A ogni epoca i suoi fumetti, con o senza parole. A Caterina e Maria de’ Medici gli arazzi monumentali disegnati da Antoine Caron; alla mostra sulle due italiane che governarono la Francia (Donne al potere, Palazzo Strozzi, 24 ottobre 2008 – 8 febbraio 2009) le inquietanti creature di Giuseppe Palumbo, uno degli autori di Diabolik e di Martin Mystère.

E’ la prima volta che una grande esposizione d’arte (la promuove e produce l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la organizza la Fondazione Strozzi) partorisce un fumetto griffato per farne un compagno di strada. Iniziativa tanto più audace, perché se la mostra mira al grande pubblico tradizionale, la penna di Palumbo è cara a un’audience ben più selezionata e acculturata, amante della storia e dei classici, soprattutto della fantascienza, forse non proprio giovanissima, ma certo anagraficamente più recente.

“L’idea”, spiega James M. Bradburne, direttore generale della Fondazione, “è di attualizzare il tema della mostra, il mito millenario della regina Artemisia e delle donne al potere, facendo di Palumbo una proposta culturale rivolta a un pubblico diverso. Un pubblico capace di apprezzare sia l’arte del passato che le manifestazioni della modernità, anche quelle in apparenza marginali”. EternArtemisia (edizioni Comma 22, pagine 64, € 12) è stato presentato oggi da Bradburne con Palumbo e il direttore generale di Ente Cassa di Risparmio Antonio Gherdovich.

“In comune”, ha spiegato Gherdovich”, arazzi francesi e fumetto italiano hanno appunto l’archetipo centrale, la figura di Artemisia, first lady dell’antica Alicarnasso, eletta a strumento di trasmissione del potere maschile, dal marito defunto al figlio ancora implume. Circostanza che accomuna Caterina e Maria de’ Medici, prima regine e madri, poi reggenti, a infinite altre donne di ogni ordine sociale. EternArtemisia riflette in realtà la condizione stessa della donna.

Se agli arazzi manca la parola, chiarissimi sono i significati di scene, personaggi e simboli di un immaginario cinquecentesco ispirato alla romanità: uniformi, eserciti, battaglie, condottieri, ovvero la pax maschile retta dalla forza delle armi. Quanto alla Artemisia di Palumbo sfrutta tutti i registri del fumetto per condurre il lettore in un mondo futuribile, ma non così diverso: una società militarizzata e ipertecnologica, rigidamente divisa in classi, ossessionata dalla sicurezza, dove per le donne non c’è che il gineceo.

“Ho voluto realizzare visivamente un avvenire che fosse molto credibile e concreto”, spiega Palumbo, “Ne è uscita una storia in cui si avverte fortissima la compresenza di epoche diverse in rapporto fra loro: il passato che riecheggia nel futuro, che a sua volta serve a reinterpretare il presente”.

Questa EternArtemisia si inserisce dunque a pieno titolo nel filone della fantascienza impegnata, a cominciare dai romanzi di Philip Dick, Bladerunner compreso. E deve molto alla controcultura italiana maturata nel cantiere del mensile culto Frigidaire di Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, dove Palumbo debuttò nell’86. Né mancano le suggestioni di maestri del fumetto come Moebius (Jean Giraud), Jodorowski ed Enki Bilal.

Il mito di Artemisia sarà rivisitato anche dagli studenti della Scuola Internazionale di Comics di Firenze, dove Palumbo insegna disegno. Le loro tavole saranno pubblicate sul sito www.eternartemisia.org durante la mostra di Palazzo Strozzi. Quanto a EternArtemisia sarà presentato anche a Lucca al salone del fumetto 2008 (18 ottobre – 2 novembre). Inoltre, le tavole originali di Palumbo saranno esposte al Museo del Fumetto di Lucca dal 31 ottobre 2008 al 31 gennaio 2009.