17 settembre 1472. Il Consiglio Generale dei Priori di Montalcino viene pubblicamente contestato dal cardinale per aver “impunemente” sequestrato le uve del vescovo Girolamo Piccolomini Del Testa. I suoi contadini avevano violato la legge vendemmiando prima del giorno stabilito. Fin dal 1415 il Consiglio, con pubblico bando, imponeva la data di inizio vendemmia per le uve bianche e per le nere. In genere tale data coincideva con la festa di Santa Croce (14 settembre). I trasgressori, come nel caso del vescovo, venivano puniti con il sequestro di tutte le uve e quindi l’impossibilità di fare del vino per quell’anno. Questo statuto comunale prevedeva anche degli obblighi e dei divieti nei riguardi della produzione e commercializzazione dei vini. In particolare, proibiva alle tavernaje di vendere il vino nei boccali senza sigillo comunale. Le botti, i caratelli e tutti i recipienti per la conservazione e mescita del vino dovevano recare il sigillo comunale. Inoltre, sempre questo statuto, vietava alle osterie di vendere vini “stranieri” e l’aggiunta di acqua. Da questi ed altri interessanti documenti conservati nell’Archivio Storico Comunale di Montalcino, è cominciata la nostra ricerca storica sul Brunello di Montalcino. Il Brunello di Montalcino, il vino italiano più conosciuto ha una storia piuttosto complessa che si perde nei secoli. Lo troviamo citato nelle Tabelle di Possessioni del 1309, lo ritroviamo abbondantemente negli statuti comunali, lo scopriamo nel XVI secolo come ‘compenso’ per lavori pubblici ecc. Indubbiamente lo studio che stiamo portando avanti da anni chiarirà molte cose agli eno-appassionati e non solo. Per scoprire il Brunello di Montalcino bisogna sicuramente fare un viaggio sul territorio e visitare il Museo del Brunello. Ricavato nelle antiche stalle della Fattoria dei Barbi, una delle aziende più antiche di Montalcino, si trova a pochi metri dal centro vitale della stessa. È gestito dalla Fondazione culturale Giovanni e Giuliana Colombini, di cui Stefano Cinelli Colombini è il presidente. Dal 2003 il museo raccoglie interessanti collezioni locali, documenti pubblici e privati, immagini, video e attrezzi. Il percorso è diviso in due sale tematiche: la prima, che svela la Comunità di Montalcino prima del boom del Brunello, gli antichi mestieri, la vita mezzadrile, la solidarietà ecc. La seconda sala è interamente dedicata al vino. Che cos’è il Brunello, come è nato; chi furono gli “inventori”; le lavorazioni dalla vigna alla cantina; i metodi di conservazione; il territorio di Montalcino e i vari tipi di microclimi all’interno di esso. Ed ancora: i personaggi storici che lo hanno voluto sulle loro tavole; le curiosità; i primati; i premi vinti; le onorificenze. Interessante e di sicuro impatto visivo è il labirinto di Brunello: oltre 200 bottiglie delle aziende di Montalcino in esposizione. La nota azienda trevigiana Garbellotto, famosa nel mondo per la costruzione di botti e barriques, ha creato per il museo una botte-video affacciandosi alla quale si scopre un antico mestiere: il bottaio. All’interno del museo, periodicamente, vengono allestite mostre fotografiche dedicate al territorio di fotografi locali e internazionali. Su prenotazione è possibile fare delle degustazioni dei vini dell’azienda Fattoria dei Barbi, mangiare presso il ristorante Taverna dei Barbi o soggiornare nell’agriturismo.