Quante volte si puo’ friggere con lo stesso olio? Nella propria casa, in genere, dopo l’utilizzo l’olio viene gettato, ma nei ristoranti?

Purtroppo non c’e’ una norma specifica che preveda quante volte puo’ essere utilizzato un olio per la frittura; questo a scapito della qualita’ e, soprattutto, della salubrita’ del prodotto. L’olio riscaldato inizia a decomporsi quando raggiunge il cosiddetto punto di fumo (dall’olio sale il fumo) con formazione di sostanze irritanti e acri, come l’acroleina (non gradita dal nostro fegato) e di altre sostanze che rovinano il sapore del cibo. Il punto di fumo di un olio si ha intorno a 180 gradi e si abbassa ogni volta che viene usato. Riusare quindi lo stesso olio significa caricarlo di sostanze indigeste e nocive ed e’ il motivo per cui il fritto di un ristorante non e’ mai “leggero” e “rimane sullo stomaco”.
Come puo’ difendersi il consumatore? Di fatto l’unica difesa e’ di evitare di mangiare fritti, ma nel caso si volesse sfidare la sorte, e il fritto risultasse particolarmente indigesto, si puo’ chiedere alla Asl o ai Nas dei carabinieri un intervento affinche’ l’olio venga analizzato, prefigurando una violazione dell’art. 5 della legge n.283/1962, che vieta di alterare gli alimenti perche’, ed e’ proprio il nostro caso, un olio usato ripetutamente viene comunque alterato.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc