SEA, in collaborazione con il Comune di Milano, presenta a La Porta di Milano all’aeroporto di Milano Malpensa, dal 16 maggio 2019 al 29 febbraio 2020, La magia di un ritorno, una mostra, curata da Flavio Arensi, che propone le sette sculture in pietra de I Sette Savi, realizzate da Fausto Melotti nel 1961.

Il gruppo scultoreo torna dunque a Malpensa, con un nuovo allestimento progettato da Michele De Lucchi, a sei anni di distanza della rassegna che, grazie a un attento e accurato restauro, aveva riportato il capolavoro dell’artista trentino allo splendore iniziale, dopo oltre mezzo secolo di oblio.

“L’occasione – sottolinea Flavio Arensi – nasce dalla volontà di stabilire un nuovo dibattito intorno al complesso scultoreo, promuovendo al contempo una definitiva collocazione dell’opera. Su iniziativa dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo del Corno, che ha dato la propria disponibilità per il riassetto definitivo del capolavoro di Melotti, gli addetti ai lavori, come gli appassionati, hanno la possibilità di ritrovare i Savi prima di una giusta sistemazione che permetta la continua fruibilità del bene, evitando un suo ritorno nei depositi della Città Metropolitana”.

“Nel 2012 SEA ha recuperato e fatto restaurare l’opera I Sette Savi di Fausto Melotti, poi esposta in occasione dell’inaugurazione del nuovo spazio dell’aeroporto di Milano Malpensa denominato La Soglia Magica, alla Porta di Milano nel 2013 – dichiara Michaela Castelli, Presidente SEA. Quest’area, che accoglie i passeggeri in arrivo dalla stazione e saluta coloro che sono appena atterrati, è il luogo scelto da SEA dove allestire le mostre più importanti, realizzate in collaborazione con i grandi partner istituzionali e del mondo dell’arte e della cultura. E così oggi voglio ringraziare la Città Metropolitana, il Comune di Milano e il Museo del Novecento e la Fondazione Melotti con cui abbiamo lavorato per riportare ai dovuti splendori i Savi. Auspico che collaborazioni di questo calibro possano intensificarsi per dare vita a futuri progetti artistici e culturali, importanti per accrescere l’esperienza dei passeggeri in aeroporto grazie alle emozioni che solo un’opera d’arte sa trasmettere. Ed è proprio grande la mia emozione per essere qui ora a salutare il ritorno dei Savi a Malpensa e fare loro gli auguri per questa nuova fase storica”.

Questa versione dell’opera venne commissionata dal Comune di Milano a Fausto Melotti per arricchire, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosuè Carducci progetto dall’architetto Nichelli, in via Beroldo, e fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.850.000 lire, una cifra considerevole per i tempi. Purtroppo però le sculture furono ben presto vandalizzate dagli stessi studenti liceali.

Il gruppo scultoreo de I Sette Savi nasce da una lunga gestazione. In occasione della Triennale del 1936 Melotti realizza su invito dei BBPR 12 manichini in gesso per la “Sala della Coerenza”.

Negli anni sessanta l’artista roveretano torna a meditare sul tema dei “saggi, delle figure ieratiche” proponendo un gruppo scultoreo, in pietra, che vede nuovamente protagonisti i manichini: “I Sette Savi”. I Sette elementi del complesso scultoreo dovevano essere tutti uguali ma posizionati secondo un profilo differente l’uno dall’altro, secondo una scansione musicale. come era tipico anche della scultura astratta di Melotti. La sequenza si propone come variazione su un tema unico e induce a riflettere sulla compostezza e l’aspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza.

Il pubblico ne conosce altre due versioni: quella in gesso, eseguita nel 1969, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino della Villa Reale in prossimità della vetrata del PAC di Milano.

Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) può essere considerato uno degli esponenti più significativi della cultura artistica che, avendo il suo crogiuolo a Milano, si è poi diffusa nel mondo in una stagione irripetibile per il capoluogo lombardo, a cavallo tra i tardi anni cinquanta e i primi sessanta. La sua creatività si estese peraltro per tutta la sua esistenza, con curiosità e spirito sperimentale pur nel rispetto di un lessico artistico classico.

Melotti frequentò la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto e visse a Firenze durante la prima Guerra Mondiale. La sua vocazione andò dapprima a mondi connotati dal numero e a competenze scientifiche: iscrittosi a Fisica e Matematica all’Università di Pisa, si laurea in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1924. Solo nel 1925, a Torino, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti Albertina per poi finire i suoi studi artistici a Brera, sotto la guida di Adolfo Wildt che era stato anche maestro di Lucio Fontana. Con quest’ultimo si stabilì un sodalizio rilevante e duraturo. Il cugino, Carlo Belli, era nel frattempo diventato il teorico italiano più importante tra coloro che si occupavano di astrattismo. Collaborò con la ditta Ginori e si avvicinò agli architetti razionalisti Baldessari, Figini e Pollini, per i quali realizzò la fontana in metalli nichelati destinata al Bar Craja (1931), uno dei primi esempi di architettura razionalista in Italia. Nel 1932 iniziò a insegnare disegno presso la Scuola Professionale del Mobile di Cantù. Nel 1933, partecipa per la prima volta alla Triennale di Milano, con opere in ceramica e in porcellana.

Nel 1935 fu scritturato per la “Prima mostra collettiva d’arte astratta italiana” a Torino, nell’atelier dei pittori Casorati e Paulucci. Fu allora che divenne firmatario del Manifesto per l’arte astratta ed entrò nel circolo che si riuniva, a Milano, alla Galleria del Milione. Qui tenne la sua prima personale nel maggio 1935 e aderì al gruppo parigino di Abstraction-Création. Spinto da questi contatti, nel 1937 visitò Parigi. Tra il 1941 e il 1943 visse a Roma, per poi tornare a Milano dove trovò nel suo vecchio studio tutte le opere distrutte dai bombardamenti; iniziò a collaborare con architetti, a dedicarsi alla ceramica e a dipingere: del 1956 è la sua personale, di soli quadri, alla Galleria Annunciata di Milano. Nel dopoguerra, l’artista riprese il contatto con alcuni architetti, tra cui Gio Ponti, insieme al quale realizzò la decorazione in ceramica di numerose ville, sia in Italia sia all’estero. Continuò sempre, però, una vasta produzione di opere in ceramica, metallo e materiali eterogenei, in un dialogo continuo con amici e colleghi quali Fontana, Licini, Reggiani, Soldati e Veronesi. Negli anni Sessanta, Melotti riprese le forme geometriche ispirate alla musica e realizzate con sottili fili in ottone, ai quali sono uniti anche tessuti colorati.

Da questo momento ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua opera multiforme.

Con questa iniziativa, SEA ribadisce il proprio rapporto privilegiato con l’arte, iniziato sette anni fa con la costruzione de La Soglia Magica, un’opera che è diventata la Porta di Milano, il luogo d’eccellenza dove ospitare eventi espositivi che salutano i passeggeri in arrivo e in partenza dal Terminal 1. Di qui sono passati grandi maestri quali Fausto Melotti, Marino Marini, Gio Ponti, Giuseppe Pellizza da Volpedo, e autori appartenenti al panorama artistico contemporaneo, quali Helidon Xhixha, Carlo Bernardini, Alessandro Busci e altri.

I SETTE SAVI DI FAUSTO MELOTTI. La magia di un ritorno

Aeroporto di Milano Malpensa, Porta di Milano (Terminal 1)

16 maggio 2019 – 29 febbraio 2020

Inaugurazione: giovedì 16 maggio ore 15.00

Orari: dalle 8.00 alle 22.00

Ingresso libero

Informazioni: tel. 02 232323