L’area del Velabro è costellata di monumenti e luoghi cardine della storia romana. Si tratta di un perimetro pianeggiante confinante a nord con il Campidoglio, a sud con il Foro Boario, a est con il Foro Romano e a ovest con il Foro Olitorio.

Il Velabro era un quartiere commerciale, solcato da due strade molto importanti: il vicus Tuscus e il vicus Iugarius che collegavano il Foro Romano con il Tevere. In tempi remoti, prima della bonifica del VI secolo a.C., il fiume si riversava sovente nella piana, depositandovi la sabbia dorata: non a caso il nome Velabrio deriva proprio dal latino velum aureum, ovvero palude aurea.

La suggestiva simbiosi tra pietra antica e verde che caratterizza il vicino Palatino risalta le antiche vestigia del colle, tra le quali il Tempio di Vesta. I resti di quest’ultimo si trovano Lungo la Via Sacra, accanto alla Casa delle Vestali, e sembrano ancora emanare un’aurea di inviolabilità dovuta alla secolare presenza del fuoco sacro all’interno del colonnato circolare. Il compito di tenere vive quelle fiamme, simbolo della continuità di Roma, era riposto nelle mani delle intoccabili vestali, le sacerdotesse vergini devote alla sorella di Giove Capitolino: Vesta.

A testimonianza dell’animo mercantile che impregnava la zona del Foro Boario, l’Arco di Giano assurge ancora a porta d’ingresso per i visitatori. Difatti non si tratta di un arco trionfale, né di un monumento dedicato a Giano, bensì di un passaggio coperto (ianus in latino, da cui il nome) per i mercanti e i venditori. Il suo arco quadrifronte fu utilizzato come fortezza dalla famiglia romana dei Frangipane nel 1830, anno in cui perse l’attico originario che svettava sopra di esso.

Presso l’Arco di Giano, sorge la Chiesa di San Giorgio in Velabro. In quel punto, attratta dal suono di vagiti, una lupa scoprì la culla di Romolo e Remo, trasportata dalle acque del Tevere. Fu il mito, fu l’inizio della storia di Roma. La chiesa fu eretta probabilmente nel VI secolo, mentre è certo che nel 570 san Gregorio Magno la innalzò a diaconia cardinalizia. Fu continuamente restaurata e abbellita nel tempo dai signori della città. Nell’VIII secolo papa Zaccaria vi fece portare la testa di san Giorgio dalla Cappadocia, unendovi quindi il culto.