Cercando Picasso ritratto visionario di un genio, tra musica, pittura, teatro e danza, con la regia di antonio calenda e la Martha Graham Dance Company – dal 28 febbraio all’11 marzo

Creativo, eclettico, esplosivo e rivoluzionario Pablo Picasso è al centro del nuovo spettacolo di Antonio Calenda interpretato da Giorgio Albertazzi, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 28 febbraio all’11 marzo 2012. “Affrontare Picasso”, spiega il regista, “significa rispondere alla sua fantasmagoria, dare voce alla sua irruente visionarietà. Perciò sarà necessario discostarsi dagli stilemi del naturalismo per ricreare invece le tensioni dell’irripetibile atmosfera culturale che lo circondava, per ricercare nel mondo delle sue motivazioni interiori attraverso la figurazione evocativa e coreografica, attraverso le sue stesse parole ed i pensieri che riverberano potenti da passi tratti dai suoi scritti, dai suoi poemi, dai testi teatrali”. Fra questi, Le désir attrapé par la queue (Il desiderio preso per la coda) un testo teatrale scritto proprio da Picasso, il cuore dello spettacolo per il suo respiro onirico e surreale, al contempo testimonianza poetica e delle lacerazioni della guerra, e citazioni di opere di compagni d´arte e di vita come Lorca, Apollinaire, Baudelaire, Rimbaud. Un´osmosi di musica, pittura, teatro e danza che vede il succedersi di proiezioni e l´interagire dell´attore con nove danzatrici della Martha Graham Dance Company.

Le coreografie, in parte storiche, di Martha Graham, e in parte create per l´occasione da Janet Eilber, attuale direttore artistico della compagnia americana, sono una rappresentazione della personalità irregolare e dell´indomabile furore del grande maestro. “Questa necessità di evitare causalità e concretezza”, continua Calenda, “di muoverci nell’impalpabile della fantasia, dell’immaginazione di questo grande artista ci ha spinto verso una scelta espressiva inusuale: quella di intrecciare nello spettacolo all’evocazione della pittura di Picasso, il linguaggio coreografico di Martha Graham. Sono segni potenti, dell’arte e dell’espressività del Novecento, codici inestimabili la cui pregnanza riecheggia costantemente nell’immaginario contemporaneo. Ad essi si fonde la recitazione di un maestro della statura, della sapienza scenica e del vigore di Giorgio Albertazzi, un attore che sa fare della parola un esercizio stilistico supremo, sa rendere ogni battuta finissima, poliformica, astratta… Poter contare in scena su un dialogo intenso fra questo e la danza della Martha Graham Dance Company significa assicurare semanticità ulteriore allo spettacolo, liberarlo dagli impacci naturalistici, librarlo in un’atmosfera di allusione astratta che ci appare in qualche modo omologa all’animo del grande pittore, all’eredità che ha lasciato, a ciò che di lui desideriamo raccontare»