La zona dei Colli Berici, conosciuta per gli ottimi vini, era occupata dal mare: rocce sedimentarie e vulcaniche sono ora lo scheletro di un terreno generoso con chi se ne prende cura

Cosa c’entrano i mari caldi del Sud con i vini dei Colli Berici? La risposta è semplice: là dove ora sorgono le dolci colline dei Colli Berici, a sud della provincia di Vicenza, un tempo c’era il mare. Nell’antichità infatti, proprio in questa zona, un mare tropicale è stato sostituito da una pianura alluvionale, su cui si levano i Colli Berici, nitidi e ben definiti con rilievi dal profilo ondulato, di altezze modeste (300-400 metri).
Numerosi studi dimostrano come il territorio collinare vicentino sia costituito quasi esclusivamente da una successione di formazioni rocciose calcaree, di natura sedimentaria. Una percentuale minore di rocce risulta essere invece di origine vulcanica (basalti). Le rocce dei Berici, come quelle dei Lessini, sono di età compresa tra il Cretaceo superiore ed il Miocene (da 90 a circa 6 milioni di anni fa). Dal mare emersero quindi una serie di formazioni che costituiscono la struttura degli attuali rilievi, modellati nel corso dei secoli dall’incessante erosione.

La sommità delle colline è occupata invece da un altopiano di natura prevalentemente calcarea. Proprio per la presenza di depressioni tipiche del fenomeno carsico, i Colli Berici presentano una certa scarsità d’acqua, che fa del lago di Fimon, nel comune di Arcugnano, l’unico bacino naturale della zona. In tutto il gruppo roccioso che va da Villaga a Lumignano spiccano cavità e grotte chiamate covoli (dal latino covallum, grotta) la cui origine è da ricondurre alla natura calcarea delle rocce. Queste formazioni testimoniano inoltre la presenza dell’uomo fin dall’epoca preistorica, utilizzate prima come abitazioni e poi come eremi.

Sono proprio queste peculiarità del terreno che influiscono sulla produzione di vino sui Colli Berici, caratterizzandoli decisamente. Sicuramente fa la sua parte il microclima favorevole: i vigneti sono per lo più esposti a Sud e godono di una lunga stagione di luce. Le temperature inoltre sono particolarmente miti fino all’autunno inoltrato. Ma è la particolare composizione del suolo, caratterizzato da uno scheletro che può arrivare ad essere abbondante, ricco di rocce calcaree, sali minerali e – in alcune zone – basalto, a rendere questo territorio vocato alla viticoltura.
Le caratteristiche del terreno conferiscono infatti ai vini profumi e sapori caratteristici, che si traducono in note di frutti del sottobosco per i vini rossi e dalle componenti fruttate e minerali ben bilanciate per i bianchi.

Si pensi al Tai Rosso, il più esclusivo vino rosso dei Colli Berici, dal bel colore rosso rubino, che fa percepire all’olfatto aromi primari e varietali, in particolare la freschezza della frutta a bacca rossa e la fragranza dei fiori di ibisco: le note aromatiche predominanti sono quelle del lampone e della rosa canina. Ottenuto dall’omonimo vitigno (un tempo Tocai Rosso), è un vino gradevole, fresco e beverino, da tutto-pasto, adatto per l’abbinamento a piatti anche impegnativi come il pollame nobile e la polenta con il Baccalà alla Vicentina o da degustare con un tagliere di salumi fini quali il Prosciutto crudo Veneto Dop, la Sopressa Vicentina Dop ed il formaggio Asiago fresco DOP, ma in piena estate, appena tolto dal frigo, accompagna egregiamente anche un’anguriata fra amici.

Nella categoria dei bianchi dei Colli Berici, invece, tra Pinot bianchi e grigi squisiti e Garganeghi d’eccezione, spicca il Sauvignon, che all’analisi sensoriale si rivela fresco e fruttato con buona sapidità, note di frutta fresca e foglie di peperone, perfetto con antipasti leggeri, primi e secondi piatti di verdura o di pesce e crostacei.

(Ha collaborato Cinzia Dal Brolo)