Grande successo per l’iniziativa ideata da Slow Food Italia: la creazione di gruppi di acquisto a livello nazionale per aiutare i produttori dei Presìdi e delle comunità del cibo aquilani. Il progetto ha riunito 11 aziende locali che hanno assemblato pacchi del valore di 215€ contenenti i loro prodotti e che sono stati spediti a chi ne ha fatto richiesta.

Sono state raccolte centinaia di adesioni per un incasso di 40 000 euro, inoltre la proposta ha superato i classici canali associativi (Condotte, associati, produttori dei Presìdi) per entrare nel circuito dei Gruppi di Acquisto Solidale.

Raffaele Cavallo, Presidente di Slow Food Abruzzo, commenta: «Questa iniziativa, oltre che aver avuto un successo inaspettato, ha messo in evidenza ancora una volta quanto sia radicata la nostra rete associativa e sopratutto ha consentito ai piccoli produttori aquilani di poter riprendere l’attività dopo poche settimane dal sisma. Ciò ha un valore non solo economico ma anche e principalmente sociale e psicologico, di sostegno nei confronti di chi ha visto crollare edifici e certezze. Ancora oggi il principale problema da affrontare nelle zone terremotate è la ripresa delle attività, senza le quali gli abitanti saranno tentati di abbandonare le loro terre e i loro impegni anche in agricoltura».

A distanza di due mesi dal sisma emerge ora con evidenza un problema che i media hanno denunciato in maniera marginale, ma che coinvolge tutti i produttori agroalimentari della provincia de L’Aquila: è precipitata la domanda locale di prodotti del territorio. In un territorio con circa 80 000 abitanti, almeno 30 000 persone sono state alloggiate sulle coste, negli alberghi messi a disposizione dalla Protezione civile, mentre gli altri sono per lo più ospitati nelle tendopoli. Pochi fanno la spesa ovviamente, gli esercizi commerciali e i locali sono perlopiù inattivi quando non inagibili, il turismo del fine settimana annullato.

Questa situazione sta mettendo in ginocchio l’economia di quegli allevatori e agricoltori che non possono contare su un mercato regionale e nazionale.

Dati allarmanti dai nostri Presìdi: sono colpiti in particolare i produttori di formaggi della zona del Gran Sasso, dove Slow Food ha istituito il Presidio del Canestrato di Castel del Monte. Da Pasqua alla fine di aprile Giulio Petronio, uno dei produttori del Presidio, ha venduto circa 20 chili di formaggio invece dei dieci quintali venduti nello stesso periodo dell’anno e ci sono ancora alcune tonnellate di formaggio nelle stagionature. Anche il Presidio della lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, un piccolo borgo di un centinaio di abitanti, famoso per le piccole leguminose scure che i contadini coltivano su terreni impervi, aveva ancora oltre 10 quintali di invenduto fino a poche settimane fa quando è partita la gara di solidarietà.

Ha collaborato al progetto e ha coordinato la spedizione dei pacchi il Consorzio Operatori del GranSasso d’Italia, che riunisce un gruppo di produttori – non solo dei Presìdi Slow Food – della zona aquilana.