Le radici di una azienda, quando affondano nella storia, diventano patrimonio della collettività. Il desiderio di mantenere viva la memoria di quasi cent’anni di attività produttiva ha spinto la famiglia Agnelli ad allestire un particolarissimo Museo della Pentola: si tratta in realtà di una fedele riproduzione di un’officina dei primi del ‘900. L’impianto elettrico con le lampade dell’epoca, i serramenti originali della storica sede di via Fantoni nel centro cittadino e quell’inconfondibile odore di metallo che sembra aver impregnato l’aria trasmettono subito al visitatore la sensazione di aver varcato la soglia invisibile del tempo. Taglierine e piegatrici, torni in lastra e bordatrici, trance e persino una pressa Schuler degli anni ‘20 tuttora funzionante costituiscono un ideale percorso nel passato per capire in che modo venivano fabbricate le pentole, soprattutto permettono di tracciare un confronto con le moderne metodologie di produzione: per scoprire con sorpresa che la tecnologia non ha stravolto del tutto le cose come in altri settori. Tante ovviamente le pentole, provenienti dalla collezione della famiglia Agnelli, di tutte le fogge ma improntate soprattutto alla funzionalità: dalla Pentola Quadrifoglio del 1936, in grado di cuocere contemporaneamente 5 differenti pietanze, alla Pentola Problem del 1938, con diverse griglie per cotture a vapore ed il coperchio, da usare anch’esso come casseruola, a chiusura ermetica, fino al tegame per la cottura dolce delle uova, dove il calore era trasmesso dall’acqua bollente introdotta proprio all’interno del fondo del recipiente attraverso un piccolo foro, ma anche gavette, portavivande a scomparti, piatti e addirittura grattugie per il formaggio.