I dati del Rapporto Censis/Coldiretti sulle abitudini alimentari degli italiani confermano l’importanza di una maggiore educazione alimentare ed al corretto consumo del vino.

Cambiano rispetto al passato gli orari in cui si mangia e quello che si mangia, cambiano di borgo in borgo e di famiglia in famiglia le modalità di preparazione di un piatto, cambiano nella giornata di uno stesso consumatore le tipologie di esercizio commerciale frequentato e di provenienza dei prodotti (dal fastfood al ristorante etnico, dal prodotto a km 0 a quello inscatolato, dal negozio del biologico agli scaffali della grande distribuzione). Sessanta milioni di cuochi, 60 milioni di consumatori, ognuno con una propria autonomia di scelta nel mixare con disinvoltura vecchie e nuove abitudini alimentari, al di là dei vincoli con la tradizione, delle regole salutistiche o dei condizionamenti mediatici. Non è schizofrenia, non è anarchia, è politeismo – ci dice il I Rapporto Censis/Coldiretti sulle abitudini alimentari degli italiani – e la presenza di una molteplicità di chiese/gusti di appartenenza che sembrano caratterizzare comportamenti apparentemente contraddittori sono in sintonia con lo spiccato individualismo dell’italiano medio, il cui rapporto con il cibo rimane legato ad una dimensione decisamente soggettiva.

Soddisfare sapore, gusto e palato è dunque la motivazione principale che sta dietro alle scelte, a dispetto della tanto temuta globalizzazione, delle prescrizione del dietologo e delle mode. I dati rivelano, comunque, che un terzo dei consumatori è responsabile e consapevole ed un altro terzo, pur non riuscendo ad essere così virtuoso come vorrebbe, è consapevole degli aspetti salutistici degli alimenti. Circa un quarto degli italiani mangerebbe più frutta e verdura se costasse un po’ meno e più del 70% dichiara che tra gli aspetti che influenzano la scelta dei prodotti alimentari prevale la provenienza dal proprio territorio, aspetto che presumibilmente viene visto come una garanzia rispetto alla qualità e alla sicurezza.

Nel 2009 2 italiani su 3 hanno acquistato almeno una volta direttamente dal produttore agricolo (in azienda o nei farmer’s market), la forma di distribuzione commerciale che ha registrato la maggiore crescita nell’anno battendo nell’alimentare negozi e ipermercati, confermando l’intensificarsi di un fenomeno che concilia la necessità di risparmiare con quella di garantire qualità al giusto prezzo, sicurezza del cibo e sostenibilità ambientale e sociale. L’Italia è un paese di borghi e borghigiani, ricorda infine De Rita, dove nel fine settimana anche chi vive nei grandi agglomerati urbani ama ritornare nei luoghi d’origine, acquistare i prodotti locali e ritrovare momenti di convivialità con parenti e amici magari intorno all’ennesima versione della ricetta di lasagne, quella che “si fa solo” nella sua famiglia, tramandata di generazione in generazione.

Tutto bene allora? Non proprio, perché da questo quadretto idilliaco resta fuori un terzo degli intervistati, che ha dichiarato di mangiare solo o soprattutto quello che piace, mettendo da parte qualunque altro tipo di considerazione (salutistica, di qualità, di tradizione, ecc.). Attualmente 430mila italiani affermano di non mangiare mai, né a pranzo né a cena la pasta; 930mila non mangia mai pane, quasi 1,8 mln non ha rapporti con il riso, quasi 1,2 mln non consumano mai la carne e oltre 3,1 mln il pesce, 370mila non mangiano mai la verdura e più di 1 mln la frutta. Sempre in Italia ben 4 persone su 10 (43%) risultano sovrappeso o addirittura obesi (11%), con una netta prevalenza degli uomini rispetto alle donne ed un costante aumento tra i bambini e gli adolescenti.

“Ecco allora che si conferma una volta di più” – sottolinea il direttore Paolo Benvenuti – “quanto da tempo l’Associazione Città del Vino sostiene nelle sue iniziative dirette a diffondere ed intensificare momenti di educazione alimentare e ad un corretto consumo del vino. Perché se mangiare meglio significa bere meglio, è vero anche il contrario e promuovere i fondamenti della tradizione enogastronomica italiana presso i giovani, le scuole e le famiglie significa avvicinarli ad un consumo critico e legato alla salute e ad uno stile di vita più sobrio e sostenibile”.