Il Museo del Telefono (MM 3851), unico nel suo genere, raccoglie e documenta l’evoluzione storica della telefonia dai primi esemplari di Antonio Meucci (1808 – 1889) ai più recenti apparecchi. I pezzi della collezione provengono da tutto il mondo e comprendono ricevitori, centralini, apparecchi telefonici che nel corso degli anni sono stati adottati per abitazioni private, aziende pubbliche o industriali e ben rispecchiamo lo sviluppo dello strumento e dei peculiari gusti di alcune epoche. La collezione è ospitata nel piano nobile di Palazzo Marcelli ed è costituita da più di 200 pezzi d’epoca e di modernariato che ripercorrono la storia e lo sviluppo della telefonia. Il collezionista e restauratore Giuseppe Renzini, che incominciò a collezionare telefoni dal 1956 in giro per il mondo, ha ideato e realizzato, con il Comune di San Marcello (MM 3800), questa insolita esposizione che conta pezzi unici catalogati ed esposti in ordine cronologico. Oltre alla particolarità della raccolta va sottolineato che quasi tutti gli apparecchi esposti sono ancora funzionanti grazie ad una certosina opera di restauro del collezionista. Il percorso si apre con i primi strumenti telefonici del 1800 tra i quali il famoso Ricevitore Meucci datato 1871 e attorniato da una nutrita serie di “pezzi sperimentali” realizzati con legno e metalli, rinvenuti a Firenze alle fine del 1800. Tra i più antichi telefoni un rarissimo apparecchio a batteria locale, in metallo inciso con decorazioni in oro chiamato “Ragno”, per la divaricazione dei piedi di appoggio, che fu costruito dalla nota Società Ericsson di Stoccolma nel 1890 e fu adottato dallo Stato del Vaticano. Tra gli esemplari a manovella, destinati all’affissione al muro, si trovano insoliti modelli a colonnine con membrane in legno e una lunga serie di modelli utilizzati, nel corso degli anni, dallo Stato Sabaudo e poi dallo Stato Italiano. Di particolare interesse i modelli in voga nel periodo fascista o quelli utilizzati negli anni della Seconda Guerra Mondiale dalle truppe italiane con forme e involucri di contenimento che ben testimoniano l’utilizzo in situazioni estreme e di urgenza per cui questi apparecchi vennero progettati. Suggestivi e forieri di qualche malinconia i famosi telefoni bianchi simbolo delle grandi storie d’amore del cinema americano tanto di moda negli anni ’40 elegantemente forgiati non senza vezzi di decorazioni e dovizia di particolari. L’esposizione si arricchisce di numerosi modelli stranieri che provengono dall’Egitto, dall’Austria, dalla Svezia, dalla Norvegia, dall’Ungheria, dalla Romania, dalla Francia e dalla Spagna in un susseguirsi di forme, colori e accenti talvolta esotici, e che ripercorrono, seguendo la storia del design la completa evoluzione dello strumento telefonico dalla nascita all’avvento del cellulare.