La granita, al pari del gelato, è un prodotto tradizionale siciliano. Ogni provincia ne reclama la paternità, ma a noi interessa di più il modo per gustarsela o magari farsela in casa. In realtà, esiste una profonda differenza tra quella che si fa in proprio e quella che si può gustare in un bar catanese o messinese: oltre che per la difficoltà di reperire i limoni succulenti del sud, che hanno bisogno di un clima particolare, la differenza la fa la macchina impastatrice, o mantecante.

Se fai ghiacciare l’impasto il risultato non potrà mai essere come dovrebbe. Infatti, rispetto alle granite del Nord, dove prima si fa ghiacciare il composto e poi lo si trita, la granita siciliana viene mantenuta sempre in movimento dalle pale della macchina e quindi non ghiaccia mai seppure sia tenuta a temperatura bassissima. L’alta percentuale di zucchero, poi, assicura la formazione della parte solida che poi costituisce la granita vera e propria. Si capisce così perché la granita in Sicilia è ancora chiamata “mezza” (dalla metà di limone che occorre per condire il ghiaccio per una granita) e quali sono gli esperimenti che hanno portato alla creazione della granita come la gustiamo oggi: la neve conservata sotto un pagliericcio e su cui veniva spruzzato dello sciroppo.