Il 5 ottobre si aprirà a Rovigo, presso il Museo dei Grandi Fiumi, la mostra archeologica che illustrerà le scoperte effettuate nella necropoli di Narde (Fratta Polesine) nel corso dell’ultima campagna di scavi (2004–2005).

Le oltre 200 sepolture rinvenute, tutte databili all’età del bronzo finale/prima età del ferro (XII–IX sec. A.C.), vengono presentate a conclusione di un importante intervento di restauro.

La mostra è stata presentata il 28 settembre a Palazzo Balbi, presenti l’Assessore Francesco Ennio per il comune di Rovigo, l´Assessore alla cultura della Provincia di Rovigo Laura Negri, Luciano Salzani e Raffaele Peretto curatori e responsabili scientifici, Cecilia Colonna responsabile del coordinamento scientifico della mostra e Fausta Bressani della Direzione Beni Culturali della Regione. Erano presenti anche i rappresentanti del Consorzio di Bonifica Polesine Adige-canalbianco titolare della concessione per lo scavo di un nuovo canale nella zona ad est di Fratta Polesine, da cui ha preso il via l’indagine archeologica, tra l’autunno del 2004 e la primavera del 2005, a circa 150 metri a sud-est della necropoli di Narde, nota dalla metà degli anni ’80 come la più estesa delle due necropoli pertinenti all’abitato protostorico di Frattesina.

Inizialmente erano venuti alla luce due grossi blocchi di pietra, forse utilizzati come segnacoli o cippi delimitanti l’area funeraria, che hanno rivelato la presenza di un deposito archeologico anche in questa zona. E’ intervenuta la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e il Consorzio di Bonifica, che stava eseguendo i lavori, ha garantito le risorse per rendere possibile da subito lo scavo archeologico, a cui ha contribuito anche la Regione. Complessivamente sono state portate alla luce 240 tombe, quasi tutte a cremazione, tranne una ventina che presentano il rito inumatorio.

Dopo la conclusione della campagna di scavi, è stato eseguito in laboratorio il microscavo di tutte le urne, cioè la scavo stratigrafico del loro contenuto, costituito da ossa combuste e oggetti di corredo. Successivamente è stato realizzato il restauro di buona parte dei vasi e dei corredi funebri, costituiti da ornamenti in bronzo, oggetti in osso e corno, perle in vetro e ambra. Infine, grazie alla collaborazione di vari specialisti, si è dato inizio agli studi e alle analisi sui reperti archeologici, sui carboni, sui pollini, sulla fauna e sulle ossa degli inumati e dei cremati, i cui risultati saranno presentati nel ricco apparato didattico e informativo che accompagnerà il visitatore lungo il percorso della mostra, che resterà aperta fino al 6 gennaio prossimo.