Vivere l’Alto Adige a Dicembre significa entrare in contatto diretto con le più importanti tradizioni dell’Alto Adige e vivere anche il magico periodo dell’Avvento in maniera unica, come catapultati in un altro tempo.

Nei masi altoatesini, infatti, i rituali legati alle festività sono ancora molto sentiti e gli ospiti quindi hanno il privilegio di partecipare a delle usanze che profumano di antico, di storia, di gente legata alla sua terra, di miti e leggende dall’aura di mistero.

Nelle quattro domeniche che precedono il Natale, ad esempio, si sta insieme per cantare e per raccontare storie natalizie e ogni domenica si usa accendere una delle quattro candele che compongono la tipica corona dell’Avvento. La sera del 24 dicembre poi, la famiglia, dopo essere stata in Chiesa per la messa, si riunisce nella stube; cantando e pregando davanti al fuoco, si aspetta, tutti insieme, l’arrivo di “Christkind”, Gesù bambino, che porta i regali sotto l’albero e vicino al presepe, ornamenti immancabili in ogni casa.

In alcune valli, inoltre, si celebra ancora il Klöckeln, una tradizione davvero antica, che sembra risalga al 16° secolo. In Val Sarentino ancora oggi gruppi di uomini mascherati e chiassosi vanno di casa in casa a bussare (“Klöckeln” deriva dalla forma dialettale di “klopfen”, che significa bussare) nei tre giovedì dell’Avvento. Lungo la loro sfilata, questi personaggi scacciano gli spiriti maligni, raccolgono le offerte, e, per ricambiare, cantano canzoni antiche.

Anche la tradizionale sfilata di San Nicolò, con le maschere fatte a mano, è molto radicata e ha luogo il 6 dicembre, vigilia della festa del Santo. A Stelvio sfila il corteo popolare che, al suono di robusti campanacci, anticipa l’arrivo dei Klosn, creature misteriose e leggendarie che, secondo la tradizione, rappresentano il male.

Durante l’Avvento alcune città, paesi, castelli, stalle e anche dei masi diventano sede di mercatini, con casette in legno o bancarelle in cui si possono acquistare oggetti dell’artigianato locale e prodotti gastronomici.

Non c’è Natale senza un dolce tipico. In Alto Adige, un ruolo importante lo ricoprono i biscotti preparati nelle case dalle famiglie, come gli Spitzbuben (“Monelli”), ripieni di marmellata e spolverati con lo zucchero a velo (ricetta); lo Zelten, dolce fatto con frutta secca, canditi e uvetta (ricetta) e lo Stollen, simile al panettone, ricoperto però da una spolverata di zucchero a velo.

Altri personaggi si aggirano i primi giorni dell’anno per i paesini e le città dell’Alto Adige: gli Sternsinger, bambini e adulti vestiti da Re Magi che intonano canzoni natalizie e raccolgono offerte per progetti benefici. A chi fa loro un’offerta, regalano anche un gessetto che serve per scrivere i caratteri che solitamente si vedono sulle porte delle case altoatesine: 20+C+M+B+ le ultime due cifre dell’anno nuovo.

Sul significato delle lettere esistono due teorie: secondo il popolo indicano le iniziali dei Re Magi Gaspare (Caspar in tedesco), Melchiorre e Baldassarre, secondo la Chiesa, invece, indicano l’acrostico “Christus Mansionem Benedicat“, ossia Cristo benedica questa casa.
Il valore di queste tradizioni così radicate è un patrimonio inestimabile e viverle e condividerle con una famiglia contadina in un maso è un’opportunità unica, soprattutto per i bambini, che apprezzano e riconoscono, con tutto il loro entusiasmo, la magia del Natale.