, fettucce colorate, specchietti, perline, fiori, nastri, e in vita una cintura di campanacci e sonagli. In testa portano la feluca, il tipico cappello francese a due punte. In mano tengono delle fruste di crine di cavallo, con cui rincorrono e colpiscono i passanti e in particolare le fanciulle: chiaro simbolismo sessuale di fertilità. Gli sgargianti travestimenti simboleggiano l’arrivo della primavera e il rifiorire della natura.

Del Carnevale in valle se ne ha già la presenza nel 1467, ma dall’Ottocento, durante la dominazione napoleonica, i costumi sono diventati simili alle uniforme militari dell’esercito francese, con il chiaro intento di ridicolizzarli. Le “landzettes” girano di casa in casa chiedendo dolci, vino e cibo accompagnati dalle musiche di una piccola banda. Ovunque sono accolti con abbondanti scodelle di fumante vin brulé (tipica bevanda di vino caldo e spezie), pane, formaggio, salumi, vino e ogni altro “carburante per pance affamate”…

Per approfondire il Carnevale in Valle d’Aosta, cliccate qui!

Questo è il turismo per chi ama la natura, le vette innevate, gli incontri “ravvicinati” con gli stambecchi del Parco Nazionale del Gran Paradiso, la storia, la cultura, il folclore e la gastronomia. Questo e altro ancora è la Valle d’Aosta, una terra da vedere e… da gustare…