La raccolta comprende più di 900 presepi differenti per epoca, provenienza geografica, dimensione, materiale, ordinati in bacheche e disposti su due piani. Il più piccolo è contenuto in un seme di pistacchio, il più grande, un presepe didattico, occupa una superficie di ottanta metri quadri. Creato nel 1966,è una vera e propria rappresentazione in dieci diorami, che, montati su una piattaforma girevole, scorrono davanti ai nostri occhi. Le scene, dalla caduta dell’uomo all’episodio di Gesù nel tempio tra i dottori con la Natività al centro, realizzate con statue di cartapesta policroma, nella loro evocazione di una vita semplice, sono di grande suggestione e coinvolgono lo spettatore come in una sacra rappresentazione medievale. Il museo possiede anche splendidi esemplari delle più importanti “scuole” del ‘700 (Napoli e Genova), secolo d’oro nella produzione del presepio artistico. Di grande pregio è il presepe napoletano eseguito da ignoti artisti;la presenza del tempio classico in disfacimento (simbolo del crollo del mondo pagano all’avvento del cristianesimo), le notazioni, talvolta gustose, di vita quotidiana nella Napoli del ‘700 sottolineano la destinazione “laica” del presepe e l’interesse per uno stile narrativo corsivo e immediato, non privo di quell’ironia che è caratteristica anche oggi della gente di Napoli. Accanto a questo si colloca per importanza il presepe genovese; la rappresentazione delle figure, realizzate nella creta con tale realismo da ricordare le sculture di Michelangelo, le espressioni dei volti, i gesti così veri da risultare commoventi, come nel gruppo del bambino che si arrampica faticosamente sulle schiene dei presenti per essere testimone diretto di quanto sta accadendo, connotano l’opera di un artista dotato e sensibile. Non va dimenticato il presepio bergamasco. Diffuso ampiamente nel territorio fin dal ‘700, è spesso documento di una semplice e ingenua devozione popolare che traduce, per lo più nel gesso, la vita faticosa del contadino, del pastore, dell’arrotino, del boscaiolo, dello zampognaro che, più che fare da sfondo all’evento della Nascita di Gesù, ne diventa protagonista. Non meno importante dei personaggi è il paesaggio: sia che si tratti di una cascina, indagata in tutti i suoi dettagli, in consonanza con quella tradizione artistica che individua nella realtà lombarda il vero soggetto di tanta rappresentazione figurativa dal ‘400 ai giorni nostri, o di un cortile di casa rurale con il suo microcosmo di un’esistenza scandita dai ritmi dei giorni e delle stagioni, tutto partecipa allo stesso modo del clima di attesa e speranza portato dal Natale. Tra gli altri presepi presenti nel museo ricorderemo quello siciliano, la cui tradizione vive ancor oggi grazie ai bellissimi esemplari in terracotta creati da Angela Tripi e da Giuseppe Criscione, quello calabrese, quello pugliese, quello sardo, quello toscano e quello trentino. Ma nel museo figurano non solo presepi italiani, ma anche esemplari provenienti dalle varie parti del mondo, dal nord d’Europa all’Africa, dall’America all’Australia, all’estremo Oriente, ognuno con le proprie peculiarità che lo rendono, pur nel comune tema dalla Natività, unico nel suo genere.